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Autore: hikaru83    22/04/2019    8 recensioni
John è costretto a passare la serata a teatro con Sherlock, non può non esserci, è stato Greg a chiamarli per un caso personale. Del resto se John non riesce a dire di no a Sherlock normalmente, come potrebbe ora che c’è di mezzo anche Greg che ha bisogno d'aiuto? E chissà che questa rappresentazione non riesca a mettere ordine nella sua testa sempre più confusa.
Sherlock ha accettato l’incarico, ma l’ha fatto per Lestrade o forse per rubare a John un ennesimo appuntamento?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fanfic nata per l'evento di pasqua del gruppo Johnlock is the way and Freebatch of course. Come sempre grazie bellezze per creare sempre eventi che non fanno finire nell'oblio i nostri amati.
In questo specifico evento ci avevano assegnato delle canzoni e dovevamo sceglierne una che ci ispirava di più. Io ho scelto "Passa il ponte tra noi due" de Il fantasma dell'opera.

Note: più o meno è ambientata dopo la presunta morte di Sherlock e il suo ritorno, ma in questo universo Mary non esiste, sto guardando per l’ennesima volta la serie e la mia antipatia per il personaggio è troppo ampia per sopportarla in una ff in questo momento. 
 
 

 
Il ponte tra noi due
 

Almeida Theatre
Ore 7 pm
 
 
Osservi per l’ennesima volta il piccolo teatro, quei 350 posti che presto saranno pieni di spettatori.

Credi oramai di poterti muovere a occhi chiusi, persino dietro le quinte, dove tra scene, cavi, impalcature, luci, sembra impossibile non perdersi. Oramai però è una settimana che passi ogni tuo minuto libero all’interno di queste mura.

Vorresti davvero capire chi diamine ti ha convito a passare il sabato sera a teatro a vedere questo spettacolo, di cui ovviamente non ricordi il titolo, quando potevi passarlo in compagnia di Jane, o si chiama July? Vabbè non è necessario preoccupartene ora, tanto per oggi non potrai sbagliare a chiamarla, perché sei qui, seduto in prima fila al teatro. Senza sapere il perché. Senza ricordarti quando sei stato a teatro l’ultima volta.

«Vuoi smettere di borbottare John? Siamo qui per lavoro, ma non ti fa per nulla male ampliare la tua cultura che, perdonami, in campo artistico è davvero tremenda.» Se avevi davvero bisogno di sapere chi ti ha convinto ecco qui, evidentemente Sherlock, chi altro? Eppure sei certo di avergli detto no, almeno le prime venti volte, ma chissà come alla fine l’ha vinta sempre lui. Chissà come, sai benissimo come, ma non vuoi starti a sentire, eppure la tua coscienza lo sa perfettamente come mai fai sempre quello che vuole lui. Anche se da quando è tornato ci metti sempre di più ad dargliela vinta, come se cercassi inconsciamente di fargliela pagare per quei quasi due anni di silenzio.

«Come se per te l’arte sia fondamentale e non “un inutile spreco di tempo”» Rispondi, mentre affondi di più nella poltroncina di velluto, appoggi la testa sul braccio e incurante sfiori con il mignolo le tue labbra. Non lo fai per metterti in mostra a lui, giusto?

«Considera che questa cultura teatrale ti aiuterà con le... donne.» anche senza guardarlo hai la certezza che abbia un espressione schifata solo al suono della parola “donne” e non tanto per il fatto che sia un misogino, per Sherlock sono tutti stupidi, non fa distinzione di sesso, ma perché solo le “tue” donne, quelle con cui tu esci, quelle per cui rubi tempo alla vostra relazione. Perché, come puoi fingere di non sapere cosa ti attrae di lui, che sia solo una bella amicizia, che sia solo il tuo migliore amico, puoi altresì fingere di non aver capito quanto lui tenga a te, quanto il rapporto che avete sia fondamentale per lui, come lo è per te. Puoi fingere, devi farlo, altrimenti il dolore che sai di fargli provare ti colpirebbe in pieno, e non sai se sarai in grado di andare avanti. Sei dannatamente bravo a fingere, probabilmente molto più di quello che gli Holmes abbiano mai compreso. Ma questa non è una cosa di cui vai fiero.

«Magari dopo potremmo andare a mangiare qualcosa. Io ho già fame.»

