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Autore: OscuroSignore    20/07/2009    3 recensioni
Tra amori ritenuti impossibili, una logorante guerra per la salvezza dell’intera umanità, una faticosa e disperata ricerca
degli Horcrux, il tutto mescolato a nuovi personaggi, nuovi incantesimi e oggetti incantati, aggiungendo nuove coppie, pentimenti e
tradimenti ecco che vi propongo una mia modesta revisione del settimo libro, o almeno eccolo come a me sarebbe piaciuto!!!
Le coppie sono una sorpresa, ma adesso non voglio aggiungere altro… leggete, su, cosa aspettate!!! E recensite…
Genere: Romantico, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Sorpresa
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Harry Potter

and the Enchanted Candles

                                                                  

 

Tra amori ritenuti impossibili, una logorante guerra per la salvezza dell’intera umanità, una faticosa e disperata ricerca

degli Horcrux, il tutto mescolato a nuovi personaggi, nuovi incantesimi e oggetti incantati, aggiungendo nuove coppie, pentimenti e

tradimenti ecco che vi propongo una mia modesta revisione del settimo libro, o almeno eccolo come a me sarebbe piaciuto!!!

Le coppie sono una sorpresa, ma adesso non voglio aggiungere altro… leggete, su, cosa aspettate!!! E recensite…

 

 

1° Capitolo

 Visite

 

 

Volava ormai da quasi due giorni.

Desiderava tantissimo tornare indietro, ammirare la nascita del suo mondo, del mondo che aveva sempre sognato, un mondo dove la razza pura, quella dei maghi

doveva trionfare sulla sporca razza dei mezzosangue.

Ormai il preside della scuola di Hogwarts era crollato, il ministero stava poco a poco cadendo ai suoi piedi, e i suoi seguaci, i mangiamorte, svolgevano

un ottimo lavoro contro quel gruppo di sfigati che osavano sfidarlo, l’Ordine della Fenice.

 

Ora che tutto sembrava andare per il verso giusto, ecco che lui doveva lasciare l’Inghilterra.

Ma sapeva che quel viaggio era necessario e non l’avrebbe intrattenuto ancora per molto.

Un largo sorriso segnava il suo volto pallido, sapeva che era vicino, ormai.

Nonostante la tentazione di fare dietrofront sapeva benissimo che ormai non poteva abbandonare.

 

Era così vicino…

Quello stupido di Silente aveva immaginato di sconfiggere il Signore Oscuro, come aveva osato pensare anche solo un attimo che sarebbe stato risparmiato?

Adesso il vecchio pazzo brontolone aveva fatto la fine che meritava.

 

E ora, lui, Voldemort in persona, stava per mettere fine anche all’ultimo segreto che Albus Silente aveva portato con sé nella tomba.

Sentiva il mantello scorrere sotto di lui, che in quel momento volava alto nella direzione opposta al vento sopra il territorio italiano, un territorio molto arido.

Il cielo veniva continuamente spaccato in due da saette e fulmini, boati provenivano da oltre le montagne, scatenati dalla furia devastatrice di una tempesta estiva.

 

Il Signore Oscuro volò per oltre due ore, quando si fermò di botto.

Un brivido di eccitazione lo percorse da capo a piedi.

Era arrivato.

 

Scese fino a toccare terra.

Era atterrato proprio davanti un campo di grano.

I suoi piedi toccavano terriccio umido bagnato dalla pioggia, ma i suoi occhi ammiravano ben altro.

Le sue nere pupille si allargarono, brillarono contemplando quella che sembrava essere una semplice e umile dimora di campagna.

 

Era così, in questo modo, che Albus Silente, il Grande Albus Silente, pensava di ingannare Voldemort???

Nascondendola in una casa in campagna???

Evidentemente il vecchio era all’oscuro di un’ennesima cosa: le porte del sapere, per Lord Voldemort, erano tutte spalancate.

 

Il temibile signore Oscuro si fece avanti e solo quando fu vicino alla piccola porta di legno, fece scivolare la sua mano sulla bacchetta, impugnandola

attraverso bianche e affusolate dita scheletriche.

Con un ghigno, alzò la bacchetta e disse in sussurrò:

 

-Bombarda – la neonata parola sembrò come appartenere al vento, essere un suo fruscio.

