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Autore: Husky the dark angel    22/07/2009    3 recensioni
Amici nel tempo che fu, nemici in quella cella.
Genere: Dark, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi guardi, sprezzante di tutto ciò che hai fatto…

Mi guardi, sprezzante di tutto ciò che hai fatto…

Mi osservi, ridendo di un passato che ormai non senti più tuo…

Sei legato, sorvegliato, rinchiuso, ma sei più potente di me con quel ghigno che dipinge il tuo sadico volto…

Leggi la paura nei miei occhi, e questo ti fa sentire ancora più entusiasta.

Sai che non sarà una chiacchierata comune tra un medico ed il suo paziente…

Sai che in fin dei conti il buio della stanza avvolge solo me, mentre un filtro di luce illumina il tuo sguardo…

E finalmente ti sfoghi, ridi. Sembri ancora più pazzo.

Stai godendo dei battiti accelerati del mio cuore, che per te sono una danza inarrestabile, un irresistibile invito ad un insano piacere...

Poi riprendi a fissarmi, in silenzio…

 

Mi fai paura.

Ma non voglio darti questa soddisfazione.

Mi terrorizza lo sguardo di quello sconosciuto che sei ormai diventato…

Hai ucciso te stesso.

Ed ecco cosa ne rimane.

 

Hai preferito distruggere tutte le tue certezze.

Senza un apparente motivo…

In settimane di sedute con te, non sono proprio riuscito a trovare cosa abbia fatto scattare quella furia omicida, che ha assassinato chiunque si trovasse con te…

I tuoi genitori…

Tua moglie…

Il mio vecchio amico…

 

Quel vecchio amico dallo sguardo limpido e sincero, dall’ingenuità di un bambino, che un giorno ha incontrato un’oscurità micidiale, che lo ha spinto ad afferrare un coltello nel cuore della notte.

 

Solo la luna, testimone di ciò che fu.

Solo le lenzuola, dove giace ancora il sangue di tua moglie.

Solo un urlo perso nel gelido vento notturno.

Solo lacrime di dolore che facevano compagnia alla pioggia.

Semplicemente inquietante.

Semplicemente non eri più tu.

Semplicemente è questo ciò che rimane del mio migliore amico.

 

Ridi di nuovo. Te ne sei accorto, vero?

E’ tutto a tuo favore, questa stanza sembra un regno, dove tu ne sei il re assoluto.

Ed io sono le sventurato visitatore che non vede l’ora di uscire da quel tunnel di perversione omicida che sei diventato.

Le ombre della notte ti proteggono. Sei diventato loro alleato…

La mia mente ormai razionale non funziona più. Sudo. Ho caldo.

Ma dentro di me provo solo un gran freddo, e mi fa male, tanto male…

Dolore.

Non mi faresti così tanta paura se non sapessi che hai percorso assieme a me il tratto più lungo della mia vita.

Non mi faresti così tanta paura se nei tuoi ricordi non fossero abbandonati le flebili memorie di noi due.

 

“Cosa c’è?” ti chiedo, cercando di mascherare quel timore che mi procura anche solo la tua voce.

Mi rispondi.

Ecco di nuovo quei brividi, che dalla schiena percorrono la schiena, il mio collo, fino ad arrivare alla testa, impedendomi di ragionare.

“Niente. Sono solo contento di vederti…dottore.”

 

Pronunci la parola “dottore” con un enfasi sarcastica, divertita.

Non mi consideri tale.

Mi consideri solo uno sciagurato che per sbaglio è venuto a conoscenza di ciò che sei in realtà.

Mi consideri solo il tuo vecchio, debole amico.

Tu eri colui che mi proteggeva…

Colui che mi faceva sentire al sicuro…

Quando il vero pericolo della mia vita…

…eri proprio tu.

E non me ne sono mai reso conto. Nessuno se ne è reso conto.

Ecco perché ora ciò che rimane della felicità è sepolto sotto la terra fredda, dove il sole non arriva, privato di ogni spiraglio di vita.

 

“Trattami con più riguardo. Non usare un tono tanto confidenziale.”

Non ti sto trattando come dovrebbe un dottore.

Ma so che non mi darai ascolto.

