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Autore: Ray Wings    12/03/2019    0 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Condanna


Priscilla volò sul braccio del gigante e lentamente avanzò verso una delle finestre, dalla quale sarebbe entrata al suo interno. Un membro della gilda Phantom Lord gli si parò davanti ma lei senza nessuno sforzo lo sbalzò via con una folata di vento.
«È il mio compito» continuò a mormorare come un demone della morte. Altri uomini gli corsero incontro, armati e pronti a lanciare contro di lei qualsiasi tipo di magia. «È il mio ruolo» mormorò ancora, come una cantilena, e un altro soffio di vento li colpì tutti e li lanciò giù, nel mare. Raggiunse il corpo del gigante e attraversò la finestra con un leggero salto. Altri uomini corsero verso di lei, pronti a colpirla, senza curarsi -o forse senza vedere- il suo sguardo vacuo.
«È il mio compito. È il mio ruolo» continuò a mormorare ad ogni passo. Un'improvvisa pressione sbalzò via tutti i soldati del corridoio, senza che nemmeno lei muovesse un dito, ma continuava a camminare, sempre più persa nel suo incubo, scandendo i passi con quelle uniche parole che ora pareva essere in grado di pronunciare. Sotto di sé non sapeva della lotta che anche il resto dei suoi compagni, uno alla volta, stava cominciando e intraprendendo. Elfman contro Sol, prima degli altri, ad affrontare non solo un nemico fisico ma anche i fantasmi del proprio passato. La morte di Lisanna, la sua amata sorellina, era appena tornata a tormentarlo ma era stata la voce in pericolo di Mirajane a ridargli la forza di andare avanti e sconfiggere il suo nemico.
«È il mio compito» cantilenò Priscilla, camminando pacatamente lungo i corridoi, sbaragliando chiunque gli si parasse davanti senza neanche quasi accorgersene. La sua forza era improvvisamente diventata più bruciante e pericolosa, a ritmo di quella nenia. «È il mio ruolo».
Altrove, anche Gray si era ritrovato a un confronto con Lluvia, il secondo degli Element Four, mentre ancora più in basso Natsu aveva già sconfitto da tempo Totomaru, il terzo.
«Il mio...» qualcosa riuscì finalmente a distoglierla da quell'arteficio in cui sembrava essere caduta, nell'istante in cui mise piede in una sala. Saltò a destra, schivando appena in tempo l'attacco di una piccola tromba d'aria.
«Aria?» si chiese, riatterrando armoniosamente e osservando il nemico ancora nascosto dal vento, di fronte a sé.
«Il tuo compito?» una voce maschile, profonda, venne da quel piccolo turbine che si sciolse poco dopo. Al suo posto comparve un uomo alto e grosso, con una gigantesca giacca verde sulle spalle e delle bende sopra gli occhi. «Una donna legata al suo destino... una condanna irrinunciabile...» esclamò drammatico, prima di mettersi a piangere. «Quale tristezza!»
«Una condanna» sghignazzò Priscilla, raddrizzandosi e puntando gli occhi al proprio avversario. «Sì, una volta la vedevo così. Chi sei?» chiese, arginando subito il discorso sulla sua presunta condanna.
«Aria» si presentò l'uomo. «Il leader degli Element Four».
«Aria?» ragionò Priscilla, focalizzandosi sul potere con il quale l'uomo si era presentato a lei: un turbine di vento, e il suo nome ora confermava che il potere magico di quell’uomo era simile al suo. Sorrise e il vento cominciò a vorticarle intorno, facendole svolazzare le ciocche dei capelli. Le due treccine ai lati della nuca, cominciarono a muoversi a mezz'aria, come serpenti, che ben si armonizzavano con lo sguardo che ora Priscilla aveva sul volto che tanto la assomigliava allo sguardo pietrificante di Medusa delle leggende.
«Sarà uno scontro interessante» sghignazzò. Lanciò la prima raffica di vento, allungando un braccio davanti a sé, attacco che Aria parò senza troppe difficoltà con uno scudo invisibile.
«Oh...» osservò Aria, sorpreso. «Tu devi essere Priscilla, allora».
«La mia fama mi precede» sorrise Priscilla, prima di scattare in avanti, spinta da un altro soffio di vento. «Arrivo!» annunciò e caricò il pugno all'indietro. Aria portò in avanti le mani, pronto a difendersi con un altro scudo magico, ma all'ultimo istante un altro soffio di vento fece cambiare velocemente direzione a Priscilla. Volò verso l'alto e rapidamente scese di nuovo, a gamba tesa sulla sua testa. Lo sfiorò, avvantaggiata dall'effetto sorpresa, ma Aria fu comunque più veloce e sbalzò via il piede di Priscilla con un altro soffio di vento. Usando ancora del vento Priscilla bloccò la sua caduta e si lanciò nuovamente all'attacco. Sfruttava le correnti per darsi potenza e velocità, cambiava direzione in ogni istante e non appena trovava uno spiraglio libero caricava e colpiva, ma mai riusciva a raggiungerlo.
«Il tuo potere magico non è niente male, maga del vento» commentò Aria, prima di unire nuovamente le mani e annunciare. «Spazio Aereo... Soppressione!» una serie di bolle di pressione nacquero intorno a Priscilla e la colpirono come potenti pugni, esplodendo su di lei. Urlò e provò a proteggersi giusto il volto con le braccia. Cadde verso terra, ma non la toccò, riuscendo a rimanere per aria ancora una volta. Si tirò di nuovo in piedi, tremante.
