Film > Animali fantastici e dove trovarli
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Autore: padme83    24/03/2019    17 recensioni
1. The heart asks pleasure first: "Ci sono sguardi che tagliano quasi fossero lame.
Gemme d’acqua e di terra, i suoi occhi rilucono nella penombra simili a folgori vivide, e ti scrutano feroci, impudichi – sembrano volerti divorare, consumare, rubare l’anima (ma lui lo sa, Dio, lo sa che la tua anima è già sua)."
2. Ascolta come mi batte forte il tuo cuore: "Lo percuoti in pieno petto, martellandolo di pugni con l’unica intenzione di procurargli dolore, di fargli il più male possibile – e che capisca, Dio, che capisca che cosa significa sentirsi mutilati, vuoti, spezzati."
3. Ma nel cuore nessuna croce manca: "Ti costringe a voltarti verso di lui, a immergerti in una pozza di luce che pennella d’ombre soffuse il fine cesello dei suoi lineamenti e lo trasfigura in una maschera dalle orbite incavate, vuote, abissali; ha uno sguardo selvaggio che lacrima senza saperlo, come il tuo."
4. Cor cordium: "«Sei venuto a portarmi via?» soffi sulle sue labbra, la voce ridotta ad un sussurro sommesso. Sì. È il momento. Presto sarà qui."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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E ne l’una de le mani mi parea che questi tenesse 
una cosa la quale ardesse tutta, 
e pareami che mi dicesse queste parole: 

 
“Vide cor tuum”
 
 
 
 
 

 
 
 
Soltanto la magia e il sogno sono veri – tutto il resto è menzogna.
(Jean Rhys – Il grande mare dei Sargassi)
 
 
 
 
 
 
The heart asks pleasure first ~
 
 
 
 
 
 
“Silent night surrounding me
on the shore of wistful sea.
A kindest heart made me believe
the world as I wish it to be.”
 
 
 
 

 
 
