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Autore: Usagi Kou    21/07/2009    13 recensioni
[...] “Io ti ho promesso che, alla fine di quest’anno scolastico.... ti avrei trasformata” sentii la sua difficoltà nel pronunciare quella semplice frase “E manterrò fede alla mia promessa, ma... a una condizione” Alzai la guardia. “Dipende” “Mi devi giurare che, durante quest’anno, valuterai attentamente i pro e i contro di questa cosa” disse “Dovrai riflettere bene sulla tua trasformazione. A fine anno, ti domanderò se vuoi ancora diventare come me. Dovrai essere sincera, Bella. Dovrai pensarci seriamente. E io rispetterò le tue decisioni, qualsiasi esse siano” “Allora prepara i canini, perché aspetto il mio morso” dissi decisa. Fece per parlare ma lo precedetti “Io ci h già riflettuto bene, Edward. E sono pronta. Sono pronta perché so che dopo il dolore, dopo il periodo di assestamento, dopo tutto questo, ci sarai tu. Tu ed io. Per sempre. E non mi interessa nient’altro” E per non fargli ribattere, mi alzai sulle punte e ci godemmo insieme quell’ultimo bacio di quella giornata magicamente normale. Si, le cose stavano per cambiare. Ma questa volta, sarebbe stato in meglio.
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Nella Gioia e Nel Dolore

Sono tornata!! 
Lo so, lo so, dovrei aggiornare il resto invece di pubblicare altre cose, ma proprio non ce la faccio a resistere, questa storia preme troppo per uscire. Un New Moon alternativo.

Autore: Usagi Kou
Beta Readers: MaryLu (MalyCullen in EFP)
Personaggi: Edward Cullen, Bella Swan, Famiglia Cullen
Paring: EdxBella
Genere: Romantico, Drammatico, Sentimentale
Rating: Arancione
Note: What if? (e se…), long-fic
Riassunto:
 Questo è un remake di new moon. Si capisce che non amo molto quel libro? Allora, in qst storia niente tagli, niente addii, niente depressione traumatica. Solo una bellissima festa di compleanno e un anno di sorprese, prima tra tutte quella di Natale, in cui Bella e Edward avranno la lor prima volta. Bella resterà in cinta, ma con sua enorme sorpresa Charlie non si dimostrerà psicopatico spinto, ma anzi, molto lieto della notizia, perché lui sapeva che, putroppo, Edward era il vero amore di sua figlia. Ma la vendetta di Victoria è alle porte. Spiando i Cullen e carpendone questo segreto prezioso, si adopererà per rovinarglielo. Capeggiando un esercito di Vampiri rapirà Bella e la terrà segregata per molto, con l’aiuto dei licantropi, però, Edward riuscirà a ritrovarla. Ma i due innamorati si ritroveranno a dover affrontare un dolore incommensurabile, che nessuno avrebbe potuto prevedere, fino a che….

Buona lettura!

Prologo – Summer’s End

Bella’s pov.

“Ok, spero per lei, signor Cullen, che abbia un valido e importante motivo per avermi imposto il supplizio della sfilata di moda, ovviamente con me come modella, della sua adorata sorella Alice per gran parte della mattina, altrimenti a costo di rimetterci tutte le ossa del mio corpo, la pesterò a sangue infischiandomene della sua invulnerabilità!” sbuffai contrariata, incrociando le braccia sul petto fissando il dio greco che era seduto al mio fianco.
Edward, senza prestare la benché minima attenzione alla strada, nonostante stesse guidando, scoppiò a ridere di cuore riempiendo l’abitacolo della Volvo con la sua melodiosa e celestiale risata.
Un po’ della rabbia che mi premeva in corpo scomparve nel sentire le risate di quel angelo che avevo l’onore di poter considerare solo mio. Il resto tornò vivida e forte a infuocarmi l’animo, con l’aggiunta dell’orgoglio ferito visto che non aveva dato peso alle mie parole, ma anzi, ci aveva riso sopra.
Non che avesse tutti i torti, in effetti; quando te la prendi con creature mitologiche, in questo caso vampiri, a meno cha anche tu non appartenga al loro mondo puoi solo che rimetterci. L’avevo provato sulla mia pelle poco più che tre mesi fa.
Rabbrividii al ricordo raccapricciante e doloroso della mia quasi morte, ma bloccai quelle emozioni prima che il mio accompagnatore potesse leggermele negli occhi.
Edward, con un gesto fluido e impeccabile, strinse la mia mano tra la sua, iniziando ad accarezzarmi la pelle con il pollice. Rabbrividii al quel suo gesto, e non di freddo – nonostante la sua pelle fosse sempre, costantemente gelata; erano ben altre sensazioni quelle che sconvolgevano il mio essere quando ero in sua compagnia.
Non il disgusto, ma l’ammirazione più profonda.
Non la paura che la sua “demoniaca” figura doveva incutermi, a detta sua, ma l’amore più profondo che quel angelo aveva saputo risvegliare in me.
Ovviamente, per prendermi in giro diceva che io ero l’unica creatura che considerava l’istinto di sopravvivenza un optional, e che non avevo esitato a barattarlo con un senso dell’equilibrio precario e una fortuna da far invidia a Paperino.
Sciocco vampiro iperprotettivo! Meno male che era il mio ragazzo, altrimenti da quel dì che gli avrei dato una lezione…. O almeno, avrei cercato qualcuno che potesse farlo al posto mio, sempre perché il mio attuale corpo non era forte abbastanza.
“Beh, Miss Swan, non credevo di arrecarle un disturbo così grande” mi rispose divertito, adeguandosi al mio tono formale “In un mio barlume, forse, di stoltezza, ho pensato che avrebbe gradito, come ho potuto constatare dai pensieri della mia diletta sorella minore, passare del tempo con la sua suddetta migliore amica. Vi chiedo perdono se per una mia colpa le ho arrecato offesa, e la imploro di perdonare questo sciocco servo vostro”
Tornò a fissarmi con un’occhiata contrita ma, al contempo, divertita. Sbuffai, mentre mio malgrado un sorriso sbocciava sul mio volto.
“Sei impossibile” decretai “Impossibile e per di più con credenze e modi di fare di un altro secolo. Ma tu guarda se mi devo sentire pure in colpa, adesso, dopo essere stata torturata per quattro ore da tua sorella maniaca di moda!”