«Ma manchi di esperienza, tecnica e capacità fisiche» disse ancora lui, osservando la ragazza già malridotta, che tremava nello sforzo di restare in piedi. Nonostante questo, il sorriso sul suo volto non moriva.
«Non ho mai amato gli scontri, anzi credo di poter dire che li detesto con tutta me stessa» rispose lei, con un tono quasi divertito.
«Oh... e ti sei unita alla gilda più attaccabrighe di tutta Fiore?» osservò Aria, divertito da quell'incoerenza.
«Che vuoi che ti dica? È la mia condanna, giusto?» ridacchiò, sparandosi nuovamente in avanti.
«Questo è così triste!» si mise di nuovo a piangere lui, mentre Priscilla lo raggiungeva. Riuscì a tirare il colpo, ma prese il vuoto nell'istante in cui Aria sparì. Riapparve alle sue spalle e gli puntò contro il palmo della mano aperta.
«Soppressione!» annunciò e un altro colpo dello spazio le esplose contro, scaraventandola contro un muro con un urlo. Questa volta non riuscì a proteggersi e finì col colpirlo e subire un terribile colpo al fianco. Cadde a terra, tremolante, ma si rialzò poco dopo facendo leva su mani e piedi.
«Dovresti restare dove sei, non rendere tutto ancora più triste» disse lui avvicinandosi a passi pesanti alla ragazza. «È già così triste sapere che stai combattendo contro colui che ha risucchiato il potere magico al tuo master. Che dolore! Adesso anche tu subirai lo stesso» scoppiò a piangere, ma nonostante questo non si fermò nel preparare la magia.
«Distruzione!» un cono di magia racchiuse Priscilla al suo interno e cominciò a risucchiarne il potere, esattamente come aveva fatto con Makarov il giorno prima. Lei urlò, in preda a un dolore accecante, e lui, continuando a piangere, continuò a risucchiare tutto ciò che le dava la forza.
«Questo potere...» singhiozzò, riuscendo a sentirne la consistenza come fosse un piatto per il pranzo. «Questo potere è così triste!»
«Ti piacciono le storie tristi?» gracchiò Priscilla, dolorante ma stranamente determinata. Questo sorprese Aria tanto che vacillò per un istante.
«Adesso te ne racconto una» sghignazzò, nonostante si trovasse nella sua peggiore tortura. «Anima del vento! Soppressione!»
«Cosa?» sobbalzò lui nel sentire quel nome e la sorpresa fu doppia quando delle bolle di pressione esattamente come le sue riuscirono a colpirlo. Solo successivamente riconobbe il suo errore: le bolle di Priscilla non erano dovute a una modificazione dello spazio, ma erano solo bolle d'aria compressa. Ciò nonostante, era riuscita, osservandolo solo una volta, a crearne una perfetta imitazione e questo bastava a renderla incredibilmente pericolosa. Il colpo interruppe la sua magia e lo fece barcollare all'indietro. Si rialzò e puntò i suoi occhi bendati contro la ragazza che aveva di fronte. Era in piedi, come se niente fosse, come se non risentisse delle ferite subite, e lo guardava con uno sguardo che poche volte aveva visto su qualcuno. Ma ciò che lo lasciò più stupito, quanto spaventato, fu la sua mano sinistra.
Da polso in giù non c'era più niente. Il palmo e le dita erano come sparite, invisibili, ma capì presto che non era invisibilità quella che stava vedendo. La mano era sparita veramente, lasciando al suo posto un taglio netto, come fosse stata amputata. Poteva vederne all’interno la carne, le ossa, e qualche goccia di sangue che gocciolava a terra anche se certamente meno rispetto a quello che si sarebbe aspettato. Non aveva idea di cosa fosse successo o di quando era stata tagliata quella mano, né come fosse possibile una cosa come quella, a maggior ragione quando dal taglio del polso di Priscilla si sprigionò una sottile e delicata luce blu. Brillava sotto la pelle e si allungava nello spazio seguendo una linea ben precisa, ridisegnando lentamente la mano mancante sopra la quale poi si fissava e riformava carne e pelle. Una specie di magia di rigenerazione, non poteva essere altrimenti. Notò solo in quel momento che anche le ferite che aveva addosso non erano che superficiali: quelle più profonde si stavano già richiudendo sotto la guida dello stesso fascio di luce blu che sembrava nascere da dentro lei. Tremò, per la prima volta dopo molto tempo ebbe la sensazione di non essere poi così superiore e questo lo spaventava un po'. Si afferrò le bende intorno agli occhi e se le tolse con uno strattone, scoprendo così i suoi inquietanti occhi viola.
«Non immaginavo avrei dovuto fare sul serio con una come te!» disse, sorpreso, e si mise rapidamente in posizione. «Spazio Aereo... zero!» annunciò e una strana ventata che puzzava di morte e putrefazione cominciò a soffiare in quella sala. Ma Priscilla non si scompose minimamente e continuò ad osservarlo con una strana determinazione misto a superiorità. Non aveva paura… era terrificante.
«Sarai anche un mostro colmo di tristezza, ma non sopravviverai alla mia magia prosciuga vita!» disse rafforzando il suo potere magico.
«Una magia che prosciuga la vita» mormorò Priscilla con strano disinteresse, come se la cosa non la riguardasse. Come faceva a restare così calma? Come faceva a restare in piedi?