«Tu hai sempre fame.»

«E tu non mangi da ieri, quindi qualsiasi cosa succeda appena finito andiamo a mangiare. Te lo ordina il dottore.» sussulta accanto a te, credeva sul serio che non ti fossi accorto che sta riprendendo a dimenticarsi di mangiare, eppure eri quasi riuscito a fargli fare piccoli pasti durante la giornata, ma dal suo ritorno tutto sembra essere tornato come agli inizi della vostra relazione. Solo che sai benissimo che è tutto più complicato degli inizi. Bisogna comunque ammettere che riuscire a sorprendere il grande Sherlock Holmes, rimane un evento.

Il teatro si riempie in breve. La compagnia teatrale è giovane, ma è composta da attori molto talentuosi. Lo devi riconoscere persino tu che di teatro non capisci nulla. L’atmosfera nella compagnia sembra ottima, eppure l’attrice protagonista ha ricevuto minacce per nulla velate.

Il fatto che l’attrice protagonista sia nipote di Greg e che lui non sia riuscito a trovare il colpevole, spiega il perché siate qui e vi state occupando del caso. Il primo su cui state lavorando sul serio insieme dal suo ritorno. Forse anche questo per fargliela pagare, eh John? Perché poi non hai fatto come Greg che appena rivisto gli è corso in contro abbracciandolo è una domanda che cerchi di non farti perché non vuoi darti la risposta, ma anche questo nascondiamo di saperlo. Una bugia a sé stesso in più o in meno che differenza fa?

Sherlock può fingere di essere apatico, e indifferente ai rapporti di amicizia, ma ci tiene a Greg. Lo rispetta. Anche se non ricorda mai il suo nome o fa credere di non ricordarlo.

Guardi annoiato il programma. Lo spettacolo è Il fantasma dell’opera. Basta il titolo per farti tornare in mente la trama, un triangolo amoroso. Ti si annoda lo stomaco per l’ennesima volta. Ti basta l’argomento per desiderare di essere lontano anni luce da quel teatro. Ti senti in colpa, e terribilmente messo in mezzo. Ma suvvia John, lo sai che razionalmente non ha senso, tu non sei in mezzo a nessun triangolo amoroso, no? Ci sei solo tu e l’ennesima donna di cui non ricordi il nome, nessun triangolo. Certo, c’è anche Sherlock, c’è sempre Sherlock, ma non vuoi pensarci, giusto?

Le tue mani sfregano il viso, sei stanco, è terribilmente sfiancante mantenere una finta facciata ogni attimo della vita, vero?

La giovane Penelope Lestrade interpreta Christine Daaé, il talento della musica lirica i suoi pretendenti sono Raoul de Chagny interpretato da James McEvan, timido visconte, suo amico d’infanzia e Erik, interpretato da Nicholas Barrie, il fantasma. Altri due attori principali si muovono nella scena, Michell Patel che interpreta Carlotta e Frank Sparks, l’attore più navigato della compagnia, che interpreta il Persiano.

Qualche comparsa, di cui non ricordi il nome, ma che ti sembrano innocui, o meglio, che Sherlock ha classificato come innocui e tu sulla sua capacità di deduzione non hai mai dubbi. E la compagnia è finita. Persino le sostituzioni degli attori fanno parte delle comparse, e sembra che nessuno abbia problemi.

Eppure le rose secche, recapitate a Penelope, accompagnate da sue foto prese da lontano e la scritta con un pennarello “MIA” non sembravano per nulla uno scherzo.

Quando le luci si spengono e il brusio si affievolisce fino a sparire non riesci a non notare quanto sia nervoso Greg, seduto accanto a te. Puoi capirlo, del resto si sta parlando della sicurezza di sua nipote, e inoltre sapere che potrebbe accadere qualcosa ma dovere stare ad aspettare che accada non è una cosa semplice per nessuno.

«Andrà tutto bene Greg, c’è Sherlock, capirà le intenzioni del criminale prima che il suddetto si accorga di averle anche solo pensate.» lo vedi voltarsi verso di te e osservarti curioso.

«Ti fidi sempre e comunque di Sherlock, nonostante tutto.»

