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Autore: GeoFender    15/03/2019    6 recensioni
Storia partecipante all’Iniziativa “Red as your lips 2019“ indetta dal gruppo facebook "LongLiveToTheFemslash”.
"E ciò si rifletteva nei suoi meravigliosi occhi nocciola, talmente luminosi da portare gioia alla detective anche nei giorni più bui e duri. Non quella sera, però. Nessuna luce era presenti in essi, erano vitrei, fissi come quelli di una bambola, l'unico alito di vita presente era un mix abominevole di violenza e paura, rari momenti che aveva già visto in lei."
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Altri, Maggie Sawyer
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lo realizzò. Un giorno lo realizzò.

Fino a quel giorno, Alex non aveva veramente realizzato quanto il suo lavoro al DEO fosse pericoloso. Non finché Reign -almeno così si faceva chiamare la misteriosa Kryptoniana spuntata dal nulla- non era stata sul punto di ucciderla.

Con l'adrenalina che le scorreva nelle vene, acuendo i suoi riflessi, Alex aveva reagito, pugnalando l'aliena al femore. Reign aveva osservato con rabbia e stupore la sua spada di Kryptonite penetrarle la carne.

 L'urlo di dolore di Reign squarciò l'aria e l'aliena volò via con  impeto tale da spezzare -quasi- la luminosa lama verde/volò via con impeto tale da incrinare la luminosa lama verde. Il dolce effetto dell'adrenalina svanì ed Alex, esausta, collassò cadendo sulle proprie ginocchia.


« Alex! »

Kara urlò con tutto il fiato che possedeva in corpo, scattando  per raggiungere la sua amata sorella. Non meditò nemmeno un istante sulla quantità abnorme di kryptonite attorno a lei, il suo solo pensiero era di portare Alex in salvo.

« 'to bene, sto bene Kara. Dovresti andare al DEO, io... mi toglierò l'armatura. Non voglio... avvelenarti. »

L'agente biascicò quelle parole, sopraffatta dalla stanchezza. Lentamente si alzò, l'equilibrio precario, e annuì a Kara, che, ricevuto il messaggio, volò via.

La sua stanchezza era tale da farle sentire a malapena la terra sotto i piedi ma riuscì, passo dopo passo, a raggiungere il SUV nero del DEO. Fece cadere le protezioni delle braccia e i parastinchi a terra, seguiti dall'armatura che le ricopriva il petto e, finalmente, fu libera.


« Non si preoccupi, signora, prenderò io l'armatura. Entri nel veicolo. »

Vasquez la fermò con la sua voce calma e incolore, i suoi occhi brillarono per la kryptonite dell'esoscheletro. Un gesto che regalò ad Alex uno scorcio di quiete, quiete non più presente a casa. Non da quando... da quando aveva parlato di figli con Maggie.

La sua mente era in subbuglio, senza riposo e la guida sicura di Vasquez l'aiutò notevolmente. Il suo corpo sembrava essere in sintonia con la sua mente, sistemandosi innumerevoli volte nel sedile del passeggero ma non trovando mai una posizione comoda, facendole guadagnare sguardi preoccupati dall'agente. E non era veramente colpa sua. Stava solo cercando di aiutarla e Alex... Alex voleva solo fare qualcosa. Qualcosa di materiale, non sapeva cosa o come.



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Alex baciò Maggie rudemente, facendole quasi perdere l'equilibrio. La sua mente era ancora in subbuglio ma baciare la sua fidanzata quasi annullava quel fastidioso rumore. La baciò così nuovamente, come se si trattasse di una questione di vita o di morte. Sentì a malapena le mani della detective spingerla a livello del petto.

« Danvers, non che io mi lamenti ma... che succede? Di solito non sei... »

« Mi sei mancata, Mags. La mia fidanzata non può mancarmi? »

E Maggie voleva veramente replicare, ma un piacevole e irruento bacio fece calare nuovamente il silenzio fra loro. Le sue mani, callose per il continuo impugnare la pistola, accarezzarono i fianchi dell'agente, sentendo il ruvido kevlar dell'uniforme sotto l'armatura. Ma voleva di più, voleva sentire la calda pelle di Alex. Ne aveva bisogno.

« Oh, tu puoi Danvers. Tu... puoi. » 

Maggie esalò un respiro non appena Alex focalizzò la sua attenzione sul suo collo, seguendo un percorso preciso, che avrebbe poi capito essere la giugulare. L'agente leccò e morse appena la pelle sopra la vena, come a marcare la detective di sua proprietà. Le dita callose faticarono a slacciare i brillanti bottini della camicia bianca di Maggie e, in un momento di passione, la strappò nonostante le proteste.


