Imperfect
“Cosa vuoi dirmi? Sono ore che sei distratto e
nervoso, ormai ti conosco fin troppo per non capire quando sei teso”.
“Ecco…”.
“Sì?”.
“Pensavo che noi due… ecco…”. Arrossisce.
“Che imbranato che sei”, sorrido io, “ci vuole tanto
a dichiararsi?”.
“N-non mi sto… cosa dici stupi…”.
“Ah no?”, domando divertita ignorando l’ultima frase.
“… sì”.
Cinque
mesi dopo.
“Era dolcissimo! E poi legge tanto, e anche se non
sembra è una persona sensibile! E dopodomani andiamo al concerto! Oddio come
sono felice! Potrei morire di felicità! Non trovi anche tu?”.
Sbuffo, al limite della pazienza.
“Credimi Rin, sono certa
che anche da morta non smetteresti di parlare!”.
“Come siamo acide oggi”, mi stuzzica lei,
sdraiandosi sul mio letto, “la vicinanza con Inuyasha
ti ha fatto male?”. La fulmino, ma i suoi occhioni
dolci da cerbiatto mi fanno calmare subito. Sono abbastanza sicura che abbia
incantato il gelido Sesshomaru con quelli, anche se
lei nega.
“No, è da giorni che mi evita dicendo che è
impegnato con lo studio”, ammetto appoggiandomi distrutta allo schienale della
mia sedia, “l’ultima volta l’ho visto quasi due settimane fa”.
“Caspiterina, due settimane sono tante!”.
Eccome se lo sono. Faccio una smorfia, e comincio a
girare sulla mia sedia da ufficio; nulla di meglio per avere la totale visione
della situazione della stanza. Devo ammettere che è abbastanza in ordine, e la
cosa che stona di più è proprio mia cugina, con una gonna rossa a balze e
merletti, il corpetto nero e i capelli legati in due teneri e boccolosi codini alti : una vera e propria bambola.
L’esatto opposto di me.
“Quando smetterai di andare in giro come se fossi
uscita da un negozio di costumi vittoriani?”, domando ironica, fermando la
sedia in direzione del letto. Lei sbuffa, sistemandosi tranquillamente le calze
ricamate.
“Quando la smetterai di scocciarmi per il mio
vestiario?”, domanda a tono conoscendomi. Sorrido, e osservo tristemente la
foto di me e Inuyasha sulla scrivania. Foto obbligata
– dal suo punto di vista almeno – ragion per cui era venuto irrimediabilmente
imbronciato.
“Sai Rin, mi piacerebbe
avere un ragazzo perfetto come Sesshomaru”, sussurro,
prima di rendermi conto di cosa ho detto. Mi tappo la bocca con la mano, ma mia
cugina mi fissa allibita. Dio, fai che
non abbia sentito.
“Ma cosa dici Kagome!”. O
cavolo. “Sesshomaru non è il mio ragazzo!”.
…
Faccio un sospiro sollevato, mentre lei arrossisce e
continua a borbottare le mille ragioni per cui non possono ritenersi ancora una
coppia effettiva, anche se lei ne sarebbe felice, e sono usciti già diverse
volte, e bla bla bla…
Non devo pensare certe cose.
*********
Fisso il libro di storia.
Non è certo una novità, ormai fisso libri da
settimane, ma questo è sicuramente diventato il mio peggiore incubo. La notte
mi ritrovo a sognare pagine parlanti che m’interrogano sull’epoca Sengoku, mentre io – terrorizzato
– cerco di rispondere senza che la mia voce riesca ad uscire. E allora ecco che
la pagina si trasforma nel professor Naraku,
sghignazzante e con quella terribile penna nera in mano, che segna senza pietà
sul registro un voto al di sotto dello zero.
Scuoto la testa, cercando di non pensarci. Devo solo
pensare a non farmi bocciare, per evitare di far arrabbiare Kagome.
“Signorino Inuyasha, è
pronta la cena”, urla Myoga fuori dalla mia porta. Mi
trascino a forza nel corridoio, per affrontare anche oggi i gelidi pasti di
casa Taisho. E già nel corridoio mi ritrovo ad incrociare
Sesshomaru – quella sottospecie di fratello che mi
ritrovo – che mi squadra dall’alto in basso.
“Che hai Sesshomaru?
Sembri congelato. Sei appena uscito dal freezer?”, lo punzecchio io,
infastidito dal suo fare altezzoso.
Lui mi fulmina, ma senza scomporsi.
“Che hai? Frequentare un’umana ti ha ammorbidito?”,
continuo senza pietà.
“Almeno io so mantenere una relazione”, sibila lui,
prima di dileguarsi verso la sala da pranzo.
…
Sono sicuro che mi pentirò della mia affermazione.
*********
“Povera Eri. Non riesco neppure ad immaginare come
possa sentirsi”, mormora Rin, mordicchiando le
bacchette del suo bento.
Io mi limito ad annuire tristemente. Il ragazzo l’ha
lasciata, e piange da tutta la mattina.