«Credo di non aver nessun problema ad ammettere quanto sia stronzo. Ma so anche che quando prende un impegno lo porta fino alla fine, non importa delle conseguenze. Ti ha promesso che Penelope sarà al sicuro e, a costo di dover fare qualcosa di assurdo e assolutamente anticonvenzionale, a Penelope non succederà nulla di male, e ci potrei mettere la mano sul fuoco se questo servisse a tranquillizzarti.»


E tu Sherlock, puoi anche far finta di non aver accolto ogni parola di John come farebbe un assetato in un deserto con ogni goccia d’acqua che gli viene donata. Ma sappiamo entrambi che non è così.

Ammettiamolo, la fiducia incondizionata di John, sempre e comunque, è una cosa che non riesci davvero a credere di meritare. Non ti è mai importato nulla di cosa la gente pensasse di te. Nemmeno Greg, che ti ha sempre dato fiducia nel lavoro, quando nessuno l’avrebbe fatto. Ma da quando John è entrato nella tua vita il mondo è cambiato, o forse, il modo che hai di osservare il mondo è cambiato. E se ancora non hai il minimo tatto nel parlare con i clienti non c’è nulla di John che non noti, non appunti nel tuo palazzo mentale con cura.

Hai raccolto ogni espressione felice, ogni risata che sei riuscito a strappargli, ogni sguardo orgoglioso, ogni sua esclamazione di ingenua sorpresa davanti alle tue capacità, hai conservato tutto, anche le volte in cui lo hai deluso, in cui il tuo comportamento lo ha ferito, e le innumerevoli volte che non ha capito le tue intenzioni. Fotografie indelebili stampate e ingrandite nella tua mente.

Ed è per questo che, anche se è voltato e non puoi guardarlo negli occhi mentre dice questa frase, detta a Lestrade senza alcuna intenzione di farti un complimento, sai per certo che espressione avranno preso i suoi occhi, quanto il blu cobalto risalti ancora più del solito. Puoi vedere il leggero sorriso iniziale sparire dalle sue labbra e tutto il volto diventare serio mentre la frase finisce. Hai visto la scena ad occhi chiusi, con le mani davanti al viso, le lunghe falangi distese, solo i polpastrelli che si sfiorano. E mentre le immagini si creavano nella tua mente, la sua voce ti accarezzava e non hai potuto non lasciarti sfuggire un piccolo sorriso sghembo.

L’angolo sinistro che si solleva un po’ più del destro, i lineamenti distesi. Probabilmente neanche ti sei accorto di stare sorridendo, ma l’hai fatto. Un’altra crepa di luce che John ha creato senza neanche accorgersene. Ma del resto, quando mai John Watson si accorge di qualcosa?

Beh Sherlock, ti stupirebbe il numero di volte in cui lui ha notato ma ha fatto finta di non farlo. Delle volte in cui si addormenta con te in testa. Delle volte in cui la tua immagine lo ha tenuto a galla e di quelle in cui per un pelo non lo faceva sprofondare nel buio più assoluto.

Ma John Watson ha più paura di soffrire di quanto tu possa immaginare. Ed ha anche una terribile paura di far soffrire te. Di aver capito male. Di aver frainteso tutto. Non riesce a credere di quanto sia tutto così reale.

Entrambi avete la felicità a portata di mano. Siete così fortunati e non riuscite a rendervene conto. Migliaia di persone sperano di trovare nella loro vita qualcosa di simile, anche solo lontanamente, di quello che avete voi due. Di provare un sentimento così reale, totalizzante come il vostro. Di avere accanto un compagno disposto a tutto per loro, ma anche maturo al punto di lasciarli liberi, di amarli senza soffocarli.

Voi questo l’avete, ma non riuscite a vederlo. La paura ve lo impedisce.


«Siete fortunati a esservi trovati, dottore.» Un sobbalzo, sia Sherlock sia John, non potete che trasalire per la sorpresa. La voce ruvida e stanca di Greg vi colpisce, entrambi. E non trovi la forza di mentire questa volta John, non trovi la forza nemmeno di scherzare. Perché sai che è vero. Sai quanto sei fortunato ad averlo accanto a te. Vorresti rispondere ma la tua gola è improvvisamente secca. E lo spettacolo è iniziato.

Il tuo cuore non riesce però a smettere di battere come se avessi corso una maratona. Non ci riesce nemmeno quello di Sherlock, ed è un peccato che non possa farveli sentire, sembrano quello di un pettirosso spaventato tra le mani di un bambino. Lo stesso ritmo, entrambi i vostri cuori. Tu-tum tu-tum tu-tum.

