Harry
Potter
and
the Enchanted Candles
Tra
amori ritenuti impossibili, una logorante guerra per la salvezza dell’intera
umanità, una faticosa e disperata ricerca
degli Horcrux, il tutto mescolato a nuovi
personaggi, nuovi incantesimi e oggetti incantati, aggiungendo nuove coppie,
pentimenti e
tradimenti ecco che vi propongo una mia modesta
revisione del settimo libro, o almeno eccolo come a me sarebbe piaciuto!!!
Le
coppie sono una sorpresa, ma adesso non voglio aggiungere altro… leggete, su,
cosa aspettate!!! E recensite…
1° Capitolo
Visite
Volava
ormai da quasi due giorni.
Desiderava
tantissimo tornare indietro, ammirare la nascita del suo mondo, del mondo che
aveva sempre sognato, un mondo dove la razza pura, quella dei maghi
doveva trionfare sulla sporca razza dei mezzosangue.
Ormai il
preside della scuola di Hogwarts era crollato, il ministero stava poco a poco
cadendo ai suoi piedi, e i suoi seguaci, i mangiamorte, svolgevano
un ottimo lavoro contro quel gruppo di sfigati che
osavano sfidarlo, l’Ordine della Fenice.
Ora che
tutto sembrava andare per il verso giusto, ecco che lui doveva lasciare
l’Inghilterra.
Ma sapeva
che quel viaggio era necessario e non l’avrebbe intrattenuto ancora per molto.
Un largo
sorriso segnava il suo volto pallido, sapeva che era vicino, ormai.
Nonostante
la tentazione di fare dietrofront sapeva benissimo che ormai non poteva
abbandonare.
Era così
vicino…
Quello
stupido di Silente aveva immaginato di sconfiggere il Signore Oscuro, come
aveva osato pensare anche solo un attimo che sarebbe stato risparmiato?
Adesso il
vecchio pazzo brontolone aveva fatto la fine che meritava.
E ora, lui,
Voldemort in persona, stava per mettere fine anche all’ultimo segreto che Albus
Silente aveva portato con sé nella tomba.
Sentiva il
mantello scorrere sotto di lui, che in quel momento volava alto nella direzione
opposta al vento sopra il territorio italiano, un territorio molto arido.
Il cielo
veniva continuamente spaccato in due da saette e fulmini, boati provenivano da
oltre le montagne, scatenati dalla furia devastatrice di una tempesta estiva.
Il Signore
Oscuro volò per oltre due ore, quando si fermò di botto.
Un brivido
di eccitazione lo percorse da capo a piedi.
Era
arrivato.
Scese fino
a toccare terra.
Era
atterrato proprio davanti un campo di grano.
I suoi
piedi toccavano terriccio umido bagnato dalla pioggia, ma i suoi occhi
ammiravano ben altro.
Le sue nere
pupille si allargarono, brillarono contemplando quella che sembrava essere una
semplice e umile dimora di campagna.
Era così,
in questo modo, che Albus Silente, il Grande Albus Silente, pensava di
ingannare Voldemort???
Nascondendola
in una casa in campagna???
Evidentemente
il vecchio era all’oscuro di un’ennesima cosa: le porte del sapere, per Lord
Voldemort, erano tutte spalancate.
Il temibile
signore Oscuro si fece avanti e solo quando fu vicino alla piccola porta di
legno, fece scivolare la sua mano sulla bacchetta, impugnandola
attraverso bianche e affusolate dita scheletriche.
Con un
ghigno, alzò la bacchetta e disse in sussurrò:
-Bombarda –
la neonata parola sembrò come appartenere al vento, essere un suo fruscio.
Ma dalla
bacchetta del Signore Oscuro uscì una forte luce verde, che fece esplodere in
mille pezzi la porta di legno della piccola casa.
Scaglie di
legno volarono da tutte le parti, alcune vennero trascinate altrove dal vento,
altre, più pesanti, finirono per terra.
Voldemort
strisciò dentro, trovandosi davanti una ragazza, spaventata e infreddolita.
- Harry!!!!
