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Autore: ArwenDurin    08/03/2019    5 recensioni
"Io amo Sherlock.
E per poco dall'incredulità, la sua tazza mattutina con il solito caffè, non cadde sul pavimento rompendo la routine. Era rimasto bloccato per qualche secondo respirando a malapena, si era persino guardato alle spalle sperando di non trovare proprio il diretto interessato dietro di lui a leggersi il giornale."
Johnlock
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nota bene: È ambientato nella s2, quindi ho cercato di fare i Johnlock com'erano lì
non ho beta quindi scusate gli errori, l'ho corretto più volte ma potrebbe essermene sfuggito qualcuno.

Ci sono stati di semi-inconoscienza, quando si hanno ore di sonno in sospeso a gravarti sulle spalle, in cui si entra volenti in una nuvola soffice di momenti spesso ignorati, non ci sono freni o restrizioni imposte dalla razionalità. Di solito in questi momenti, si tendono ad avere pensieri al di fuori del controllo, ed è ciò che accadde proprio a John Watson quella mattina. Si trovava proprio in quello stato post semi-incoscienza e con grande necessità di dormire (d'altronde le nottate passate con Sherlock in qualche caso, più il suo lavoro la mattina, non favorivano al riposo) quando all'improvviso un pensiero lo colpì.
Io amo Sherlock.
E per poco dall'incredulità, la sua tazza mattutina con il solito caffè, non cadde sul pavimento rompendo la routine. Era rimasto bloccato per qualche secondo respirando a malapena, si era persino guardato alle spalle sperando di non trovare proprio il diretto interessato dietro di lui a leggersi il giornale; ma per via del caso particolarmente stancante durato vari giorni, probabilmente Sherlock dormiva ancora.
Tirò un sospiro, e assunse la tipica posa militare per riprendere il controllo che spesso aveva assunto in situazioni del genere guidate dall'impulso, anche se in quei casi erano verso qualche studente della sua università o prima ancora, del liceo. Aveva provato a resistere ad alcuni ragazzi ma inutilmente, un ultimo tentativo di non deludere il padre, che già in piena ira con sua sorella per la sua "deviazione sessuale" così l'aveva definita.
John non era più un ragazzino spaventato da un padre che se l'avesse scoperto, non avrebbe esitato ad alzargli le mani contro, ma quell'atteggiamento di autocontrollo era in parte ancora radicato in lui.
Scosse il capo scacciando quei pensieri residui di ricordi della sua gioventù, e bevve qualche sorso di caffè ancora tiepido, poi si diresse di fretta fuori dall'appartamento.
 
A lavoro tra pazienti noiosi, paranoici e quant'altro, la sua mente vagò per parecchio tempo sul pensiero irrazionale di qualche ora prima, dapprima lo scacciò come delirio dal troppo sonno, ma poi quando rimanedo solo per qualche istante senza nessun paziente da medicare, non poté fare a meno di ragionarci per cercare di capire da dove arrivasse.
Collegò il fatto di quanto si fossero avvicinati in quel periodo, e quando erano troppo vicini, John sentiva chiaramente una scossa avvolgersi, o di come spesso si ritrovava ad osservarlo senza una ragione come ad esempio, da dietro il suo giornale mattutino e che il suo sguardo vagasse nel suo volto soffermandosi in ogni dettaglio. Qualche volta, era rapito da qualche ricciolo ribelle che gli sfiorava la fronte quando lavorava al microscopio, o che spuntava in rilievo quando si sdraiava sul divano; pensava alla loro consistenza, ed a come sarebbero stati tra le sue dita, o a quanto fosse lungo ed elegante il suo collo, messo in bella mostra quando si levava la sua tipica sciarpa, le sue perfette labbra.
In aggiunta a questo, non poteva di certo negare la sua folle gelosia per Irene Adler, quando era comparsa nella visuale di Sherlock, o il fatto che a Natale, avesse lasciato la mano della sua fidanzata bruciando di un'ira che al momento non capì, per seguire Sherlock e i messaggi della Adler in camera sua. Janette glielo fece ben notare , lasciandolo quella notte perché era "stanca di compete con Sherlock Holmes" non era la prima ragazza ad averglielo detto, ragione per cui John le aveva risposto quasi esasperato; nel suo inconscio comunque, le diede anche ragione ma non era di certo pronto ad ammetterlo.
E dal canto del bel detective beh, poteva quasi affermare di aver notato qualcosa in lui, Sherlock poteva chiamarlo idiota o John dire a se stesso di essere un illuso, ma non poteva ignorare certi suoi atteggiamenti. Aveva infatti notato il ex-soldato, alcuni suoi sguardi infastiditi quando usciva con qualche ragazza, quanto cercasse le sue attenzioni e i suoi pareri più di chiunque altro, oppure i suoi occhi soffermarsi su di lui più del dovuto: in quegli sguardi loro due si scambiavano il mondo. Ma aveva un dubbio che poteva anche esserselo immaginato, poiché gli pareva impossibile che il più grande detective di tutti i tempi, potesse ricambiare il suo sentimento.
Sospirò poggiandosi allo schienale della sua sedia e una risata fuoriuscì dalle sue labbra, aveva sempre provato amore per le ragazze e attrazione per i ragazzi ragione per cui, oltre per via del padre, per anni cercò di fingere un eterosessualità che non gli apparteneva.
Ma adesso?
 