Sta per arrivare, ne sei sicuro.
È un brivido caldo lungo la schiena ad annunciarlo.
Gellert compare all’improvviso, a qualche passo da te, ammantato dal chiarore rosseggiante del crepuscolo. Attorno a voi l’atmosfera si cristallizza, in pacato raccoglimento, e una brezza impalpabile, pregna di sole e salsedine, vi scorre vellutata addosso, gonfiando e increspando la stoffa leggera dei vestiti. Il gorgoglio del mare, quieto e sommesso nella pace immota della sera, ben si accompagna all’eleganza del suo incedere, mentre si avvicina a te con calma apparente, le spalle ritte, un sorriso obliquo e appena accennato a illuminargli i raffinati tratti del viso.
Ci sono sguardi che tagliano quasi fossero lame.
Gemme d’acqua e di terra, i suoi occhi rilucono nella penombra simili a folgori vivide, e ti scrutano feroci, impudichi – sembrano volerti divorare, consumare, rubare l’anima (ma lui lo sa, Dio, lo sa che la tua anima è già sua).
Tende le mani verso di te, nervoso, e le poggia a palmi aperti sul tuo petto; si aggrappa alle pieghe sgualcite della camicia, tentando di celare il tremito che offusca la superbia del suo contegno, e il poco ossigeno che ancora ha l'ardire di interporsi fra di voi comincia a farsi soffocante, a bruciare più del fuoco.
Quanto ti è mancato? Quanto?
Tanto. Troppo. Troppo, troppo, troppo… e tu sei un uomo, dannazione, un uomo, nient’altro che un uomo.
Gli afferri deciso i polsi, attirandolo a te, perché sei consapevole, certo – come lo sei di dover morire, un giorno – di non poter sopportare l’idea di esserti ingannato, e quando le tue dita affondano nella morbida carne invece di chiudersi in un pugno vuoto, il tuo cuore comincia a vibrare incontrollato, scosso dagli spasmi violenti di un'emozione assoluta, terrificante, meravigliosa – sei qui, sei qui, sei davvero qui.
Sono qui, sono qui. Non avere dubbi, amore mio. Non averne mai.
Lo stringi forte tra le braccia – finalmente, finalmente! –, lo avvolgi con tutto te stesso, per rimarcargli il tuo esserci – qui, adessocon lui, per lui. Ti impossessi avido dei suoi lunghi capelli – profumo di zagare, limoni e fiori d’arancio ti inebria i sensi –, li liberi dal nastro di seta che li tiene prigionieri, ne attorcigli ciocche intere tra le falangi. Lo guardi, non riesci a farne a meno, lo contempli estasiato, e, per la frazione di un secondo, ti convinci di trovarti davanti alla delicata tela di un pittore preraffaelita. «Stringimi» sussurra, nascondendo il capo nell’incavo fra il tuo collo e le clavicole «Stringimi ancora. Stringimi di più». Il suo fiato umido è un’onda che si infrange contro la pelle esposta, te lo senti dentro, penetra nella carne, spezza le vene, artiglia le ossa, prosciuga i polmoni. Rimanete così, immobili, avvinghiati, smarriti l'uno nell'altro per un tempo che ti appare infinito.
Nel momento in cui, lentamente, ti scosti, lo fai seguendo un impulso che non sei più in grado di contenere. Ti riappropri del suo volto, lo prendi fra le mani con la premura e l’attenzione che riserveresti ad una reliquia sacra; percorri con i polpastrelli la linea virile del suo profilo, partendo dall'ampia fronte, indugiando sulle tempie e sull'arco perfetto delle sopracciglia, fino a raggiungere con un fremito la curva nobile degli zigomi e della mascella. Gli catturi il mento fra il pollice e l’indice, carezzandogli le labbra – avanti e indietro, avanti e indietro – saggiandone piano il tepore e la consistenza, riscoprendole lisce, docili nel reagire alla tenerezza del tuo tocco, seriche e fragranti come i rossi frutti boschivi ai quali tanto somigliano.
Chino su di lui, ti protendi per annullare le distanze – basterebbe un movimento impercettibile, un piccolo sbilanciamento, e vi ritrovereste avvinti, condannati fatalmente a cercare la salvezza l'uno dentro i respiri dell'altro per poter sopravvivere.
Baciami. Baciami baciami baciami baciami baciami –
Ti abbandoni al suo – al vostro – desiderio, trascinandolo in un bacio ardente, sensuale, intimo, goduto, e la tensione scaturita da quel contatto agognato serpeggia e ribolle fra voi con l’impeto e la potenza travolgente di un pelago squassato da venti tempestosi. La sua lingua ti coinvolge in un duello di cui conosci a memoria tutte le mosse, tutti i trucchi più segreti – eppure, eppure, c’è sempre qualcosa di sconosciuto, eccitante e imprevedibile nel vostro continuo perdervi, ritrovarvi, assaggiarvi, rincorrervi, comprendervi, arrendervi. Anche questa volta, ti lancia una sfida alla quale non hai alcuna intenzione di sottrarti...
 Ma, in realtà, nemmeno aspiri a esserne il solitario vincitore.
Le ginocchia cedono e vi accasciate al suolo, uno addosso all’altro; a dare asilo alla vostra irruenza c’è uno spesso strato di sabbia, soffice e tiepida e bianca, bagnata da raggi di luna perlacei.
Le bluse spariscono in fretta, così come gli stivali e i calzoni, mentre i baci presto si trasformano in morsi e le carezze imprimono stigmati vermiglie sulla pelle nuda e arroventata. Ti insinui languido fra le sue gambe, portando i vostri bacini a collidere, a intrecciarsi in una danza dal ritmo sempre più frenetico e urgente. Lo baci di nuovo, affamato, senza concedergli neanche un istante di tregua; ti allontani soltanto quando l’aria inizia a mancare a entrambi, per avventarti con furia sulla mandibola e sul collo, dove ti soffermi a lungo prima di proseguire ingordo verso l’addome e il ventre, succhiando e marchiando – adorando – ogni singolo lembo di lui che si offre generoso alla tua passione.
Torturato, sopraffatto, si contorce sotto di te, preda di un'agonia struggente, dolcissima, e si lascia sfuggire un gemito, e poi un altro, e un altro più intenso, e nell’udire quei singulti arrochiti il tuo cuore sussulta di sangue[1]. Ne vuoi ancora, ancora e ancora, aneli il suo piacere, lo brami, lo pretendi, lo provochi, lo raccogli, lo fai sgorgare dalla sua gola come lo zampillo purissimo di una cascata di cui tu stesso sei la fonte inesauribile.
Non ti fermare, non ti fermare, non ti fermare –
«Perché?» soffi in risposta, solleticando la sua cresta iliaca. «Che succede se mi fermo?»
Mi uccidi. Se ti fermi mi uccidi, se ti fermi mi uccidi, se ti fermi mi uccidi[2] –
Ti alzi appena e torni a martoriargli la bocca, voracemente, assecondando la sua richiesta – una supplica disperata della quale anche tu sei eterno schiavo. Avverti le sue unghie incunearsi fra le scapole, scavare solchi profondi fino ai reni, mentre inarca con agilità il busto e ti blocca i fianchi in mezzo alle cosce pallide, incastrandoli in una morsa irresistibile, inevitabile, impossibile da sciogliere.
Voi due, insieme. Un’opera d’arte bellissima nella sua sublime imperfezione.
Anneghi nel suo sguardo – in quelle sue iridi così luminose che non basterebbe il firmamento intero a restituirne a pieno lo splendore – e scivoli voluttuoso dentro il suo corpo caldo, disteso, accogliente, che sembra racchiudere in sé tutta la grandezza e il mistero della vita stessa.
Stupiti, tremanti, vi lasciate cullare dal mormorio lieve della risacca, che si unisce, in un gentile controcanto, al battito accelerato dei vostri cuori, intenti a chiamarsi e a scambiarsi promesse e a parlare fra loro nell’unico linguaggio degno del sentimento che vi lega, vi pervade in ogni fibra e vi rammenta, sempre: “in quanto umana, la vostra natura è anche divina”.
L’Amore è il vostro sangue – non altro[3].
 
