SOLA:
Lisa Cuddy’s Feelings.
Dedicata a MaryRobin.
È presto, lo so, ma il 14 agosto non mi sarà possibile postarla, ergo: tanti,
tanti auguri di buon compleanno, amica mia. ^^
Sola. Si sentiva
schifosamente sola in quel momento: come se tutto il peso di quegli anni
trascorsi in solitudine fosse crollato improvvisamente sotto i suoi piedi.
Rebecca aveva
deciso di tenere la piccola Joy, e come biasimarla? Era giovane, aveva fatto
tanti errori, ma alla fine il suo istinto materno aveva vinto e quel piccolo
miracolo che aveva portato in grembo per nove mesi e che avrebbe dovuto dare in
affidamento, sarebbe rimasto con sua madre.
La brillante
dottoressa del Princeton-Plainsboro Teaching Hospital aveva trascorso un periodo di estrema
felicità: da quando l’agenzia per le adozioni l’aveva contattata per
comunicarle che c’era una ragazza in procinto di partorire e che avrebbe voluto
darle in affidamento la bambina, Lisa si era sentita davvero appagata e
contenta come non mai. Aveva creduto che per una volta le cose avessero preso
la piega giusta, e finalmente il suo sogno di avere un figlio si sarebbe
avverato. Aveva penato per averne uno: era ricorsa anche alla fecondazione in
vitro, ma nonostante tutti gli sforzi fatti per portare in grembo una creatura,
alla fine aveva optato per l’adozione. Dopo tanti tentativi andati male, Joy
sarebbe diventata sua figlia e lei era al settimo cielo.
Aveva comprato
tutto il necessario per la piccola: in ufficio l’erano arrivati parecchi
scatoloni di roba per bambini. Era talmente contenta che tutte le battutine al
vetriolo di House le passavano sopra la testa, cosa che - a dire il vero – lo
avevano infastidito non poco. Ultimamente il dottore era diventato una specie
di spettro sempre al suo fianco, pronto a romperle le scatole per ogni cosa.
Ma per Lisa era
tutto perfetto. Aveva aiutato Rebecca a partorire, era stata con lei in sala parto… aveva sentito Joy piangere per la prima volta… e l’aveva stretta a sé. La sensazione provata fu
indescrivibile, e la dottoressa era davvero felice, pronta per accogliere la
piccola a casa.
Purtroppo per lei,
le cose avevano invece preso la solita, vecchia, disgraziata piega. Certe volte
il destino è davvero infame e bastardo. La felicità che Cuddy
aveva provato fino a poche ore prima, era svanita, eclissata…
distrutta. La decisione di Rebecca di tenersi Joy, l’aveva letteralmente svuotata.
La piccola ora avrebbe avuto qualcuno… Lisa Cuddy, invece, si era ritrovata nuovamente sola.
Da quando aveva
finito il turno in ospedale, la dottoressa non aveva fatto altro che piangere,
andandosi a rintanare nella sua casa.
Si andò a sedere per
terra, nella cameretta che avrebbe dovuto essere di Joy. Triste e sola, si
appoggiò con fare stanco al muro appena dipinto; lo sguardo che vagava per la
stanza piena di giochi, peluche e soprattutto sulla culla che aveva
personalmente montato. Un magone le risalì dritto in gola, e la tristezza che
la colse in quel momento sfociò in un silenzioso pianto.
Stava fissando
nuovamente il vuoto, quando fu risvegliata da qualcuno che aveva bussato alla
porta.
Si alzò
stancamente, e con gli occhi ancora rossi per le lacrime, andò ad aprire: non
restò minimamente sbalordita nel vedere Greg House dinanzi a lei.
«Non è il momento
migliore per gongolare» disse la donna con un filo di voce, facendolo entrare
in casa.
«Ci sono molti
bambini nel mare. Il mondo è pieno di ragazzi adolescenti che cavalcano senza
sella» mormorò lui fissandola.
Lei fece un lungo
sospiro, appoggiandosi allo stipite della porta. «No. Basta. Non posso farlo di
nuovo»
«Stai abbandonando
tutto, come hai abbandonato la fecondazione in vitro» le fece notare House avvicinandosi a lei.
Cuddy annuì. «Sì, esattamente»
Lui la guardò per
qualche secondo prima di muoversi, leggermente a disagio. «Peccato. Saresti
stata un’ottima madre» commentò semplicemente, mentre lei restò basita per
qualche secondo.
Quelle parole,
colpirono Lisa peggio di un pugno nello stomaco. Scosse il capo visibilmente
contrariata, sorridendo amaramente. «Figlio di puttana» sibilò facendolo
voltare stupito; non aveva mai sentito certe parole, uscire dalla bocca della
sua amica/collega, mai.