–
La ragazza
impugnò subito la bacchetta, ma sembrava quasi paralizzata.
La mano le
tremava, non riusciva a calmarsi.
- La prego,
non mi faccia del male – disse la ragazza, tremante.
Voldemort
sorrise di compassione.
A lui
piaceva da matti quando gli altri lo supplicavano, ma piaceva ancora di più
quando poi li uccideva.
- Dimmi
dove si trova – la voce del signore Oscuro sembrava un flebile sussurro che si
confondeva con i boati della tempesta.
- Io… io
non so di cosa state parland… -
Voldemort
afferrò la ragazza per un braccio.
Una presa
molto potente e violenta.
- Ho detto…
dimmi … dove… si trova – disse con un tono più alto Lord Voldemort, scandendo
ogni gruppo di parole con una strattonata.
- La prego…
io… io non c’entro niente… - ripeteva la ragazza, che scoppiò a piangere,
singhiozzando.
- Harry!!!!!!!!!!!!!! –
- L’ultima
… possibilità – ringhiò Voldemort a denti stretti
La ragazza
cadde ai suoi piedi, implorandolo di lasciarla vivere.
Poi, tra un
singhiozzo ed un altro, veloce come una furia e scattante come una lepre, prese
la bacchetta che le era precedentemente caduta a terra
e disse con quanto fiato aveva in gola:
- Protego –
il grido echeggiò nella stanza buia, e immediatamente uno scudo invisibile calò
tra i due come un sipario.
Dalla sua
forza i due furono scaraventati ai lati opposti della stanza e la ragazza non
perse tempo ad afferrare una scatola di metallo, puntargli contro la bacchetta
e dire:
- Opem fero (Guarda a fine pagina per informazioni sull’incantesimo)
– dalla punta della bacchetta sembrò
uscire un fascio di luce azzurra, che avvolse la scatola di metallo, fino a
quando questa non scomparì.
Voldemort
si riprese. Non poteva credere che una stupida ed insignificante ragazza come
quella avesse messo a terra il Signore Oscuro.
Decise di
finirla con i giochi: il divertimento era durato anche troppo a lungo.
Alzò la
bacchetta e gridò:
- Avada Kedavra – la ragazza cadde
a terra priva di vita, colpita dal terribile Anatema-che-uccide.
Harry si svegliò con un sussulto.
Gli bruciava la cicatrice e si accorse che gli
occhiali erano finiti sul pavimento.
Era stato tutto un sogno.
Ma Harry sapeva che era ben più di un sogno, era una
visione. Un ‘altra.
Si mise a sedere. Per un attimo aveva dimenticato
che non si trovava più ad Hogwarts, o alla tana, sotto le impacciate e
soffocanti attenzioni della signora Weasley.
Si calò e prese gli occhiali.
- Harry, stupido ragazzo, dov’eri finito! – tuonò il
grosso omone che Harry era solito chiamare zio.
- Ti ho chiamato ben tre volte – continuò.
Vernon infatti era appena
entrato nel salotto di casa sua, con un espressione simile ad un macellaio che
si prepara a scannare un piccolo agnellino.
Ma Harry ormai non faceva più caso a quello che suo zio
andava brontolando.
Da quando il suo sesto anno ad Hogwarts si era
concluso, non faceva altro che pensare a Ginny, al modo orribile in cui aveva
rotto con lei, a Ron ed Hermione, i suoi
migliori amici che si erano offerti di aiutarlo nella
praticamente impossibile missione lasciatagli da Silente, agli Horcrux, a Voldemort, ai pericoli che l’Ordine correva e
aumentava di giorno in giorno l’odio che provava verso di Piton,
il suo ex professore di Pozioni e di
Difesa Contro le Arti Oscure.
Gli sembrava ieri il giorno in cui aveva brutalmente
ucciso Silente, l’uomo che in tutti quegli anni si era fidato di lui, l’unico.
Figuriamoci se in mezzo a tutto quel trambusto
riusciva a ritagliare un po’ di spazio per suo zio!