Troppe domande, troppa confusione.
Guardò inconsciamente il telefono, sperando quasi che Sherlock lo chiamasse o lo cercasse, ma quello rimase immobile e muto a fissarlo a sua volta.
 
Quando rientrò nel 221 di Baker Street, trovò Sherlock immerso nei pensieri sulla sua poltrona nel quale era rannicchiato — probabilmente immerso in qualche nuovo caso? Magari un omicidio alquanto banale, che aveva di interessante soltanto il fatto che la polizia non riusciva a scoprirne il colpevole.
John ignorò l'attenzione che si focalizzò su un suo ricciolo ribelle che più lungo sfiorava la sua fronte, e stremato si diresse in bagno deciso a immergersi nella vasca; il lavoro era secondario alla sua stanchezza poiché era stata la sua mente, e le poche ore di sonno accumulate, che lo avevano di certo "prosciugato" quel giorno.
Appena si immerse nell'acqua calda, quasi bollente, cercò di eliminare ogni immagine residua di Sherlock dalla sua mente: la camicia bianca fin troppo stretta, il ricciolo che avrebbe voluto toccare, insieme alla realizzazione sui suoi sentimenti nei riguardi dell'uomo. Cancellò ogni cosa cercando di rilassarsi in quel bagno, e per quell'oretta ci riuscì persino, ma fu quando uscì che le cose presero una piega che John non aveva immaginato o almeno, non fino a quel punto.
Quella sera infatti, decise diversamente dal solito di uscire in accappatoio da esso e non vestito come sua abitudine o come buona regola di due coinquilini, i capelli addirittura erano ancora bagnati e qualche goccia cadeva ancora nelle sue spalle; forse fu inconsciamente che mise l'accappatoio che per inciso, arrivava fino alle ginocchia, o forse nel suo inconscio aveva un intento.
Sta di fatto che poco dopo, si trovò in salotto e un'idea balenò nella sua mente, mandando in bianco ogni paura che poteva aver avuto nell'adolescenza: voleva vedere una reazione di Sherlock nei suoi confronti, poiché voleva confermare le ipotesi a cui aveva riflettuto all'ospedale.
L'unica cosa di cui era certo era che Sherlock, non era la macchina calcolatrice che voleva far credere.
Sembro una scolaretta con la sua prima cotta.
Scosse il capo ridendo di  se stesso e dell'idea assurda, ma giusto che c'era...perché non provare? Decise così di farsi un tè o almeno, questa fu la scusa per avvicinarsi al suo coinquilino che era preso ad analizzare qualcosa al suo microscopio, a malapena lo guardò, ma John imperterrito prese il bollitore e attese qualche secondo nel quale gli passò più vicino del necessario.
Lo guardò di sotto'occhi ma l'altro testardo non lo degnò di uno sguardo, intento nel suo lavoro, così sospirò optando di sedersi nella poltrona di Sherlock soltanto per poterlo osservare, camuffato ridicolamente dietro un giornale; era buffo come lui non riuscisse a togliergli gli occhi di dosso, quando l'altro riusciva benissimo a farlo.
"Scrivo le nostre avventure, è normale io lo osservi per capire i suoi metodi!" questo si era detto agli inizi, per convincere se stesso che non si stava perdutamente innamorando di quell'uomo insopportabile e irresistibile, che aveva come coinquilino.