«Eccoti la mia storia triste» disse infine, seria. Alzò una mano verso di lui, puntandogliela e preparandosi a colpire. «Le magie che intaccano il mio potere magico sono quelle più efficaci su di me, come puoi vedere» disse alzando la mano mancante che ora andava riformandosi. Ma per quanto quella avesse l’aria di una spiegazione, lo confondeva ancora di più: come poteva una magia in grado di prosciugare solo energia magica, amputare così gli arti? Ferire una persona fisicamente? Niente di quello che diceva, o faceva, aveva alcun senso.
Un cerchio magico si disegnò per aria davanti a Priscilla, ad altezza della mano destra, a segnalare il colpo che stava per essere sparato. Nonostante tutto il potere che Aria stava usando nel suo Spazio Aereo Zero, quella per lei non sembrava altro che una leggera brezza, forse un po' fastidiosa, ma per niente pericolosa.
«P-Perché non muori?» balbettò spaventato.
Un potente getto d'aria calda nacque da quel cerchio magico e colpì in pieno Aria, troppo sconvolto da quella scoperta per pensare a un modo per schivarlo. Venne scaraventato contro le scale, ma non ci arrivò. Priscilla saltò verso di lui, rapida come un proiettile, improvvisamente più carica e più forte. Lo colpì al ventre, cambiò direzione e lo colpì alla schiena, e ancora cambiò, colpendolo in faccia. E ancora e ancora, gli volava attorno con la rapidità di un colibrì, menando pugni e calci sempre più potenti sfruttando la forza del vento come propulsione. Aria non riusciva nemmeno ad avvicinarsi al suolo che Priscilla gli era sotto e con un calcio lo rispediva in alto e riprendeva a colpirlo.
«Anima del vento! Pressione!» Una potente pressione diede il colpo di grazia ad Aria, scaraventandolo al suolo con una potenza incredibile e lasciandolo infine lì, tramortito.
Priscilla tornò a toccare terra e lasciò finalmente andare un sospiro, sentendo di potersi finalmente rilassare. Alzò la mano sinistra e la osservò mentre quel fascio di luce magico che proveniva dall'interno del suo corpo finiva di ricostruirle le dita e le unghie.
«Io non posso morire. È questa la mia condanna» mormorò in risposta alle domande di Aria e in conclusione alla sua storia triste, anche se ora lui sicuramente non avrebbe potuto sentirla.
Sentì dei passi alle sue spalle provenire dal corridoio e si voltò a vedere chi stesse arrivando. Natsu entrò nella sala dove Priscilla aveva appena concluso il suo combattimento e si bloccò, sorpreso, nel vederla.
«Priscilla?!» chiese, notando quanto fosse mal ridotta.
«Ehilà, Natsu!» salutò lei con un luminoso sorriso, come se niente fosse appena successo.
«Natsu!» la voce di Erza lo raggiunse, alle sue spalle.
«Erza?» domandò stupita Priscilla, quando la vide comparire a corsa dietro di lui. «Stai bene?» chiese, preoccupata che riuscisse a malapena a muoversi.
«Priscilla! Finalmente ti ho trovata, ero preoccup...» si interruppe e per poco non le venne un infarto quando notò il corpo esanime di Aria, a pochi passi da lei.
«Ma... quello...?»
«Lui?» chiese innocente Priscilla, guardando curiosa il corpo di Aria, come se non fosse stato lei a ridurlo in quel modo. «Ha detto di chiamarsi Aria, diceva di essere il leader degli Element Four».
«Leader?» chiesero sconvolti Natsu e Erza. Conoscevano la fama degli Element Four, e Natsu aveva avuto il piacere di scontrarsi contro uno di loro proprio pochi minuti prima. Se Aria era il leader era sicuramente il più pericoloso, ed era incredibile che ad atterrarlo fosse stata quella da sempre riconosciuta come la più debole di Fairy Tail.
«Che fortuna che sono ancora viva, eh?» ridacchiò lei con l'espressione di una bambina innocente. Si portò entrambe le mani dietro la testa, in quella sua posa sbarazzina e birichina, mentre sul viso moriva ogni cenno del mostro pericoloso che si era mostrata fino a un istante prima, lasciando invece spazio all'unica che i membri di Fairy Tail avessero mai conosciuto: la solare, rumorosa, quasi infantile, Priscilla.
Si portò rapidamente le mani ai fianchi, gonfiando il petto orgogliosa.
«Quando rivedrò Mistgun glielo dirò! Non sono più tanto inutile, sai? Perché io faccio bam!» disse euforica, tirando un pugno all'aria. «E poi bam! E bam! Bam!» E a ogni bam tirava un pugno, piena di un'energia che chissà dove ancora prendeva. Rise divertita e felice, riempiendo quella stanza di un'allegria che sentiva il bisogno di riversare all'esterno, come a cancellarne, con la sua forza, tutto il male che c'era stato fino a un attimo prima.
La terra improvvisamente tremò, mentre il gigante di roccia crollava, ormai privo di potere magico. Gli Element Four erano stati tutti eliminati, il cerchio magico si era fermato e il gigante era crollato ormai privo di potere. Erza, stanca e al limite delle sue forze, crollò a terra. Priscilla perse l'equilibrio, cadde a terra in maniera infantile e scomposta, ma non si spaventò per quanto stesse succedendo. Quello dimostrava solo la loro vittoria... o almeno questo credeva, fino a quando José non parlò di nuovo.
«Ascoltatemi Fairy Tail! Ascoltate questa voce...» sghignazzò, un attimo prima che al suo posto risuonasse la voce di Lucy, rotta in un urlo di dolore e terrore.
«Lucy!» chiamò Natsu, allarmato.