Lo spettacolo va avanti senza interruzioni. Non puoi non notare quanto siano bravi gli attori, quanto siano armoniche le musiche e perfette le scenografie. Hai visto tante prove mentre lavoravi con Sherlock ma solo ora riesci a cogliere la magia del teatro.

Ad un tratto la musica cambia, una nuova canzone.

Un duetto tra Erik e Christine.

E non si sa perché, se per i pensieri che continuano a girare nel tuo cervello, se per la frase detta da Greg poco prima, ma tutto quello che fin’ora avevi tenuto stretto e nascosto dentro di te, fingendo di non vederlo, ora ti colpisce e ti toglie il fiato.
 
Tu che fremi per placare la fiamma tua
Per placare l'istinto che in te sempre tace, tace
T'ho sognata per gustare ogni voluttà
Più che mai destinata a soccombermi,
Tu puoi negarlo ma stai per soccombermi
Ed ora sei con me, non dire no
Puoi restare, restare


Passa il ponte fra noi due
Non dubitare
La tua, la mia bugia finisce qui
Mai, mai più "non so", né "ma"
Nessun indugio
Dimentica chi sei e dimmi Sì

Che fuoco mai ci inonderà
Che voluttà è rinchiusa in noi
Malia recondita, preziosa

Passa il ponte fra noi due
Non esitare

Dell'anima il segreto tu vivrai
Se passi il ponte fra noi due

Sei con me qui
Non abbiamo che il fuoco in noi
Non abbiamo di più, oramai tutto tace, tace
Qui con te io
La ragione non chiesi mai
Come un mare al mio corpo intrecciarti
A me nei miei sogni per sempre avvinghiarti
Ed ora mi vedrai
Decisa, sì
A restare, restare


Passa il ponte fra noi due
Nessun rimorso
La tua passione infine vincerà
Sì, che sia sbagliato o no
Ti chiedo questo
Sarà infinita attesa o io ti avrò?
Se non si placa qui con te
La mia marea dilagherà
Sei tu la fiamma che consuma


Passa il ponte fra noi due
Non esitare

Ti perderai qui tra le braccia mie
Se passi il ponte fra noi due...

Dimmi che tu mi amerai per sempre
Dimmi che mai più mi lascerai
Se tu colmi il vuoto mio, d'incanto
Dove andrò io voglio ci sia tu

Christine, nient'altro chiedo...
 

All’improvviso un incendio divampa. Niente di cui ci si deve preoccupare, segue tutto per tutto il copione, le fiamme controllate, il fumo creato a hoc, ma tu oramai non riesci più a seguire la scena, non riesci a non continuare a ripetere le parole di quella canzone nella tua mente.

Quante volte nella tua testa gli hai chiesto di restare? Di non lasciarti indietro? Quante volte ti trovi ad aspettare che sia lui a fare la prima mossa?
Quante volte lo sogni, e non tanto spesso sono sogni puri e candidi, in genere sono sogni dai quali ti svegli sudato, con il batticuore e un imbarazzante erezione. Sono sogni che fingi di scordare, ma che in realtà sai che ti tormenteranno appena abbasserai la guardia.

Quante volte vorresti dire che lui è tuo?

Vuoi possederlo in tutti i modi possibili e immaginabili, e anche in quelli mai immaginati prima.

Ma sei un codardo, o forse è solo perché non credi che una persona così perfetta possa volere te.

Eppure John, dovresti saperlo che nessuno è perfetto, nessuno. Tu non lo sei, lui non lo è. Insomma, tiene parti di corpi umani nel frigorifero!

Ma comunque ai tuoi occhi lui lo è.

Nonostante tutte le volte in cui ti fa arrabbiare, tutte le volte in cui sembra completamente apatico, indifferente ai rapporti umani, incapace di vedere la bellezza di ciò che vi circonda.

Lui è perfetto.

Lui e la musica del suo violino, che riesce sempre a lenire i dolori del tuo cuore. Lui e le sue deduzioni geniali, in grado di sorprenderti sempre, nonostante tu oramai sappia di cosa è capace.

Lui.

Così fuori dagli schemi che le volte in cui smetti di nasconderti a te stesso non puoi far altro che ammettere sembra fatto apposta per te.