Invidiò l'attenzione che prestava al suo microscopio, e si chiese come sarebbe stato quello sguardo attento in un letto, sotto di lui, ad osservare minuziosamente ogni suo movimento, ad ogni bacio e...chiuse gli occhi, scosse il capo e depose il giornale appena il tempo che il bollitore fischiò.
Si schiarì la gola mentre si alzava dalla poltrona, oramai rassegnato che il suo piano non avesse funzionato ma quando si versò il tè nella tazza, pronto a sedersi nella sua poltrona sta volta, una voce baritonale scosse il suo corpo.
«Non capisco, John.»
Un'esclamazione che con Sherlock Holmes, poteva parare in posti inimmaginabili.
«E non ha a che fare con il sistema solare? Incredibile a dirsi!» si voltò verso di lui, aspettandosi un'occhiataccia da parte del sottoscritto, ma l'unica reazione che ottenne fu uno sbuffo poiché era ancora concentrato su quel dannato microscopio.
«Di cosa si tratta comunque?» aggiunse poi non potendo di certo frenare la sua curiosità, andando a sedersi nella poltrona del detective e sorseggiando il suo tè.
«Di te.»
John alzò le sopracciglia sorpreso e speranzoso a quel punto.
«Cosa intendi?»
«Tu che in accappatoio ti aggiri per l'appartamento come se nulla fosse, di solito non lo fai.»
Il blogger nascose un sorriso dietro la tazza e continuò.
«E di grazia, perché questo dovrebbe importarti?»
A quel punto Sherlock cominciò a parlare velocemente, come faceva quando esponeva una deduzione su un caso.
«Di solito esci dal bagno già vestito, e con i capelli asciutti o a volte impomatati di gel, ma mai così; oggi sei uscito in accappatoio e con i capelli ancora bagnati tanto che delle goccioline fredde d'acqua cadendo sulle tue spalle, provocandoti dei piccoli brividi. A meno che il tuo intento non sia di prenderti un raffreddore o polmonite per evitare il lavoro per qualche giorno, cosa che trovo improbabile, non capisco il motivo della tua azione.»
John poggiò la tazza sul bracciolo della poltrona scoppiando a ridere, trovandolo tenero che la sua mente geniale non vedesse il semplice scopo sentimentale dietro le sue azioni, perché troppo illogico per lui.
«Non credo ci debba essere per forza una ragione, forse mi andava così oggi.»
Bugia enorme, o almeno in parte ma in quell'istante fu lieto che Sherlock non lo guardò.
«Ma di solito rispetti le buone regole di una convivenza, ed è alquanto inusuale che uno dei due giri in accappatoio di una certa misera lunghezza per casa, se non si è in intimità con l'altra persona...e non mi pare che noi lo siamo.»
Fu tagliente quella risposta, e le guancie di John si accesero di imbarazzo e rabbia di sentirsi così patetico, e di essersi illuso di poter anche solo in parte provocarlo.
«Oh, ma senti! Adesso Sherlock Holmes è esperto di regole di convivenza civile!»
Si alzò, portò la tazza al lavello e impettito lo guardò appena, per poi dirigersi di nuovo in salotto e dire.
«Visto che ti do tanto fastidio, andrò a cambiarmi!» e non aggiungendo altro, si ritirò nella sua stanza.
 