 

Ma dalla bacchetta del Signore Oscuro uscì una forte luce verde, che fece esplodere in mille pezzi la porta di legno della piccola casa.

Scaglie di legno volarono da tutte le parti, alcune vennero trascinate altrove dal vento, altre, più pesanti, finirono per terra.

Voldemort strisciò dentro, trovandosi davanti una ragazza, spaventata e infreddolita.

 

- Harry!!!!

 

La ragazza impugnò subito la bacchetta, ma sembrava quasi paralizzata.

La mano le tremava, non riusciva a calmarsi.

 

- La prego, non mi faccia del male – disse la ragazza, tremante.

 

Voldemort sorrise di compassione.

A lui piaceva da matti quando gli altri lo supplicavano, ma piaceva ancora di più quando poi li uccideva.

 

- Dimmi dove si trova – la voce del signore Oscuro sembrava un flebile sussurro che si confondeva con i boati della tempesta.

 

- Io… io non so di cosa state parland… -

 

Voldemort afferrò la ragazza per un braccio.

Una presa molto potente e violenta.

 

- Ho detto… dimmi … dove… si trova – disse con un tono più alto Lord Voldemort, scandendo ogni gruppo di parole con una strattonata.

 

- La prego… io… io non c’entro niente… - ripeteva la ragazza, che scoppiò a piangere, singhiozzando.

 

- Harry!!!!!!!!!!!!!!

 

- L’ultima … possibilità – ringhiò Voldemort a denti stretti

 

La ragazza cadde ai suoi piedi, implorandolo di lasciarla vivere.

Poi, tra un singhiozzo ed un altro, veloce come una furia e scattante come una lepre, prese la bacchetta che le era precedentemente caduta a terra

e disse con quanto fiato aveva in gola:

 

- Protego – il grido echeggiò nella stanza buia, e immediatamente uno scudo invisibile calò tra i due come un sipario.

 

Dalla sua forza i due furono scaraventati ai lati opposti della stanza e la ragazza non perse tempo ad afferrare una scatola di metallo, puntargli contro la bacchetta e dire:

 

- Opem fero (Guarda a fine pagina per informazioni sull’incantesimo)dalla punta della bacchetta sembrò uscire un fascio di luce azzurra, che avvolse la scatola di metallo, fino a quando questa non scomparì.

 

Voldemort si riprese. Non poteva credere che una stupida ed insignificante ragazza come quella avesse messo a terra il Signore Oscuro.

Decise di finirla con i giochi: il divertimento era durato anche troppo a lungo.

Alzò la bacchetta e gridò:

 

- Avada Kedavra – la ragazza cadde a terra priva di vita, colpita dal terribile Anatema-che-uccide.

 

 

 

Harry si svegliò con un sussulto.

Gli bruciava la cicatrice e si accorse che gli occhiali erano finiti sul pavimento.

Era stato tutto un sogno.

Ma Harry sapeva che era ben più di un sogno, era una visione. Unaltra.

 

Si mise a sedere. Per un attimo aveva dimenticato che non si trovava più ad Hogwarts, o alla tana, sotto le impacciate e soffocanti attenzioni della signora Weasley.

Si calò e prese gli occhiali.

 

- Harry, stupido ragazzo, dov’eri finito! – tuonò il grosso omone che Harry era solito chiamare zio.

- Ti ho chiamato ben tre volte – continuò.

 

Vernon infatti era appena entrato nel salotto di casa sua, con un espressione simile ad un macellaio che si prepara a scannare un piccolo agnellino.

Ma Harry ormai non faceva più caso a quello che suo zio andava brontolando.

Da quando il suo sesto anno ad Hogwarts si era concluso, non faceva altro che pensare a Ginny, al modo orribile in cui aveva rotto con lei, a Ron ed Hermione, i suoi

migliori amici che si erano offerti di aiutarlo nella praticamente impossibile missione lasciatagli da Silente, agli Horcrux, a Voldemort, ai pericoli che l’Ordine correva e aumentava di giorno in giorno l’odio che provava verso di Piton, il suo ex professore di Pozioni e di Difesa Contro le Arti Oscure.