Perché è vero, non esiste al mondo nessuno che ti faccia infuriare come lui. Ma non esiste nemmeno nessuno che ti faccia sentire così vivo.

Ti volti verso di lui, convinto che stia attento al palco, del resto siete lì per lavorare e invece... e invece due occhi acquamarina si spalancano davanti a te. Sorpreso di essere scoperto. Eppure non riuscite ad abbassare lo sguardo. Rimanete così, immobili a guardarvi, come se non foste a teatro. Come se non esistesse nulla a parte voi due. Passano minuti, ed è solo perché Greg si ti chiede se avete visto qualcosa che vi ha messo sull’attenti che distogliete lo sguardo, e tu lo rassicuri che va tutto bene. Non sai se ringraziarlo o meno.
 

Lo spettacolo procede e termina senza che nulla vada fuori posto. Sei sorpreso, e anche preoccupato. Perché fino a quando non si scopre la verità la povera Penelope sarà spaventata a morte, e anche Greg. Eppure Sherlock sembra assolutamente soddisfatto.

Siete ancora nel teatro, il pubblico oramai è andato via tutto, e gli attori sono nei camerini a cambiarsi.

«Cristo Sherlock non è possibile che questo bastardo sia riuscito a farla franca!» sbotta l’ispettore.

«E chi ti ha detto che l’ha fatta franca?» risponde enigmatico Sherlock.

«Sei stato seduto tranquillamente a guardare lo spettacolo e non hai notato nulla, questo me lo dice.» Greg sembra più nervoso del solito, ma lo imputi al fatto che questa volta è toccato personalmente.

«L’unico motivo per cui ne sei convinto è che sei terribilmente lento a capire Gibson.» Non dovresti ridere, ma non riesci a trattenere una piccola risata, non hai ancora capito se Sherlock fa o meno apposta a sbagliare il nome di Greg, ma è di certo una cosa divertente.

«Sherlock, il fatto che tu non riesca a ricordare una cosa semplice come il mio nome mi fa sospettare che la tua intelligenza sia sopravvalutata.» Risponde piccato Lestrade.

«Se si dovesse misurare l’intelligenza dalla capacità di ricordare le parole, conosco parecchie persone molto meno intelligenti di alcuni cani... anche se a pensarci bene lo sono a prescindere. E comunque è tutto sistemato.» Sherlock ti sorprende sempre, perché doveva essere differente questa volta?

«E di grazia, quando avresti sistemato tutto?» Chiede esasperato Greg.

«Ne ho avuto la conferma questo pomeriggio anche se lo sospettavo già dal primo sopralluogo.» Per un istante vorresti intrometterti ma Lestrade ti anticipa.

«MA QUANDO VOLEVI DIRMELO?» è davvero fuori di sé.

«Stai tranquillo ispettore, alla tua età non fa bene arrabbiarsi in questo modo.» dice serafico Sherlock.

«Chi è?» Greg cerca di ritrovare la calma mentre pone la domanda.

«Chi è chi?» Sherlock sa essere davvero stronzo quando vuole.

«Il maniaco, quello che mi ha fatto perdere dieci anni di vita. E intendo quello che mandava quelle cose a mia nipote, non l’altro.» risponde ancora Greg mentre con l’indice e il pollice si stringe tra gli occhi cercando di trovare un po’ di sollievo dal mal di testa che gli starà venendo.

«L’altro?» Chiede Sherlock sorpreso.

«L’altro sei tu Sherlock, maledetto psicopatico.» devi ammettere che anche se dovresti essere arrabbiato con Sherlock ti stai divertendo a osservare la scena da spettatore.

«Sociopatico iper...» sciorina Sherlock. Greg lo ferma sventolandogli la mano davanti il viso.

«Sì sì, tagliamo la tua scena madre per favore che la so a memoria e sputa l’osso.» ti metti comodo, sapendo quanto anche se finge di trovarlo noioso, Sherlock adori spiegare come è arrivato a scoprire la verità. E ammettilo dottore, tu adori sentire le sue spiegazioni.