Mentre usciva dalla sua camera, dopo vari minuti passati a respirare profondamente per calmarsi e non spaccare il bel faccino del suo coinquilino arrogante, un pensiero prese posto nella sua mente o meglio, una rielaborazione dei fatti.
E più si avvicinava alla cucina, più si rendeva conto che non era stata la sua immaginazione  e che non era impossibile, tutto coincideva: le rispose di Sherlock, il fatto che non avesse alzato lo sguardo dal microscopio nemmeno un istante...già, era proprio quell'aggeggio a farlo sorridere ora e leggermente, nella conferma della sua ipotesi.
Tentò un'ultima mossa, e mentre si incamminava verso di lui qualche bottone della sua camicia venne slacciato, rivelando le clavicole e parte del petto.
«Ti va bene adesso?» Attese, sta volta non poteva non guardarlo, e infatti Sherlock alzò lo sguardo dal microscopio, e fu la sua reazione e regalare a John un gran sorriso; lo guardò velocemente come fosse del fuoco incandescente, per poi calare di nuovo la sua attenzione sull'oggetto.
Borbottò un "decente" ma il blogger era troppo attento su altro per farci davvero caso, poiché persino per una mente poco attenta, sarebbe stato evidente il rossore nelle sue guance, un imbarazzo che spesso gli aveva visto quando lo aveva "beccato" a guardarlo, ma soprattutto il fatto evidente che sotto quel microscopio non ci fosse nulla.
Sherlock aveva cercato di evitare di guardarlo da quando era uscito dal bagno, fingendosi in qualche modo impegnato, ma era chiaro il suo tentativo anche se forse un poco adolescenziale, di distrarsi da John.
Era qualcosa di talmente puro e sciocco, che il blogger sorrise scuotendo il capo e non dicendo nulla, si limitò dopo qualche istante a spostargli l'oggetto da sotto il naso, il detective nemmeno si ribellò ma piuttosto sbatté le palpebre. John si posizionò nella sua visuale poggiandosi al tavolo, e Sherlock lo guardò appena di sott'occhi schiarendosi la gola e abbassando subito lo sguardo. Era estremamente imbarazzato e il blogger poteva ben percepirlo, motivo per cui ci andò delicato con lui; si limitò ad alzargli il volto con due dita per guardarlo negli occhi e unì le sue labbra alle sue, in un piccolo e delicato bacio. Durò qualche istante poiché il detective si alzò in piedi poco dopo, distanziandosi con velocità felina e confusione nel volto, John poteva quasi vederli gli ingranaggi della sua mente muoversi.
«John?» non disse altro, limitandosi come spesso faceva a racchiudere tutto nel tono con il quale chiamava il suo nome.
Watson non conosceva quali domande ronzassero davvero nella sua testa, ma qualcuna poteva immaginarla, sempre dall'ottica della purezza e inesperienza di Sherlock in queste cose.
«Sherlock, non sto giocando con te.» lo guardò aspettandosi una reazione, ma l'altro non si mosse di un centimetro, concentrato con lo sguardo a terra su chissà quale pensiero, cosicché John continuò.
«Ascolta, io...» Ma non poté terminare la frase che Sherlock si fiondò su di lui, travolgendolo con una passione inaspettata, tant'è che John si trovò schiacciato tra il suo corpo e il tavolo della cucina in pochi attimi.
Watson prese il suo viso tra le mani, e ricambiò quel bacio godendosi ogni brivido, e sensazione che scorreva in lui ed a ogni tocco che Sherlock gli stava offrendo; le sue mani che dapprima erano strette nella sua vita, passarono alle sue spalle, poi al suo petto, con un impeto di certo non da inesperto come John credeva.
Quando si staccarono per prendere aria, il blogger si accorse di non indossare più la camicia e dei brividi corsero nella sua schiena, allo sguardo minuzioso e ricco di passione che l'altro gli stava offrendo.
Prese ad accarezzargli il petto e salì sino alla spalla sinistra dove con le dita, seguì il contorno della cicatrice.
«È vero che ti hanno sparato.» sentenziò, con voce baritonale più bassa e tremante come il suo sguardo ora, e John sospirò.
«Oh sì, e ne ho altre di cicatrici.» Fu adorabile come una luce di malizia si accese nei suoi occhi chiari, com'anche un velo di imbarazzo nelle sue guancie.
John portò le mani alla camicia bianca dell'altro, troppo stretta per rimanergli addosso ancora qualche minuto di più, e prese a slacciarla lentamente mentre disse.
«Vorrei appunto mostrartele, ma non qui.» Accarezzò il suo petto ora nudo sussurrandogli quanto fosse bello, in adorazione per quella pelle diafana e perfetta, mentre la camicia sfiorava le spalle dell'altro per raggiungere il pavimento poco dopo. Si scambiarono un altro bacio umido e impaziente prima di uscire da quella cucina, John poi lo prese per mano e si incamminarono verso la stanza di Sherlock.
«Non sei vergine allora.» esclamò il blogger, aprendo la porta da dove il detective passò rivolgendogli un piccolo sorriso.
«Mycroft non conosce tutto come pensa di conoscere, John.» Fece qualche passo indietro verso la camera da letto non togliendo gli occhi da lui, guardandolo con un desiderio tale che John non attese oltre, entrando con rapidità nella stanza e spingendolo con bramosia sul letto.
 
