Ricordi la morte di tuo padre? Il sole ignaro splendeva in un cielo azzurro e terso, era ancora estate, e il calore dei suoi raggi riscaldava piacevolmente la pelle. La voce di Jeoffrey era sgraziata e stridula, sembrava una cornacchia mentre strillava l'ordine, le grida di tua sorella erano qualcosa di straziante e cacofonico. Netto e nidito è stato invece, il suono dell'enorme spada in acciaio di Valyria sfoderata, un colpo preciso, letale. Era la spada di tuo padre, Ghiaccio per tagliare la testa dell'Inverno. Il tonfo della testa di Ned era sgradevole, fece un piccolo rimbalzo prima di fermarsi. Il vento ti portó alle narici l'odore del sangue di tuo padre, un odore ferroso e salmastro. Avevi gli occhi pieni di lacrime e il tuo cuore, al pari di un uccellino intrappolato, sembrava volesse volarti via dal petto. Hai creduto nella giustizia e nei lieto fine fino a quel momento, eri ancora una bambina Arya. Una bambina che giocava con le spade invece che con le bambole. La notte prima della grande battaglia è rimasto poco in te di quella bambina innocente, non giochi più con le spade, sei tu stessa una lama. Forgiata nell'acqua, nel fuoco, nel sangue. Ti spogli davanti ad un uomo e sei tu a sovrastarlo, imponendoti, baciandolo con bramosia e possesso. Il tuo cuore non salta un battito, non sussulta neanche un po' mentre mostri il tuo corpo acerbo e imperfetto, mentre ti chini su di lui, mentre lo fai adattare al suo per diventare una cosa sola. L'odore del fieno, il sapore della lingua di Gendry, la durezza dei suoi muscoli resi scivolosi dal sudore, il suo essere uomo, per quanto spiazzato e confuso. Arya, cerchi nell'amplesso il calore degli abbracci di tuo padre, l'approvazione di tua madre, l'essere la piccola di casa trattata con indulgenza per le sue stravaganze. Arya, cerchi tra le braccia di Gendry la sicurezza di un tetto, il calore di un focolare, un maestro d'armi solo per giocare. Fai l'amore, ma il tuo cuore non batte più, è freddo e duro come le statue delle Cripte.