“Lo so che ti sei divertita, in fondo” ridacchiò lui; gli scoccai uno sguardo di fuoco. “Va bene, molto in fondo” rettificò lui.
“Io adoro Alice, ma non quando mi usa come la sua barbie personale” dissi “Le voglio un bene dell’anima, però stavolta ha esagerato. Quattro ore di supplizio per farmi sfilare in costume da bagno, ma guarda te…”
“Le ho chiesto io di farlo” disse con nonchalance.
“Tu cosa?!” esclamai stupefatta “Come ti sei permesso?! Ti rendi conto del supplizio a cui mi hai costretto?!”
Edward scoppiò a ridere, divertito. “Sei un vampiro morto, Cullen!” lo minacciai, furiosa.
“Beh, si, data la mia condizione attuale, oserei dire che è quasi un secolo che non sono in vita” mi sbeffeggiò.
Stavo per rispondergli male ma lui mi anticipò con un sorriso. “Dai, perdonaci. Anzi, perdonami. Solo che oggi vorrei che tutto si svolgesse nel più perfetto dei modi”
Placai la calma, sorpresa. “Di che parli?” domandai mio malgrado curiosa “Tutta quest’estate è stata la migliore della mia esistenza… anzi, la mia esistenza è stata magnifica dal giorno in cui ti ho incontrato. Non devi sforzarti di rendere tutto ancora più perfetto. Mi basta… solo averti sempre al mio fianco, per essere felice”
Spostai lo sguardo dal suo, improvvisamente troppo intenso, arrossendo furiosamente. Non ero mai stata un tipo sentimentale, ma con lui riuscivo a provocarmi il diabete da sola, come mi diceva Emmett ridendo, felice che al mio fianco il suo fratellino fosse finalmente felice.
Era più forte di me. Con lui non riuscivo a mentire (non che fossi una campionessa nell’arte della menzogna), non riuscivo a celargli il mio stato d’animo, le mie emozioni, i miei timori. Mi confidavo con lui su tutto, perché Edward era il solo in grado di capirmi pienamente e di sopportarmi in tutti i momenti. L’unica cosa che gli era preclusa era la mia mente.
Ma alle volte sentivo anche il suo bisogno di essere rassicurato. Di avere la conferma, come spesso gli chiedevo io, che sarei stata sempre e solo sua. Che non l’avrei lasciato mai. Perché, come me – anche se non potevo capire proprio come gli passasse per la testa; ero io quella fortunata, non lui – non riusciva a capacitarsi di avermi trovato.
Di essere finalmente completo.
“Non merito di avere un angelo simile al mio fianco…” sussurrò rapito, portandosi la mia mano alla bocca e baciandone il dorso.
Avvampai. “I-io me lo ripeto ogni giorno… eppure tu non ti sei ancora stufato di me” borbottai
“Non potrei mai!” disse, serio e deciso come non mai “Non mi è possibile rinunciare a te, Bella, né d’altro canto ho la benché minima voglia di farlo. Voglio restare con te per sempre”
“Se davvero questo è il tuo desiderio non dirlo, fallo e basta” lo implorai voltandomi a guardarlo.
In risposta si chinò su di me e premette le sua labbra morbide e delicate sulle mie.
Adoravo i suoi baci, anche se piuttosto casti e superficiali, ma in quel momento mi resi conto che:

  1. Edward mi stava baciando;
  2. Edward non prestava la minima attenzione alla strada;
  3. Se non prestava attenzione e una macchina ci avesse preso in pieno, altro che eternità insieme! Sarei morta sul colpo, e addio Bella!

“AAAAAH, LA STRADA!!” esclamai spaventata staccandomi bruscamente da lui e aggrappandomi al mio sedile.
Lui mi guardò corrugando la fronte contrariato – non era da me rifiutare un suo bacio, anzi, di solito era lui che si tirava indietro.
“Con tutto ciò che dovrebbe terrorizzarti di me, ti terrorizza la mia guida” sbuffò tornando a fissare la strada “Che mi riesce alla grande, aggiungerei. Guarda: senza occhi e senza mani!”
E sorridendo abbassale palpebre e staccò le mani dal voltante.
“AAAAAH!! A MATTO!!!” esclami terrorizzata prendendo in mano il voltante “Ma chi ho per ragazzo? Un pirata della strada, incosciente e pericoloso! Poi osa anche farmi la predica se vado a giocare con i vampiri sadici, quando è la sua guida per prima a causare la mia morte!”
Non credo abbia prestato molta attenzione, altrimenti la sua risata sarebbe stata congelata e sostituita da un’ondata di colpa. Mai capirò come possa pensare certe eresie. Invece, la sua risata angelica continuò, mentre le sue mani sostituirono le mie sul volante.
“Amore, sei buffissima!” rise.
“Guarda. Avanti” sibilai, furiosa.
Sghignazzando senza freni, spostò lo sguardo sulla strada.
“Posso sapere, di grazia, dove mi stai portando?” chiesi acida.
“Non senti gli indizi?” chiese lui con un sorriso.
“Essendo io ancora una fragile umana priva dei tuoi sensi sviluppatissimi, no caro mio, non li sento gli indizi” replicai aspra.
“Allora chiudi gli occhi, e aspetta” sussurrò ipnotico, sgretolando le mie resistenze e facendomi diventare il suo burattino.
Gli obbedii, ripensando a tutto ciò che quella magica estate ci aveva portato.
Oltre un mese di premure, attenzioni e cure da parte di Edward, che ancora si sentiva in colpa per il mio scontro con James, seguito da due mesi di puro divertimento e romanticismo passati in villeggiatura con i Cullen, in una delle loro villette completamente restaurate da Esme. Era stata davvero un’estate magica.
Non avevo trascorso che poche ore separata dal mio amore, e in più mi sentivo a tutti gli effetti un membro della famiglia Cullen. Alice era diventata a tutti gli effetti la mia migliore amica, oltre che consulente di moda (autoproclamatasi tale) e una sorella di cui avevo sempre sentito la mancanza; Esme e Carlisle mi consideravano già la loro nuova figlia acquisita, e non sapevano l’orgoglio e la gioia che la loro considerazione di me mi portava; Emmett ormai era il fratello maggiore che mai avevo avuto, e Jasper… beh, Jasper era un fratello maggiore decisamente più discreto.
