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Autore: Dreamer47    05/03/2019    0 recensioni
"Dean, sono io, che stai facendo?".
Katherine provò con tutte le sue forze a divincolarsi e a sfuggire dalla sua presa e, se non fosse stato per la ferita al fianco che la stava lentamente dissanguando e le stava facendo provare un dolore indicibile, ci sarebbe riuscita. La voce le uscì, ma poi le si strozzò in gola, sentendo l'apporto di ossigeno divenire sempre più insufficiente, mentre dei rivoli di sangue continuarono a risalire e a fuoriuscirle dalle labbra.
"Voi, demoni bastardi!" esclamò il ragazzo guardandola dritta negli occhi e facendo una smorfia di disgusto, stringendo ancora di più. "Vi ucciderò uno ad uno!".
Katherine sapeva che non sarebbe uscita viva da quella situazione se non si fosse liberata dalla sua presa in meno di trenta secondi, così radunò le ultime energie del suo corpo e lo spinse con forza giù da lei, colpendolo in viso con un pugno ben assestato che lo fece cadere sul pavimento accanto a sè; lei respirò a fatica, facendo entrare più ossigeno possibile nei suoi polmoni, e i loro sguardi si incrociarono per qualche momento. Inaspettatamente non vi lesse più quella furia accecante che l'aveva quasi uccisa. [..]
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Sam Winchester, Samuel Campbell
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family don't end with blood'
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Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi, eccomi qui con un’altra storia!
Essa nasce dalla volontà di spiegare cosa sia esattamente accaduto nel periodo immediatamente successivo al salto di Sam nella gabbia con Lucifero e Michele e all’impatto che questo ha avuto sulle vite dei nostri cacciatori!
E' importante capire cosa sia successo in quel periodo nelle vite di Dean, Katherine, Hailey e Bobby, per potere andare avanti con "Storm don't last forever".
Non mi dilungherò più di tanto, ma mi dedicherò all’esplorazione di alcuni personaggi che nella storia principale ho trascurato e che meritano di essere messi in risalto! 
Spero che vi faccia piacere leggere questi piccoli, ma intensi, capitoli e che mi facciate sapere cosa ne pensate!  
A prestoo! 😘


Capitolo 1.
I'm far away from home and I've been facing this alone.




 
Il dolce suono della voce della sua bambina la fece trasalire, persa per com’era fra i suoi mille pensieri, seduta con le gambe accavallate sull'ampio divano di casa sua: era appena tornata da una delle sue cacce con sua sorella maggiore Hailey, dove avevano stanato ed affrontato un grosso nido di giovani vampiri incontrollabili a Nord dell’Ohio, che avevano deciso di trasformare gran parte della città per sfidare i cacciatori locali; un grande numero di quest'ultimi aveva perso la vita negli scontri notturni con i succhia sangue, ma le sorelle Collins e altri cacciatori amici della maggiore erano riusciti ad abbattere la minaccia senza troppi problemi e a tornare a casa con poco più di qualche graffio.
Hailey era uscita di casa subito dopo essere tornata, ma Katherine non volle seguirla, ne le chiese troppe spiegazioni, avendo semplicemente ancora voglia di stare con la piccola Judith, che nel frattempo cresceva e cominciava a capire un po’ troppe cose della vita di sua madre e di sua zia; il tempo volava e la piccola stava entrando nella fase preadolescenziale, cominciando a chiedersi perché la mamma tornasse sempre ferita, cosa facesse, con chi si vedesse. Ma soprattutto chiedeva perché non ci fosse più Dean a casa con loro: come poteva spiegare ad una bambina di quasi 12 anni il vero motivo?
Tutte le volte che la piccola Jud cercva una spiegazione dalla madre o dalla zia, si cercava di sviare il più possibile il discorso, cercando di distrarre la bambina con stratagemmi mirati, consentendole anche qualche capriccio extra di tanto in tanto.