 
 
 
 
 
“Home inside but lost for life,
human heart longing for love,
slave to the toil this mortal coil
the strife, the suffering, the void.”

 
 
 
 
 
 
Quando l’aurora, sfolgorante d’oro e ambra, si erge magnifica all’orizzonte dell’est, vi sorprende così, vinti dal sonno ma ancora abbracciati.
Un sorriso beato sulle labbra.
Le mani nelle mani.
 
 
 
 
 
 
“Frozen moments in time
little hideaways, the marrow of life.
Little hideaways for a lonely heart.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 1190}
 
 
 


 

[1] Non so se lo avete notato, ma io mi autocito spessissimo ^^ 
[2] Per chi ha letto Chiamami col tuo nome di André Aciman, potevo forse ignorare questa perla nascosta? No che non potevo.
[3] Parafrasando Cesare Pavese – sì, sempre lui. Non è colpa mia se tutto quello che ha scritto si adatta così bene a questi due. Mi aspetto comunque che prima o poi il suo fantasma venga nottetempo a farmi pagare la mia impudenza sfacciata.





 
 
 
 


Nota:

 
Buon pomeriggio e buona domenica a tutt*! ^^ 
 
Ohibò, ogni tanto anche Albus scende dall’empireo puro e disincarnato nel quale gli piace crogiolarsi e si ricorda di essere un uomo.
 
Ma!
 
Questo incontro appassionato, oserei dire idilliaco, è un sogno? È reale? È *coff coff* un force-bond? (È una supercazzola?) A voi l’ardua sentenza. Tutto può essere. D’altra parte, «Certo che sta succedendo dentro la tua testa, Harry. Ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non è vero?» (Gioia mia, come li chiudi tu i capitoli, nessuno). Ovviamente, in questa prospettiva, lo spazio e il tempo della storia hanno un’importanza assai ridimensionata. La spiaggia potrebbe esistere davvero da qualche parte del mondo – Albus viaggia molto – oppure essere semplicemente un “luogo dello spirito”. Anche il momento preciso è volutamente indefinibile, ma possiamo con ragionevolezza presumere che i due colombi siano ancora piuttosto giovincelli, perché dopo una certa età determinate bravate le paghi care, e non in termini di sensi di colpa (l’umidità di una spiaggia di notte ti ammazza, letteralmente. Altro che Avada Kedavra).
 
Come avrete capito, sarei propensa ad iniziare una nuova raccolta, dato che non è che posso intasare la sezione per ogni singola cavolata che mi viene in mente. Come al solito, potrei aggiornare domani oppure fra sei mesi (oddio, mi auguro di no, ma sapete che non posso fare promesse); mi prendo comunque la libertà di gestire questo progetto con maggior scioltezza rispetto a “He’s more myself ecc.”, sia in termini di lunghezza dei capitoli (capirai…) sia riguardo ai contenuti, che spazieranno a seconda dell’ispirazione e della mia voglia di caz*… ehm, sperimentare.
 
MOMENTO SERIO: il titolo, “Ecco il tuo cuore”, riprende le parole che il dio Amore, nel cap. III della “Vita Nuova” di Dante Alighieri, rivolge al Sommo quando questi sogna Beatrice intenta a mangiare il suo cuore in fiamme. È un’immagine molto forte e significativa che, personalmente, a me è forse (forse) rimasta impressa ancor più del V Canto dell’Inferno. Non escludo che potrei lavorarci sopra: mi immagino chiaramente Albus e Gellert che sognano di mangiare ciascuno il cuore dell’altro. Il che, a ben vedere, costituisce già di per sé un potente Patto di Sangue.
 
Comunque. Bando alle ciance.
 
SoundtrackThe heart asks pleasure first, sia nella versione originale di Michael Nyman, che nella rivisitazione dei Nightwish.
 
Grazie a chi vorrà leggere – anche silenziosamente –, recensire, o inserire la storia in una delle liste messe a disposizione di EFP.

 Vi aspetto sempre su Lost Fantasy, eh! (Link nella bio)
 
A presto (spero. È un sacco che non lo dico ma… dipende sempre dal #PiccoloPadawan e dal #PiccoloSith - e dalle fatture elettroniche. MALEDETTE)!

 
Un abbraccio :*

 
 

padme
   
 
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