In una fredda e innevata notte di Natale, un uomo si aggira per le strade. In mente, un orribile regalo.
ATTENZIONE: forse alla fine mi sono lasciata un po' andare, porebbe non essere adatta a stomaci delicati.
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Neve rossa
Vago senza una meta precisa per le strade della città, ormai
buia. Nonostante
la tarda ora, il centro è ancora affollato e illuminato
dalle tante lucine
natalizie, decisamente non
adatto
a ciò che
ho in mente; e poi tutte quelle voci allegre e le risatine dei bambini
mi
mettono la nausea.
Così decido di prendere una stradina stretta e buia che
porta in un quartiere
decadente e poco abitato. Non conosco bene la città, ma so
dove porta perché una volta
mi ero perso in questa strada.
Impossibile non riconoscerla: ristorante cinese a destra, indiano a
sinistra e
un negozietto di peluche rosa dove si fermano le bambine. Non so se
è la
vicinanza con quelle marmocchiette o la vista di tutto quel rosa, ma mi
esce un
lamento disgustato. Una donna, forse la madre di una di quelle
marmocchie, mi
guarda strana, come se leggesse nei miei occhi ciò che penso
di fare stasera. E
questo mi spinge ad accelerare il passo.
Ero uscito di casa in fretta, senza pensarci, senza prendere nemmeno il
cappotto, ma avevo un fuoco dentro che bruciava intensamente e non
potevo
ignorarlo, e in fondo non volevo farlo, non ne avevo alcuna intenzione.
Non è
la prima volta che mi accade. So che è una cosa orribile,
sbagliata, ignobile,
che probabilmente ho qualche problema psicologico e che mi dovrei
curare, ma
non ne ho mai parlato a nessuno perché... perché
non voglio che mi intralcino,
non voglio che mi mettano i bastoni fra le ruote...
perché... provo piacere nel
farlo. Sta
diventando una
specie di droga per me, dalla quale non voglio sottrarmi
perché mi soddisfa, ma più
va avanti
questa storia e più ho bisogno di farlo.
Non sento il freddo di dicembre e mi accorgo che aveva cominciato a
nevicare
solo quando un fiocco mi cade sul naso. Si scioglie immediatamente. Mi
guardo
intorno: chissà da quanto già nevica. La neve
è già alta una decina di
centimetri e
arriva ai
marciapiedi. Ricordo che quando ero uscito non nevicava ancora. Ed ero
uscito... adesso che ci penso non avevo controllato nemmeno che ora era.
Arrivo in fondo alla strada. Ora sì che mi sento a mio agio:
un quartiere buio,
sporco ma soprattutto deserto. Mi fermo davanti al marciapiede. La mia
vittima
è lì, seduta su una panchina mezza rotta, non si
è accorta di me. Poveretta,
questa non è proprio la sua serata. Non è
difficile immaginare cosa le sia
successo. Dalla sua faccina triste e dalle sue lacrime si capisce che
aveva un
appuntamento con il suo ragazzo, in un quartiere poco conosciuto e
lontano da
occhi indiscreti. Ma lui non arrivava, così si era fermata
ad aspettarlo su
quella panchina tutta la sera. Chissà quanto aveva provato a
chiamarlo e lui
non rispondeva. Poi aveva risposto, inventandosi che aveva una partita
importante di calcetto o chissà quale altra menzogna. E lei
ora è lì, a
piagnucolare. Povera, piccola, fragile e indifesa ragazzina.
Avrà la metà dei
miei anni, sicuramente andrà ancora alle superiori. Sembra
una brava ragazza,
ed è pure carina. Quasi quasi mi viene voglia di farci
qualcos'altro prima di
quello... Ma il mio istinto è più forte, non
resisto.
Mi avvicino, lentamente. Ora che giro l'angolo, mi vede e pare turbata.
Poi
quando capisce che mi sto avvicinando a lei, si impaurisce ancora di
pù. E'
confusa, non sa cosa fare: probabilmente crede che voglia fare quello
che un
nanosecondo
prima mi era passato per la testa, ma non conosce i miei piani. Il
destino le
ha giocato una brutta serata.
Mi avvicino sempre di più, lei si alza dalla panchina e
comincia ad arretrare:
poveretta, si è messa in trappola da sola. Così
mi facilita ancora di più il
gioco, ma rischia di non farmi divertire. Quando sbatte contro il muro
dietro
di lei, leggo la paura nei suoi occhi: poverina, non lo sa che
così mi stimola
ancora di più?
"C-cosa vuoi da me?" riesce a sussurrare. Adesso ce l'ho a
Tiro fuori il coltello che
avevo preso in un cassetto a casa. C'era ancora il
sangue della mia ultima vittima. Il suo cuore smette di battere per un
secondo.
Per un attimo ho temuto che fosse morta di paura e che mi avrebbe tolto
il
piacere della serata, ma per fortuna riprende a respirare. Respira
affannosamente, leggo il terrore sul suo viso: ancora meglio.