Erano già passati 7 mesi da quando Dean le aveva lasciate, non rispondendo neanche alle chiamate di Hailey che si era presa estremamente cura di sua sorella e di Judith quando il Winchester se n’era andato senza lasciare traccia di se; in questi lunghi mesi Katherine era sprofondata in un profondo dolore interiore, oltre che fisico. Avrebbe voluto reagire, cercare di rimettersi in piedi da sola, ma davvero era arrivata al limite della sopportazione: scoprire di essere la figlia di Azazel l'aveva scossa e molte volte si chiese se avesse sangue demoniaco dentro le sue vene e cosa ciò comportasse; avere le mani sporche di sangue degli innocenti che aveva ucciso e torturato durante la Maledizione la tormentava, rivivendo quelle scene all'infinito durante le sue lunghe notte insonni; l'abbandono di Dean fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Quando Hailey le impose di reagire e di rimettersi in piedi con il suo aiuto, Katherine non si lasciò sfuggire l'occasione: tornando a cacciare scaricò le sue frustrazioni ed il suo dolore e, giorno dopo giorno, si sentiva un pò meno male; nonostante sapesse che quel dolore non sarebbe mai passato, la minore delle Collins si era concentrata su se stessa e su sua figlia, dato che l’unica figura di riferimento nella vita di sua bambina era sempre stata lei.
Cercò di dimenticare quella notte, cercò di dimenticare Dean e il suo grande amore per lui, e si buttò sul lavoro e sullo stare con la piccola Jud; ma la sera arrivava sempre puntuale, insieme alle ore di insonnia e ai suoi pensieri che la portavano sempre ad un unico punto.
Sam e Dean
I due uomini che più aveva amato sulla terra erano entrambi scomparsi dalla sua vita.
Pensare a Sam e a come la sua vita si fosse conclusa non riusciva più neanche a farla dormire la notte: le faceva troppo male sapere che lui non potesse godersi la vita, com’era giusto che facesse. Sapere che si fosse sacrificato per tutti, passando un'eternità di torture inflitte da Lucifero in persona, rinunciando alla sua vita con Haiely e con il suo stesso fratello era troppo doloroso.
Aveva desiderato per tutti quei mesi di essere lei stessa a marcire in quella gabbia pur di farlo tornare indietro dalla sua famiglia. 
Vedeva quanto la sua mancanza avesse logorato Hailey e nel suo cuore sperava che un Dio non troppo lontano la notasse e realizzasse per lei un piccolo miracolo, riportandolo indietro, così come Castiel tempo addietro aveva salvato Dean dalla perdizione eterna.
Un’altra fitta le colpì dritto il cuore: Dean.
L'uomo che aveva preso tutto il suo amore e lo aveva letteralmente distrutto in mille pezzi, gettandolo come se non valesse niente, senza neanche chiedersi che effetti potesse comportare sulla vita di Katherine.
Distrattamente si toccò la cicatrice sul fianco sinistro e ripensò a quella notte e al dolore provato successivamente quando si rese conto che lui fosse andato via senza neanche salutare.
Non aveva preso i suoi vestiti, aveva lasciato tutto ciò che gli appartenesse in quella casa come se lasciasse la speranza di un suo ritorno. Speranza che morì quando Katherine lo trovò e scoprì che si fosse trasferito da Lisa in così poco tempo; li aveva spiati per qualche giorno, notando come tutto fosse semplice tra di loro e come lui pareva che.. l’amasse.


 
Sette mesi prima
 
“Dean, sono io, che stai facendo?”.
 
2:24. 
Katherine si era svegliata di soprassalto nel cuore della notte con una sensazione orribile che le bloccava il petto ed il fiato; non poteva sapere che quella sarebbe stata la notte peggiore della sua vita, eppure il suo respiro divenne sempre più accelerato. Si rigirò dall'altro lato del letto, cercando il suo compagno con la mano nel tentativo di tranquillizzarsi e di ritornare insieme a dormire con serenità, ma tutto ciò che sentì sotto i polpastrelli fu solo il vuoto. Quando la ragazza capì che il posto accanto al suo fosse vuoto, si svegliò del tutto e scese di scatto dal letto scostando le coperte con un movimento rapido e secco, uscendo dalla stanza e scendendo di fretta le scale per cercare il ragazzo per la casa. 
Il salone era completemente deserto e tutte le luci erano spente, ma una voce fin troppo familiare le giunse alle orecchie in maniera poco chiara; aggrottò le sopracciglia e si diresse in direzione del suono, trovandosi a camminare verso la grande cucina: il tono era alto ed arrabbiato, quello che di solito usava per minacciare i demoni prima di ucciderli.