«Beh, è abbastanza evidente. I fiori e le foto sono state lasciate a tua nipote sempre durante le prove, in un camerino anonimo che tra l’altro cambiava di volta in volta, nessuno che non faccia parte della compagnia poteva sapere che era il suo. In più, né sulla scatola contenenti le rose né sulle buste, c’era il nome. Questo quindi ci dice che sono state recapitate direttamente dal presunto maniaco che sapeva dove sarebbe stata.
Inoltre a parte foto e fiori non è stata contattata in nessun altro modo, nessuna telefonata strana, nessuna lettera. Tutto è iniziato quando si è deciso di mettere in scena l’opera. Non aveva mai ricevuto nulla prima, quindi è abbastanza ovvio che non è qualcuno che la segue dagli inizi. È vero, questa è la prima parte da protagonista, ma lavora in questa compagnia da tempo. Tra l’altro, generalmente, questi cosiddetti “maniaci” non cominciano a farsi notare subito minacciando la vittima. Anzi all’inizio la idolatrano, si nascondono tra i suoi fan, costruiscono un rapporto diretto o almeno tentano di farlo, tutte cose che da quello che tua nipote ci ha detto, non sono mai accadute. Quindi non ci sono prove che un maniaco all’improvviso abbai deciso di seguirla. Ora per un istante ammettiamo che non si trattasse di un maniaco.» Greg tenta di fare una domanda, ma Sherlock lo interrompe. «Fammi finire ispettore, non ho tutta la serata. Stavo dicendo: Se non si trattasse – come tutto porta a credere – di un maniaco, a chi tutto questo è convenuto?»

«Convenuto?» Oramai Lestrade non sa più cosa aspettarsi, e nemmeno tu ma sei talmente affascinato dai ragionamenti del caro consulente investigativo che vuoi solo sentire la sua voce continuare a spiegare. O forse vuoi solo sentire la sua voce, ma questa è un’altra faccenda.

«Non è un maniaco, mi pare di averlo ampliamente spiegato, avendo le prove che qualcuno ha effettivamente minacciato Penelope, questo qualcuno deve avere avuto una ragione per farlo. E la ragione visto che non si tratta di sesso o di potere può essere solo una: i soldi. In questo caso i soldi sono venuti sotto la forma di una grandissima pubblicità. Questa è un’ottima compagnia ma è molto giovane, come può sopravvivere in questa giungla teatrale? Di compagnie ce ne sono tante, molte anche più famose, c’era bisogno di fare in modo che a questa venisse dato un po’ di rilievo in più, ma la pubblicità costa, quindi che fare? Ad esempio inventarsi un maniaco che minacciasse la giovane protagonista. Giovane protagonista il cui zio è un ispettore di Scotland yard. Ovvio tutto doveva essere tenuto segreto, ma sai meglio di me che questo vuol dire solo che la notizia si è sparsa a macchia d’olio in pochissimo tempo. Quante persone sono venute a vedere lo spettacolo sparando in qualche “fuori programma”? Parecchie. Ora che sono venute e hanno costatato la bravura della compagnia scommetto che faranno comunque un ottima pubblicità anche senza il colpo di scena esterno, c’erano anche critici e qualche giornalista che sicuramente, debbono comunque creare un articolo sensazionalistico se vogliono essere pubblicati e così parleranno certamente dell’opera e anche della bravura della troupe che è stata in grado di lavorare con una spada di Damocle sulla testa come quella di un maniaco che ha minacciato la sua protagonista. Ed ecco altra pubblicità totalmente gratuita. E chi poteva organizzare tutto se non l’impresario? Quindi vedi ispettore, è tutto sistemato, prima dello spettacolo ho parlato con il signore in questione e con tua nipote, lui ha confessato e promesso che non farà mai più una cosa simile, lei l’ha perdonato quindi niente denuncia. È inutile che la cosa venga fuori.» rimanete in silenzio, Greg non trova altro da ribattere ma tu sì.

«Quindi questa sera siamo venuti per quale motivo?» chiedi fingendo di essere risentito. E in parte lo sei, non certo per la serata “persa” perché sai che non ti saresti mai divertito tanto, ma semplicemente perché come al solito ti lascia indietro. Perché non ti mette mai a parte di nulla?
Possibile che non si fidi ancora di te?

«Per passare una piacevole serata, John, per cos’altro?» Risponde con un sorrisino.

«Per passare...Cristo Sherlock magari potevo avere altro da fare? Ci hai mai pensato?» Gli chiedi, sempre arrabbiato per essere stato messo da parte che per la serata persa.

