Sipario.

Lo guardi negli occhi un’ultima volta, prima di lasciare andare la sua mano: ha sempre avuto uno sguardo di un colore scuro, profondo e, in momenti come quello, velato di un’indicibile tristezza.
Lo rassicuri: è la scelta giusta, Clint.

Ti mostri serena, senza paura, incrini le labbra in un piccolo sorriso rincuorante.
Ma non vuoi lasciare andare la sua mano: un terrore avviluppante ti sta offuscando i pensieri e pizzicando gli occhi, mentre il baratro sotto di te sembra richiamarti verso l’abisso.
Non ti preoccupa il dolore fisico, l’impatto col suolo, le ossa che si infrangono in mille pezzi: quante volte hai sofferto, in missione?  Non sapresti neanche contare le cicatrici che porti addosso, i lividi e le contusioni che hai sfoggiato con orgoglio, tornando vittoriosa da ogni tua battaglia.
Nessuno riporterà a casa il tuo corpo. Non eri nessuno prima che la morte di plasmasse, prima di diventare una perfetta assassina, prima che il tuo nome venisse associato a quello di centinaia di vittime e non sarai nessuno dopo che la morte ti avrà stretta nel suo abbraccio.
Si dimenticheranno di te. Ma del resto, anche tu ti sei dimenticata di chi fossi veramente, di Natalia, del tuo passato: hai cercato di soffocare il dolore, andando avanti e sai fin troppo bene che anche loro faranno così.
E se ci fosse veramente qualcuno a giudicarti, lassù? La tua vita è stata un susseguirsi di errori, omicidi, macchie rosse sul registro e non basterà di certo un gesto eroico per spazzarle via. Sei un’assassina, un mostro che ha tentato disperatamente e pateticamente di redimersi.
Avresti voluto vedere la Russia ancora una volta, la tundra gelida e desolata, San Pietroburgo coi suoi colori sgargianti.

La mano di Clint scivola dalla tua e ogni secondo sembra durare un’eternità, mentre la forza di gravità ti attrae verso il basso, mentre il tuo compagno diventa una figura sempre più sfocata ancorato al fianco roccioso della montagna.

Chiudi gli occhi. Il vento fischia nelle tue orecchie, il battito cardiaco accelera, una singola lacrima scende lungo la tua guancia dissolvendosi rapidamente nell’aria.
Sei sola anche nel momento della tua morte, come sei sempre stata: ti sei illusa di aver trovato una famiglia, ma non c’è nessuno vicino a te adesso che ti stringa, così come nessuno ti ha mai stretta quando eri bambina e piangevi in silenzio, ammanettata al tuo letto dopo l’ennesima, sanguinaria, vittoria.
Nessuno verrà in tuo soccorso su quel pianeta perso nello spazio, così lontano da casa tua, nessuno ti afferrerà a mezz’aria traendoti in salvo.

È il tuo ultimo balletto, la tua uscita di scena, il tuo ultimo salto. Volteggi, avvolta dal tuo tutù bianco come un angelo. Applausi.

«Ho paura» sussurri, un attimo prima che il tuo corpo tocchi terra, infrangendosi in mille pezzi.

Sipario.