“Mi domando come sia successo”, continua Rin, totalmente priva di discrezione. Ayumi,
accanto a lei, prende al volo l’occasione per sparlare un po’.
“Dicono che lui si fosse stancato della loro
relazione”, sussurra la ragazza in tono perfettamente udibile, “stavano insieme
da ben sei mesi. Ma… ecco…
non avevano ancora combinato nulla!”.
“Combinato?”, mi permetto di domandare perplessa.
“Su Kagome, un po’ di
fantasia!”, si lamenta Rin zittendomi, “E allora Ayumi? Che è successo?”.
Combinato…
in quel senso?
“Già dal mese scorso aveva cominciato a dirle che
non potevano vedersi usando come scusa la scuola”.
…
“E poi aveva cominciato ad andare sotto casa sua
senza motivo, andando via pensieroso. Cercava di lasciarla, ma non ne aveva il coraggio.
Infatti alla fine l’ha fatto via telefono. Era proprio un insensibile!”.
“Già”, si limita a dire Rin,
prima di fissarmi in maniera insistente.
“Che c’è?”, domando brusca.
“No nulla… stavo solo
pensando”, risponde in maniera vaga, ricominciando a mordicchiare le sue
bacchette.
Sbaglio o mia cugina me la sta tirando?
Inuyasha
è solo occupato per la promozione, tutto lì…
Giusto?
*********
Calcio una lattina lungo la strada.
Maledetto Sesshomaru.
Spero si prenda una bronchite quando esce dal freezer!
Non ho dormito per colpa sua. Cosa gli avrà detto Rin? Forse Kagome si è
arrabbiata. E io che mi sto ammazzando di studio per lei. Mi fermo sotto casa
sua, fissando la finestra della sua stanza. Anche se è tardi la luce è spenta.
Forse non è ancora rientrata.
“Inuyasha?”. Mi volto,
ritrovandomi a fissare una Kagome perplessa. Sta
sulla bicicletta.
“Eri in giro?”, domando confuso, notando però che
indossa ancora la divisa.
“Oggi avevo le attività del club. Lo sai”, mi
rimprovera lei. Mi zittisco fissandola.
“Allora”, comincia lei spezzando il silenzio, “cos’è
questa visita inaspettata?”.
È chiaramente arrabbiata.
Ma cosa le dico? In effetti sono andato lì senza
nulla di urgente da dirle, e senza neppure avvertirla. Ci sarebbero tante cosa
smielate da dire in questi momenti, ma non sono il tipo. Frasi come ‘Volevo
vedere te’ o ‘Mi mancavi troppo’ la convincerebbero
all’istante a chiamare la neuro.
E fossi in lei lo farei anch’io.
“Nulla”, mi limito a dire quindi, imbarazzato,
“passavo per caso”.
Lei rimane perplessa, mi fissa confusa.
“Come?”.
“Ci vediamo!”, la saluto, andandomene senza
aspettare una risposta.
Sono rosso come un peperone.
E sono un idiota.
*********
Boccheggio, senza sapere cosa dirgli.
Lego la bici al palo con la catena, ed entro dentro casa,
decisamente rintontita. Cerco di distrarmi, aiutando Sota
con i compiti e mamma a cucinare – rischiando di bruciare la carne –, ma anche
durante la cena continuo ad avere quel pensiero fisso.
“Sono stanca, vado a letto”, dico una volta
terminato il mio riso, rifugiandomi in fretta nella mia stanza.
È solo una mia impressione. È solo perché sono
influenzata dalla storia di Eri. Inuyasha è occupato
per la promozione. Punto. Basta. Solo quello.
Questo finché non squilla il telefono.
“Pronto?”. Sento la voce di mia madre dal piano di
sotto. “Oh, ciao Inuyasha! Ti passo Kagome?”.
Panico.
“Non voglio parlarci!”, strillo, spalancando la mia
porta e terrorizzando il povero Sota, il quale stava arrivando con il cordless.
…
Perfetto, ho praticamente urlato nel telefono che
non voglio parlargli.
“K-Kagome?”, sento
gracchiare debolmente dalla cornetta.
Sbuffo, strappandola dalle mani di mio fratello.
“Che vuoi?”, domando brusca, “Anzi no! Non voglio
saperlo!”.
“Kagome ma co…”.
“No!”, strillo in preda al panico, “non voglio
sentirmelo dire così! Non via telefono! CODARDO!”.
“Ma K-”, attacco di corsa, schiaffando nuovamente la
cornetta nelle mani di uno sconvolto Sota.
“Se richiama, non me lo passare!”, lo minaccio. Lui
annuisce terrorizzato, prima di fuggire giù per le scale, urlando: “MAMMA!!!”.
Mi chiudo la porta alle spalle.
Non mi farò lasciare via telefono. Non così. Come
minimo voglio pestarlo a sangue per sfogarmi. Almeno prima di scoppiare a
piangere.