So che tu sei diverso da qualsiasi altro paziente in questo manicomio…

…ragion per cui i rimedi tradizionali con te non funzionano.

 

Perché sei diverso?

 

Perché sei quella sottile linea che divide lucidità e follia.

Luce e oscurità.

Vita e morte.

 

“Oooh, mi scusi tanto…dottore.”

Stavolta non ridi. Ma ghigni, oh, e questo mi rende ancora più nervoso.

Sai qualcosa a cui io non arriverò mai…

Hai la risposta di questo complesso puzzle, conosci la via per uscire da  questo intricato labirinto.

Ma non mi dirai la soluzione.

Non mi indicherai la via.

Ti divertirai nel vedermi girare a vuoto come un criceto che corre sulla sua ruota.

 

“Bene. Procediamo con la terapia.” Concludo, sedendomi di fronte a te.

Siamo solo io e te. Faccia a faccia.

Mi sento del tutto impotente.

Eppure sei legato. Non puoi nulla.

Basterebbe un mio gesto e tutti sarebbero pronti a soccorrermi.

Cos’è che ti rende tanto invincibile?

 

Ti trovi a tuo agio in questa situazione.

Come se questa oscurità fosse la tua luce.

 

“Inutile continuare. E’tutto inutile…”

Non dici altro, ma i tuoi occhi mi scrutano l’anima.

Il tuo sguardo ora è serio, ed è più lucido del mio.

Il pazzo sono io, che persevero in questa situazione senza via d’uscita.

La verità è qui, davanti agli occhi, ma non può essere appurata.

 

Sei folle.

Sei pazzo.

Senza un perché.

Non vi sono spiegazioni.

In questo mondo di punti interrogativi,

tu rimani il più misterioso di tutti, quello che fa raccapricciare la ragione.

 

Ogni tentativo di riportarti indietro sarebbe inutile, e lo so bene.

Ma se non posso sapere il motivo del perché c’è questo sconosciuto davanti a me…

…voglio almeno sapere che fine ha fatto ciò che c’era prima di lui.

Come è morto il mio amico?

 

“Cosa ti ha ridotto a tanto?” sarà la decima volta che glielo domando, in una settimana.

E sarà la decima volta che riceverò una risposta inconcludente, come sempre.

“La voglia di provare un gusto proibito, nessuno osa assaporarlo…di sentire un brivido da cui nessuno vuole essere scosso…”.

Questa situazione ti diverte. Sai cosa mi fa stare male.

E farai di tutto per goderti questa situazione fino in fondo.

 

“Non ha senso”Ribatto.

“Nulla ha senso.”Ribatti.

 

“Sei semplicemente pazzo” concludo, indispettito da questa storia senza via d’uscita.

Mi guardi, mi scruti, osservi le mie reazioni, e miri al bersaglio, per fare centro…

E ferirmi nuovamente.

 

“Sei tu che mi consideri pazzo.” Mi sembri offeso.“Ma cosa intendi per pazzo?”. Ammutolisco.

Cosa intendo per pazzo…

Ho la risposta pronta, ma voglio sentirla uscire dalle tue labbra.

“Non lo so. Dimmelo tu.”

 

Ti ho accontentato. Sfoggi di nuovo la tua risata maliziosa. Sei pronto a lanciare una nuova bomba in questa guerra che sta mettendo a dura prova i miei nervi.

 

“Pazzo…siete voi che siete pazzi.

Vi tradite a vicenda, vi giurate amicizia solo per paura di essere soli.

Perché siete deboli, ma nonostante tutto volete arrivare alla vostra insignificante meta.

Ad ogni costo…

Siete disposti a combattere, a sudare, per qualcosa di cui siete consapevoli che non ne resterà altro che un mucchio di ossa in un cimitero.

Continuate a creare regole per il solo gusto di infrangerle. Che senso ha?

Siete voi i pazzi.

Che ci puntate il dito contro per invidia.

Puzzate di chiuso…

Non sapete cos’è vivere la vita. Non sapete cos’è la libertà.

Vi siete incatenati con la vostra ipocrisia…

Non siamo pazzi.

Siamo coloro che hanno assaporato la mela dal giardino proibito, ottenendo la verità.

Sappiamo che l’animo umano non è incline alle regole.

