COW-T #9: in fuga
 

- The moron doth protest too much methinks - 
 

Sanji avrebbe voluto poter dire di non star fuggendo, ma la verità era che ormai la sua dignità era stata perduta per sempre il che significava che non gli importava neppure più di raccattare una qualsiasi scusa. 

Sanji non si stava allontanando con grazia, non stava andando a fare altro e per puro caso questa nuova occupazione era lontana dal punto in cui si trovava qualche istante prima. No. Sanji stava proprio fuggendo. 

Che disonore, lui che non fuggiva nemmeno di fronte ai più feroci nemici, lui che ritirata non sapeva nemmeno che significato avesse. 

Eppure ora le sue lunghe gambe correvano come se il diavolo stesso fosse alle sue calcagna, percorrendo il più velocemente possibile il ponte della Thousand Sunny, il terrore che gli riempiva il petto. 

Il suo cuore si sarebbe fermato, ne era sicuro. 

“Che diamine stai facendo, stupido cuoco?” Zoro allungò il piede, facendolo inciampare. 

Sanji, non riuscendo a fermarsi lo slancio della propria corsa, rovinò al suolo, sbattendo il mento e cercando di rialzarsi in fretta e furia per poter continuare a fuggire

“Marimo di merda! Mi hai fatto inciampare!” 

Zoro si strinse nelle spalle, disinteressato. “Si può sapere dove stavi scappando?” 

Sanji rabbrividì al solo pensiero. “Usopp ha perso la sua tarantola.” 

“E allora?” Lo spadaccino inarcò le sopracciglia.
“E allora?!” Sanji quasi strillò isterico, perdendo ogni vestigia di pudore, “E allora io voglio essere il più possibile lontano da qualsiasi posto in cui si possa nascondere quella cosa!” 

Zoro divenne improvvisamente serio, fissando un punto sul terreno alle sue spalle. “Intendi quella?” 

Senza nemmeno voltarsi a controllare e con uno strillo che avrebbe fatto sanguinare le orecchie ai cani, tanto acuto era il tono che aveva raggiunto, Sanji si gettò addosso all’altro, chiudendo le braccia attorno al suo collo. 

Di riflesso Zoro lo sollevò, chiudendole la mano intorno alle sue ginocchia e ritrovandoselo in braccio. “Devo portarti in camera da letto, ora?” lo prese in giro quello. 

“Oh mio - Zoro!” Sanji arrossì, rendendosi conto della posizione compromettente in cui si trovavano. 

Quello ridacchiò. “È così che volevi dire alla ciurma delle nostre serate? Io pensavo ad un modo un po’ meno grafico.”

“Oh fottiti!” 

“Fottimi tu, codardo!” Zoro rispose, senza perdere un colpo e con lo stesso ghigno sfrontato che aveva sfoggiato fin dall’inizio. 

“Co -” Sanji si ritrovò senza parole. “Codardo?!” 

“Eri tu quello che scappava!”  

Il viso di Sanji si tinse di rosso, ma questa volta non era tanto un rossore gentile da affettuoso imbarazzo, quanto più la furia di mille tempeste. 

Prima che il fumo cominciasse a uscirgli dalle orecchie e il cuoco esplodesse, Zoro si fece nuovamente serio. “Non è la tarantola quella?” 

E, di riflesso, Sanji gli si strinse ancora più contro, prima di rendersi conto di quale scherzo l’idiota Marimo gli avesse giocato. 

“Figlio di -” 

“Oh su, non essere così contrariato, che lo sappiamo entrambi che ti piace stare qui.” 

“Io ti uccido.” 

“Prima dovresti avere il coraggio di scendere.” 

“Ricordati che sono a portata di collo. Posso sempre strozzarti!” 

“Ma poi perderesti la posizione strategica.” 

Sanji si ritrovò quasi a urlare di frustrazione. “Ti odio!” 

“Non è vero” Zoro lo contraddisse compiaciuto. “E adesso dammi un bacio.”

“Cosa?! No! Siamo nel mezzo del ponte!” 

“E dai, chi vuoi che ci veda?” 

“Ehi, Zoro!” Usopp si affacciò dalla finestra della cambusa - si parla del diavolo… “Quando avete finito di amoreggiare, puoi dire a Sanji che ho ritrovato Arabella ed è di nuovo nella sua teca?” 

“Aye!” lo spadaccino gli fece un segno positivo con le mani a dirgli che aveva capito e quello tornò in coperta. 

Con un verso strozzato, Sanji nascose il viso nell’incavo del suo collo. “Ora voglio morire io.”

Zoro rise.