«Quando stavo per
avere un figlio» continuò lei. «Mi hai detto che sarei stata una pessima madre
a causa del mio lavoro di medico. Ora che l’ho perso, mi dici che invece sarei
stata una grande madre. Perché hai bisogno di demolire sempre tutto?!» gli urlò
in faccia con quanta rabbia aveva in corpo, fissandolo con due occhi azzurri
intrisi di lacrime.
House restò in
silenzio, non sapeva davvero cosa dire. Per una volta, la sua geniale mente non
riusciva a coniare una risposta appagante o tagliente. «Non lo so» fece con un
filo di voce, incapace di guardare altrove: gli occhi fissi in quelli di lei.
La figura di Lisa,
al momento così esile e stanca, gli offuscava la mente, e per una volta, Greg
House non si comportò come il solito bastardo senza cuore. Non poteva
assolutamente ignorare quegli occhi azzurri che continuavano a guardarlo in
attesa di una qualsiasi altra risposta.
Non si sa come, né
perché un gesto simile balenò nella testa del dottore, ma l’uomo si abbassò
quel tanto per baciarla.
Fu un bacio
violento, famelico, dolce e triste allo stesso tempo. Uno di quei baci che
tolgono il fiato, che racchiudono in loro il più puro dei sentimenti. Lisa si
era alzata sulle punte dei piedi per riuscire a ricambiare quel bacio come
meglio poteva, continuando ad accarezzargli il viso, lui invece non faceva altro che stringerla a
sé, mentre assaporava quelle labbra bagnate di lacrime.
Sembrava fosse
passata un’eternità, invece erano trascorsi solo una manciata di intensi
secondi. Si staccarono a fatica, continuando a guardarsi negli occhi. House
sembrava sconvolto, Cuddy non sapeva come
comportarsi; se ne restava lì, a fissare quell’uomo che per una volta aveva
abbassato le barriere... che l’aveva baciata come se non ci fosse un domani.
Non voleva che andasse via, non ora… non dopo quello; ma la donna sapeva
benissimo che di lì a pochi secondi, House l’avrebbe lasciata lì.
«Buonanotte»
mormorò Greg zoppicando verso la porta. Lei scosse il viso, cercando di
fermarlo in qualche modo, ma proprio non riuscì a muoversi di un passo.
«Buonanotte»
rispose lei senza nemmeno pensarci, mentre lui usciva dalla sua casa.
Mille, furono in
pensieri che vorticarono nella mente di Lisa in quel momento. Sentì
improvvisamente freddo, e decise che si era fatta l’ora per infilarsi sotto le
coperte, dopo aver preso una bella tazza di camomilla, magari.
Ancora con passo
incerto, chiuse la porta a chiave si diresse verso la cucina per prepararsi la
tisana calda. Mise un pentolino sul fuoco per far bollire l’acqua e nel mentre,
fece una capatina nella sua stanza e ne approfittò per infilarsi un bel pigiama
caldo. Tornò in cucina e dopo pochi minuti ne uscì con una tazza di camomilla
fumante.
Cos’era appena
successo? Si domandò ancora scossa, tornando in camera sua. Perché House
l’aveva baciata? Per consolarla? Era un suo dannato modo per tirarle su il
morale? No. House non si sarebbe mai permesso di fare una cosa simile: era un
bastardo infelice che aveva dimenticato le gioie dell’amore per via della sua
dannatissima paura di vivere, e non avrebbe mai consolato una persona.. o
meglio, l’avrebbe fatto a modo suo, magari con qualche battuta infame e
cattiva, ma schifosamente vera. Lui era fatto così: disprezzava ogni cosa,
sembrava non provasse pietà per nessuno, nemmeno per se stesso. No, il vecchio House se ne sarebbe
uscito con parole infelici… e invece? L’aveva
stupita, e molto.
Di solito
litigavano sempre. Non passava giorno in cui non battibeccassero al lavoro.
House, il medico pazzo che si divertiva a fare a gara con Dio per vedere chi
dei due era più bravo a salvare le persone, Cuddy il
responsabile amministrativo, sempre pronta a parargli il culo per qualsiasi
stronzata facesse: e non si può negare che Greg ne avesse combinate tante.
Ma lei l’aveva
sempre protetto, e in fin dei conti, lui l’aveva sempre aiutata anche se
giocavano a Tom e Jerry, inseguendosi e facendo finta di odiarsi.
House era molte
cose, ma Lisa proprio non riusciva a immaginarsi Greg che la baciava per pura
misericordia. No, ci doveva essere qualcos’altro sotto, qualcosa che le
sfuggiva e che al momento la stava facendo impazzire.
Posò per un
secondo la camomilla sul comodino per infilarsi sotto le coperte. Si appoggiò
alla spalliera del letto, coprendosi fin sopra la pancia, ed allungò la mano
per riprendere nuovamente la tazza.