«Se salti una serata non rovini la tua media del “usciamo con l’ennesima donna sbagliata della mia vita” tranquillo.» risponde acido. Vorresti rispondere a tono ma per una volta leggi la gelosia nelle sue parole e la cosa ti fa un tremendo piacere.

«Io... d’accordo Sherlock, d’accordo, hai vinto tu. Adesso andiamo che mi devi una cena.» Gli dici. Lui rimane imbambolato per qualche secondo.

«Sul serio? Nessuna recriminazione? Nessuna scena madre su quanto sia stato stronzo?» Ribatte cercandoti di farti arrabbiare.

«Per quale motivo? Se uno degli uomini più intelligenti di Londra dice che era l’ennesima donna sbagliata, forse non ha tutti i torti. E poi ho fame
quindi preparati a sborsare una cifra considerevole, ho anche saltato il pranzo, vedi tu.» sei riuscito ad ammutolire Sherlock Holmes, devi segnare la data sul calendario. Anche se visto quello che hai in mente questa data non potrai scordarla neanche se volessi.

«Un momento, cosa vuoi dire con “uno degli uomini più intelligenti di Londra” io sono senz’altro il più intelligente!»

«Sì sì Sherlock come dici tu, adesso sbrigati che ho fame, scelgo io il ristorante.»
 
 
E tu, caro ispettore li vedi allontanarsi chiacchierando tra loro e dimenticandosi della tua presenza. Come sempre.

«Tranquilli eh, io non ho fame, andate pure, grazie per avermelo chiesto.» dici, al teatro ormai vuoto, mentre le tue labbra si stendono in un sorriso.

«Credi che abbia funzionato zio?» Penelope ti si avvicina.

«Sembrerebbe di sì Penelope. Non canto vittoria troppo presto ma almeno hanno collaborato e visto come le cose stavano procedendo dopo il ritorno di Holmes non era una cosa tanto scontata. Il signor Milk come sta?»

«Dice che il tuo amico è un pazzo ma si è anche divertito, gli è sembrato di tornare ai vecchi tempi quando calcava il palco. Dai zio, vieni a festeggiare con noi, sei stato un bravo attore anche tu,»

Sorridi, ma prima di rispondere senti il cellulare vibrarti in tasca. Lo prendi e leggi il messaggio.

“Grazie. SH”

«Forse non così bravo.» rispondi, rimettendo in tasca il cellulare. «Ma non rifiuto mai una bella birra.»
 


Ristorante “Da Angelo”
Ore 23.30
 

«Con tutti i posti che ci sono a Londra proprio Angelo?» ti chiede sorpreso. Vi sistemate al vostro tavolo, ormai il locale è quasi vuoto a parte un gruppo qualche tavolo più in là. Ma sai che da Angelo sarete sempre i ben venuti.

«Certo, piatti abbondanti, cucina sempre aperta per te e, visto che sono sicuro che sei in giro senza soldi, potrai venire a pagare domattina. Quale altro locale ti farebbe credito?» rispondi con un sorriso

«Come fai a sapere che sono senza soldi?»

«Sherlock, da quanto ci conosciamo?» gli rispondi con una domanda.

«Tre anni sette mesi e 13 giorni.» risponde senza alcuna incertezza.

«Non che tu tenga il conto.» gli dici, orgogliosamente sorpreso del fatto che invece lui, evidentemente, abbia tenuto il conto. Non affollerebbe il suo palazzo mentale con notizie che ritiene irrilevanti e inutili lo sai bene.

«Esatto.» risponde arrossendo lievemente, mentre con l’indice si sfiora il naso imbarazzato. Tu eviti di aumentare il suo imbarazzo, non riuscendo a impedirti di sorridergli.

«Ok e in questo tempo, per le volte che mi hai permesso di starti accanto, quante volte hai pagato per qualsiasi cosa?»

«Ecco, io...»

«Appunto! Questa cena comunque me la devi quindi domani ricordati di passare a pagare.» non sai se vorrebbe rispondere, perché vi si avvicina Angelo sorridente.

«Ohh la mia coppia preferita, cosa posso portarvi di buono?» poi si volta verso un giovane cameriere chiamandolo all’ordine, «Ragazzo, portami i fiammiferi c’è da accendere la candela, l’atmosfera è importante, giusto dottore?» ti coinvolge, probabilmente pronto alle tue solite recriminazioni.