«Abbiamo preso Lucy Heartfilia, e con ciò abbiamo portato a termine uno dei nostri obiettivi. Abbiamo soltanto una cosa da fare ancora: cancellarvi dalla faccia della terra. Voi, inutili vermi!» ringhiò José, prima di chiudere la comunicazione.
«Maledetti! Hanno preso Lucy!» sbraitò Natsu, aiutando Erza a sollevarsi da terra almeno con la testa.
«Natsu...» balbettò lei, allo stremo delle forze. «Libera il tuo potere. Tu hai un potere nascosto dentro di te. Credi in te stesso. Risveglialo. È giunto il momento... proteggi Lucy. Proteggi la gilda. Vai, Natsu!» quasi scoppiò a piangere, in quell'ultima preghiera colma di speranza e desiderio. «Sei colui che mi sorpasserà!»
Natsu si corrucciò, determinato e incoraggiato da quelle parole. Qualcosa cominciò a bruciare in lui e strinse ancora di più le spalle di Erza, mentre si caricava di energia.
«Natsu» si avvicinò Priscilla e mosse appena la mano sopra la testa di Erza. Una leggera brezza prese a soffiare sotto di lei, delicata, ma forte abbastanza da sollevarla da terra. «Penso io a lei. La riporto alla gilda».
«È... piacevole» mormorò Erza, stremata e quasi incapace di parlare, ma ancora cosciente. Un timido sorriso le si dipinse in volto. «Vero?» disse Priscilla, entusiasta del suo potere.
«Allora vado» ringhiò Natsu, alzandosi in piedi e cominciando a correre verso le scale. «Natsu, aspetta!» lo richiamò Priscilla e lui si voltò a guardarla, curioso. Priscilla si soffiò su una mano, come se stesse soffiando della schiuma in una vasca da bagno, anche se in realtà non aveva niente di tutto quello. Nonostante questo, un'altra brezza volò in direzione di Natsu e lo avvolse delicatamente, facendogli svolazzare i vestiti. Lui si guardò sorpreso: quel leggero vento sembrava caricarlo come una batteria.
«Il fuoco brucia meglio dove c'è molto ossigeno. È il mio regalo. Fanne buon uso» gli disse con un occhiolino complice. Natsu sorrise, entusiasta, e stringendo i pugni pronunciò determinato: «Vado! Grazie, Priscilla!»
Priscilla sospirò nel vederlo sparire e con un sorriso ormai soddisfatto prese a camminare lungo il corridoio, facendo svolazzare Erza al suo fianco, dirigendosi alla finestra da cui era entrata per tornare indietro.
«Allora... Questo Aria, com'era? Tanto forte?» chiese Erza, con un sorriso. Erano successe tante cose, ma ora non potevano fare altro che lasciare tutto nelle mani di Natsu. E intanto a lei avrebbe fatto piacere sapere in che modo la più debole di Fairy Tail fosse riuscita a sconfiggere il più forte degli Element Four. Anche se un sospetto lo aveva, lo aveva sempre avuto dal momento in cui Mistgun l'aveva accettata come sua partner per qualche incarico. Non poteva essere così debole come si diceva, ne era sicura, ma avrebbe tanto voluto sentirselo dire apertamente. Priscilla era una grande risorsa che preferiva restarsene nell'ombra, per la prima volta si era esposta un po' di più e certo non poteva farsi scappare l'occasione.
«Terrificante» commentò Priscilla. «Non faceva che piangere e blaterare su quanto tutto questo fosse triste».
«Cosa era triste?» chiese Erza, non capendo.
«Ma che vuoi che ne sappia!» disse Priscilla, stiracchiandosi la schiena. Poi anche lei si sollevò da terra, incrociò le gambe e si mise in posizione seduta, continuando a volare verso la finestra. «Certo è che mi ha davvero conciata per le feste! È stata la peggior esperienza della mia vita!»
«Scommetto ne hai vissute di peggiori, andando in giro con Mistgun» disse Erza.
«Sì, ma di solito lì ci pensa lui!» commentò Priscilla, uscendo finalmente all'esterno.
«Lasci a lui tutto il lavoro sporco?» sobbalzò Erza, fulminandola. Che razza di partner era se non dava una mano? Priscilla allargò un sorriso impertinente e si limitò a sghignazzare, mentre Erza semplicemente sospirava, senza speranze.
«Mi chiedo se mai un giorno ti vedremo seria e combattiva. Sono certa che non sei poi così male» mormorò Erza, tra sé e sé.
«Chissà» rispose Priscilla con una serietà che certo non si sarebbe aspettata. Riaprì gli occhi, per osservare il suo viso e capire se non si fosse sbagliata. La colpì vedere una strana determinazione nei suoi occhi, quasi una certezza. Una sicurezza assolutamente anomala per una come lei. «Chissà che magari quel giorno non sia poi così lontano».
Era certa si riferisse a qualcosa di particolare, gli occhi di Priscilla non lasciavano dubbi. C'era qualcosa in ballo, qualcosa nella sua testa che proteggeva e a cui si stava preparando chissà da quanto tempo. Ma non ebbe coraggio di chiederglielo, forse consapevole che probabilmente mai le avrebbe risposto. Si avvicinarono a Gray, Elfman e Mirajane, su uno dei tetti del gigante di roccia. Priscilla alzò una mano e salutò euforica, gridando: «Sto portando Erza in salvo!»
«Che imbarazzo per una come me» mormorò Erza, anche se nel suo tono si trovava più il divertimento che la vergogna.
«Priscilla!» ricambiò il saluto, Mirajane. «State bene?»