In silenzio si sporse dalla soglia della stanza, notando la figura di Dean darle le spalle e guardare un punto fisso davanti a lui; la cucina era completamente vuota e Katherine non riuscì a realizzare che cosa stesse succendo con chiarezza.
Fece qualche passo verso di lui, aggirando l'isola di marmo, e arrivandogli a pochi centimetri dalle sue larghe e possenti spalle; con un tocco leggero e delicato gli sfiorò la scapola sinistra, ma il ragazzo pareva non accorgersene.
“Dean?” Chiese la ragazza dandogli una pacca leggermente più forte sulla spalla per farlo voltare verso di sè, non immaginando quello che da li a poco sarebbe accaduto.
Fu un attimo: il maggiore dei Winchester si girò di scatto, non guardandola neanche in faccia, e con un gesto secco le conficcò il coltello di Ruby sul fianco sinistro, rigirandolo ed aprendo una ferita profonda; Katherine rimase immobile per la prima frazione di secondo, poi cercò di evitare gli altri colpi che presero a piovere su di lei, ferendola qua e là con dei graffi superficiali.
Tamponandosi la ferita con la mano sinistra, si trascinò per la cucina sorreggendosi all'isola fredda, muovendosi e lasciando una scia rossa dietro di sè, mentre il ragazzo corse nella sua direzione e gettò il coltello a terra; le assestò un calcio al polpaccio, che la fece cadere rovinosamente a terra, e la bloccò sotto il suo peso, mettendosi a cavalcioni su di lei e mettendole le mani attorno al collo, stringendo sempre di più.
"Dean, sono io, che stai facendo?".
Katherine provò con tutte le sue forze a divincolarsi e a sfuggire dalla sua presa e, se non fosse stato per la ferita al fianco che la stava lentamente dissanguando e le stava facendo provare un dolore indicibile, ci sarebbe riuscita. La voce le uscì, ma poi le si strozzò in gola, sentendo l'apporto di ossigeno divenire sempre più insufficiente, mentre dei rivoli di sangue continuarono a risalire e a fuoriuscirle dalle labbra.
"Voi, demoni bastardi!" esclamò il ragazzo guardandola dritta negli occhi e facendo una smorfia di disgusto, stringendo ancora di più. "Vi ucciderò uno ad uno!".
Katherine sapeva che non sarebbe uscita viva da quella situazione se non si fosse liberata dalla sua presa in meno di trenta secondi, così radunò le ultime energie del suo corpo e lo spinse con forza giù da lei, colpendolo in viso con un pugno ben assestato che lo fece cadere sul pavimento accanto a sè; lei respirò a fatica, facendo entrare più ossigeno possibile nei suoi polmoni, e i loro sguardi si incrociarono per qualche momento. Inaspettatamente non vi lesse più quella furia accecante che l'aveva quasi uccisa, non vi era più quell'odio che aveva visto mentre lui la pugnalava al fianco.
Dean sbattè gli occhi un paio di volte e la guardò stordito, cercando di capire cosa fosse successo e perchè fossero sdraiati sul pavimento della cucina, ma Katherine non si volle fidare una seconda volta; si sollevò con forza, mentre delle lacrime scesero dalle sue guance chiedendosi cosa ne sarebbe stato di sua figlia se lei fosse morta quella notte, e si sorresse nuovamente al marmo dell'isola, mettendosi in piedi e camminando verso il salone.
Sentì le gambe diventare sempre più pesanti mentre una scia di sangue la seguiva, percepì gli occhi assottigliarsi sempre di più, mentre il dolore si prendeva gioco di lei, investendola ad ondate così forti da farla inciampare un paio di volte.
Katherine sapeva che avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti per l'insonnia e gli incubi vividi e ricorrenti di Dean, ma mai avrebbe pensato ad un avvenimento simile.
Ormai priva di forze, sentì dei passi correre nella sua direzione, e si accasciò a terra, sbattendo rovinosamente la schiena e la testa; la voce del ragazzo le giunse alle orecchie in maniera ovattata, sentiva che la scuoteva, ma era davvero troppo stanca, così decise di smettere di lottare, chiudendo gli occhi e respirando rumorosamente per l'ultima volta, vedendo attorno a sé soltanto il buio.