E poi, da qualche giorno, a tutte quelle
preoccupazioni si erano aggiunti i sogni premonitori di Harry, che sembrava
entrare in contatto con la mente di Voldemort.
Non sapeva veramente se fossero o no sogni
premonitori, cioè, se si realizzassero davvero, ma aveva qualche presentimento
al riguardo.
E ciò lo spaventava davvero!
Che cos’è che Voldemort cercava??
E chi era quella ragazza??
- Voglio una spiegazione – disse zio Vernon
piombandogli davanti.
- Cosa ci fa quell’uomo in casa mia???- continuò poi, aumentando sempre più il tono della voce.
Harry, che poco prima stava sorridendo per
l’espressione di suo zio, si rabbuiò.
Di chi parlava lo zio???
Era possibile che i Mangiamorte avessero infranto
l’incantesimo che finora lo aveva protetto?
Non aveva ancora compiuto diciassette anni, in
fondo.
Harry si alzò e impugnò alla bacchetta.
Alla vista di “quel pezzo di legno” Vernon roteò gli
occhi.
- Cosa vuoi combinare con quella dentro la mia casa???
Quante volte ti ho detto che non devi nemmeno
tenerla in mano??? Lasciala, lasciala ho detto … altrimenti,
sai che puoi farne???
Ficcatela nel cu…-
- Shhhhhh – lo zittì
Harry, furioso, rivolgendogli uno sguardo di rimprovero.
Vernon sembrò capire il messaggio, tanto che di
colpo la stanza piombò nel silenzio più totale.
Harry odiava quello che gli stava succedendo, doveva
sempre stare all’erta, ventiquattro ore su ventiquattro.
Ma non poteva permettersi il lusso di “rilassarsi” o
di abbassare la guardia.
Se fossero stati Mangiamorte lo avrebbero già
attaccato, ma meglio essere prudenti.
Harry uscì dal salotto e la sua posizione di
tensione si trasformò in una postura rilassata appena riconobbe il volte di Remus Lupin.
- Remus … tu … che ci fai qui? – disse Harry
sorridendo.
- Oh, Harry … mi stavo chiedendo dove fossi, e tuo
zio non mi ha lasciato parlare appena ha visto materializzarmi qui di fronte
a lui…
Comunque… cosa c’è??? Non
sei contento di vedermi? – chiese, mostrando un grande sorriso paterno.
- No, che dici… anzi … ma com’è che sei qui??? Ci sarà un motivo no??? – chiese Harry, sforzandosi di
pensare positivo.
- Niente di particolare, Harry, solo che… insomma,
con l’Ordine, noi abbiamo pensato che avresti avuto bisogno di protezione –
spiegò Lupin, lasciandosi cadere
su una comoda sedia in pelle come se quella fosse casa
sua.
- Ultimamente,come del
resto ci aspettavamo,Privet Drive è stata “stranamente” presa di mira dai
mangiamorte… ha subito cinque attacchi in un solo giorno – continuò Lupin.
- Perciò Alastor è stato
illuminato: si, insomma, ha deciso che avremmo fatto a
turno la guardia sulla tua casa… - concluse, soddisfatto della sua spiegazione.
- Ma… c’è l’incantesimo di mia madre che ancora mi
protegge, no?- chiese di nuovo Harry, che cominciava a non capire.
- Si, ma vedi, non possiamo
sapere se i Mangiamorte decideranno di attaccarti mentre magari sei per strada,
e nemmeno possiamo impedirti di uscire anche solo per una boccata d’aria… lo
facciamo tutti volentieri, Harry, non preoccuparti… i turni sono già decisi e
io farò in coppia con Dora… a proposito, com’è che non è ancora arrivata?-
chiese Lupin gettando un occhiata al bizzarro orologio che teneva al polso.
- Arrivata chi???
E per fare cosa??? – Vernon
aveva osservato tutta la scena dall’anta della porta.
Harry non poteva biasimarlo, in fondo quella era
casa sua.
Aveva pure il diritto di sapere cosa succedeva
intorno a lui.
Harry e il suo ex professore di difesa contro le
arti oscure si scambiarono un’occhiata.