 

Gli sembrava ieri il giorno in cui aveva brutalmente ucciso Silente, l’uomo che in tutti quegli anni si era fidato di lui, l’unico.

Figuriamoci se in mezzo a tutto quel trambusto riusciva a ritagliare un po’ di spazio per suo zio!

E poi, da qualche giorno, a tutte quelle preoccupazioni si erano aggiunti i sogni premonitori di Harry, che sembrava entrare in contatto con la mente di Voldemort.

 

Non sapeva veramente se fossero o no sogni premonitori, cioè, se si realizzassero davvero, ma aveva qualche presentimento al riguardo.

E ciò lo spaventava davvero!

Che cos’è che Voldemort cercava??

E chi era quella ragazza??

 

- Voglio una spiegazione – disse zio Vernon piombandogli davanti.

- Cosa ci fa quell’uomo in casa mia???- continuò poi, aumentando sempre più il tono della voce.

 

Harry, che poco prima stava sorridendo per l’espressione di suo zio, si rabbuiò.

Di chi parlava lo zio???

Era possibile che i Mangiamorte avessero infranto l’incantesimo che finora lo aveva protetto?

Non aveva ancora compiuto diciassette anni, in fondo.

 

Harry si alzò e impugnò alla bacchetta.

 

Alla vista di “quel pezzo di legno” Vernon roteò gli occhi.

 

- Cosa vuoi combinare con quella dentro la mia casa???

Quante volte ti ho detto che non devi nemmeno tenerla in mano??? Lasciala, lasciala ho detto … altrimenti, sai che puoi farne???

Ficcatela nel cu…-

 

- Shhhhhh – lo zittì Harry, furioso, rivolgendogli uno sguardo di rimprovero.

Vernon sembrò capire il messaggio, tanto che di colpo la stanza piombò nel silenzio più totale.

 

Harry odiava quello che gli stava succedendo, doveva sempre stare all’erta, ventiquattro ore su ventiquattro.

Ma non poteva permettersi il lusso di “rilassarsi” o di abbassare la guardia.

 

Se fossero stati Mangiamorte lo avrebbero già attaccato, ma meglio essere prudenti.

 

Harry uscì dal salotto e la sua posizione di tensione si trasformò in una postura rilassata appena riconobbe il volte di Remus Lupin.

 

- Remus … tu … che ci fai qui? – disse Harry sorridendo.

 

- Oh, Harry … mi stavo chiedendo dove fossi, e tuo zio non mi ha lasciato parlare appena  ha visto materializzarmi qui di fronte a lui…

Comunque… cosa c’è??? Non sei contento di vedermi? – chiese, mostrando un grande sorriso paterno.

 

- No, che dici… anzi … ma com’è che sei qui??? Ci sarà un motivo no??? – chiese Harry, sforzandosi di pensare positivo.

 

- Niente di particolare, Harry, solo che… insomma, con l’Ordine, noi abbiamo pensato che avresti avuto bisogno di protezione – spiegò Lupin, lasciandosi cadere

su una comoda sedia in pelle come se quella fosse casa sua.

- Ultimamente,come del resto ci aspettavamo,Privet Drive è stata “stranamente” presa di mira dai mangiamorte… ha subito cinque attacchi in un solo giorno – continuò Lupin.

- Perciò Alastor è stato illuminato: si, insomma, ha deciso che avremmo fatto a turno la guardia sulla tua casa… - concluse, soddisfatto della sua spiegazione.

 

- Ma… c’è l’incantesimo di mia madre che ancora mi protegge, no?- chiese di nuovo Harry, che cominciava a non capire.

 

- Si, ma vedi, non possiamo sapere se i Mangiamorte decideranno di attaccarti mentre magari sei per strada, e nemmeno possiamo impedirti di uscire anche solo per una boccata d’aria… lo facciamo tutti volentieri, Harry, non preoccuparti… i turni sono già decisi e io farò in coppia con Dora… a proposito, com’è che non è ancora arrivata?- chiese Lupin gettando un occhiata al bizzarro orologio che teneva al polso.

 

- Arrivata chi???

E per fare cosa??? – Vernon aveva osservato tutta la scena dall’anta della porta.