« Danvers. »

Maggie mugolò infastidita, la spiacevole sensazione di labbra ruvide sul suo collo, irrigidita sempre più bacio dopo bacio. No, non era lei, non era la sua Alex. E non voleva una sua brutta copia, così come quando, tempo prima, non voleva essere solo sua amica e la spalla su cui piangere e confidarsi. No, Maggie Sawyer non voleva affatto essere usata, non più. Voleva anche ricevere, stanca solamente di dare. Ma non così, non così. Posò le mani sulle sue spalle, imprimendo sempre più forza su di esse, al punto tale che chiunque avrebbe sentito dolore. A tal punto che le sue dita avrebbero lasciato dei lividi a forma di polpastrelli. Tutto ciò non bastò, perché Alex non era un normale essere umano. Alex aveva sofferto, si era addestrata ad affrontare ogni situazione immaginabile, a uccidere, per l'amor di Dio!

E ciò si rifletteva nei suoi meravigliosi occhi nocciola, talmente luminosi da portare gioia alla detective anche nei giorni più bui e duri. Non quella sera, però. Nessuna luce era presenti in essi, erano vitrei, fissi come quelli di una bambola, l'unico alito di vita presente era un mix abominevole di violenza e paura, rari momenti che aveva già visto in lei. Non a casa. A casa avevano il tacito accordo di lasciarsi indietro il lavoro insieme a uniformi, pistole e distintivi, perché la violenza... ne vedevano così tanta ogni giorno da non voler insozzare con essa quel rifugio che si erano create. 


« Danvers, smettila! » Un pugno ben assestato sul petto, attutito dal kevlar nero. 

« Smettila, Alex! » 

Maggie urlò piagnucolante, colpendo nuovamente l'agente, destatasi tutto d'un colpo. Non per i pugni, piccoli ma al contempo forte ma perché Maggie, costretta a usare quella voce che di solito sfoggiava quando ferita da altri? No, no, no, che aveva fatto?  L'aveva trattata come un oggetto, come un pezzo di carne, come.... non voleva pensarci. Indietreggiò, sfregandosi vigorosamente le mani callose e mortali, fino a sedersi sul materasso morbido posto al centro dell'ampia camera da letto, le spalle e il capo chino, terrorizzata dall'incrociare gli occhi sicuramente pieni di lacrime di Maggie. Della sua Maggie.

E la detective, dal canto suo, nemmeno sapeva come entrambe fossero arrivate a quel punto. Si cingeva le braccia, come ad accumulare calore, ma non era ciò che voleva. In quel momento temeva Alex, temeva ciò che era diventata e sperava vivamente che fosse uno stato fugace.


« Dio, Maggie... »

Alex riuscì ad esalare solo quelle parole, la colpa per i suoi gesti pesava sempre più sulle sue spalle. Si sentiva sporca, un automa per aver compiuto quei gesti irripetibili e, quasi meccanicamente, tolse il resto dell'uniforme, pezzo dopo pezzo, partendo dalle fodere per pistole legate alle sue cosce, permettendo alla donna di emergere e lasciarsi dietro il soldato. 

Maggie alzò lo sguardo, i lineamenti tesi, il labbro inferiore nascosto. Macchie scarlatte insozzavano la pelle lattea di Alex e la sua uniforme e, ad un'occhiata più attenta, nessuna ferita recente le giustificava, indicando che il sangue non appartenesse a lei. E cacciò un respiro di sollievo, ignorando il pensiero che avesse fatto del male a qualcuno. Non era il momento.


« Io non... »

Si interruppe ancora, graffiandosi il dorso della mano sinistra e sussultando per il pungente dolore. Sentiva però che fosse l'unico modo per rimanere più o meno cosciente. 


« Sono quasi morta, oggi. Sono quasi morta contro Reign, se non avessi indossato l'armatura anti-kryptoniano. Le ho... piantato la mia spada di kryptonite nel femore e... ho avuto paura. Di non poter più difendere te e Kara. »

Singhiozzò, affondando ancora una volta le dita nella carne, le corte unghie che si tingevano di rosso. Quella vista era troppo, troppo per la detective. Troppo perché sapeva bene cosa volesse dire odiarsi a tal punto di voler farsi del male e cedere a quell'impulso sbagliato. Che non ti faceva stare meglio, ma solo sprofondare sempre di più in quell'abisso di odio verso sé stessi.


« E... E... » 
 
La voce mozzata dai singhiozzi fu troppo per Maggie, non poteva lasciarla sola. Si alzò, zampettando verso il bagno e si rinfrescò appena il viso, accaldato per il tentativo di Alex di fare sesso - sì, sesso. L'amore era un'altra cosa- e per la confessione interrotta. Prese una valigetta dal mobiletto in legno del bagno e tornò dalla sua fidanzata, sedendosi a mezzo metro da lei.