Fu quando Harry calò la testa che Lupin iniziò a
parlare.
- Non ha sentito bene? Allora le faccio un piccolo
riepilogo… suo nipote, Harry, è in gravissimo pericolo perché rischia di essere
ucciso dal più grande mago di tutti i tempi e noi, un gruppo chiamato l’Ordine
della Fenice, abbiamo deciso di fare dei turni per proteggerlo… - disse Lupin
molto lentamente, come se stesse ripetendo il tutto a un menomato.
- Questo significa che voi siet
… siete maghi??? – disse zio Vernon, con un tono di
chi aveva appena detto una parolaccia o una bestemmia.
- Bravo, signor Dursley, vedo che è molto più
perspicace di quanto credessi – scherzò Lupin.
- E allora… voi dovreste dormire qui per fare la
guardia a Harry, giusto? – chiese nuovamente Vernon.
Harry si meravigliò di quell’osservazione, non lo
faceva così intelligente.
Lupin annuì entusiasta.
Vernon, a quel gesto, cambiò espressione.
Fece di no con la testa poi disse:
- Non se ne parla. Nessuno rimarrà qui in casa mia…
nessuno che possegga quella – Vernon indicò debolmente la bacchetta che Harry
teneva ancora in mano.
- Forse ho dimenticato di dirle, signor Dursley, che
insieme a Harry anche lei e tutta la sua famiglia è in pericolo… non creda che
il Signore Oscuro risparmierà dei semplici babbani
che sono solo un ostacolo nel suo cammino – disse Lupin, in tono minaccioso.
Harry sorrise.
Capì che gioco stava facendo, e se conosceva suo zio
quanto bastava, era sicuro che il suo piano avrebbe avuto
successo.
- La mia… cosa???- chiese
Vernon, sgranando gli occhi.
- Si, ha sentito benissimo…
- Lupin tramutò la sua espressione poco seria in una molto più credibile.
- Signor Dursley, questa è una guerra! A tutti gli
effetti… purtroppo, sono sicuro che ci saranno tantissimi morti, da entrambe le
parti… - disse poi.
- Deve essere lei a decidere cosa fare… la casa è
sua, in fondo… - continuò Lupin.
Vernon ascoltava tutto con molta attenzione, ed
Harry era molto sicuro che finalmente stava cominciando a
capire la gravità della cosa.
- Ma … io… la mia casa – disse, con un debole e
penoso sussurro.
Harry quasi provò pietà per lui.
Effettivamente, da quando era tornato a Privet
Drive, non aveva fatto altro che pensare a quello.
Voldemort, una volta spezzato l’incantesimo che
proteggeva Harry e la casa, avrebbe sicuramente cercato di arrivare al ragazzo
attraverso i suoi parenti.
Non che Harry amasse i suoi zii, ma non voleva
nemmeno vederli soffrire.
- Non preoccuparti… provvederemo a questo – disse
Harry, con un tono molto rassicurante.
Vernon, a quelle parole, sentì avere un tonfo al
cuore.
- Si… va bene, potete restare, ma non per molto –
farfugliò, in maniera molto confusa, sforzandosi di mantenere l’espressione da
burbero e tosto come voleva apparire.
Poi girò i tacchi e se ne andò.
Lupin scoccò un’occhiata a Harry.
- Sei stato bravo… - disse poi.
Neanche si accorsero inizialmente del sonoro pop all’interno della stanza.
- Oh, Tonks – disse poi
Harry.
- Harry, che piacere rivederti… spero che tu, Remus,
abbia già spiegato il motivo della nostra visita, – disse Tonks,
che sembrava avere una certa fretta.
Lupin tornò serio.
- Si, tesoro, ho già
pensato a tutto io, non ci rimane che appostarci davanti la porta e attendere –
disse poi.
- Bene, allora… cosa aspetti?- chiese di nuovo.
- Su, in piedi.
- No, aspetta – disse Harry, bloccandoli.
- Volevo parlarvi… insomma, di quello che mio zio ha
appena detto… non ha tutti i torti, in fondo…- continuò poi.