Quando John si svegliò, non si aspettava di certo di trovare Sherlock al suo fianco d'altronde sapeva bene l'iperattività del compagno, com'anche la sua idea sui sentimentalismi; eppure quando con un sorriso si diresse in cucina dopo una buona doccia, riuscì a sorprenderlo di nuovo.
Era piuttosto presto ed erano soli, ragione per cui la colazione sul tavolo in salotto non poteva averla preparata la signora Hudson, si voltò verso Sherlock che era nella sua poltrona impegnato con un giornale, con una sensazione di calore nel petto.
«Buongiorno Sherlock, eri così annoiato?» l'altro alzò lo sguardo dal giornale e seguì il suo sul bacon, uova, tè e caffè che splendevano sul tavolo.
«Buongiorno, no...è soltanto successo.» Si concentrò di nuovo sul giornale con nonchalance, ci doveva essere un articolo interessante a quanto pare da come muoveva velocemente lo sguardo su di esso.
John sorrise di nuovo e si sedette al tavolo, pronto per quelle leccornie.
«Vedi di muoverti però, altrimenti finirò tutto.»
Sherlock sbuffò e dopo qualche secondo lo raggiunse.
 
«Quello che abbiamo fatto ieri, si ripeterà?» Dopo vari minuti di silenzio ognuno sulla propria poltrona, uno a scrivere nel suo blog e l'altro a riflettere, Sherlock disse ciò all'improvviso.
John alzò lo sguardo per trovare quello del detective luminoso ma ansioso, che girava per la stanza come se essa potesse rispondere alla sua domanda.
«Sì! Se lo vorrai.»
Sherlock annuì un po' infastidito per evidenziare l'ovvietà della cosa, e non disse altro, ma il blogger comunque non poté non aggiungere una precisazione.
Poggiò il computer nel tavolino di lato, si posizionò sulla poltrona poggiando il mento sulle mani e si schiarì la gola; era decisamente un argomento difficile per uno come lui abituato ad altre tipo di relazioni, soprattutto maschili, non si era mai fatto coinvolgere sentimentalmente con un uomo...almeno fino ad ora.
«Sherlock, tu sai vero che quello che abbiamo fatto non è stato soltanto sesso?»
Sherlock lo guardò, una piccola ruga si formò al centro delle sue sopracciglia, che confermarono all'altro il fatto che doveva assolutamente finire quel discorso.
«Sì insomma, siamo insieme ora, siamo una coppia. È ciò che voglio con te, se lo vuoi anche tu.»
Una strana paura attorcigliò il suo stomaco nel silenzio del detective come risposta.
Ma probabilmente sta solo riflettendo, lo ripeté nella sua mente più volte per tranquillizzarsi.
«Non pensavo che volessi questo... con me.» improvvisamente parlò, e quella precisazione come il suo sguardo verso il fuoco, fecero sì che John si alzasse dalla poltrona. Quando lo raggiunse lo baciò, lentamente e dolcemente carezzò le sue labbra per qualche secondo, per trasmettergli tutto l'amore che l'altro meritava e che voleva assolutamente donargli.
«È questo che voglio.» gli rispose in un sussurro guardandolo dritto negli occhi, e non poté impedire che un'espressione di tenerezza si formasse sul suo viso, a vedere le gote dell'altro prendere colore.
Sherlock lo guardò con occhi stupendi, lucidi e pieni di sentimento per quanto stesse cercando di mascherarlo.