Harry non poteva biasimarlo, in fondo quella era casa sua.

Aveva pure il diritto di sapere cosa succedeva intorno a lui.

 

Harry e il suo ex professore di difesa contro le arti oscure si scambiarono un’occhiata.

Fu quando Harry calò la testa che Lupin iniziò a parlare.

 

- Non ha sentito bene? Allora le faccio un piccolo riepilogo… suo nipote, Harry, è in gravissimo pericolo perché rischia di essere ucciso dal più grande mago di tutti i tempi e noi, un gruppo chiamato l’Ordine della Fenice, abbiamo deciso di fare dei turni per proteggerlo… - disse Lupin molto lentamente, come se stesse ripetendo il tutto a un menomato.

 

- Questo significa che voi siet … siete maghi??? – disse zio Vernon, con un tono di chi aveva appena detto una parolaccia o una bestemmia.

 

- Bravo, signor Dursley, vedo che è molto più perspicace di quanto credessi – scherzò Lupin.

 

- E allora… voi dovreste dormire qui per fare la guardia a Harry, giusto? – chiese nuovamente Vernon.

 

Harry si meravigliò di quell’osservazione, non lo faceva così intelligente.

 

Lupin annuì entusiasta.

 

Vernon, a quel gesto, cambiò espressione.

Fece di no con la testa poi disse:

- Non se ne parla. Nessuno rimarrà qui in casa mia… nessuno che possegga quella – Vernon indicò debolmente la bacchetta che Harry teneva ancora in mano.

 

- Forse ho dimenticato di dirle, signor Dursley, che insieme a Harry anche lei e tutta la sua famiglia è in pericolo… non creda che il Signore Oscuro risparmierà dei semplici babbani che sono solo un ostacolo nel suo cammino – disse Lupin, in tono minaccioso.

 

Harry sorrise.

Capì che gioco stava facendo, e se conosceva suo zio quanto bastava, era sicuro che il suo piano avrebbe avuto successo.

 

- La mia… cosa???- chiese Vernon, sgranando gli occhi.

 

- Si, ha sentito benissimo… - Lupin tramutò la sua espressione poco seria in una molto più credibile.

- Signor Dursley, questa è una guerra! A tutti gli effetti… purtroppo, sono sicuro che ci saranno tantissimi morti, da entrambe le parti… - disse poi.

- Deve essere lei a decidere cosa fare… la casa è sua, in fondo… - continuò Lupin.

 

Vernon ascoltava tutto con molta attenzione, ed Harry era molto sicuro che finalmente stava cominciando a capire la gravità della cosa.

- Ma … io… la mia casa – disse, con un debole e penoso sussurro.

 

Harry quasi provò pietà per lui.

Effettivamente, da quando era tornato a Privet Drive, non aveva fatto altro che pensare a quello.

Voldemort, una volta spezzato l’incantesimo che proteggeva Harry e la casa, avrebbe sicuramente cercato di arrivare al ragazzo attraverso i suoi parenti.

 

Non che Harry amasse i suoi zii, ma non voleva nemmeno vederli soffrire.

- Non preoccuparti… provvederemo a questo – disse Harry, con un tono molto rassicurante.

 

Vernon, a quelle parole, sentì avere un tonfo al cuore.

- Si… va bene, potete restare, ma non per molto – farfugliò, in maniera molto confusa, sforzandosi di mantenere l’espressione da burbero e tosto come voleva apparire.

Poi girò i tacchi e se ne andò.

 

Lupin scoccò un’occhiata a Harry.

- Sei stato bravo… - disse poi.

 

Neanche si accorsero inizialmente del sonoro pop all’interno della stanza.

 

- Oh, Tonks – disse poi Harry.

- Harry, che piacere rivederti… spero che tu, Remus, abbia già spiegato il motivo della nostra visita, – disse Tonks, che sembrava avere una certa fretta.

 

Lupin tornò serio.

- Si, tesoro, ho già pensato a tutto io, non ci rimane che appostarci davanti la porta e attendere – disse poi.

 

- Bene, allora… cosa aspetti?- chiese di nuovo.

- Su, in piedi.

 

- No, aspetta – disse Harry, bloccandoli.