Da quanti anni
aveva aspettato quel momento? Da tanto, troppo tempo. Lei e Greg si erano
conosciuti alla facoltà di Medicina, e in ospedale giravano tante voci sul loro
conto; alcuni avevano addirittura ipotizzato che avessero avuto una storia,
tempo fa. Invece no. Avevano sempre avuto un rapporto da cane e gatto, ma si erano sempre rispettati…
come colleghi, come medici. Ma per Lisa, lui era sempre stato un mito, una
specie di sogno ad occhi aperti, e nonostante tutto era la persona di cui si
fidava. Non per nulla, le siringhe di ormoni per la fecondazione in vitro le
venivano iniettate proprio da House. Certo, non si è mai risparmiato in battute
al vetriolo sul suo sedere o sulle sue tette, ma l’aveva aiutata.
E lei? Lei aveva
capito che Greg avrebbe potuto essere un candidato perfetto per il concepimento
di un figlio. Avrebbe voluto chiederglielo… era
andata nel suo ufficio apposta, una volta. Ma le parole proprio non vollero
saperne di uscire, anche se – e ne era certa – lui aveva capito perfettamente a
cosa era dovuta quella particolare incursione. Non ebbe il coraggio di
domandarglielo, non ebbe la forza di rivelargli il suo più intimo segreto: un
figlio da lui, dalla persona che aveva scoperto di amare, nonostante tutti i
suoi difetti e il suo brutto caratteraccio. Perché lei amava Greg, oh se lo amava…
era cotta di lui da sempre, e dopo quel bacio, capì che il suo sentimento non
era mai sfumato del tutto.
Dal canto suo,
anche House era cambiato, ultimamente. Le prestava molta più attenzione, come
se avesse paura che svanisse o lo lasciasse solo da un momento all’altro. Aveva
iniziato a farla pedinare da quello strambo investigatore, e quando scoprì lei
e Willson in quel negozio per neonati, era
impallidito. Per non parlare, poi, di tutti quei subdoli tentativi per far sì
che non accettasse l’adozione di Joy. Le aveva fracassato una lampada nello
studio in ospedale, la tormentava dicendole che non avrebbe più avuto una vita,
e che avrebbe dovuto rinunciare alla sua “brillante carriera”; continuava a
tampinarla senza sosta. Non faceva altro che perseguitarla, facendola sempre
impazzire per ogni cosa: prima con i pazienti che mandava quasi all’altro mondo
prima di trovare una cura, poi per via della storia dell’adozione. Chissà se in
quella mente brillante gli era mai balenato il pensiero che lei si preoccupava
sempre per lui.
Lentamente, finì
anche l’ultimo sorso di camomilla; posò la tazza sul comodino e sprofondò
nuovamente sotto le coperte, poggiando stancamente la testa sul cuscino. House
l’aveva stupita, e molto. Dentro di sé, una vocina continuava a dirle che
probabilmente quell’uomo aveva davvero paura di perdere il suo “hobby”, anche se
non l’avrebbe mai ammesso. Lisa decise di lasciar perdere: era stata una
giornata totalmente disastrosa, e in più House l’aveva scombussolata in maniera
assurda, con quel suo strano comportamento. Fece un lungo sospiro, imponendosi di non pensare nuovamente a ciò che era
appena successo. Avrebbe parlato con Greg della cosa, il giorno dopo, anche se
probabilmente il dottore l’avrebbe presa in giro fino all’inverosimile. Non le
passò nemmeno per l’anticamera del cervello che potesse provare un certo imbarazzo:
non era da lui.
Chiuse gli occhi
stancamente, la dolce Lisa, ma mentre cadeva in un sonno profondo tra le
braccia di Morfeo, una figura si fece largo nella sua mente; una figura conosciuta… quella figura tanto amata e desiderata che la
stringeva a sé baciandola, proteggendola. Sorrise nel sonno, Lisa. Non sapeva
dove l’avrebbero portata i suoi sogni, ma di una cosa era certa: Greg House,
per una volta, era stato suo, e chissà che per volere del destino la ruota
della fortuna non fosse finalmente girata dalla sua parte.
FINE
Non so se esserne
pienamente soddisfatta, a dire il vero. Chiedo perdono ai Sunshiners,
ma questo è stato il mio primo esperimento sulla coppia…
anzi, la prima shot su House in generale. Tra
l’altro, ho avuto mesi e mesi di buio totale: il mio neurone, Cristobaldo,
è entrato in stato comatoso e fino a qualche ora fa non accennava proprio a
svegliarsi. Poi? Poff! Guardo la puntata “Joy” di Dr.House ed eccomi qui, chiedo venia.
Ringrazio comunque
tutti coloro che hanno letto il mio sclero, ed
eventualmente tutti quelli che mi lasceranno qualche riga di recensione.
Alla prossima
NicoDevil