 
 

 
Il suo cuore ancora si bloccava anche solo a pensare a ciò che successe e si morse il labbro, perché ripensare a quella notte le faceva ancora troppo male; sebbene la ferita fisica di fosse chiusa e si fosse ben cicatrizzata già da un pezzo, il suo cuore non era ancora guarito. Dubitava che sarebbe mai accaduto.
Avrebbe imparato a convivere con quel dolore, quel grande vuoto che Dean aveva lasciato dentro di lei andando via, ma mai sarebbe passato del tutto.
Assorta per com’era tra i suoi pensieri, sussultò sentendo la presa ferrea di sua figlia sul suo viso: salì sul divano e si mise a cavalcioni su sua madre, per poi abbracciarla e tenerla stretta a se.
“Oh amore mio..” sussurrò Katherine stringendola fra le sue braccia e dandole dei baci sulla testolina profumata. “Quanto mi sei mancata..”.
“Anche tu mamma!!” Esclamò stringendosi a lei e dandole dei piccoli baci sulla guancia. 
Il campanello interruppe quel momento di coccole fra madre e figlia, e Katherine si sentì quasi infastidita; non aveva amici a cui aprire la porta ed Hailey aveva le sue chiavi personali, quindi chi poteva disturbare quel momento così sacro e importante ?
“Rimani qui..” sussurrò la ragazza sorridendo e baciando la testa della bambina ancora una volta. “La mamma torna subito, amore mio”.
Si alzò sorridendo e si diresse verso l’ingresso, e quando aprì la porta le mancò il respiro e rimase per qualche secondo immobile, aspettando che il cervello elaborasse la notizia. 
Un omaccione si presentò alla sua porta con le sembianze di Sam, ed Hailey gli stringeva una mano e sorrideva a sua sorella; cosa? Sam, vivo? Non poteva credere che tutto ciò fosse vero, che lui fosse davvero lui.
“Ciao Katherine, indovina chi è tornato in città..” sussurrò l’omone con la voce di Sam, sorridendole ed avvicinandosi con le braccia aperte.
Istintivamente fece per chiudere la porta, ma Hailey la bloccò, così con poche mosse la spostò, facendola indietreggiare di qualche passo, ed afferrò il coltello che portava sempre sulla sua cintura e che mai osava togliere, puntandolo alla gola del ragazzo che aveva bloccato contro la porta di casa.
“Non ti credo” disse lei guardandolo dritto negli occhi in cagnesco.
“Katherine, non fargli del male..” sussurrò Hailey con tono triste, guardandola speranzosa. “È veramente Sam! Ti prego”.
 

 
Le giornate erano passate in maniera molto veloce, riavere Sam con loro faceva bene ad entrambe: Hailey era rifiorita senza ombra di dubbio e Katherine iniziava a stare sempre meglio giorno dopo giorno.
Il panorama fatto di alberi innevati e molto molto bianco scorreva sotto i loro occhi, mentre Sam alla guida le conduceva dalla sua famiglia appena tornata misteriosamente dal regno dei morti proprio come lui; il ritorno di Sam le insospettì, perché non riuscivano a spiegarsi chi fosse stato a fare qualcosa del genere e soprattutto perché.
Consultarono persino Castiel che, però, non fu in grado di fornire loro una spiegazione valida, ma gli disse che se avesse saputo qualcosa li avrebbe avvertiti immancambilmente.
Katherine sentì la grande station wagon decelerare, così sollevò lo sguardo e rimase piacevolmente sorpresa per ciò che scorse con lo sguardo: un grande cancello alto e robusto delimitava il confine di un edificio all’apparenza anonimo.
Il cancello si aprí e Sam vi entrò con la macchina, posteggiando davanti ad una grande casa su due piani che aveva tutta l'aria di essere una base militare, mentre un uomo pelato gli si avvicinava con un sorriso stampato sulla faccia, andando a stringere il Winchester in un caloroso abbraccio; forse Hailey aveva qualche dubbio su chi potesse essere, ma Katherine lo riconobbe subito. Quando Castiel aveva spedito lei e Dean indietro nel 1977 lo aveva conosciuto, giusto prima della sua morte, ma forse lui non poteva ricordare.