Tonks, che non capiva quel che Harry stesse dicendo,
lanciò un occhiata curiosa a Lupin.
- Si, insomma, hai ragione…
ci avevamo già pensato noi, e siamo arrivati alla conclusione che decideremo
questo e altro ancora domani, ad una riunione dell’ordine – spiegò Lupin.
- E dove si terrà? Sbaglio o il 12 di Grimmauld
Place è offlimits da quando, si, insomma… Piton è uscito allo scoperto?
- Sbagli, Harry. Vedi, abbiamo provveduto anche a
questo. Tutti i nostri auror più potenti hanno
lanciato maledizioni e incantesimi per tenere lontano chiunque non faccia
parte dell’Ordine… è di nuovo un posto sicuro – sorrise
Lupin.
Quel largo sorriso svelò nel suo volto profonde
rughe che Harry non aveva mai notato prima.
Lupin non era più giovane come una volta, e dopo la
morte di Sirius e di Silente, tantissime
responsabilità erano ricadute sulle sue spalle.
Avevano fatto di lui un uomo sicuramente più saggio,
e più anziano, forse.
- Posso venire anch’io???
Alla riunione, intendo… - chiese Harry.
Remus scambiò un occhiata
con Tonks, cercava un appoggio.
- Non so, Harry. Fuori di
qui non saresti più protetto. E’ troppo pericoloso.
- Remus, non sono più un bambino. Credo di poter
prendere da solo le decisioni.
Ti ho chiesto poco fa il permesso solo per cortesia.
Ma in realtà non era una domanda quella…
- Sei come…
- Sono come mio padre, lo so- disse Harry, alzandosi
in piedi.
- E mio padre sono sicuro che sarebbe
venuto, non sarebbe rimasto qui mentre gli altri prendevano decisioni
sulla sua famiglia.
E non è quello che farò io… mi dispiace, ma verrò.
- Mi sembri molto deciso, Harry.
E né io né Remus proveremo più a farti cambiare idea… -
si arrese Tonks.
Harry stava per ringraziare, quando qualcuno bussò
alla porta.
- Vado io – disse subito Tonks,
accennando ad uno sguardo preoccupato.
- Non preoccuparti, Tonks,
non credo che un mangiamorte bussi per entrare: “Salve, sono un mangiamorte,
posso uccidere il prescelto?” – disse Harry, sorridendo.
Remus soffocò una risata, che infastidì Tonks.
- Ok – disse lei, mettendosi a braccia conserte.
- Va pure Harry.
Il ragazzo si avvicinò alla porta.
Dopo la chiacchierata con Remus si era come
dimenticato della cicatrice e del suo sogno.
Ma ora, mentre stava per abbassare la maniglia, si
accorse che la cicatrice gli doleva più di prima.
Soffocò il dolore in un sospiro, poi aprì.
Harry si ritrovò a fissare gli occhi giallastri di
un uomo che inforcava un paio di occhiali in metallo, dalle sopraciglia
cespugliose e aggrovigliate.
L’uomo si fece avanti con una certa grazia, ma nel
suo modo di camminare si intuiva un leggero zoppicare.
- Harry Potter – un leggero sussurro proveniva da quelle
labbra carnose.
- Signor Ministro – disse Harry, chiudendo la porta
alle sue spalle.
- A cosa devo l’onore di questa visita?- chiese
Harry, sentendo come la necessità di doversi mostrare più adulto.
- Oh, signor Potter… per la barba di Merlino, non
crederà davvero che io venga qui a casa sua sempre e
solo per uno scopo ben preciso.
Desideravo
solamente sapere come stavi – la voce profonda di Scrimgeour celava un minimo
di sincerità.
- Si, e io mi chiamo Lord
Voldemort – bisbigliò Harry sarcastico.
- Scusa?- chiese il Ministro.
- Niente, niente… dicevo solo, cosa ci fa qui in
piedi.. su, si sieda – disse Harry, sforzandosi di
essere il più gentile possibile.
Ricordava come se fosse stato ieri le
raccomandazioni dell’Ordine sul comportamento da assumere in presenza del
Ministro.