Contro tutte le aspettative possibili e immaginabili, io e Jasper eravamo diventati ottimi amici. Lui mi insegnava a giocare a scacchi, mi insegnava i primi rudimenti del baseball e qualche volta mi accompagnava anche a fare shopping con sua moglie, mentre io lo aiutavo ad abituarsi alla presenza degli umani e facevo tutto il possibile per non fargli pesare la mia vicinanza. Ormai eravamo davvero amici, e non era più una sorpresa trovare me, lui ed Emmett sul divano, davanti alla tv o a scontrarci in giochi di società e alla play station.
L’unico neo, però, rimaneva la flebile sopportazione che Rosalie aveva di me. Durante quest’estate aveva fatto di tutto per mostrarsi, credo, gentile con me, ignorandomi o tentando di impormi poco la sua presenza. Non riuscivo a capire perché si comportasse così, ma sia Edward che Emmett mi avevano rassicurato.
“Rose non è abituata ai cambiamenti” mi aveva detto Emmett “Dalle tempo. Ti assicuro che già le piaci”
Sospirai; era l’unica cosa che mi restava da fare, a parte affrontarla a brutto muso. E non volevo questo perché molto probabilmente me la sarei inimicata ancora di più.
Feci per parlare quando un odore che tanto mi era mancato in quei mesi mi riempì i polmoni. Quel odore pungente, aspro e dolce insieme, portatore di sogni e ricordi lontani, di una Bella diversa ma che di sicuro non rimpiangevo. Quel odore familiare, eppure sempre così distante ed effimero.
L’odore del mare.
Spalancai di scatto gli occhi, spingendomi contro il finestrino.  Davanti a noi, una sottile linea blu si andava allargando man mano che ci avvicinavamo.
“Ti piace?” chiese Edward con un sorriso.
In risposta mi buttai praticamente addosso a lui e lo baciai con trasporto, sentendo la sua risata sulle mie labbra.
“Amore, non dovevo tenere gli occhi fissi sulla strada?” rise lui staccandosi da me e bloccandomi i polsi; ovviamente, per i suoi canoni ero stata troppo impulsiva.
“Grazie, grazie, grazie!” esclamai abbracciandolo forte “Questa è... è… non trovo le parole, grazie!”
“Speravo che ti piacesse” disse Edward tornando a fissare la strada “Stanotte non hai fatto altro che ripetere mare, mare… spero che ti accontenterai della spiaggia più piovosa d’America. Di più… non posso fare…”. Strinse tra le mani il volante, sicuramente rimproverando quella sua condizione di vampiro.
“Smettila, Edward!” dissi arrabbiata “Non rovinarmi il momento. E comunque, anche se andassi ai Caraibi, senza di te non avrebbe senso. Mi pare di avertelo già detto: senza di te, anche il Paradiso assumerebbe le fattezze dell’Inferno”
Mi rivolse uno sguardo riconoscente che mi fece avvampare.
“Ehm, si, insomma… ehi, non avrai oltrepassato il confine di La Push?” chiesi preoccupata. Non sapevo bene che punizione comportasse la rottura del patto tra i Cullen e i Quileutes, e non volevo che corresse rischi.
“Sta tranquilla, Bella, non ho infranto il patto” mi rassicurò “Siamo parecchio lontani sia da Forks che dalla riserva. È un angolo di spiaggia praticamente deserto, nascosto dalla scogliera ai suoi lati”
Sorrisi e posai la testa sulla sua spalla. “Che farei senza di te…”
“Già, me lo chiedo anche io”
“Te l’ho già detto che a volte sei pesante?”
“E te l’ho già detto che quando metti il broncio sei adorabile?”

“Edward, il mare!” esclami felice, voltando le spalle alla distesa blu per fissare il volto del mio angelo.
Sorridevo come una bambina, correndo a piedi nudi avanti e indietro per il bagnasciuga, giocando con le onde come facevo da piccola.
Edward, che stava sistemando gli asciugamani sulla sabbia, rise divertito dalla mia esuberanza. Non ci feci caso e mi voltai continuando a giocare sulla sottile linea dove oceano e terra si univano.
Mi chinai notando una meravigliosa conchiglia bianca dalle sfumature rosee, a spirale; affascinata, la raccolsi tra le mani, bagnando i lembi del mio vestito leggero. L’accostai all’orecchio e tentai di sentirne il rumore del mare.
“Senti?” chiesi, notando Edward che mi era arrivato alle spalle. Gli portai la conchiglia all’orecchio mentre i suoi occhi mi fissavano intensamente. “Riesci a sentire il mare?”
Lui sorrise e chiuse gli occhi, concentrandosi; la sua mano raggiunse la mia, carezzandola lievemente.
 “Uhm… sai che non lo so?” rispose con un sorriso “Forse potrei confondermi con il rumore stesso delle onde che muoiono ai nostri piedi, o forse è vero che il corpo delle conchiglie racchiude l’animo del mare…”
Tornò a fissarmi in volto, mentre io lo guardavo rapita. Mi sfiorò la fronte con un bacio.
“Perché non la portiamo a casa?” propose “Magari possiamo ripetere l’esperimento stasera. Altrimenti, sarà sempre un bel ricordo”
Annuii, entusiasta, e il suo sorriso si estese.
“Ti va ti raccoglierne qualcuna?” propose. I miei occhi brillarono; mi conosceva troppo bene. Annuii vigorosamente e lui rise; mi prese gentilmente dalle mani la conchiglia e con delicatezza la ripose in un secchiello rosso che portava al braccio.
“E quello?” chiesi divertita.
“Alice” rispose solo.
“Non per offenderti ma sembri la versione maschile di Cappuccetto Rosso”
“Ah si, eh?” ghignò con un luccichio negli occhi, prima posare il secchiello per terra e di iniziare a rincorrermi a velocità umana.
Ridendo, corsi lungo la spiaggia cercando di scappare dalle sue grinfie (per una volta il mio equilibrio non si era dissolto), ma alla fine mi lasciai prendere. Le braccia di Edward si chiusero intorno ai miei fianchi, stringendomi al suo petto.
“Ok, ok, più che Cappuccetto Rosso sei il lupo cattivo” annaspai tra le risa.
“Mi offendi ancora, Bella?” disse lui annusando i miei capelli “Se continui così dovrò punirti…”
E le sue dita percorsero velocemente i miei fianchi, facendomi il solletico.
