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Autore: MorganaRed    09/03/2019    1 recensioni
Una raccolta di racconti brevi che ho scritto, sto scrivendo e, probabilmente, scriverò. Ogni capitolo è una storia a se e cerco sempre di differenziare i generi, i personaggi e i contesti, in modo da provare più cose.
Ognuno di loro è stato scritto in diversi fasi della mia vita, ed è probabile che siano molto diversi l'uno dall'altro.
Se avete voglia di leggerli e lasciarmi una vostra impressione o un consiglio, grazie mille, sono sempre ben accette.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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LA MORTE

 
Un giorno, in tempo di guerra, quando ero soldato, vidi la morte camminare. Portava sul teschio una corona avvizzita, fatta di ossa e biancospino. Intorno allo scheletro si era avvolta un mantello d'oro lacero e, alle sue spalle, si stringevano le anime dei miei commilitoni di recente strappati alla vita. Molti li conoscevo.
Accadde il secondo giorno di novembre, durante la battaglia; il nostro reggimento era intrappolato nella foresta. Camminavamo da giorni, per arrivare alla terra di nessuno, così chiamavamo la landa desolata che divideva la nostra trincea da quella nemica, nessuno mai avanzava su quella scacchiera. Inaspettatamente il nemico ci sorprese, un colpo di cannone e la boscaglia andò in fiamme: non riuscivamo a capire da che parte progredisse la battaglia, eravamo intrappolati tra il fitto degli alberi  e i fucili nemici che sopraggiungevano.  Lontano, rumore di cavalli, briglie e bardature, vicino, le urla strazianti dei caduti.
Erano anni che combattevamo, non sapevo nemmeno più dire quanti; come i miei commilitoni mi ero battuto con tutto il mio valore, anche se sapevo che la nostra era una causa persa. Intorno a me giacevano i corpi di coloro che erano già morti e di quelli che tra poco lo sarebbero stati, e il loro sangue - il nostro sangue - tingeva il tappeto di foglie di viva porpora, più di quanto l’autunno si fosse ripromesso di fare.
Fu allora che vidi la morte.
Non sembrava sorpresa nè colpita dal numero sterminato di anime che quel giorno era venuta a prendere. La vidi tendere la mano verso i caduti e loro, accoglierla come una vecchia amica. Perchè la morte ha un dolce sorriso, solleva gli uomini dalle loro terrene sofferenze. La vita, invece, grava su di loro, trattenendoli in luoghi di dolore, costringendoli a vivere nonostante tutto, senza un attimo di tregua, con l’illusione di essere pari nella partita e non pedine. Perché è la vita, non la morte, che non conosce pietà.
Quando ella venne da me, esitò, e, semplicemente, mi chiese se anche io sarei andato con lei. Guardai l’esercito di spettri e sapevo che sarebbe stato meglio seguirla, perchè della guerra ne avevo avuto abbastanza e, troppe volte, avevo visto quanto crudele può diventare il cuore degli uomini.
Fu allora che, senza pensarci, mi voltai e iniziai a correre. Dietro di me la battaglia era ancora in corso. Ma io corsi, corsi fino a quando ogni muscolo, ogni legamento, ogni tendine, si stirarono fin quasi a strapparsi. Corsi fino a quando non ebbi più fiato, ed i miei stivali cedettero, poco dopo anche le gambe si fermarono da sole e caddi a terra. Allora rimasi li, sdraiato senza riuscire a guardare la volta di foglie d’oro che, volteggiando, mi cadevano sul volto. Tesi l’orecchio allo scalpiccio degli zoccoli, il tanfo acre della polvere da sparo, il fruscio della foresta, lo scorrere di un fiume in lontananza, il respiro pesante di un orso nella boscaglia . Sapevo bene che se non mi aveva ucciso la battaglia, ci avrebbe pensato la foresta, perchè l’odore del sangue avrebbe impregnato l’aria. Restai lì, con un proiettile nel fianco ed una ferita alla spalla, a guardarla. Era bellissima e lo sapeva. La vita mi sorrise, ma vidi solo un ghigno beffardo: il sorriso della vera oscura signora. Quando la morte mi aveva offerto il suo dito tutt’ossa, forse, avrei fatto meglio ad andare con lei.
 
 
 
   
 
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