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Autore: Elsira    09/03/2019    2 recensioni
Ed è allora che lo vede: il mare. Una distesa del medesimo blu delle sue iridi, che lo chiama a sé, invitante e suadente.
E con quell’appello amorevole, un profumo che entra nelle narici: pare essere la risposta a un antico mistero che non riesce a decifrare, non conosce idioma capace di contenere in sé tutta la sua essenza. Sa di vita e morte allo stesso tempo. È profumo di salsedine, di alghe, ma più d'ogni altra cosa ha un odore di libertà.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Danimarca
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Danmarks født

È freddo.
Stringe gli occhi ancora chiusi, quando un tiepido raggio di sole fende le nubi e lo colpisce.
La prima sensazione che sente è uno strano intorpidimento percorrergli il corpo, dovuto al vento gelido che gli dà piccoli schiaffi sulla pelle candida. Muove appena le mani, chiudendole a pugno e sentendo dei granelli di terra, minuscoli e soffici, che si infilano sotto le unghie corte.
Il vento è cambiato: ora ha un tocco più leggero, è diventato una brezza che porta con sé un profumo, sconosciuto e famigliare allo stesso tempo.
Apre per la prima volta i suoi occhi e, con ancora un poco di difficoltà, si alza a sedere, voltandosi dove la brezza gli suggerisce. Ed è allora che lo vede: il mare. Una distesa del medesimo blu dei suoi occhi, che lo chiama a sé, invitante e suadente.
E con quell’appello amorevole, un profumo che entra nelle narici: pare essere la risposta a un antico mistero che non riesce a decifrare, non conosce idioma capace di contenere in sé tutta la sua essenza. Sa di vita e morte allo stesso tempo. È profumo di salsedine, di alghe, ma più d'ogni altra cosa ha un odore di libertà.
Si alza in piedi, senza nemmeno barcollare nonostante non lo avesse mai fatto, con gli occhi sempre fissi su quell’immensità di un blu cangiante, i piedi nudi che affondano nella sabbia soffice e chiara. Si avvicina a quella distesa azzurra, sente che lo chiama come una madre chiama il proprio figlio.
Sulla riva, le piccole onde gli si avvicinano e gli lambiscono i piedi, donandogli carezze leggere, per poi tornare indietro e ricominciare il gioco, come per invitarlo ad avvicinarsi. Lui le segue, lasciandosi sfuggire una piccola risata che gli illumina ancor più gli occhi, cui colore si fonde volentieri con quello dell’immensità cristallina.
Entra nelle acque del Mar Baltico fino alla vita, camminando in quel gelo uniforme che avrebbe bloccato una persona normale: ma lui sa di non essere una persona normale. Il sangue pulsa energico nelle vene, donandogli calore e rendendolo troppo eccitato per poter sentire il freddo che lo circonda.
Si ferma, apre gli arti superiori come per abbracciare quell’elemento che già sente come suo. Un sorriso sul volto, gli occhi cristallini che si perdono nell’ammirazione di quella distesa d’acqua, andando fin oltre l’orizzonte. Si chiede che cosa si nasconda, al di là di quella linea d’incontro tra cielo e mare. Si ripromette che lo scoprirà, prima o poi. Giura a se stesso che riuscirà a domare quelle acque e le attraverserà alla scoperta di ciò che celano. Riuscirà un giorno, presto, a comprendere la lingua del mare e del vento, rendendoli i suoi migliori compagni di viaggio.
A tali pensieri, una nuova luce gli accende gli occhi, rendendo lo sguardo che fino ad allora era stato di pura ammirazione e curiosità, sicuro e determinato.
Respira, riempie i polmoni di quel profumo inebriante di cui sa già che non riuscirà mai più a fare a meno. Sente il vento cambiare ancora e scompigliargli appena i capelli biondi spingendoglieli verso destra, mentre il profumo del mare gli inebria la mente e gli entra dentro, legandolo sempre più a sé con ogni respiro.
Non sa per quanto tempo resta lì, immobile, con le braccia aperte e l’acqua a cingergli i fianchi. La sua mente è stata invasa da un flusso infinito di pensieri impossibile da placare, per tutto quel tempo. Si chiede se ce ne siano altri, come lui, che in quel momento stanno osservando l’orizzonte e si stanno facendo i suoi stessi quesiti.
Abbassa le braccia, sul volto l’espressione di goduria che lo aveva caratterizzato fino a poco prima - che poi, sarà davvero stato per poco? -, lascia spazio a una risoluta. Ha deciso: parte.
Esce dall’acqua e si copre con pelli di animale per ripararsi dal vento gelido, dopodiché si costruisce un ascia, una barca e prende il largo.
Salpa, lasciandosi i fuochi di Hafn[1] alle spalle, lo sguardo rivolto alla distesa marittima che ha di fronte e sta percorrendo, accompagnato dal vento che lo spinge a nord. La determinazione gli illumina gli occhi più di quanto le stelle brillino in quel cielo color ossidiana, mentre un sorriso gli attraversa il volto.
Tornerà presto, come conquistatore.