- Volevo parlarvi… insomma, di quello che mio zio ha appena detto… non ha tutti i torti, in fondo…- continuò poi.

 

Tonks, che non capiva quel che Harry stesse dicendo, lanciò un occhiata curiosa a Lupin.

 

- Si, insomma, hai ragione… ci avevamo già pensato noi, e siamo arrivati alla conclusione che decideremo questo e altro ancora domani, ad una riunione dell’ordine – spiegò Lupin.

 

- E dove si terrà? Sbaglio o il 12 di Grimmauld Place è offlimits da quando, si, insomma… Piton è uscito allo scoperto?

 

- Sbagli, Harry. Vedi, abbiamo provveduto anche a questo. Tutti i nostri auror più potenti hanno lanciato maledizioni e incantesimi per tenere lontano chiunque non faccia

parte dell’Ordine… è di nuovo un posto sicuro – sorrise Lupin.

 

Quel largo sorriso svelò nel suo volto profonde rughe che Harry non aveva mai notato prima.

Lupin non era più giovane come una volta, e dopo la morte di Sirius e di Silente, tantissime responsabilità erano ricadute sulle sue spalle.

Avevano fatto di lui un uomo sicuramente più saggio, e più anziano, forse.

 

- Posso venire anch’io??? Alla riunione, intendo… - chiese Harry.

 

Remus scambiò un occhiata con Tonks, cercava un appoggio.

 

- Non so, Harry. Fuori di qui non saresti più protetto. E’ troppo pericoloso.

 

- Remus, non sono più un bambino. Credo di poter prendere da solo le decisioni.

Ti ho chiesto poco fa il permesso solo per cortesia. Ma in realtà non era una domanda quella…

 

- Sei come…

 

- Sono come mio padre, lo so- disse Harry, alzandosi in piedi.

- E mio padre sono sicuro che sarebbe venuto, non sarebbe rimasto qui mentre gli altri prendevano decisioni sulla sua famiglia.

E non è quello che farò io… mi dispiace, ma verrò.

 

- Mi sembri molto deciso, Harry.

E né io né Remus proveremo più a farti cambiare idea… - si arrese Tonks.

 

Harry stava per ringraziare, quando qualcuno bussò alla porta.

 

- Vado io – disse subito Tonks, accennando ad uno sguardo preoccupato.

 

- Non preoccuparti, Tonks, non credo che un mangiamorte bussi per entrare: “Salve, sono un mangiamorte, posso uccidere il prescelto?” – disse Harry, sorridendo.

 

Remus soffocò una risata, che infastidì Tonks.

 

- Ok – disse lei, mettendosi a braccia conserte.

- Va pure Harry.

 

Il ragazzo si avvicinò alla porta.

Dopo la chiacchierata con Remus si era come dimenticato della cicatrice e del suo sogno.

Ma ora, mentre stava per abbassare la maniglia, si accorse che la cicatrice gli doleva più di prima.

Soffocò il dolore in un sospiro, poi aprì.

 

Harry si ritrovò a fissare gli occhi giallastri di un uomo che inforcava un paio di occhiali in metallo, dalle sopraciglia cespugliose e aggrovigliate.

L’uomo si fece avanti con una certa grazia, ma nel suo modo di camminare si intuiva un leggero zoppicare.

 

- Harry Potter – un leggero sussurro proveniva da quelle labbra carnose.

 

- Signor Ministro – disse Harry, chiudendo la porta alle sue spalle.

- A cosa devo l’onore di questa visita?- chiese Harry, sentendo come la necessità di doversi mostrare più adulto.

 

- Oh, signor Potter… per la barba di Merlino, non crederà davvero che io venga qui a casa sua sempre e solo per uno scopo ben preciso.

  Desideravo solamente sapere come stavi – la voce profonda di Scrimgeour celava un minimo di sincerità.

 

- Si, e io mi chiamo Lord Voldemort – bisbigliò Harry sarcastico.

 

- Scusa?- chiese il Ministro.

 

- Niente, niente… dicevo solo, cosa ci fa qui in piedi.. su, si sieda – disse Harry, sforzandosi di essere il più gentile possibile.

 

Ricordava come se fosse stato ieri le raccomandazioni dell’Ordine sul comportamento da assumere in presenza del Ministro.