«Sì, stiamo bene! Natsu è andato a salvare Lucy!» spiegò raggiungendoli, senza però smettere di galleggiare o poggiare a terra Erza.
«Puoi mettermi giù, ora, Priscilla. Non sforzarti inutilmente» disse lei, ma Priscilla le concesse solo uno dei suoi luminosi sorrisi enigmatici che mai facevano capire cosa le passasse per la testa. A volte sembrava solo prendersi gioco di loro.
Elfman sobbalzò per primo, notando solo in quel momento un enorme sfera nera che cadeva su di loro.
«Attenti!» gridò, ma non fecero in tempo nemmeno a notarla che questa li colpì e sfondando il tetto su cui erano, li sbattè sul pavimento della sala che c'era all'interno. Digrignando i denti per il dolore, Gray si alzò per primo, chiedendo: «Cosa diavolo è stato?»
A rispondergli fu la debole risata di José, che ora faceva il suo ingresso in quella sala scendendo dallo stesso buco che lui stesso aveva creato. «Pare che abbiate conciato per le feste i miei Element Four, membri di Fairy Tail» sghignazzò, come se la cosa non fosse poi così importante. «Non crediate di poter avere la stessa fortuna con me» aggiunse.
Gray si alzò di colpo e iniziò a correre verso di lui, chiamando Elfman a supporto e preparandosi a lottare.
«No, fermi, aspettate!» provò a richiamarli Erza, preoccupata. Preoccupazione fondata, dal momento che a José bastò uno schiocco di dita per colpire entrambi con la magia e metterli al tappeto.
«Elfman!» gridò Mirajane, spaventata nel vedere il fratello a terra privo di coscienza. José mosse la mano lungo una linea orizzontale e un fascio magico si abbattè ai piedi di Priscilla e Mirajane, scaraventando entrambe dall'altra parte della stanza. Erza riuscì a rialzarsi, anche se con fatica, e schivando i colpi del master José arrivò a lui rapidamente. Si equipaggiò di una delle sue migliori armature e lo attaccò, ma lui era pur sempre un master e al contrario suo era perfettamente in salute. Non fu difficile contrattaccare e scaraventarla via. Erza riuscì a restare in piedi miracolosamente e si rimise in posizione di attacco.
«Titania» sghignazzò José. «Sono quasi certo di averti colpito con il mio Jupiter, e ancora sei in piedi. Notevole. Come puoi essere ancora viva?»
«I miei amici rafforzano il mio cuore!» rispose decisa «Per quelli che amo sono disposta a buttare via questo corpo!»
«Forte, coraggiosa e bella» rise José in un modo che fece venire la pelle d'oca. «Sarà un piacere sconfiggerti, donna». Allungò un braccio davanti a sé e dal cerchio magico prodotto emersero degli spettri neri che si tuffarono contro Erza. Lei saltò e riuscì a schivarli, ma ciò che sorprese anche lei fu la facilità con cui riuscì a gestire i propri movimenti e soprattutto l'altitudine raggiunta nonostante il poco potere rimasto e usato.
Riconobbe poco dopo quella piacevole sensazione di leggerezza, soprattutto dal momento che rimase galleggiante per aria ancora un po', prima di cominciare una delicata e morbida discesa al suolo. Si voltò a cercare chi sicuramente l'aveva appena salvata, anche se fu lo stesso José a pronunciare il suo nome.
«Priscilla» ma non trasmise né rancore né sorpresa, solo un macabro divertimento. Priscilla era inginocchiata a terra, ansimante. Tremava per lo sforzo e a malapena riusciva a tenere sollevata la testa. Aveva un braccio allungato in avanti e davanti al palmo della mano roteava un cerchio magico, a segnalare il suo intervento. «Dicono che sei la più debole, eppure continui ad alzarti in piedi. Dovevo aspettarmelo dall'amata nipote di Makarov» sghignazzò. «Sarà ancora più divertente ucciderti».
Nonostante la situazione disperata e la minaccia di morte che sicuramente era ben fondata, viste le loro condizioni, Priscilla rispose con un sorriso determinato. Una sicurezza che non avevano idea dove trovasse. Certo loro non potevano sapere della sua condanna, la sua maledizione, che rendeva quelle parole solo una simpatica barzelletta.
«Provaci se ci riesci» lo provocò, sicura di quanto diceva. José si sentì stranamente infastidito da quella reazione, forse perché in grado di leggere nei suoi occhi la sincerità di quanto appena proclamato. Non lo stava solo provocando, ma lei veramente era certa che lui mai sarebbe riuscito a ucciderla. Lo irritava, quell'impertinente mocciosetta. Allungò una mano davanti a sé e lo puntò contro Priscilla.
«Priscilla!» gridò Erza, voltandosi verso di lei con lo sguardo terrorizzato.
«Anima del vento!» gridò Priscilla, portando la seconda mano in avanti. Che avesse intenzione di contrattaccare? In quelle condizioni? Come poteva resistere?
«Vernier x Arms!*» un fascio di luce partì dalle sue mani un istante prima che i fantasmi di José arrivassero a lei, ma non li colpì. Li deviò e centrò invece in pieno Erza, illuminandola di una luce eterea. Priscilla venne colpita dai fantasmi di José e fu sbalzata via, all'indietro.
«Priscilla!» gridò Erza pallida in viso, mentre vedeva l'amica cadere a terra in condizioni terribili. Le dita di Priscilla, in un ultimo sforzo, si allungarono verso Erza e tremarono per qualche istante, come se cercassero di afferrarla.
«E...rz...a» mormorò prima di perdere definitivamente coscienza.