Sappiamo che nel mondo chi conta davvero è colui che riesce a sopravvivere.

Sappiamo anche che l’unico modo per sopravvivere è sporcarsi le mani di sangue

Sappiamo che dopo la morte ci aspetta il nulla.

E’ la consapevolezza della verità che ci rende pazzi, ai vostri occhi.

Anche voi sapete queste cose, anche voi conoscete la bestia che si annida nel vostro animo.

Ma siete in grado di mascherarla, attraverso parole, parole, parole…

Scritte, dette, pronunciate al vento, sui libri, sui muri…

Sprecate tante parole, per non dire assolutamente nulla.

Un lupo non si può tenere in gabbia. Prima o poi si ribellerà…

Siamo tutti lupi.

Ma noi siamo quelli che ci siamo ribellati.

 

Mi sento come se mi avessi fatto il lavaggio del cervello.

Sono turbato…

Non riesco più a pensare…

Ho paura.

Ora ne sono certo: il mio amico è morto mentre questi pensieri attraversavano la sua mente.

Corrompendolo.

Come veleno che si insinua tra i petali di una rosa…

…per farne rimanere solo un arido stelo.

 

“Ti sto spaventando?” mi chiedi, mentre la tua consapevolezza ti ha illuminato il volto, e ancora una volta, sei tu a ridere di me.

 

Idiota. Sai già la risposta.

“Sì”.

E’ inutile nascondere la verità.

“Perché sai che ho ragione.”

“Non è vero”

 

E’inutile nascondere la verità.

Però talvolta aiuta a prendere tempo.

 

“A cosa stai pensando?” mi interpelli ancora.

“Qui sono io che faccio le domande.”

“Falle allora.”

 

Ancora una volta, il più lucido qui dentro sei tu.

Perché mi fai questo effetto?

Perché mi sento così?

Sto impazzendo anche io?

 

“Perché hai ucciso tua moglie?”

“La fine è così semplice…”

“Rispondimi.”

 

Scegli con accuratezza le parole, come se stessi scegliendo le armi da scagliarmi contro.

Cos’è che sta illuminando il tuo viso da folle?

Quale orripilante pensiero ha balenato nei tuoi occhi?

“Ho recitato bene al tribunale, non è vero?”

“Certo, altrimenti a quest’ora staresti marcendo in una lurida cella. E’ ciò che ti meriteresti, secondo me.”

Ma non è ciò che vorresti.”

Alzo lo sguardo, spaventato.

Ecco, lo sapevo, conosce ogni mio pensiero.

Sono in svantaggio.

Non vale. Non è leale.

Io non so niente di questo impostore che è venuto a prendere il posto del mio dolcissimo amico.

Ma cosa sto dicendo?

 

Riprendi tu il discorso.

Sono costretto a nascondere un sospiro di sollievo.

 

“Ho recitato bene, ho assunto un faccino spaventato da bambino smarrito, come se non sapessi cosa mi stesse accadendo intorno. Ma lo sapevo bene, molto bene…. Ho detto che non ero stato io ad uccidere mia moglie. Ho detto che non potevo averlo fatto. Ho aggiunto ‘se fosse stato per me, mia moglie sarebbe ancora viva’.

Mi è bastato dire la verità per farmi considerare un pazzo.

E per farmi mandare qui, accanto a te.”

 

Ma cosa diamine stai dicendo?

“Non dire assurdità.”

“Coda di paglia?”

 

Ecco, ricominci con questi subdoli giochetti.

Cosa intendi dire?

Mi stai trascinando con te…

No.

Non mi lascerò vincere.

Per la memoria di ciò che eri…

O di ciò che non sei mai stato…

 

“Lo sai che tua moglie era incinta?”

“Sì”

“L’hai uccisa pur sapendo questo?!”

“Non sono stato io.”

 

Lo dici con tale sicurezza che mi viene quasi voglia di crederti.

Ma le prove che ti hanno incolpato sono troppo schiaccianti.

Le mani sporche del sangue di tua moglie…

Un coltello con le tue impronte digitali…

Tu stesso hai chiamato la polizia per costituirti.

<> hai detto.

 

Ed eccoti qua.

Ad inquietarmi e a rovinarmi la vita con assurdi discorsi.

