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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    22/03/2019    1 recensioni
[Go The Distance Spin-off][RoyEd]
Roy, con gli occhi ancora chiusi e la voce roca, si mosse appena nell’abbraccio dell’Elric maggiore, godendosi il contatto con il corpo del fidanzato; questi sospirò e lo accarezzò cautamente sul petto, nascondendo il viso tra i ciuffi neri del più anziano: “Sei un maledetto pazzo.” borbottò con un filo di voce, senza smettere di accarezzarlo.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Go the Distance - Di nuovo a casa'
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Fandom: Fullmetal Alchemist
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Roy Mustang, Edward Elric, RoyxEd
Tipologia: One-shot
Genere:
Sentimentale, Hurt/Comfort
Avvertimenti: Shonen-ai
Note: One-shot spin-off della mia “Go the Distance”, è possibile leggerla anche senza la lettura della fic principale.
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

 

CHIUDI GLI OCCHI E SENTI LA VITA SOTTO LE TUE DITA

 

“Fratellone, fratellone! Guardami!”

“A-Al… Io…”

“Fratellone, respira e conta con me. 1, 2, 3… E immetti il fiato nei polmoni del Comandante. Io mi occupo delle compressioni!”

“D-D’accordo.”

“1, 2, 3, ora!”

“Battito?”

“Ancora una volta! 1, 2, 3, ora!”

 

Con un sobbalzo, Ed spalancò gli occhi trattenendo a stento un grido spaventato mentre nei suoi occhi ancora aveva la vista del corpo di Roy Mustang a terra, senza vita, mentre attorno tutti loro facevano del loro meglio per salvargli la vita; Edward sentiva ancora sulle labbra la sensazione di acqua marcia dei canali di Central City, dai quali avevano ripescato quello stupido, coraggioso, Comandante.

Sentiva ancora la mancanza di respiro dell’uomo, il gelo della pelle…

Tremando appena, il più giovane si mosse sul materasso, sistemando al contempo il corpo che, avvolto in una pesante coperta, era abbandonato contro di sé, un corpo sì febbricitante e sofferente per la polmonite ma innegabilmente vivo.

Cercando di concentrarsi unicamente sul fatto che fosse ancora con lui, che non fosse affogato miserabilmente in una pozza di acqua sporca, Edward posò un bacio leggero tra i capelli sudati del Fuhrer, incerto su dove toccare per non esacerbare il dolore, voleva stringerselo addosso, senza più lasciarlo andare, almeno fino a quando non gli fosse passato il panico, ma non era sicuro.

“I tuoi pensieri fanno più rumore delle unghie sull’ardesia…”

Roy, con gli occhi ancora chiusi e la voce roca, si mosse appena nell’abbraccio dell’Elric maggiore, godendosi il contatto con il corpo del fidanzato; questi sospirò e lo accarezzò cautamente sul petto, nascondendo il viso tra i ciuffi neri del più anziano: “Sei un maledetto pazzo.” borbottò con un filo di voce, senza smettere di accarezzarlo.

“Che è successo…? Non ricordo bene…”

“Ricordi il ponte?”

“La donna… sta bene?”

Alla sua domanda, Edward annuì anche se un groppo in gola misteriosamente simile a un magone gli bloccava il respiro: “L’hanno portata in ospedale e poi a casa, hanno arrestato il marito per violenza domestica e non uscirà per un bel pezzo.”

“Allora a qualcosa è servito…”

“Non dicevi di non ricordare?”

“Non ricordavo tutto… Ricordo di aver cercato di aiutarla, poi siamo scivolati e-“

“Tuffo nel canale, ti abbiamo ripescato che non respiravi.”

Con la testa confusa e i ricordi che si sovrapponevano gli uni agli altri, Roy restò in silenzio, cercando di concentrarsi sugli scampoli di memoria che vorticavano nella sua mente ma non erano abbastanza per ricostruire l’accaduto, anche se forse poteva intuirlo.

“Mi fa male il petto, ma non così male come se fosse stato premuto da un Automail…”

“Perché non sono stato io a fare le compressioni… Io ho dato l’ossigeno, Al si è occupato del resto.”

Roy non disse nulla, lasciò che Edward lo abbracciasse, ignorando al contempo il tremore appena accennato del corpo di Fullmetal, non sarebbe stato lui a metterlo in imbarazzo e se fingere di non accorgersene poteva aiutarlo a non sentirsi sperduto e indifeso… beh, poteva permettersi, per una volta, di non prenderlo in giro.

“Grazie…” sussurrò: “Mi hai salvato la vita…”

Al più giovane sfuggì una risatina strozzata: “Non potevo lasciarti morire così.”

“Devo ringraziare anche Alphonse.”

“Dev’essere qui fuori, lo vado a chiamare.”

Edward stava per alzarsi quando la mano di Roy, posatasi sul suo polso, lo fermò; sistemandosi meglio in modo da non permettergli di muoversi, il Comandante sospirò: “Non è necessario farlo ora, resta ancora un po’ qui. È un ordine.” aggiunse, sorridendo.

Questi sentì il corpo del compagno dietro di sé abbandonarsi contro la testiera, le braccia di Edward – pur se incerte – aumentarono la stretta e ne sentì la tensione allentarsi.

“È un ordine a cui posso obbedire.”

   
 
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