José sghignazzò soddisfatto: «Stupida mocciosa. Era così malridotta da sbagliare persino bersaglio. E voleva fare la gradassa» rise.
«Non ha sbagliato bersaglio» ringhiò Erza, cominciando a capire ciò che era successo. Si sentiva più leggera, meno affaticata. I movimenti non le recavano dolore ed erano più facile da fare. Nell'istante in cui José la guardò capì la stessa cosa: Erza era come avvolta da una leggera spirale di vento. Le faceva svolazzare la punta dei capelli e degli abiti e la tenevano sollevata da terra. Nonostante Priscilla fosse svenuta, la sua magia permaeva e proteggeva Erza. Aveva avuto il tempo di una magia, prima di essere colpita, e aveva preferito dare tutto ciò che le restava all'amica piuttosto che difendersi. Si era lasciata colpire volutamente per proteggere e sostenere qualcun altro. Erza partì all'attacco, spada ben serrata in pugno, decisa che non avrebbe sprecato quel tentativo di Priscilla colma di una fiducia che mai avrebbe tradito. Si stupì della sua velocità: riusciva ad avere la massima resa col minimo sforzo e questo le permetteva di combattere più violentemente, nonostante le pessime condizioni. José però si dimostrò ugualmente forte e temibile e, nonostante Erza lo costringesse almeno a muoversi di più per schivare, non era mai colpito. Lanciò contro di lei un'altra palla di magia nera e la colpì, scaraventandola contro una colonna. Ma lei si rialzò e tornò all'attacco, schivando gli spettri che lui ora le lanciava. Saltò e si preparò ad un attacco con la spada, ma lui schioccò le dita e un proiettile magico la centrò nuovamente. Qualsiasi cosa facesse, non riusciva comunque ad avvicinarsi e veniva sempre ferita ma non smise di rialzarsi, per i suoi amici e per Priscilla la cui magia continuava a proteggerla nonostante lei fosse svenuta. Non poteva perdere, non poteva arrendersi. E continuò a provarci e riprovarci, uscendone sempre più ferita e malconcia, ma senza esserne intaccata nella determinazione.
Il palazzo prese a tremare e parti di muro crollarono, segnale che Natsu era nel bel mezzo del combattimento e stesse dando tutto se stesso. José sorrise, soddisfatto e convinto della potenza di Gajeel, Dragon Slayer di ferro che aveva dalla sua parte: lo stesso uomo che aveva colpito Priscilla e Levy, appena la sera prima.
«Pare che i nostri draghetti si stiano scatenando» sghignazzò, guardando Erza che ancora una volta si rialzava, ansimante per la fatica.
«Hai sottovalutato la forza di Natsu. Lui ha il mio stesso potere, se non addirittura maggiore!»
«Non svalutarti così, il tuo potere è assolutamente notevole. Scommetto che se non fossi stata colpita dal mio Jupiter sarebbe stato uno scontro interessante. Non sopporto l'idea che Makarov abbia un mago così potente tra le sue fila» ridacchiò, prima di lanciare un altro colpo magico a Erza, che la scaraventò contro al muro alle sue spalle.
«Hai capito perché non ho finito Makarov, prima?» chiese, sparando altri colpi, a ripetizione, su una Erza stremata e incapace di rialzarsi. L'urlo della donna coprì quasi la sua risposta, ma ciò non lo fermò dal confessare, divertito: «Era per farlo disperare!»
Erza riuscì a uscire dalla sua catena di colpi, e schivò i successivi, tornando a concentrarsi per la battaglia.
«Quando si risveglierà e vedrà la sua gilda e i suoi amati figli distrutti, come credi si sentirà? Voglio distruggere quell'uomo con la disperazione, non gli darò pace!» rise. «Soffrirà e soffrirà ancora, per il resto dei suoi giorni!»
«Bastardo!» gridò Erza, lanciandosi all'attacco, ma José fu così rapido nello schivare che sembrò teletrasportarsi. Allungò un braccio davanti a sé e dei fantasmi tornarono a colpire Erza, prendendola di spalle. La spada le volò via e i fantasmi la avvolsero, stringendola come in una spira di un serpente.
«Ho sempre provato disgusto per la vostra gilda, trovare un pretesto per cominciare questa guerra era una banalità! La richiesta di riportare a casa la primogenita degli Heartfilia Konzern, la figlia di una delle più ricche famiglie del paese, è arrivata a fagiolo» strinse le dita all'interno del cerchio magico creato dalla sua mano e una serie di scariche colpirono Erza, ancora intrappolata nella sua magia. «Se voi, schifosi, poteste usare il denaro degli Heartfilia a vostro piacimento non c'è dubbio che potreste ottenere un potere di gran lunga superiore al nostro! Non posso permetterlo!» e altre scariche fecero urlare Erza di dolore, ma queste urla si tramutarono presto in risate.
«Fare una guerra a chi è più forte... davvero pietoso» disse. «Ma è anche la tua mancanza di informazioni a essere ridicola! Lucy è scappata di casa, credi davvero che usi i soldi della sua famiglia? Vive in un affitto da settantamila Jewel. Combatte insieme a noi, ride insieme a noi, piange insieme a noi... è una maga proprio come noi! La figlia degli Heartfilia? Come un fiore non può scegliere dove sbocciare, in egual modo una figlia non può scegliere i suoi genitori. Un demone come te non sa niente delle lacrime di Lucy! Non puoi conoscerla!» ringhiò furiosa, facendo tremare con la sola forza della rabbia la gabbia che la teneva ben stretta e continuava a scaricare su di lei energia e potenza.