"Questo è il mio regalo, tesoro. Buon Natale". Non riesco a
trattenere una risatina sadica e lei si irrigidisce ancora di
più. Poi sento un
rumore e mi giro controllare: era solo un gatto. Abbiamo
spettatori!
Ma in questo secondo di distrazione, lei mi tira un calcio nello
stomaco: un
ultimo, disperato tentativo di salvezza... inutile però.
Anzi, così mi eccita
di ancora più. Nessuna delle mie vittime precedenti aveva
provato a fermarmi.
Diventerà la vittima preferita della mia collezione.
Mi giro e i nostri occhi si incrociano: i suoi, terrorizzati, con i
miei,
assassini. Poi i suoi occhi si riempiono di lacrime e comincia a
piangere.
Spera di farmi pena? Purtroppo per lei questa sera non doveva aspettare
quel
ragazzo. Anzi, non doveva nemmeno invitare un ragazzo del genere, uno
che non
se la filava proprio.
Avvicino il coltello lentamente. Lei chiude gli occhi. Ma invece di
pugnalarla
e ucciderla, le provoco un taglio lungo tutta la fronte. E' profondo,
ma non
abbastanza. Lei apre gli occhi, come se stupita di non essere ancora
morta. Poi
ha una visuale completamente rossa: il sangue le era colato negli occhi.
Allora grida, urla disperatamente aiuto. Non
può sentirci
nessuno, ma per sicurezza le tappo la bocca con l'altra mano: non
può rovinarmi
la festa. Chiude gli occhi di nuovo, sa che la sua fine è
vicina. Guardo il
sangue che le scorre lungo tutto il viso, rosso, scuro, denso. Mi
avvicino e le lecco
la guancia: caldo.
Adoro il
sapore del sangue, è il mio premio.
Mi decido e la pugnalo. Lei cade per terra. Mi inginocchio per
squarciarle il
petto e le strappo il cuore, caldo, che ancora batte nelle mie mani.
Poi si
ferma. E lo porto alla bocca. Lo mangio gustandomelo fino in fondo. Il
cuore
umano è molto più gustoso di quello di un animale.
Fisso per un po' il cadavere disteso per terra: ha insanguinato tutta
la neve.
Neve rossa. Sento
la bocca
piena di sangue che cola dalle labbra e mi asciugo con un fazzoletto.
Mi
pulisco pure le mani: non mi sono sporcato addosso, nemmeno una
gocciolina di
sangue. Sono stato attento, molto bravo. Mi lecco le labbra e i denti
insanguinati. Butto il fazzoletto in un cassonetto lì vicino
e ci butto dentro
anche la mia vittima.
Chissà quanto tempo passerà prima che la
ritrovino. Chissà come saranno
disperati i genitori, non vedendola tornare a casa questa sera.
Chissà come
saranno ancor più disperati quando scopriranno che non ci
tornerà mai più. E
chissà come si sentirà afflitto dai sensi di
colpa il ragazzo che le ha dato un
due di picche. Forse qualcuno di questi si suiciderà,
succede. La settimana
scorsa, sul giornale, c'era la notizia nella cronaca locale del
ritrovamento di
un cadavere, una mia vittima, e del suicidio della madre.
Copro la neve rossa con altra neve per nascondere il sangue: ma tanto
ci
penserà la notte a nascondere le prove ancora meglio.
Infatti, nevica ancora e
non accenna a smettere. Ma anche se mi scoprissero un giorno, non credo
che
riuscirei a mentire; confesserei subito.
Eh sì, forse sono davvero malato. Sono pazzo. Peccato. I
miei conoscenti non se
ne sono ancora accorti però. Strano. Forse con gli altri mi
comporto
normalmente. O forse sono sempre stato strano e quindi nessuno nota la
differenza. Sì, dev'essere così. Ma in fondo, non
conosco molta gente: sono
sempre stato un tipo piuttosto solitario.
Mi volto: il gatto di prima è ancora lì; ha
assistito a tutta la scena. Mi
fissa strano, forse è spaventato pure lui. Mi avvicino e
scappa via: anche se
non ce n'è motivo, uccidere un animale non mi soddisferebbe.
E torno a casa,
soddisfatto, con un sorrisetto e con ancora il sapore del sangue in
bocca.
Questo è il Natale più bello che abbia mai
passato.
Che ne dite del rosso per la lettura? Spero non sia stato fastidioso, credo che contribuisse a rendere più macabro il tutto Muhahaha (il nero dello sfondo sta per la notte, il bianco per la neve e il rosso per il sangue).
Bene bene, vedo che questa storia ha avuto più successo di quanto mi aspettassi... Neanche un tantino sadici voi, eh? xD Ve ne sono davvero grata (addirittura tra le preferite! Graziee T^T me super commossa, me si inchina più volte ai vostri piedini).
GRAZIE A TUTTI PER LA LETTURA.