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Autore: Salice    22/07/2009    3 recensioni
Vedo la tua faccia sai, so cosa stai pensando: “Chi si prenderebbe mai un mezzo pellerossa come vicesceriffo?” Ma tu sei giovane e ancora non sai che lealtà non è una cosa che hai nel sangue, bensì nel cuore. Una cosa che cresce lentamente, grazie all’unico uomo disposto a donarti fiducia. E da quel momento in poi il resto del mondo può anche finire in malora per te. Ma già, tu sei solo un viso pallido. (Resoconto romanzato di una partita al gioco di carte Bang! Nel caso avessi sbagliato sezione chiedo scusa ma non ne ho trovato una più adatta!)
Genere: Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apache_kid

Questo racconto è ispirato ad una partita del gioco di carte "Bang!" Tutti i personaggi appartengono agli aventi diritto e da parte mia non vuole esserci nessun tentativo di plagio, solo una trasposizione romanzata degli elementi apparsi durante una partita. Vi auguro buon divertimento!

Il Racconto di Apache Kid

Alla fine, i banditi ci avevano attaccato. Era accaduto tutto in fretta, all’imbrunire, e non eravamo riusciti a vedere in volto quei bastardi. Nella furia del primo scontro, durante la sparatoria, mi avevano separato da Tequila Joe, lo sceriffo. Ed io che ero il suo braccio destro ero maledettamente bloccato dentro il saloon, dietro una finestra spaccata. Vedo la tua faccia sai, so cosa stai pensando: “Chi si prenderebbe mai un mezzo pellerossa come vicesceriffo?” Ma tu sei giovane e ancora non sai che lealtà non è una cosa che hai nel sangue, bensì nel cuore. Una cosa che cresce lentamente, grazie all’unico uomo disposto a donarti fiducia. E da quel momento in poi il resto del mondo può anche finire in malora per te. Ma già, tu sei solo un viso pallido.
Comunque sia, qualcuno mi stava sparando dalla veranda della casa di fronte, e mentre ricaricavo la mia shotfield mi sforzai di pensare. La casa era quella di Susy Lafayette. Quella Cagna! Da quando le era morto il marito aveva iniziato a comportarsi stranamente. Anziché risposarsi o lavorare al Saloon – Era ancora giovane e bella dopotutto – Si era messa in testa di comportarsi da uomo. E ora mi sparava! Tra un colpo e l’altro, gettai uno sguardo alla stanza deserta. Le ragazze erano sparite. Sean, il pianista, si era rintanato chissà dove. Tutte le sedie si erano rovesciate nel fuggi fuggi generale e un sacco di cocci di bottiglia navigavano nell’alcool. Un vero spreco.
Attesi il colpo successivo, mi sollevai di scatto e sparai. Non che sperassi di colpirla alla prima, ma Susy si era nascosta dietro un maledetto barile. Era ora di iniziare a fare sul serio, così rotolai sotto la finestra, raggiungendo la porta. Giusto in tempo per vedere Luky Luke sparare allo sceriffo. Che bastardo! Ecco che uno dei fuorilegge si era rivelato! Presi la mira e sparai, che altro potevo fare? Intanto Tequila Joe prendeva fiato e si infilava la sua vecchia bibbia rilegata sul cuore. Il buon vecchio Tequila Joe! Mi augurai che la sua fede gli salvasse la pellaccia e ci tirasse fuori da questa situazione. Ad ogni modo avevo fatto quello che potevo per lo sceriffo e dovevo coprirgli le spalle da quella Susy.
In men che non si dica la raggiunsi e la afferrai per la collottola come se fosse una gatta. E come tale combatteva! Con le unghie e con i denti! Provai persino ammirazione per quella furia determinata. Chissà che vita d’inferno doveva aver fatto fare al suo defunto marito! Comunque la sbattei in gattabuia a sbollire per un po’, mentre correvo in giro ad occuparmi di gentaglia come Pixie Pete, l’allevatore di cavalli. Ero sicuro che fosse in combutta con i fuorilegge che imperversavano in città.