«Dunque in questa relazione romantica, sono compresi, baci, coccole e tenerezze?»
«Esattamente.»
«Pff, ridicolo.» mimò persino con la mano le sciocchezze sentimentali e John scosse la testa sorridendo, andò dietro la sua poltrona e prese a carezzargli i ricci dapprima alla base del collo, per poi passare sopra la testa. Poi si sporse verso il suo orecchio parlando in un lieve sussurro.
«È ancora ridicolo?»
«Assolutamente.» per quanto cercò di sottolineare il fastidio della situazione, poté ben avvertire la nota di piacere nel suo tono baritonale, più strusciante come fossero fusa di un gatto.
John si stoppò, rizzandosi con finta indifferenza.
«Beh In questo caso la smetto, vorrà dire che le coccole non saranno un opzione.»
Prese il giornale che Sherlock aveva appoggiato nel tavolino accanto alla sua poltrona, per dirigersi al divano a leggerlo, e non attese molto che una testa riccioluta spuntò nella sua visuale.
«John,-iniziò con voce bassa e leggermente tinta di imbarazzo, si schiarì la gola e poi proseguì riuscendo ad alzare quegli occhi stupendi nei suoi- Forse e dico forse, potrei considerarle e accettarle se sono come...poco fa.»
John si trattenne dallo scoppiare a ridere, limitandosi a sorridere ma non abbassando il giornale dal viso, e girando una pagina disse.
«Ma davvero? Interessante.»
Sherlock attese qualche secondo, il nervoso che scorreva nel suo corpo e poco dopo nel piede destro che cominciò a battere impazientemente, John poté adocchiare da dietro il giornale, un piccolo broncio che passò nel suo viso. Quest'ultimo poi impazientito cercò di allontanarsi ma a quel punto, Watson poggiò il giornale sul bracciolo del divano e lo afferrò per il polso, buttandolo giù con lui.
«Vieni qui, idiota.»
Un piccolo sorriso apparve nelle labbra carnose dell'altro che subito il blogger baciò, e lo accolse tra le sue braccia, fiero di essere riuscito a provocarlo ancora e pronto a donargli tutte le coccole che meritava.





Angolo autrice:​ Ciaooo, finalmente riscrivo dei Johnlock bbc! Mi ci sono voluti 2 anni per "superare" la s4,  o almeno convincere la mia mente che non esiste e quindi poter rivedere questi Johnlock felici e innamorati, e soprattutto provare empatia di nuovo per John. E sono contenta di riuscire a vedere di nuovo felici e innamorati**
È un racconto molto semplice che si rifà alla s2 di Sherlock, dove John per me è perfettamente IC!
 
Questo racconto si ispira a una teoria, che non posso linkarvi perché non la trovo -.-, che lessi tempo fa sul fatto che John esca apposta con quell'accappatoio corto dalla doccia, ho anche pensato con quale coinquilino faresti una cosa del genere e con un accappatoio così corto se non per provocarlo? ehm ehm quindi sta teoria me piaceee.
E su Sherlock che continua a non guardarlo anche dicendo un "non ora" perché sennò gli salta addosso in pratica XD mi pare che fosse qui sempre la teoria che sotto al microscopio non ci fosse nulla, ma sta di fatto che anche sta idea mi piaceva quindi l'ho messa :P
 
Grazie a chiunque leggerà e/o commenterà ^_^
   
 
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