«La conoscerò abbastanza» rispose José, con un inquietante sorriso. «Pensi veramente che mi limiterò a riconsegnarla al padre? Se non ha denaro, la terrò con me... e mi prenderò l'intera fortuna degli Heartfilia!»
«Tu, maledetto!» gridò Erza, inclinando la testa all'indietro per il dolore di quelle scariche che non cessavano un attimo di tormentarla. «Non ti struggere, ti provocherà solo una maggiore sofferenza» disse José, evocando un altro dei suoi fantasmi che ponendosi di fronte a Erza, cominciò a risucchiarle potere ed energia vitale. Lei urlò, sempre più forte, sempre più disperata, incapace di muoversi.
«Ora vogliamo cominciare con lo spettacolo? Mostriamo quello che ti sta succedendo al resto di Fairy Tail. Titania, così piena di orgoglio. Se ti vedono in questo stato pietoso, il resto di quella spazzatura si arrenderà sicuramente!» rise.
«La tua malvagità conoscerà mai limiti?» mormorò Erza, in preda all'angoscia.
«Faresti meglio a preoccuparti per quello che ti succederà» insistè, continuando a infierire su di lei con dolore e sofferenza.
"Se devo essere un peso per la gilda, allora..." pensò Erza, volgendo lo sguardo alla propria spada, conficcata tra le macerie. Un dolore che andava ben oltre quello fisico. I suoi amici non dovevano soffrire ancora, non lo avrebbe accettato, non per mano sua.
"Allora..." la spada prese a galleggiare per aria, alle sue spalle, nascosta da José. Chiuse gli occhi, arrendevole, e si puntò la sua stessa arma contro la schiena. Sarebbe morta, piuttosto che recare sofferenza a chi amava.
"Perdonatemi... non sono stata in grado di proteggervi" e si preparò a colpire, ma qualcosa la fermò. Una magia bianca, purificatrice, si sentì rigenerare e accarezzare. Era come un abbraccio e pian piano le ferite smisero di fare male. I fantasmi di José sparirono e lei atterrò delicatamente al suolo.
"Questo..." riconobbe, senza bisogno di voltarsi: sapeva chi avrebbe visto e il suo cuore non poteva esserne più felice.
«Makarov» mormorò José, guardando l'anziano master che galleggiava in aria sorretto dalla sua magia, a gambe incrociate, sguardo severo. Ricordava così tanto Priscilla in quel momento, non solo per la posizione ma anche per la delicatezza con cui la sua magia avvolgeva chi voleva proteggere. Makarov si mise in piedi delicatamente su una delle macerie e osservò la sala di fronte a sé a braccia incrociate. Gray, Elfman, Mirajane e Priscilla giacevano a terra, completamente inerti e ricoperti da un'innumerevole quantità di ferite. Erza, ora inginocchiata a terra, non era messa meglio seppur sveglia.
«Troppo sangue è stato versato» pronunciò solenne. «Sangue di figli. A causa del fallimento del proprio padre, i miei ragazzi hanno pianto e sofferto. Ne ho abbastanza. È ora di finire tutto questo!» e puntò gli occhi furiosi su José che non si lasciò intimorire e cominciò a rilasciare una quantità di energia e magia tale da essere circondato da una pericolosa nebbia scura.
«Hai intenzione di creare un bel disastro?» sghignazzò, pronto a combattere.
«Se è per il bene della mia gilda, lo farò!» rispose Makarov, torvo in volto e mani pronte a rilasciare magia. José non esitò ad attaccare e Makarov con dei cerchi magici bloccò ogni suo colpo.
Gray fu il primo a riaprire gli occhi, mormorando: «Questo potere mi è familiare». Alzò gli occhi e quasi si commosse nel vedere il master lì, in piedi, in salute, che combatteva per loro.
«Andate via da qui!» ordinò lui, mentre anche Elfman si rialzava.
«Master?» chiamò Gray.
«Che ci fai qui?» chiese Elfman.
«Fate come dice!» ordinò Erza, aprendo le ali della sua armatura e volando di fianco a Priscilla. «Questa volta sarò io a portare in salvo te» mormorò, mentre la raccoglieva da terra. Elfman corse da Mirajane, che ora stava riaprendo gli occhi.
«Sorellina, ce la fai ad alzarti?» chiese preoccupato.
«Presto! Elfman! Lasciamo che se la sbrighino tra loro» disse Erza, correndo verso un'apertura nel muro che l'avrebbe portata fuori. «Sì!» rispose Elfman e sorreggendo Mirajane riuscì a portarla fuori. La terra cominciò a tremare sotto gli spietati colpi della lotta tra Makarov e José, era così violento che fece venire la pelle d'oca anche a chi si trovava sulla riva. Erza e gli altri riuscirono a raggiungere un punto sicuro dove appoggiarsi e riprendere le forze. Priscilla venne messa a terra, ancora priva di sensi, o almeno così sembrava. A occhi socchiusi e voce tremante, sussurrò: «Fairy... Law...»
«Eh?» chiese Erza, ma la risposta non venne da lei ma dal cielo. Un enorme cerchio magico, luminoso, si aprì nel cielo sopra le loro teste e un'abbagliante luce li costrinse quasi a chiudere gli occhi.
«Che succede?» chiese Gray, intimorito ma in qualche modo rassicurato: quella luce era compassionevole.
«Fairy Law...» osservò Erza, comprendendo le parole di Priscilla. «La giustizia delle fate. La luce che sconfigge l'oscurità. Sconfigge solo coloro che il mago considera un nemico. È una magia potentissima, considerata ormai una leggenda».