« Cariño, respira. Suave y profundo. »

Maggie pronunciò calma, sussurrando quelle parole in spagnolo, sapendo quanti diversi effetti potevano avere su Alex. Accarezzò il suo avambraccio nudo, facendo rilassare i muscoli talmente tesi da risultare apparentemente ipertrofici e le dita della mano dell'agente subirono presto la stessa sorte. Il respiro era ancora irregolare, ma niente a che vedere rispetto a prima.


« Se te la senti, riprendi. ¿Vale? »

E Alex annuì, abbandonandosi la schiena al seno di Maggie. Era talmente svuotata da non sentire il bruciore del disinfettante sui graffi, seguito dalla garza bianca che le avvolgeva la mano proprio come le bende di un pugile. Era come anestetizzata in quel particolare momento.


« E... ho realizzato. Ho sempre voluto dei figli, dei figli a cui lasciare qualcosa, insegnare e giocare, proprio come mio padre ha fatto con me. A un certo punto per ripulire la sua immagine, sai? O per essere migliore di lui. Ma... non ho messo in conto una cosa. Non ho messo in conto che nell'equazione... »

Maggie rise appena, sussurrando al suo orecchio un Nerd


« che nell'equazione ci fosse il mio lavoro, il DEO. Come se l'avessi... come se l'avessi considerato come quel numero da non dover semplificare per ottenere come risultato dei figli. Ma in realtà... il DEO è una costante. Così come tu sei una costante. Il DEO è pericoloso, sì, e appunto per questo scelgo di non avere figli, Mags. Non voglio qualcosa di incerto se questo significa perdere qualcuno che mi è stato accanto nonostante tutto, nonostante sia quasi finita dall'altro capo della galassia. Non ho pensato a quanto io potessi essere egoista, a quanto... non ti avessi considerato in questa scelta. Perché no, Maggie, non scapperò di nuovo. E non ti butterò via come un giocattolo che non piace più. Meriti molto, molto di più di questo. E... »

Tirò su col naso, rabbrividendo dal freddo, rendendosi conto solo in quell'istante di essere quasi nuda.


« E se vorrai lasciarmi, lo accetterò. Non posso costringerti... come ho fatto prima. Non dovevo ferirti. Non dovevo... »

Due forti braccia la strinsero, smorzando il freddo che avvertiva grazie al loro calore. Come... come poteva averla perdonata? Come? Aveva... era stata sul punto di violentarla davvero.


« Alex, non ti lascio. Ma sia chiaro, non puoi lasciare che qualcosa del genere ti logori dentro, non puoi... hai sempre avuto questa rabbia dentro, rabbia che con me spariva ma... »

Si alzò di colpo, deambulando senza meta per la stanza, incerta su come impostare il resto del discorso.


« Ma non spariva, in realtà. La seppellivi, la soffocavi, ma emergeva sempre. Questa volta sono io ad aver incontrato la rabbia e... ho avuto paura, Alex. Lo capisci? Una delle poche volte che ho avuto paura per la mia vita, perché so che cosa sei in grado di fare fisicamente e non... non eri in te fino a qualche minuto fa. Non avevi barriere. Io non ti lascio Alex, ma prenditi del tempo dal DEO. E dobbiamo entrambe andare in terapia, non possiamo farcela da sole. Non... abbiamo gli strumenti, ecco. »

Concluse, la voce tremolante, gli occhi ansiosi e fissi sulla figura curva di Alex, il suo intero essere vibrava per una risposta, affermativa o negativa che fosse. Quelle parole certo non rappresentavano una sentenza per la loro relazione, ma potevano definirsi un punto di svolta, in quanto la reazione dell'agente ne avrebbe mutato il destino. 


« Immagino... che sia il minimo. Ora vedo anche io in cosa il DEO mi ha trasformato, tutto per essere la più forte, la più veloce, la più letale... ma a volte ignoro le regole base della decenza umana. Sono... stanca, sinceramente. »

Le palpebre pesanti, troppo persino per l'indomabile agente Danvers, si chisero sugli occhi nocciola, seguitadalle sue mebra, che caddero come macigni sul candido e comodo materasso. Tanto diversa dalla donna in grado di uccidere, quasi indifesa appariva. E Maggie la osservò silenziosa, prevedendo le numerose notti difficili che sarebbero venute. 




Prompt: 
“Break Up, Shmake Up”: What if… Sanvers had agreed on [no] kids / Sanvers hadn’t broken up? / Sanvers got married?
No Light: No light, no light in your bright blue eyes/I never knew daylight could be so violent /A revelation in the light of day/ You can’t choose what stays and what fades away /And I'd do anything to make you stay /No light, no light Tell me what you want me to say ("No light no light" - Florence + The Machine)

 
   
 
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