Eppure ho la strana sensazione…

…che tu abbia fatto tutto di proposito…

…per arrivare a questo punto…

 

 

Ho paura.

Sai qualcosa a cui io non arriverò mai.

Mi stai tenendo all’oscuro di qualcosa che potrebbe cambiare la mia esistenza…

Mi hai afferrato la mano con la forza, e mi stai conducendo nell’oscuro baratro della follia…

 

Non voglio precipitare…non voglio diventare ciò che sei ora….

Cosa mi sta accadendo?

D’un tratto non i sembra di avere alcun controllo su di me..

E sento una voce…

Una voce che mi chiama insistente…

Sembra quasi…un urlo…

Un urlo che mi chiama….

Che mi invita….

Ma io…non voglio ascoltarlo….

Non voglio diventare come te…

 

 

“E allora chi è stato?”

Il tuo sorriso ancora una volta è un pugnale pronto a ferire…

E’un veleno che si infiltra nel mio sangue…

Ho paura.

Ancora una volta devo accettare la realtà.

“Sei stato tu….”

 

Un freddo improvviso si impossessa di me.

Non è vero…ma tu…

Tu conosci il gioco di specchi di un animo fragile come il mio..

Sai come ingannarmi, per portare la ragione dalla tua parte….

 

Tremo, senza accorgermene.

Sudo, e perdo ancora il controllo…

Mi stai rendendo pazzo…

In questa stanza siamo uguali.

O forse non siamo mai stati diversi….

 

 

“E come avrei fatto??

Non dire assurdità, ti prego.

Non convincermi che la realtà non è mai come sembra.

Non convincermi che non c’è speranza per un cuore umano…

Così debole…

Così peccaminoso…

 

La tua unica arma è solo un gioco di parole.

E questo basta a farmi soffrire.

 

La tua bocca si apre, e io mi preparo.

So bene che qualsiasi cosa dirai…

Sarà pronta a ferirmi.

 

“Carina mia moglie, vero?

Sì….ricordo come al liceo riuscivi a guardarla, anche per ore…

Mentre studiavate eri il primo ad aiutarla.

Hai mai superato il trauma di vederla sull’altare con me?

Io credo di no… credo proprio che tu mi abbia odiato.

Sai cos’è l’odio?

Quello che ho provato io per me stesso nell’istante in cui sono diventato consapevole di essere causa della tua sofferenza….

Non mi incanti con quel faccino spaventato. So bene cos’hai provato…

E so bene di chi era quel bambino…

Non è vero dottor….”

 

Mi sembravi più furbo. Non hai capito un bel niente.

 

Questo gioco è durato fin troppo.

Questa farsa non mi appartiene più.

Finalmente dopo un’ora capisco cos’è la potenza…

Mentre ti osservo…

Ti rannicchi su te stesso con gemiti di dolore che mi provocano un piacere indescrivibile…

Ora capisco come ti senti…

Capisco cosa vuol dire…

Sentirsi in grado di decidere della vita di qualcun altro…

 

Non fai più lo sbruffone ora che un pezzo di metallo ti attraversa il petto?

Non fai più saccenti domande mentre il tuo sangue si sparge sul pavimento?

 

Ancora una volta sarò vittima di domande….

Che non troveranno mai risposta…

 

Mi lasci di nuovo così, amico mio…                                                              

Mi rendi ancora una volta schiavo del dolore di perderti.

Non posso fare a meno di sorriderti, mentre mi infliggo la tua stessa pena…

 

Rimpiango tutte le volte che non ho saputo apprezzare la profondità di un tuo sguardo.

Tutte le volte che non ho saputo essere felice di un tuo sorriso.

E’troppo tardi ora per pentirsene.

 

Non volevo tua moglie…

Né la tua morte…

Volevo semplicemente far parte di te.

Sentirmi parte della tua vita…

Mentre ti vedevo sempre più lontano…

 

Il mio sangue si mescola col tuo…

Siamo una cosa sola…

Lo siamo sempre stati…un’anima divisa in due corpi…

Ed ora anche nella morte, uniti più che mai. .

 

Beh, sono abituatissima a non ricevere affatto recensioni, ma io ostinata continuo a postare storie =P non ha importanza..ringrazio nell'eventualità che qualcuno abbia letto.....
  
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