“Ok, basta, stop!” risi “Le conchiglie! Te le ricordi le conchiglie? Dobbiamo raccoglierne tante!”
“Uhm… dammi qualcosa in cambio, prima” mormorò percorrendo il mio collo con le labbra.
Mi voltai verso di lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Il mio sorriso preferito illuminò il suo volto.
“Pensavo ad altro…” disse malizioso.
“Non finché non mi aiuterai a raccogliere le conchiglie!” dissi risoluta.
Mi baciò di nuovo la fronte e poi mi sorrise, iniziando a guardarsi intorno. La mattinata trascorse in fretta, tra i miei gridolini entusiasti quando trovavo qualcosa di particolare e le spiegazioni accurate di Edward sul mondo marino.
Era… bello. Niente mostri, vampiri, ragazzi impiccioni, amici invadenti, padri ficcanaso…
Eravamo solo noi due. Solo due ragazzi profondamente innamorati l’uno dell’altra, felici.
Solo Edward e Bella.
“Ehi…” mormorai ammirata, prendendo da sotto l’acqua il mio trofeo.
Rigirai tra le mani quella meraviglia, ammirandone le sfaccettature: era una conchiglia completamente nera, attraversata però da una colata bianco perlacea che partiva da una sommità laterale e si allargava diagonalmente verso la base, dividendosi in piccoli ruscelletti astratti; la rigirai ancora e notai che l’interno era madreperlaceo, e illuminato dai raggi timidi del sole rivelava le sue mille sfaccettature.
Era bellissima.
“Cosa?” chiese Edward, a qualche metro da me
Lo fissai e poi corsi verso di lui, felice. Perplesso, lui allargò le braccia per permettermi di trovarvi rifugio, e io ridacchiai.
“Che cos’hai trovato?” domandò curioso.
In risposta gli misi la conchiglia la collo, e sorrisi tra me e me.
“Perfetta!” mormorai esultante, prima di alzare lo sguardo e incrociare i suoi occhi “Dai, vieni, torniamo in spiaggia!”
Si lasciò trascinare volentieri verso i teloni, tenendomi forte la mano. Mi lasciai cadere sulla sabbia tirandomelo dietro e poi presi il borsone di fianco a me, frugandoci dentro, mentre Edward mi fissava incuriosito.
“Posso sapere che cosa stai cercando?” domandò cortese.
“Qualcosa… che sicuramente tua sorella ha visto che mi sarebbe servit… AH –AH! Bingo!” esclami, tirando fuori un piccolissimo cestino.
“Che c’è li dentro?” chiese avvicinandosi più a me.
“Ah, è vero. Tu non sei normale, non puoi saperlo” dissi saccente.
“Ehi, io sono un normalissimo vampiro centenario” mi ribeccò lui sorridendo.
“Si, ma sei un uomo” replicai facendogli la linguaccia “Figuriamoci se sai come si usano ago e filo!”
Mi rivolse un’occhiata perplessa e, sghignazzai alla vista, colpevole. “Uno a zero per te” borbottò. “A che ti serve?”
“Mia madre mi ha insegnato a fare le collane con le conchiglie” spiegai sorridendo “Sai, era uno dei suoi tanti hobby del momento. Mi ha incuriosito e le ho chiesto di insegnarmelo”
Il suo sguardo d’oro liquido si accese di comprensione e, ne fui lieta, di sorpresa; era così difficile fargli un regalo o un qualcosa che potesse piacergli… era un vampiro centenario e ricco; non avevo poi molte cose da offrirgli, né da comprargli.
“Tu vuoi…?” domando in un sussurro.
“Ah, ah! Sshh!” lo interruppi “Guarda e impara”
“Attenta a non bucarti” disse lui.
“Guarda, signor malfidato, che io sono la regina del ricamo” dissi “Ma che ne vuoi sapere, tu, che cambi guardaroba una volta alla settimana”
“Alice. Tutto parte da lei”
“Si, si, sempre colpa degli altri…”
Facendo molta, mooolta attenzione, presi l’ago più grosso e lo puntai sulla sommità della mia conchiglia. Esercitai una leggera pressione, diminuendo immediatamente quando pensavo che la conchiglia potesse rompersi. Edward, al mio fianco, osservava ogni mio movimento attentamente. Finalmente, con una leggera spinta, riuscii a bucare quella preziosa conchiglia senza distruggerla. Mi lasciai scappare un “Evviva!” di trionfo, ma subito ripresi il lavoro. Feci passare l’ago per tutta la sua lunghezza tre volte nel foro, allargandolo, prima di riporlo nell’astuccio. Presi il filo che Alice mi aveva dato e lo feci passare attraverso il buco. Per sicurezza ne misi due, non si può mai sapere. Feci tre piccoli nodi in modo da saldare il ciondolo e poi ammirai la mia opera, soddisfatta.
“Finito?” chiese Edward. Sorrisi e mi voltai verso di lui, mettendoglielo al collo e legandoglielo dietro.
“Ecco!” dissi soddisfatta “Avevo ragione, era la tua conchiglia”
Lui chinò il mento per osservarla e poi alzò gli occhi d’ambra verso di me; felicità e commozione si perdevano in quelle pozze luminose. Arrossii. Lui mi prese il volto tra le mani gelate e lo accostò al suo, regalandomi un bacio dolcissimo e senza tempo.
“Ti amo” alitò suo mio viso, baciandomi piano le palpebre “Come ho fatto cento anni senza di te…”
Il suo volto d’angelo si illuminò di un sorriso radioso mentre si separava da me.
“Posso provare?” chiese entusiasta.
Annuii, contenta della sua felicità. “Attento a non pungerti” lo presi in giro.
Neanche mi ascoltò, preso com’era dall’euforia. Cercò nel secchiello e ne estrasse una conchiglia rosata, dalle sfumature che nascevano dal crema del centro al fucsia della base.
In neanche tre minuti ce l’avevo al collo, con lui che mi fissava felice.
“Ti piace?” domandò leggermente ansioso
La osservai. “È più comune, molto più comune della tua” dissi con un sorriso “Ma ha una sua originalità che la contraddistingue. E poi, non esistono due conchiglie uguali, perciò… si, mi piace. Anzi, l’adoro”
Mascherò una risata. “Guarda il suo interno” suggerì divertito.
Perplessa, feci come mi aveva ordinato, e rimasi a bocca aperta: l’interno era completamente in madreperla, come la sua, sfavillante di sfaccettature differenti.