Quando scesero anche le ragazze dall’auto, Samuel si avvicinò con un sorriso sul viso e tese la mano verso entrambe le donne, presentandosi e portandole all’interno della casa; arrivarono all’interno di un grande salone, arredato in maniera spartana, perché loro erano cacciatori ed i cacciatori non avevano bisogno di molti comfort. Un luogo dove riposare, una cucina, un bagno. 
Ma essendo molti ad abitare in quell’edificio le dimensioni aumentavano; alla minore delle Collins dava l’idea di uno dei bunker dei Letterati, che forse conosceva molto meglio sua sorella di lei.
Una porta si aprì e delle persone entrarono all’interno del salone, avvicinandosi alle nuove arrivate con un grande sorriso; specialmente una donna minuta, con capelli e occhi marrone scuro e con un carattere molto allegro e solare. Porse la mano ad entrambe e si presentò come Gwen Campbell, una cugina di terzo grado di Sam e Dean.
Poi fu il turno di Mark Campbell: uomo sulla quarantina, biondiccio e con dei grandi occhi blu cobalto che spiccavano sul suo viso, che con un'espressione un po’ più seria porse la mano ad entrambe le cacciatrici, guardandole come se non si fidasse di loro, ma le Collins capirono bene il perché del suo atteggiamento. Erano pur sempre estranee ai suoi occhi.
Per ultimo si avvicinò un uomo che si poteva aggirare attorno ai trenta-trentacinque anni, che si avvicinò lentamente, inumidendosi le labbra e sorridendo sornione, e strinse con piacere la mano di Hailey, dicendole quanto fosse felice di conoscere la ragazza di suo cugino; successivamente si voltò verso la minore delle Collins e la guardò aggrottando le sopracciglia, studiandola.
“Tu devi essere Katherine..” sussurrò l’uomo porgendole la mano destra ed afferrando la sua, facendole il baciamano. “Io sono Cristian Campbell, piacere”.
“Piacere mio”.
Katherine sorrise brevemente, rimanendo molto colpita positivamente per quel gesto e si affrettò a spostare lo sguardo sugli altri componenti della famiglia Campbell, nonostante quell'uomo avesse attirato sin da subito la sua curiosità.
Passarono il resto del pomeriggio a raccontarsi le dinamiche del loro ritorno sulla terra, cercando di ragionare con due teste in più su chi avesse potuto fare una cosa del genere, ma Samuel espresse che nessuno gli avesse mai fatto un regalo del genere. Preferì non indagare oltre perché per la prima volta qualcuno, chiunque esso fosse, gli aveva fatto un favore, riportandolo in vita insieme a metà della sua famiglia. Era sempre meglio di niente.
Mentre chiacchieravano, Gwenn preparò una cospicua cena per tutti i presenti, invitando le due ragazze a rimanere anche per la notte; lo spazio di certo non mancava, ma le Collins preferirono declinare l’invito per tornare a casa di Katherine. 
La cena durò almeno due ore e mezza e le ragazze scoprirono da che lato della famiglia Dean avesse preso la sua spiccata ironia e la sua parlantina; una volta finito, Hailey si sedette sul divano insieme a Sam e Gwenn, raccontandosi aneddoti sulle cacce e su come loro operassero ripulendo covi e nidi di demoni.
Katherine si alzò in piedi dalla sua sedia e con la scusa di chiamare Judith se la svignò in fretta, uscendo dalla stanza e dirigendosi fuori dalla casa, chiudendosi la porta d’ingresso alle spalle; sospirò nuovamente, sentendosi quasi stressata da quella situazione, nonostante avesse molta voglia di ricominciare ad avere dei rapporti sociali con le persone.
Forse era troppo presto o forse era solo molto stanca per quella lunga giornata.
Estrasse un pacco di sigarette e un accendino dalla sua tasca, accendendosene una e riponendo il pacchetto al suo posto; inspirò il fumo e chiuse gli occhi, inclinando la testa e lasciando che l’aria fresca le ravvivasse i capelli. Era quasi estate, quindi non le dispiaceva più di tanto trovarsi all’aria aperta senza il suo inseparabile giubbotto in pelle nero.
“Ciao”.
Katherine sussultò ed aprì gli occhi di scatto, trovando accanto a se uno dei cugini di Sam, intento a fissarla con un’espressione curiosa sul viso, come se stesse vedendo qualcosa per la prima volta e volesse studiarla.