Sento bussare. Mio fratello apre timidamente la
porta, infilando dentro solo il cordless – penso abbia paura che gli chiuda la
mano nell’infisso –.
“È… è Rin”,
balbetta debolmente.
Gli strappo nuovamente la cornetta dalle mani,
appiccicandola al mio orecchio, con le lacrime agli occhi.
“Rin! Mi vuole lasciare!”.
*********
“Ok, perché vuoi vedere me?”, domando perplesso, mentre Rin entra
nella mia camera come se fosse sua.
“Devo parlarti”, dice rapida, “oh, quella sedia ce
l’avevo anch’io!”.
“Interessante, ma io dovrei studiare”, preciso, con
un chiaro invito a smammare.
“Ok”, sbuffa lei scocciata, “sarò rapida. Mia cugina
si sta facendo i suoi film mentali come suo solito dopo aver sentito la storia
riguardo Eri e il suo ragazzo. È sicura che vuoi lasciarla perché non l’avete
ancora fatto e tu sei stanco della vostra piatta relazione. Hai casualmente
ripercorso in due giorni tutti i gesti compiuti dal ragazzo di Eri prima di
lasciarla, e dovrei darti un premio per questo, ma ti consiglio di parlare con
mia cugina prima che sia lei a mollarti o, in alternativa, a ucciderti per poi
uccidersi in un meraviglioso dramma d’amore”.
La fisso sconvolto.
Primo: questa ragazza conosce il processo chimico
noto come respirazione?
Secondo: CHE COSA?!
*********
“No! Ti prego! Mia sorella mi ucciderà!”.
Alzo la testa dal cuscino, perplessa dalle urla di
mio fratello.
“Sota, togliti dai
piedi!”.
…
Oh. Mio. Dio.
La porta si spalanca, mostrando colui che non volevo
assolutamente vedere.
“Fuori di qui!”, strillo isterica, lanciandogli la
mia abat-jour. Lui, impassibile, la prende al volo, e chiude la porta in faccia
a mio fratello.
“Smettila di fare l’isterica e ascoltami per una
volta!”, mi strilla lui. Mi zittisco, m’impaurisce quando si arrabbia.
Prende un respiro profondo.
“Non voglio scoparti!”.
…
Ma che…?
Mi vengono le lacrime agli occhi. Lui sembra
notarlo, perché viene preso dal panico.
“No! Non intendevo in quel senso! Nel senso che non
voglio la… la... la-sci-ar-ti”,
sillaba a fatica, come fosse una parola rivoltante, “per quello! Non voglio
farlo! Non l’ho mai pensato!”.
“E allora…”, singhiozzo
io, “perché mi evitavi?”.
“Sapevo che ti saresti arrabbiata se mi bocciavano”,
si giustifica lui con semplicità.
“E perché sei venuto qua sotto? E poi hai
chiamato?”, continuo io poco convinta.
“Ecco…”. Lo vedo
arrossire, mentre si gratta il collo imbarazzato, “è che Sesshomaru…
No aspetta… Rin… No, anzi… Tu…”.
“Sesshomaru, Rin o io?”, domando confusa.
“Pensavo di essere un pessimo fidanzato. Volevo
provare ad essere perfetto come mio fratello. Per quanto mi costi ammetterlo”.
Lo fisso. E, con uno scatto, mi sollevo dal letto e
lo abbraccio di slancio.
“Non farlo mai più”, piagnucolo, stringendogli le
braccia attorno al collo, “non ti voglio perfetto”.
Lo sento irrigidirsi a quel contatto improvviso, ma
poi anche lui si scioglie, circondandomi la schiena con delicatezza.
“Scusa”, mugola debolmente, abbassando le orecchie.
“E poi, secondo me Sesshomaru
non è affatto perfetto”, continuo, accoccolandomi sul suo petto, “ma non dirlo
a Rin”.
Lui ride, stringendomi a sé.
“E inoltre, nella perfezione non c’è fascino”, dico,
allontanandomi un poco da lui, “Preferisco il mio imperfetto mezzo demone, con
i suoi bruschi e altalenanti sbalzi d’umore. E sì, preferisco anche la sua
indelicatezza”.
Inarca le sopracciglia, confuso.
“Perché sai”, ammetto, giocando con una ciocca dei
suoi capelli, “se tutto è sempre perfetto, finisce per cadere nella normalità. Io, invece, potrò sempre
ricordare i piccoli momenti speciali
passati con il mio caro, dolce e imperfetto
Inuyasha”.
Questa Shot è collegata a Perfect della cara Steffy-chan *per voi Kaggychan95*, e
partecipa con essa al concorso delle storie edite ^__^ Leggetela per carpire il
brevissimo e sottile collegamento che corre tra le due! ^_^
Ne
approfitto per ringraziare chi commenta Four Seasons, raccolta in cui ho deciso di eliminare i
commenti d’autore per mantenere l’impaginazione delle storie >__>
Alla
prossima! ^__^ *che sarà, incredibile ma
vero, la fine di NtI! XD*