Mentre mi dirigevo al Ranch di Pete sentivo i colpi di pistola e le pallottole fischiare. Lo sceriffo si stava occupando di Luky Luke e speravo vivamente che non si facesse fare la pelle mentre mi occupavo degli altri. Mi serviva un alleato. Possibilmente qualcuno che avesse grinta…
Quel pensiero comunque passò in secondo piano quando mi trovai davanti a Pixie Pete con in mano un candelotto di dinamite acceso! Pur di non farsi arrestare era disposto a farsi saltare in aria con il suo Ranch, sottoscritto compreso!
Cercai di rabbonirlo a parole, e forse lo avrei anche convinto se quella stupida miccia ci avesse dato abbastanza tempo. Invece quel pazzo esplose con la sua dinamite e quella sua ultima bravata mi costò quasi la vita. Rimbalzai lontano e ci misi un po’ di tempo per alzarmi e rendermi conto che il dolore e l’indolenzimento mi stavano ricordando di essere ancora vivo. Appena ne fui in grado, corsi indietro, giusto in tempo per vedere che il reverendo e alcuni uomini stavano portando via il cadavere di Pat Brennan. Non persi tempo a rammaricarmi, quel Pat non mi era mai piaciuto. Sperai solo che non mi toccasse la stessa sorte.


In cella c’era ancora Susy, decisamente più calma di prima e le proposi un patto. Lei avrebbe aiutato me e lo sceriffo e io l’avrei tirata fuori da quel buco puzzolente, senza recriminazioni. Inaspettatamente lei accettò, e sorrise anche. Ora lo sceriffo aveva un vice in più a parargli il culo. Uscimmo dall’edificio giusto in tempo per schivare una palla di cannone. Qualcuno stava giocando pesante! Iniziai a seguire il rumore degli spari, senza curarmi di essere seguito o meno, quando mi capitò di udire qualcosa di raccapricciante passando davanti al camposanto. Qualcosa stava raschiando da dentro la bara di Pat, non ancora seppellita. Quegli idioti dovevano averlo chiuso nella barra senza essersi accorti che era ancora vivo. Non avevo tempo di occuparmi di un morto vivente, comunque. Ormai agli spari si mischiavano le urla e io dovevo sapere che fine avevano fatto il vecchio Joe e Luke.

Quando li raggiunsi davanti all’emporio ingaggiai un duello con Luke, mentre lo sceriffo prendeva fiato. Stesi quel cane senza pensarci due volte e ringraziai mentalmente la shotfield, che non mi aveva tradito. L’unica cosa che avrei potuto adorare. La mia natura meticcia e il razzismo nei miei confronti non avevano certo aiutato la mia fede negli dei. Una volta finito Luky Luke, albeggiava. Non feci in tempo a rilassarmi comunque, perché mi trovai faccia a faccia con una tirbù di pellerossa inferociti. Qualche bastardo aveva aperto le porte della città! Se solo lo avessi avuto sottomano…
Ma non ebbi l’occasione di sfogarmi, Pat Brennan era riuscito a uscire chissà come dalla sua bara e aveva aperto le porte agli indiani. Per fortuna quel demonio in gonnella che avevo arruolato lo aveva visto e seguito, e non appena si era resa conto della gravità della situazione lo aveva rispedito all’inferno da cui era già scampato una volta. Per un pelo eravamo riusciti a resistere all’assalto e corremmo a ubriacarci. Eravamo certi che non sarebbe finita lì e gli dei solo sapevano se dopo un altro scontro avremmo avuto l’occasione di farci un’altra birra.


Ringrazio Mividam Per la recensione e la graditissima opinione! Il raccontino è a tutti gli effetti un pò confuso, perchè ho preso appunti mentre giocavamo a Bang! e trovare scuse plausibili per giustificare certi atteggiamenti (un esempio tra tutti l'iniziale ostilità tra i due vicesceriffo, che ovviamente internamente al gioco non erano noti tra loro) è stata decisamente la parte più difficile! Probabilmente sarebbe stato meglio sfruttare gli elementi forniti dal gioco per produrre una trama più coinvolgente e chiara, ma potrebbe essere un buon esperimento futuro!Quanto al limguaggio colorito, sono stata in dubbio per parecchio prima di decidere che in effetti era adatto alla storia! Ti ringrazio anche per avermi segnalato gli errori di battitura! Li correggo subito!
   
 
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