La sua mano prese la mia e iniziò a giocarci, mentre io lo fissavo. Lui chinò il capo; sembrava in imbarazzo.
“Si, forse hai ragione” mormorò “Può sembrare comune e uguale a molte altre dall’esterno, ma l’interno svela la sua vera natura. È unica, inimitabile ed estremamente bella, perfetta da ogni angolazione”. Alzò il capo, lanciandomi un’occhiata timida “Come te”
Ormai il colore delle mie guance aveva raggiunto tonalità mai viste prima dall’uomo.
“Respira, Bella” mi ordinò con dolcezza. Ubbidii docilmente, mentre due lacrime scivolavano dalle mie guance. Subito mi strinse a sé, asciugandomele.
“Ti ho mortificata? Scusami” sussurrò cullandomi.
Scossi il capo, abbracciandolo. “No. Mi sono commossa… come una stupida” mormorai tirando su con il naso.
Ridacchiò. “Non sei una stupida, e io ti adoro proprio perché sei ipersensibile”
Rimasi tra le sue bracci a ancora un po’, lasciandomi cullare, chiudendo gli occhi e concentrandomi solamente su di lui, su di noi.
Avrei voluto rimanere lì per sempre.
“Ti va di fare un bagno?”
Aprii gli occhi e li assottigliai, studiandolo. Lui mi rivolse lo sguardo più innocente del mondo, e ciò mi insospettì ancora di più.
“Scusami?” dissi.
“Ti ho chiesto se ti andrebbe di fare un bagno” ripeté pazientemente “Sapevo che si usava così: quando si va al mare, di solito si fa un bagno. O no?”
Avvampai. “N-non hai tutti i torti…” balbettai, facendo morire la protesta in un mormorio.
Ridacchiando, mi baciò la guancia e poi si alzò di scatto, allontanandosi da me.
“Beh, io un bagnetto me lo faccio” disse allungando le braccia verso il cielo, allegro come poche volte lo avevo visto.
E, sempre fissando il mare con sguardo luminoso, iniziò a sbottonarsi lentamente la camicia.
Sgranai gli occhi, imbarazzata e… eccitata, a quella vista. Il mio cuore iniziò a galoppare velocemente, mentre le mie guance raggiungevano nuove vette del colore.
E quel maledetto sogno proibito narcisista e crudele di un vampiro lo aveva percepito benissimo, e si gustava il momento, sogghignando.
Rallentò – e lo fece apposta, quel grandissimo infame! – la velocità dei gesti e lasciò cadere a terra la camicia leggera con un movimento sensuale. Avrei dovuto chiedere ad Alice se Edward avesse mai lavorato in un streap club, una volta tornati. Ghignando, allungò le braccia al cielo e si stiracchiò allegro.
Ammirai il suo splendido torace completamente in trance; i pettorali scolpiti, la tartaruga degli addominali, le braccia muscolose e flessuose, le gambe toniche... marmo bianco, ecco di che cosa era fatto. Il più perfetto degli angeli nato da un cuore di diamante e roccia.
Era bellissimo, e io lo stavo letteralmente violentando con lo sguardo. E lo sapevamo entrambi.
“Posso permettermi di suggerirti di farmi una foto? Durerebbe di più, sai?” ghignò allegro, voltandosi verso di me con un sorriso affabile.
Arrossì, imbarazzata e offesa, scatenando così la sua ilarità. Un secondo dopo mi ritrovai il suo volto angelico a pochi centimetri dal mio, che mi fissava divertito. Il mio cervello and in tilt.
“Scusa. Ma sei così carina quando sei in imbarazzo” e si lasciò andare a un’altra risata leggera “E poi...”
Mi rivolse uno sguardo intenso, dolce, accarezzandomi le guance dolcemente e molto delicatamente, come a saggiarne la morbidezza. “Sono felice di... non essere l’unico, tra noi... a provare quel tipo di attrazione”. E mi rivolse un sorrisetto malizioso.
Avvampai ancora di più. “Ma... hai problemi di vista, per caso?” balbettai distogliendo lo sguardo “Io? Ma te stai fuori... domani ti porto dall’oculista, vediamo se possono fare qualcosa...”
Sbuffò. “Primo, domani c’è scuola. Le brave bambine non saltano il primo giorno dell’ultimo anno di liceo. Secondo, la mia vista è perfetta. E non mi piace che ti sminuisca in quel modo, e lo sai” mi disse “Tu sei bella, amore, anzi, bellissima. Non trovo neanche le parole per descriverti che meraviglioso angelo sei ai miei occhi. E quanto mi irrita il fatto che tu non te ne accorga”
“Ma tu... tu sei di parte...” soffiai, senza voce. Ero completamente incantata dalle sue parole.
Alzò gli occhi al cielo. “Vuoi che faccia firmare una petizione a scuola?” esclamò “Sai quanti... irritanti ragazzini aspettano solo che io mi allontani cinque secondi da te per prendere il mio posto?”
“Geloso?” lo provocai.
“Si. Sono terribilmente, esageratamente geloso di te” disse con una punta di durezza nel tono dolce. Le sue braccia mi trassero a sé, mentre si sedeva e mi accarezzava i capelli “Fosse per me, seguirei il mio istinto e ti rapirei, portandoti lontano da tutti. Ti terrei isolata, lontano da ogni sguardo all’infuori del mio, da ogni compagnia tranne che la mia, per potermi beare almeno in minima parte della voglia che ho di te. Sei la mia magnifica ossessione”
“Allora fallo” sospirai incantata.
Lui mi regalò un sorriso radioso. “Per me non ci sono problemi. Però, gentilmente mio fratello mi ha ricordato che il sequestro di persona è ancora punibile secondo la legge. In più, il fatto che tuo padre sia l’ispettore capo non ci aiuta” ridacchiò “Credo che rapirti e non lasciarti più tornare da lui possa compromettere i nostri già fragili rapporti. Il ché, porterebbe sicuramente a un nostro “allontanamento” causato da un mandato di restrizione. Peccato. Era una bella idea”
Scoppiai a ridere, baciandogli la guancia. “Povero il mio vampiro! Tutte a te, eh?”
“Già. Proteggimi tu dalle ingiustizie del mondo” si lagnò, stringendomi a sé e posando il capo sul mio cuore.