Priscilla riuscì ad aprire gli occhi e alzare finalmente la testa. Guardò il cerchio luminoso fino a che, lentamente, non si dissolse.
«È finita» disse infine. Un sorriso si dipinse sul volto di tutti, sollevati, felici tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Dalla costa un urlo di felicità arrivò persino alle loro orecchie, riempiendoli ancora più di sollievo: stavano tutti bene. La guerra era finita. Priscilla si appoggiò al muro alle sue spalle e tentò di alzarsi in piedi. La gamba ebbe un cedimento e stava per ricadere a terra, ma Erza le si avvicinò con velocità e la prese appena in tempo.
«Non dovresti sforzarti» le disse, mentre le prendeva un braccio e se lo portava sulle spalle per aiutarla a camminare.
«Sto bene» si limitò a dire Priscilla, lasciandosi scappare un sorriso. Era finita, quell'inutile guerra era finita, e lei era riuscita a mantenere la sua promessa: la loro casa era salva. Bastava ricostruire mura e un tetto, ma per fare ciò non ci avrebbero messo molto. L'importante era che ci fosse ancora una casa... in cui farlo tornare.
Non riuscì a contenere la felicità e un grosso sorriso le si dipinse in volto. Avrebbe voluto urlare dalla gioia, ma era troppo esausta anche solo per respirare.
«Grazie, Priscilla» le disse Erza e questo, stranamente, la sorprese. «Se non ci fossi stata tu, non credo sarei riuscita a resistere fino all'arrivo del master».
Quanto tempo era passato dall'ultima volta che qualcuno l'aveva ringraziata? Mistgun era un buon partner, ma era sempre silenzioso e cupo, e poi era lui che principalmente portava a termine i lavori. Lei non faceva che restare nelle retrovie e alla fine lei partiva per la gilda, per il resoconto e un nuovo lavoro, senza quasi che si salutassero. Mistgun era un buon partner, ma certo non poteva considerarlo un amico. Si stavano solo facendo dei favori reciproci, principalmente non avevano bisogno l'uno dell'altro. E lei non aveva mai fatto altro, se non quella vita solitaria e di convenienza, da quando...
Sì, lo ricordava quand'era stata l'ultima volta che era stata ringraziata.
Il cuore prese a martellarle nel petto, dolorante e certamente non pronto a vivere altre emozioni, mentre un'immagine le balenò in testa come un fulmine.
Proprio come un fulmine.
Laxus, in quello sfumato ricordo, non era ancora che un ragazzino. Quando sorrideva ancora, lo ricordava molto bene.
«Grazie, Priscilla!»
La sua allegra voce era così diversa da quella che aveva sentito poche ore prima, dentro quella Lacryma di comunicazione, nel seminterrato della gilda.
«Quella stupida! Non ne combina mai una giusta!»
Era così dannatamente diversa. Ed era passato così tanto tempo dall'ultima volta che l'aveva sentita, prima di allora. Perché quelle sensazioni che era riuscita a gestire con maestria poco prima, proprio in quel momento tornavano più dolorose che mai?
Era decisamente troppo debole per riuscire a sopportare qualsiasi altra cosa e forse era stata proprio quella debolezza a permettere a quei pensieri e sensazioni di riemergere, ora indisturbati perché lei sarebbe stata incapace di tenerli sotto controllo. Il sorriso non le morì dal volto, in fondo era una sensazione così scaldante, ma non riuscì a impedire alle lacrime di lavarle il viso dalla polvere e dalla terra. Erza sussultò, assolutamente sorpresa da quella reazione.
«Erza!» sobbalzò Gray, attirato dal rumore del singhiozzi di Priscilla. «L'hai fatta piangere?»
«No, io...» balbettò Erza, in preda al panico. Che aveva fatto? Dove aveva sbagliato?
«Che le hai fatto, Erza?» la rimproverò Mirajane, piantandosi le mani ai fianchi.
«N-niente!» Balbettò lei, sempre più confusa e sempre più in preda al panico, ora che anche i suoi amici la stavano accusando. Priscilla, appesa alla sua spalla, si portò una mano tremante al volto e cercò di soffocare i propri singhiozzi, senza riuscirci. E quel suo stato pietoso non aiutava la battaglia di Erza, che ricevette altre accuse e rimproveri per qualcosa che, ahimè, non aveva assolutamente fatto.
A interromperli fu la voce di Makarov, in cima alle rovine della gilda di Phantom Lord, vincitore indiscusso di quella battaglia.
«Questa vittoria non proviene solamente dal mio potere» disse, guardando i membri della gilda sotto di lui. «Ma è una vittoria che viene da tutta la nostra famiglia».
E alla parola famiglia Priscilla si mise a piangere più forte, arrivando a urlare come una bambina che si era appena sbucciata il ginocchio. Gray sussultò e la guardò sconvolto, balbettando un semplice: «P-Priscilla?»
«Erza!» rimproverò di nuovo Mirajane.
«N-non ho fatto niente!» balbettò Erza, ormai sull'orlo di una crisi.
«Forse le fa male da qualche parte?» chiese Elfman, preoccupato.
«Dove ti fa male, Priscilla?» chiese Gray, provando ad avvicinarsi, ma non ricevette in risposta altro se non ulteriori urli ormai infantili e assolutamente ingestibili.


NDA.
*Sì, avete capito bene. E’ la magia Vernier x Arms di Wendy… inutile che vi dica che le due cose sono ovviamente collegate.



   
 
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