«Sai che ti dico Angelo? Hai perfettamente ragione.» un istante di perfetto silenzio. Vedi gli occhi di Sherlock spalancarsi non hai spostato lo sguardo da lui per un istante.

«Ehm, bene, sì... cosa vi porto? Oggi abbiamo delle pennette a...» Togli dall’impaccio Angelo. Dalla sua voce capisci quanto sia emozionato. Stai mietendo vittime dottore, te ne rendi conto?

«Ti lasciamo carta bianca, ma mi raccomando, fai un bel piatto anche per Sherlock, non lo vedo mangiare da ieri a colazione.»

«Ci penso io a voi, farò resuscitare le vostre papille gustative.»

«Grazie Angelo, mi rendo conto che è tardi...»

«Non lo dica nemmeno per scherzo, il mio locale è sempre aperto per voi.» sei quasi certo che gli occhi di Angelo siano lucidi. Ti viene da sorridere è uno dei vostri fan più sfegatati e l’hai sempre saputo.
 

«John cosa sta succedendo?» Ti chiede Sherlock appena Angelo si allontana.

«Succede che dobbiamo piantarla Sherlock. Seriamente, ci stiamo girando intorno da troppo tempo.» Spalanca gli occhi, certo John che quando ti ci metti sei delicato come un elefante in una cristalleria.

«Girando intorno? Io non...»

«Non cadere dalle nuvole, sai benissimo di cosa sto parlando. Pensaci Sherlock, se sia io che te aspettiamo che sia l’altro a fare la prima mossa stiamo freschi. Quanto dobbiamo ancora aspettare, per quanto tempo dobbiamo continuare a fingere di cercare qualcosa che abbiamo già?
D’accordo, per quanto tempo io devo continuare a fingere di cercare qualcosa che ho già, in questo devo darti atto, non hai mai sprecato energie. Ma io sono stanco Sherlock, quindi se non ti dispiace vorrei smettere di fingere. Posso?»

«Certo che puoi John.» il suo sguardo sorpreso si è addolcito, che ti stia davvero prendendo sul serio?

«E tu Sherlock? Tu lo vuoi fare un passo? Vuoi passare il ponte che ci divide o mi lasci da solo a farlo?»

«Non ti ho mai lasciato solo, John. Anche quando non potevo essere presente per starti accanto come avrei voluto, non ti ho mai lasciato solo.»

Allunghi la mano sul tavolo, rivolti il palmo all’insù aspettando. Deve essere lui a fare quel passo tu hai messo le carte in tavolo, ora sta a lui decidere se iniziare questo gioco o meno. Lui la osserva, come a cercare di memorizzare la forma delle dita, ogni piega della pelle sul tuo palmo, la luce che la colpisce. Tu hai il cuore che sta battendo furioso in gola e nelle orecchie. Da bravo medico potresti diagnosticarti un infarto imminente se Sherlock non si decide a fare qualcosa. Stai tremando e aspetti. Sulla tua mano si posa inaspettatamente un’altra mano, dalle dita lunghe e fresche. Sì inaspettatamente, perché fino alla fine non pensavi che Sherlock l’avrebbe fatto sul serio. La stringi, per assicurarti che sia vero, che non te la stai solo immaginando. E sorridi, sorridi come non credi di aver mai fatto prima.  Un sorriso così puro e coinvolgente che si riflette sul suo viso che risponde con un sorriso altrettanto vero e grande che gli illumina il viso e gli fa risplendere gli occhi.

«E adesso John?»

«E adesso, adesso siamo noi due, non sarai più solo Sherlock.»

«Non lo sarai nemmeno tu.»

«Io non lo sono da quando ti conosco, solo che non me ne rendevo conto.» risponde a questa tua affermazione stringendoti la mano, come se le parole non fossero abbastanza per farti capire quello che prova. E del resto le parole non valgono nulla, lo sai bene. Le parole possono essere portate via dal vento, Sherlock invece niente e nessuno lo porterà via dal tuo fianco, e nessuno porterà via te dal suo, ci hanno provato in questi anni. Più di una volta. Eppure eccovi qui, ancora insieme, e questa volta, finalmente insieme per davvero.
 
 

Fine


Spero che la storia vi sia piaciuta, alla prossima, giuro sto lavorando per voi. Grazie di tutte le recensioni che lasciate, mi rendete davvero felice.
  
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