Gli carezzai i capelli, ridacchiando. “Bimbo, lui! Così indifeso e incompreso. Dimmi, fragile creatura della notte, cosa posso fare per allietare la tua esistenza così scura e spaventosa?”
“Uhm...”. Accidenti; quel tono non aveva nulla di buono. Infatti, quei dannati occhi d’oro ora mi fissavano maliziosi e furbi. “Potresti... concedermi l’onore di bearmi della tua incantevole figura ridente circondata dal blu del mare, mentre gioca con le onde”
Arrossii. “T-tutto pur di farti felice” deglutii imbarazzata.
Mi rivolse un sorriso radioso, baciandomi leggermente le labbra.
Mi alzai e mi voltai, togliendomi piano le scarpe quando la sua voce mi richiamò.
“Bella?”
“Si?”
Mi rivolse uno sguardo a metà tra i malizioso e il divertito. “Se hai difficoltà... posso sempre aiutarti io. Quel vestito sembra una minaccia, per te. Non vorrei che ti ritrovassi a soffocare per la stof...”
Rossa, gli tirai i sandali, che schivò con una risata.
“Scemo!” gli urlai contro.
Ridendo, mi baciò la fronte, per correre verso il mare. In verità vidi solo l’infrangersi delle onde dopo il suo tuffo. Scuotendo il capo, afferrai i lembi del mio abito e lo tolsi con un gesto veloce, gettandolo a terra accanto ai pantaloni del mio Edward.
Sospirai per calmarmi e mi diressi lentamente verso la distesa d’acqua. Raggiunsi il bagnasciuga lascando che i miei piedi venissero lambiti dall’acqua, e scrutai l’orizzonte in cerca di Edward, il quale, mi accorsi, non era ancora riemerso.
“Edward?” lo chiamai “Edward dov... AAAAAAHHH!”
Mi sentii sollevare da due braccia fredde e bagnate e, con la sua risata cristallina nelle orecchie, mi ritrovai immersa nell’acqua.
Annaspando, riuscii (con il suo aiuto) a ritornare in superficie, tossendo e sputando a destra e a manca.
“Brutto... idiota!” gli gridai contro colpendogli il braccio “Ma ti sei rimbecillito del tutto?! Cos’è, i cento anni iniziano a far sentir...”
Ma mise a tacere le mie proteste con un bacio, abbracciandomi forte. La mia ira scemò come dissolta dal vento, e gli arpionai il collo con le braccia. Quando si separò da me, sempre tenendomi abbracciata, posò la fronte contro la mia, ad occhi chiusi, strusciando il profilo del naso contro il mio.
“Non vale però” sospirai con un sorriso assecondando i suoi movimenti “Non riesco ad arrabbiarmi come dovrei, con te. Soprattutto se bari così...”
“Eh, eh, lo so” ridacchiò, per poi gemere scendendo con il naso lungo il mio collo “Se il tuo profumo con l’acqua è buonissimo, con l’odore del mare diventa... mmm”
“Ti da fastidio?”
“No. È... afrodisiaco” disse, percorrendo il mio collo con le labbra.
Arrossii. Mi sembrava così strano avere quell’effetto su di lui.
Si staccò da me e mi fissò a lungo.
“Come sei bella...” mormorò rapito, spostando una mia ciocca di capelli dietro l’orecchio “Che creatura incantevole ho qui davanti...”
“M-mi s-stai incantando p-perché io ti perdoni lo sc-scherzo del tuffo a tradimento, v-vero?” balbettai in trance.
Mi sorrise furbo, tornando a fissarmi. “Ebbene sì” annuì.
“Brutto... sta lontano da me!” esclamai spingendolo lontano. Assecondò i miei movimenti e cadde in acqua, facendomi scoppiare a ridere divertita. Che scemo!
“Cosa? Lei mi offende in cotale modo, allontanarmi dalla sua persona? Non posso permetterlo!” esclamò riemergendo con un sorriso, mentre io iniziavo ad schizzarlo, ridendo.
Anche lui si mise a giocare con me, e la mattinata trascorse in fretta, tra giochi, risate e nuotate infinite: Edward sembrava così a suo agio, così felice mentre scherzava con me come un qualsiasi ragazzo diciassettenne. L’unica cosa che dimostrava la sua “diversità” era l’innata capacità di immergersi a tempo indeterminato senza bombole d’ossigeno, mentre io dovevo nuotare con il boccaglio.
Sorridendo, mi lasciai cadere in acqua, aprendo braccia e gambe a stella e chiudendo gli occhi. Le sua mani mi sostennero la schiena, e mi parve di vederlo sorridermi attraverso le palpebre chiuse. Sempre ad occhi chiusi, alzai le braccia e le mossi, cercandolo. Lo sentii ridacchiare e le sue braccia mi strinsero, avvicinandomi a sé.
Gli misi le mani attorno al collo, stringendomi a lui, sentendo per la prima volta la sua pelle nuda premere contro la mia. E quel contatto mi elettrizzò non poco.
“Ma che bambina viziata che ho” ridacchiò strofinando il naso contro il mio.
Gli presi il viso tra le mani e feci per baciarlo... quando lui mollò la presa su di me e mi fece cadere in acqua come un sacco di patate, ridendo.
Quando riemersi, pronta all’ennesima guerra di spruzzi, il sole fece capolino tra le nuvole.
Edward si voltò nella sua direzione, mentre i raggi del sole rendevano la sua pelle scintillante di minuscole migliaia di diamanti, che insieme alle gocce che scendevano dispettose sulla sua pelle creavano un magnifico gioco di luce e arcobaleni.
Mi si bloccò il respiro alla vista di quella creatura divina. Era... stupefacente, bellissimo.
Un angelo.
Mi avvicinai a lui lentamente, fino a circondarli la vita con le braccia; poggiai la fronte tra le sue spalle, strusciandola piano sulla sua pelle, per poi lasciavi un bacio. Le sue mani si posarono sulle mie, delicate.
“Sei bellissimo, lo sai?” mormorai divertita.
“Uhm, me lo avevano accennato” ridacchiò.
“E sei anche tanto, tanto narcisista”
“Ammettilo: mi ami solo perché sono bellissimo”
“Ovvio!” risi.
Si voltò e mi afferrò per la vita, facendomi sbattere contro di lui. “Ma come? Solo per la mia bellezza stai con me?”