 
 
  1. Danmarks født, il titolo, significa Nascita di Danimarca.
  2. Hafn è il primo nome di Copenhagen, in età vichinga fino alla metà del XII secolo. Questo nome significa semplicemente “porto” e all’epoca la città era un semplice villaggio di pescatori, di cui è man mano cresciuta l’importanza fino a che, nel 1167, il vescovo Absalon la fortificò e la ribattezzò København (Copenaghen, in danese).


     

Delirio autrice

Ehilà, salve a tutti!
È sempre abbastanza strano scrivere qualcosa in un nuovo - per me - fandom, soprattutto se è un argomento di cui fino a pochi mesi prima ignoravo completamente l’esistenza… Alias Hetalia. 
Anyway, spiegazione contesto!
Questa cosa doveva essere la nascita di Denmark. Come uomo di mare (perché Dan è un uomo di mare e che uomo, for Kristi skyld...) mi sono immaginata la sua nascita su una delle spiagge della Danimarca, ove la prima cosa che ha visto è stato il suo mare, creatura di cui si è innamorato subito e ha subito sentito far parte di lui. All'inizio del racconto è appena nato, ma il momento che passa in acqua è tanto che lo fa "crescere" fino a diventare "adolescente": alle sue spalle, dove prima non c'era nulla, sorge già quella che un giorno diverrà Copenaghen e quando esce hanno inizio le sue esplorazioni marittime.
Non sono molto sicura di aver mantenuto l’IC, credo piuttosto di aver fatto un IC in un OOC… Nel senso, mi spiego meglio: *respiro profondo* il Danimarca di Hetalia lo vedo un po’ snaturato per come doveva essere in principio. La sua vena giocosa e sempre sorridente si adatta bene al personaggio che è adesso, ma in passato non ce la faccio a non pensarlo con sprazzi di cazzuttissima figaggine serietà in cui il sorriso scherzoso scompare. La vena gioiosa ce l’ha sempre, ma ci sono istanti in cui diventa serio stile… Oddio, vorrei tanto dire Norge, ma esagererei.
Avevo bisogno di scrivere qualcosa e questa è la prima cosa che mi è venuta da buttar giù. È stato un esperimento, prendiamola così.
Sì, meglio per tutti se la prendiamo così.


 

Note per chi già mi conosceva, due parole sulla mia ultima scomparsa e conseguente riapparizione, con "promessa"

[09/03/2019, 18h35]

Ave popolo di EFP.
E’ da un po’ che non scrivevo… Che non pubblicavo… Che non mi facevo proprio viva. Sinceramente, non mi ero nemmeno resa conto di quanto tempo fosse realmente passato, finché l’altra sera sono entrata nell’account per controllare una cretinata e ho visto le date (gli anni!!!) delle pubblicazioni delle mie storie. Ero certa che fosse passato di meno, giuro. E nulla, mi è presa una tremenda nostalgia.
Io ho… un sacco di storie iniziate su drive, sia long che os, e sono decisa a non pubblicare assolutamente nulla finché una storia non è completa. Non voglio più lasciare cose a metà. 
Sono cambiate tante cose in questi 4 anni di assenza praticamente continua, la mia vita è completamente cambiata e anche le mie priorità. Molti autori che seguivo sono sempre nel giro, ma in modo differente dall’inizio. Io non mi sento in nessun modo la stessa persona.
Negli ultimi tempi in particolar modo avevo deciso di concentrarmi sul disegno, sul migliorare a disegnare le mie tavole e riuscire a pubblicare
Shards of Niflheim il prima e il meglio possibile. Ma ora ho deciso che voglio un po' tornare anche a scrivere... SoN sarà sempre la mia priorità, perché è ciò che mi appassiona di più in assoluto, essendo una storia mia, in un mondo creato da me, con personaggi completamente miei. In poche parole, è la mia prima vera e propria creatura. E appena lo pubblicherò sarà in assoluto la cosa su cui mi concentrerò più di tutto, seconda solo al mio vero lavoro, ma almeno fino a quel momento mi son detta "hey, torniamo anche a scrivere, almeno finire ciò che si era già iniziato". Anche perché, disegnare e scrivere sono due faccie della stessa moneta della creatività. Ho capito (finalmente) che alimentando una, alimento anche l'altra, invece di sacrificarla. Le sacrifico entrambe se invece mi concentro troppo su una, perché poi arriva il blocco e lì son mazzi... O almeno, io ho scoperto di funzionare così.
Non farò gli errori del passato e perciò non dirò che d'ora in poi sarò presente 7/7 almeno per un paio d'ore, che pubblicherò un capitolo/storia entro x data etc etc Stavolta voglio essere semplicemente realista, anche perché tra un po' è Pasqua e nel mio lavoro significa straodinari, straordinari, straordinari e farsi un mazzo tanto. Non pubblicherò ancora per un po', ciò che mi impegnerò a fare sarà invece tornare nel giro, fare quattro chiacchiere ogni tanto con il vecchio gruppo, se non mi uccidono prima magari anche qualcuno di nuovo, e non lasciare più le cose in sospeso. E la prima cosa che farò sarà rispondere alle recensioni di
Tra le Belve cui non ho ancora risposto, scusatemi ancora tanto per l'immenso ritardo.

Buon weekend a tutti quanti, ci sentiamo presto (stavolta per davvero) :)

Con profondo affetto,

Elsira Son
   
 
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