“Educato, aggraziato e ragionevole” erano i tre aggettivi che più gli venivano ripetuti.

Effettivamente l’Ordine non voleva dare al Ministro l’opportunità di arrestare o accusare Harry.

 

- Siamo soli?- chiese poi il Ministro, scrutando l’ambiente attorno a lui.

 

- Si- disse Harry, che non riusciva a capire dove voleva arrivare.

 

Probabilmente Lupin e Tonks avevano preferito non farsi vedere dal Ministro, altrimenti sarebbero già saltati fuori.

 

- Bene – affermò Scrimgeour.

 

Improvvisamente quella che era stata un’aggraziata e snob espressione, si trasformò in qualcosa di più accattivante e allo stesso tempo… malvagia.

 

I capelli arruffati del Ministro sembrarono restringersi, si accorciavano risucchiati dal cranio di quell’uomo.

Le ciocche bianche diventavano di un colore più biondo.

Il Ministro divenne improvvisamente più alto e più magro, la sua pelle si faceva sempre di un colore più chiaro.

Gli occhi sciupati e giallastri lasciarono il posto a occhi molto più profondi.

 

I suoi occhiali caddero sul pavimento, e il vetro delle lenti si frantumò in mille pezzi.

 

Harry aveva osservato quella trasformazione con riluttanza e timore.

Ma si alzò in piedi solo quando davanti a sé non aveva più il ficcanaso e rompiballe Ministro della Magia, ma il terribile, odioso e accattivante Draco Malfoy.

 

Harry non perse tempo ad impugnare la bacchetta, ma Draco fu molto più veloce di lui e gridò:

 

- Protego .

 

Harry venne scaraventato sul divano da una forza invisibile.

Cadendo credette di essersi appena procurato una frattura al braccio.

Non poteva crederci: Malfoy era Scrimgeour!  O Scrimgeour era Malfoy?

 

- Tu !- gli occhi di Harry brillarono di rabbia e vendetta, mentre il suo indice restava puntato in aria contro il suo nemico di sempre.

 

- Aspetta, Potter – la voce di Draco sembrava molto più cambiata.

Era più profonda, non apparteneva più al bambino ribelle e viziato cresciuto nel lusso e nello sfarzo, ma adesso apparteneva

all’ uomo, nonché mangiamorte, che per vivere doveva faticare, lottare continuamente.

 

- Aspettare cosa??? – Harry si accorse che stava urlando.

Non riusciva ancora a capire perché Draco Malfoy stava lì impalato davanti a lui.

Non poteva eliminarlo, Harry aveva ancora la protezione dell’incantesimo.

Ma allora cosa ci faceva lì a casa dei suoi zii?

 

Mentre tutte queste domande vagavano nella sua mente in cerca di una risposta concreta, pensò a Lupin e Tonks.

Non avevano sentito cosa stava succedendo?

Perché non erano venuti in suo aiuto?

 

- Potter, sono venuto qui in pace.

 

 

 

                                                            _______________________________________________________________

 

“ Opem fero “ = ho ideato io questo incantesimo. Opem fero è una locuzione che viene dal latino, e significa “portare in aiuto”, o comunque una cosa del genere ^_^

                       L’incantesimo, che per le grandi abilità che richiede solo i maghi più potenti riescono a effettuare,  fa smaterializzare un oggetto qualsiasi per farlo

                       riapparire tra le braccia della persona a cui il mago o la maga pensava durante l’incantesimo. Veniva molto usato dai maghi potenti quando si voleva

                       inviare qualcosa senza ricorrere a un gufo !!!

 

                                                            _______________________________________________________________

 

Ecco qui!!! E’ finito il primo capitolo…

Lo so, lo so, non è un gran che ma vi assicuro che gli sviluppi saranno fantastici!

Magari il mio stile di scrittura non è perfetto e sicuramente deve maturare e migliorare ma con i vostri commenti sono sicuro che ci riuscirò presto!!!

Adesso vi lascio liberi, mi raccomando RECENSITE, RECENSITEE E RECENSITEEEE!!!!!

Ci vediamo al prossimo capitolo, dal titolo “CREDERCI O NON CREDERCI???

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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