Annuii, e lui mi lasciò, portandosi melodrammaticamente le mani al cuore. “Ah, il mio cuore! Sento che si è spezzato! La mia unica ragione di vita non mi ama veramente... addio, vita crudele e mondo spietat...”
Lo misi a tacere con un bacio, stringendolo forte a me; le sue labbra si tirarono in un sorriso mentre mi afferrava la vita con un braccio, portando l’altro dietro il mio collo, quasi a non volermi lasciare andare.
Le nostre labbra si muovevano lente, delicate, in perfetta sincronia. Era uno dei suoi soliti baci casti ma a loro modo dolcissimi, quindi fui piuttosto sorpresa quando sentii mordicchiarmi leggermente il labbro inferiore.
Gemetti piacevolmente sorpresa e aprii di scatto gli occhi; Edward fece lo stesso, separandosi da me e rivolgendomi un sorriso.
“A piccoli passi” disse.
Sbuffai, divertita, per poi nascondermi nell’incavo del suo collo lasciandomi cullare da lui.
“Tu” lo accusai “Soffri di disturbi da personalità multipla. Prima fai tutto il narcisista <<Io sono bello e voi no, io sono il meglio e voi no>>, e un secondo dopo inizi a farti le paranoie come un adolescente in crisi”
Ridacchiò divertito, mentre io ispirai il suo incantevole profumo, reso più forte dall’acqua marina.
“Uhm...” mugugnai estasiata “Comunque, avevi ragione”
“Si. Su cosa, in particolare?”
“L’acqua del mare rende molto migliore il tuo profumo” dissi, per poi baciargli piano il collo.
Il suo abbraccio si fece più stretto, facendo aderire i nostri corpi; mi posò un baciò sulla fronte.
“Dai, ora andiamo ad asciugarci, ti va?” propose allegro, prendendomi per mano.
Tornammo alla spiaggia e ci stendemmo sui teloni, godendoci il tiepido sole di fine estate.
Pranzammo (io almeno; Edward continuò a giocare per tutto il tempo con i miei capelli) e nel primo pomeriggio decidemmo di creare altre collanine per la nostra famiglia. Parlammo di tutto e di niente, godendoci ogni parola e ogni silenzio inespresso, amano la presenza dell’altro.
A volte era così facile pensare di amare con comune diciassettenne.
A lavoro finito, Edward si stese sul telo portandomi con sé, facendomi sdraiare al suo fianco.
Usai il suo braccio come cuscino e mi strinsi a lui, mentre il mio pesonal vampire mi accarezzava placidamente il braccio.
“A cosa pensi?” mi chiese quando ormai il sole stava calando “Mi sembra ancora così strano non riuscire a leggerti. L’unica con cui vorrei riuscirci”
“A nulla in particolare” sospirai ad occhi chiusi “Solo... a quanto sono fortunata. E a quanto ti amo”
Sorrise. “Questa è davvero una bella cosa” disse lui.
“Lo spero. E tu?”
Lui mi sorrise e, lentamente, sciolse il mio abbraccio per spostarsi con le labbra dalla mia guancia al mio collo, e poi giù verso la clavicola, arrivando a posarsi con il capo sul mio cuore, che aveva accelerato paurosamente dall’inizio della sua marcia.
Ne ascoltava rapito il battito, l’espressione serena e appagata.
Sorridendo, portai un braccio a cingergli le spalle, mentre con l’altro inizia ad accarezzarli i capelli; il suo sorrise si estese, e portò le sue mani ad accarezzarmi lentamente una spalla e un fianco.
“A quanto sia stata splendida questa giornata... a quanto tu sia splendida. A quanto ti ami, a quanto sia fortunato... a quanto ti voglio per me e a tante altre cose che ti riguardano”
Le sue carezze si arrestarono lentamente, mentre la sua espressione serena veniva sostituita da una tormentata e angosciata.
“Come sono egoista” sussurrò addolorato “Sono un essere spregevole. Come posso... mettere fine a una cosa così bella?”
Portò timidamente una mano tra i miei seni, accarezzando la pelle sopra lo sterno, dove batteva il cuore. “Sono solo un mostro” ringhiò furioso con sé stesso.
“Smettila!” esclamai tristemente, chiudendo gli occhi.
Strinsi spasmodicamente le mani intorno alle sue spalle, attirandolo sopra di me, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi.
La decisione era state presa, era anche riuscito a ottenere un anno in più. Perché non riusciva ad accettarlo?
“Smettila, Edward, basta! Tu... come puoi... un mostro... sai benissimo che non è vero!” dissi senza poter impedire a due lacrime di scivolare sulle mie guance “Non riesco a sopportare l’idea... che tu ti consideri un mostro, quando non lo sei affatto. Non riesco a credere che tu non abbia un’anima. Sai che non è vero. Se non l’avessi non saresti qui con me. Non sapresti soffrire, ridere, amare. E poi... non voglio che tu ti senta in colpa. È una mia decisione quella di diventare come te; non mi basterà una vita per amarti, anzi, non credo che non mi basterà neanche l’eternità. Tu, è vero, non hai avuto scelta, ma se Carlisle non ti avesse morso...”. Chiusi gli occhi, cercando di immaginare la mia vita senza di lui; rabbrividii di terrore e lo abbraccia forte “Non ti avrei mai trovato. E chi lo sa, magari ora starei qui con qualcun altro. Magari Mike...”
Un ringhiò gli partì dal petto mentre le sue braccia si chiusero intorno a me, possessive.
“Se quest’anno osa anche solo pensare a te, gli stacco un arto. Lui e tutti i suoi compagni” minacciò arrabbiato.
“Non preoccuparti. Di certo non sono quei quattro ragazzini ad attirarmi” dissi.
“E se arriverà qualcun altro?” chiese, stringendomi nel suo abbraccio; sembrava quasi terrorizzato. “Se dovessi conoscere qualcuno di... umano?” gemette l’ultima parola “Se ti dovessi stancare di me? Sarebbe giusto. Tu meriti una vita serena, normale. Meriti di crescere, di... ci sono cose che io non potrò mai darti, nemmeno e soprattutto se tu diventassi come me. Privarti di questo... mi sembra un atto orribile, mostruoso”
Una sua mano iniziò a percorre la mia guancia con le dita affusolate. Sentì sotto le sue dita bianche il mio calore, segno che ero arrossita. Scese, lentamente, lungo le mie labbra, il mio mento, giù per il collo, fino a raggiungere il suo volto vicino al mio cuore.