“Ciao..” rispose Katherine sorridendo appena, guardandolo e assottigliando gli occhi. “..Cristian, giusto?”.
“Esatto” rispose il cacciatore sorridendo, mettendo entrambe le sue mani in tasca.
Non ci aveva fatto molto caso prima, ma il porticato che si estendeva intorno alla casa era davvero grande e spazioso; qualcuno di loro doveva sicuramente avere una forte passione per le piante, data l’innumerevole presenza di flora su quelle assi di legno in perfetto stato.
“Allora, vi state ambientando?” Chiese la ragazza sospirando la sigaretta ed incrociando le braccia al petto, fissandolo con un mezzo sorriso. “Il mondo è piuttosto diverso da come lo avete lasciato quando siete..”.
“..morti?” Chiese Cristian completando la frase della donna, sorridendo estremamente divertito e guardandola con uno sguardo estremamente allegro. 
La ragazza sgranò gli occhi e si portò una mano alla bocca, guardandolo dispiaciuta e cercando di scusarsi come meglio poteva, non appena si rese conto di come avesse formulato la sua frase.
“Scusami davvero, non intendevo..”.
“Tranquilla!” Rispose il ragazzo ridendosela di gusto, non riuscendo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. “Quindi tu ed Hailey siete sorelle? In che rapporti siete con i Winchester?”.
“Beh, abbiamo cacciato per molti anni insieme” rispose Katherine facendo spallucce e tornando a inspirare la sigaretta. 
“Quindi conosci anche mio cugino Dean?” Chiese il cacciatore fissandola con aria curiosa.
Katherine si sentì abbastanza atterrita da quella domanda inaspettata ed istintivamente si mise più dritta con la schiena, sospirando e cambiando totalmente espressione; non era più calma e rilassata come prima, ma divenne tesa come una corda di violino, mentre la sua mandibola si serrò per qualche secondo.
“Si” sussurrò con voce bassa, distogliendo lo sguardo ed accennando un sorriso amaro.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” Chiese Cristian aggrottando le sopracciglia, continuandola a studiare. “È un tasto dolente?”.
“No..” disse con espressione seria, ma la voce la tradì e si morse il labbro inferiore.
Cristian continuò a guardarla con insistenza, cercando di capire cosa ci fosse stato di tanto sconvolgente fra suo cugino e la ragazza che gli stava davanti con quel l’espressione crucciata ed imbronciata.
Che fossero stati insieme e fosse finita male?
“Ne so qualcosa di storie finite male..” sussurrò l’uomo distogliendo lo sguardo e fissandolo su un punto indefinito nel buio che si estendeva davanti casa.
“Qualcuno ti ha spezzato il cuore di recente?” Chiese Katherine rilassandosi nuovamente e sorridendo, per poi continuare a fumare la sua sigaretta.
“Risale a.. prima” rispose il cacciatore sorridendo, voltandosi nuovamente a guardarla. “Ero sposato”.
“Davvero?” Chiese Katherine guardandolo con sorpresa e sgranando leggermente gli occhi.
La ragazza non lo aveva guardato per come meritasse qualche ora prima quando era arrivata nella loro casa, ma adesso che se lo trovava così vicino in quella fresca notte buia e il suo viso era illuminato dalla luce esterna se ne accorse: era tremendamente bello.
Il viso era incorniciato da dei capelli folti e neri come la pece, tenuti non troppo corti, e ciò mise in evidenza qualche ciocca riccia ribelle che sporgeva sulla sua fronte; la sua pelle era più scura di quella dei suoi familiari, mentre dei grandi occhi marroni spiccavano sul suo volto; il suo corpo era molto possente e muscoloso, quasi quanto Sam, ed era molto più alto di lei. 
Katherine capì subito che Cristian dovesse essere un donnaiolo incallito; lo capiva dal suo modo di parlare e dal suo sguardo così sicuro di sè che lo rendeva ancora più affascinante, tanto che la ragazza faticava a non tenere gli occhi incollati su di lui.
“Perché questa sorpresa? Pensi che non sia in grado di avere una relazione duratura?” Chiese Cristian sollevando le sue sopracciglia scure, guardandola con ironia. "Nemmeno mi conosci!".