“Educato, aggraziato e ragionevole” erano i tre
aggettivi che più gli venivano ripetuti.
Effettivamente l’Ordine non voleva dare al Ministro
l’opportunità di arrestare o accusare Harry.
- Siamo soli?- chiese poi il Ministro, scrutando
l’ambiente attorno a lui.
- Si- disse Harry, che non riusciva a capire dove
voleva arrivare.
Probabilmente Lupin e Tonks
avevano preferito non farsi vedere dal Ministro, altrimenti sarebbero già
saltati fuori.
- Bene – affermò Scrimgeour.
Improvvisamente quella che era stata un’aggraziata e
snob espressione, si trasformò in qualcosa di più accattivante e allo stesso
tempo… malvagia.
I capelli arruffati del Ministro sembrarono
restringersi, si accorciavano risucchiati dal cranio di quell’uomo.
Le ciocche bianche diventavano di un colore più
biondo.
Il Ministro divenne improvvisamente più alto e più
magro, la sua pelle si faceva sempre di un colore più chiaro.
Gli occhi sciupati e giallastri lasciarono il posto
a occhi molto più profondi.
I suoi occhiali caddero sul pavimento, e il vetro
delle lenti si frantumò in mille pezzi.
Harry aveva osservato quella trasformazione con
riluttanza e timore.
Ma si alzò in piedi solo quando davanti a sé non
aveva più il ficcanaso e rompiballe Ministro della Magia, ma il terribile,
odioso e accattivante Draco Malfoy.
Harry non perse tempo ad impugnare la bacchetta, ma Draco fu molto più veloce di lui e gridò:
- Protego .
Harry venne scaraventato sul divano da una forza
invisibile.
Cadendo credette di essersi
appena procurato una frattura al braccio.
Non poteva crederci: Malfoy era Scrimgeour! O Scrimgeour era Malfoy?
- Tu !- gli occhi di Harry brillarono di rabbia e
vendetta, mentre il suo indice restava puntato in aria contro il suo nemico di
sempre.
- Aspetta, Potter – la voce di Draco sembrava molto
più cambiata.
Era più profonda, non apparteneva più al bambino
ribelle e viziato cresciuto nel lusso e nello sfarzo, ma adesso apparteneva
all’ uomo, nonché mangiamorte, che per vivere doveva
faticare, lottare continuamente.
- Aspettare cosa??? – Harry
si accorse che stava urlando.
Non riusciva ancora a capire perché Draco Malfoy
stava lì impalato davanti a lui.
Non poteva eliminarlo,
Harry aveva ancora la protezione dell’incantesimo.
Ma allora cosa ci faceva lì a casa dei suoi zii?
Mentre tutte queste domande vagavano nella sua mente
in cerca di una risposta concreta, pensò a Lupin e Tonks.
Non avevano sentito cosa stava succedendo?
Perché non erano venuti in suo aiuto?
- Potter, sono venuto qui
in pace.
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“ Opem fero “ = ho ideato io questo incantesimo. Opem fero è una locuzione che viene dal latino, e significa “portare in aiuto”, o comunque una cosa del genere ^_^
L’incantesimo, che per
le grandi abilità che richiede solo i maghi più potenti riescono a effettuare, fa smaterializzare
un oggetto qualsiasi per farlo
riapparire tra le
braccia della persona a cui il mago o la maga pensava durante l’incantesimo.
Veniva molto usato dai maghi potenti quando si voleva
inviare
qualcosa senza ricorrere a un gufo !!!
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Ecco qui!!! E’ finito il primo capitolo…
Lo so, lo so,
non è un gran che ma vi assicuro che gli sviluppi saranno fantastici!
Magari il mio
stile di scrittura non è perfetto e sicuramente deve maturare e migliorare ma
con i vostri commenti sono sicuro che ci riuscirò presto!!!
Adesso vi
lascio liberi, mi raccomando RECENSITE, RECENSITEE E RECENSITEEEE!!!!!
Ci vediamo al
prossimo capitolo, dal titolo “CREDERCI O NON CREDERCI???”