“Ti ucciderò” si lamentò “Ti costringerò a un dolore inimmaginabile. Ti priverò della vita, segregandoti nell’oscurità, rubandoti il tuo battito, il tuo calore... non potrai più arrossire”
“Ma ti potrò amare” mormorai dolcemente, tornando ad accarezzargli i capelli “Fino alla fine dei tempi, ti amerò incondizionatamente, con tutta me stessa. Non sarò più calorosa di te, come ora, ma avrò la tua stessa temperatura. Non dovrai più temere di uccidermi con una carezza, non dovrai più controllarti quando sei con me; lo so quanto ti sforzi, sempre, per non farmi male, quanto il mio sangue sia una sofferenza per te, e non sai quanto mi detesto per costringerti a fare tutti questi sacrifici”
“Bella...”
Gli posai una mano sui capelli e tornai ad accarezzarli. “Un bambino. Ecco cosa sei. Un bambino che si è trovato all’improvviso in un gioco a cui non voleva giocare. Non devi per forza fare sempre la cosa giusta. Sei un uomo, in fondo; più forte, più veloce e più straordinario del normale, questo si, ma pur sempre un essere umano. Per di più, diciassettenne, un’età difficile. Qualche volta penso che dovresti piantarla di fare il prode cavaliere e essere un po’ più egoista”
Si staccò da me e mi fissò stupefatto, il colore vermiglio del sole che si rifletteva nelle sue iridi color topazio, rendendole due pozze luminose.
“Ma come fai?” soffiò senza voce.
Gli sorrisi. “Dico solo quello che penso” gli sorrisi “Qualche volta... la tua schizofrenia è dettata dalla tua insicurezza, credo. Quello che mi fa soffrire è che, per proteggere me, sacrifichi te stesso. Vorrei... che qualche volta ti confidassi con me, su qualsiasi cosa. Non voglio essere sempre io quella che ha i problemi. So che ce li hai anche tu. Se non posso risolverteli, vorrei almeno poterti sollevare il morale. Magari ti senti solo? Ti trascuro? Ti devo coccolare di più?”
Un secondo dopo non ebbi più modo di pensare coerentemente perché le sue labbra si mossero veloci e febbrili su di me. Portò le mani al mio viso e mi accarezzò le guancie, stendendosi su di me, attento a non pesarmi addosso, continuandomi a baciare con un impeto che non aveva mai avuto.
Per la prima volta fui costretta io ad allontanarlo, a causa del mio maledetto bisogno di prendere aria.
Ci fissammo negli occhi, ansanti; i suoi rilucevano di eccitazione, di amore.
Semplice, profondo e incommensurabile amore.
“Ti amo” mormorò baciandomi le palpebre, percorrendo poi tutto il mio viso “Ti amo, ti amo... Dio, quanto ti amo! Non ti merito, ma non posso fare a meno di te. Tu non puoi capire... la mia magnifica ossessione, ecco, forse così rendo l’idea del tuo effetto su di me”
Gli presi il viso tra le mani e lo baciai piano, con dolcezza, gustando il suo sapore zuccherino, unico e così suo. Lo baciai ancora, e ancora, mordicchiandogli le labbra, piano, attenta alle sue reazioni. Ma lui sembrava tranquillo, sicuro, tanto da ripetere i miei gesti, causandomi un attacco cardiaco dietro l’altro, oltre che sospiri imbarazzanti.
Rabbrividii inconsapevolmente, e Edward si staccò; ah, ecco, mi sembrava che il suo maledetto senso di protezione fosse scomparso.
“Hai freddo” disse piano, con voce bassa e terribilmente eccitante. Notai con piacere che non riusciva a distogliere lo sguardo dalle mie labbra “Forse dovremmo tornare...”
Un lamento di protesta mi uscì dalle labbra e storsi il naso, infastidita. Lui ridacchiò, baciandomi la punta del naso.
“Andiamo, bimba!” disse alzandosi. In un lampo si era già rivestito di tutto punto, lasciandosi la camicia aperta; la conchiglia nera spiccava in contrasto con la sua carnagione lattea.
Mi sorrise e mi tese una mano. Sbuffando, mi alzai e mi rivestii in fretta, mentre lui metteva a posto i teli.
“Bella” mi chiamò, mentre io mi perdevo a contemplare il mare.
“Si?” risposi, senza distogliere lo sguardo.
Lo sentii avvicinarsi a me, silenzioso, mettendosi accanto a me e fissando la distesa d’acqua.
“Voglio che mi prometti una cosa” disse serio.
Sospirai, votandomi a guardarlo. Lui portò lo sguardo nel mio, e annegai nelle sue pozze d’oro, intense e profonde.
“Io... so che ti ho promesso, quest’estate” iniziò titubante, prendendomi le mani tra le sue.
“Edward, non cambierò idea” ribattei testarda “L’unica cosa che voglio è passare con te l‘eternità. Fine”
“Lo so. E credimi, anche se non sembra, egoisticamente lo voglio anche io. Più di ogni altra cosa” ammise.
“E allora fa prevalere l’egoismo!” sbottai.
Ridacchiò, tornando poi serio. “Io ti ho promesso che, alla fine di quest’anno scolastico.... ti avrei trasformata” sentii la sua difficoltà nel pronunciare quella semplice frase “E manterrò fede alla mia promessa, ma... a una condizione”
Alzai la guardia. “Dipende”
“Mi devi giurare che, durante quest’anno, valuterai attentamente i pro e i contro di questa cosa” disse “Dovrai riflettere bene sulla tua trasformazione. A fine anno, ti domanderò se vuoi ancora diventare come me. Dovrai essere sincera, Bella. Dovrai pensarci seriamente. E io rispetterò le tue decisioni, qualsiasi esse siano”
“Allora prepara i canini, perché aspetto il mio morso” dissi decisa. Fece per parlare ma lo precedetti “Io ci h già riflettuto bene, Edward. E sono pronta. Sono pronta perché so che dopo il dolore, dopo il periodo di assestamento, dopo tutto questo, ci sarai tu. Tu ed io. Per sempre. E non mi interessa nient’altro”
E per non fargli ribattere, mi alzai sulle punte e ci godemmo insieme quell’ultimo bacio di quella giornata magicamente normale.
Si, le cose stavano per cambiare.
Ma questa volta, sarebbe stato in meglio.

  
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