“Non hai proprio l’aria di uno a cui piace legarsi..” sussurrò Katherine ridendo di gusto, ricambiando lo sguardo.
Il ragazzo rise e fece spallucce, per poi mordersi il labbro inferiore con un gesto fin troppo sexy perché Katherine non intuisse cosa stesse realmente facendo il giovane cacciatore, e sollevò in risposta il sopracciglio.
“È finita come tutte le storie, ma le voglio bene. Come te e Sam” sussurrò Cristian schiacciandole l’occhio, facendole capire che avesse già fatto una bella chiaccherata con Sam e che lui avesse messo dei paletti.
“Allora lo sapevi?” Chiese Katherine sorridendo, allargando le braccia.
“Confesso: cercavo solo un argomento per poter parlare con te” rispose ridendo di gusto, confermando le intuizioni della ragazza, che sorrise di getto.
In quel breve momento della loro conversazione Katherine si sentì quasi spensierata e sentì l’enorme macigno che portava giorno e notte sul cuore diventare un po’ più leggero, come se avesse aperto una finestra in una stanza in cui l’aria era diventata fin troppo pensante e irrespirabile.
“Ti andrebbe di bere qualcosa con me qualche volta?”.
La ragazza si girò nuovamente nella sua direzione e inclinò leggermente la testa da un lato, non aspettandosi di certo un invito da lui, e prese a guardarlo con curiosità, come se non riuscisse a capire fino in fondo il cacciatore che se ne stava davanti a lei con quel sorriso sghembo pieno di speranza.
“Forse, qualche volta..” rispose Katherine sorridendo, sentendosi per la prima volta, dopo quei lunghi e dolorosi sette mesi, con il cuore più leggero.
La porta si aprì alle loro spalle e si voltarono di colpo, trovando Hailey e Sam che si incamminarono verso la ragazza; era tardi, era arrivata l’ora di tornare a casa e Katherine annuì, tornando dentro a salutare gli altri e a riprendere le sue cose.
Quando riuscì, Cristian se ne stava seduto sul dondolo della veranda con la caviglia destra adagiata sul ginocchio sinistro e le spalle completamente appoggiate allo schienale, pronto ad osservarla con un sorriso beffardo sul volto ed oscillando con l'indice della mano destra delle chiavi, che a prima vista sembravano quelle di un auto; la ragazza aggrottò le sopracciglia e lo guardò con curiosita, non capendo davvero che cosa avesse in mente quell'uomo bizzarro che aveva appena conosciuto.
“Posso riaccompagnarti io se vuoi” sussurrò l’uomo mettendosi in piedi ed andandole incontro con il suo sorriso sghembo e facendole un occhiolino.
La ragazza si inumidì le labbra e con un sorriso tornò a fissarlo scuotendo la testa, non pensando che sarebbe arrivato a tanto proprio la prima sera in cui si erano incontrati; aprì la bocca per dire qualcosa di sensato, ma dovette rifletterci qualche secondo di più perchè l'aveva intrappolata con il suo sguardo penetrante e il suo sorriso smagliante.
“Non so che idea tu ti sia fatto, ma non succederà fra di noi..” sussurrò Katherine ridendo di gusto e scuotendo lentamente la testa, non distogliendo mai lo sguardo e salutandolo con un gesto della mano, incamminandosi verso l’auto dentro la quale vi erano Hailey e Sam. “Buonanotte!”.
Se ne andò senza voltarsi e senza aspettare che il cacciatore dicesse una parola di più, ma sorrise di cuore come non le succedeva da ormai troppo tempo; alle sue orecchie arrivò un mormorio che non capì troppo bene, data la lontananza, ma che somigliava incredibilmente ad un "Non finisce qui" che la fece ridere ancora. 
Salì in auto e chiuse velocemte la portiera, e quando Sam ingranò la prima e partì, non potè fare a meno che voltarsi nella direzione del cacciatore, che pareva non essersi mosso neanche di un centimetro, trovandolo intento a salutarli con un cenno della mano e con un grande sorriso sul volto; si morse il labbro e guardò avanti, distogliendo lo sguardo da quell'uomo, e si adagiò sul sedile, pensando che forse qualcosa sarebbe potuta cambiare davvero nella sua vita.





 
  
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