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Autore: S a n d    28/04/2019    1 recensioni
(Ted Tonks/Andromeda Black)
"Ciò che distingueva Andromeda dal resto dei suoi familiari era la curiosità e la tolleranza, celata da - sebbene apparentemente - un freddo carattere: il mondo babbano la affascinava, specie i miti dell'antica Grecia, che aveva imparato ad amare attraverso dei libri comprati di nascosto nella Londra Babbana."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Narcissa Malfoy, Ted Tonks | Coppie: Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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L'imprevedibilità degli eventi

Il cielo plumbeo preannunciava l'arrivo di una tempesta, pronta ad abbattersi sulle brughiere inglesi; immersa in un vasto prato curato quasi maniacalmente, caratterizzata da una lunga e imponente scalinata in marmo bianco, si trovava Black Manor.
I padroni di casa - Cygnus Black III e Druella Rosier - appartenevano entrambi ad antichissime famiglie magiche, conosciute per la loro "purezza" e per i loro pregiudizi nei confronti di chi non poteva vantare altrettanto candore.
Questi valori erano stati tramandati ad ogni discendente di Casa Black: chi non comprendeva o non sposava tali credenze, veniva evirato dalla famiglia, oltre che dal grande arazzo raffigurante l'albero genealogico presente a Grimmauld Place, la vecchia casa di famiglia.
Andromeda Black, la mezzana, era rinchiusa nella sua camera, arredata con un tocco piuttosto accentuato di Liberty.
La giovane avrebbe affrontato il suo Quinto anno ad Hogwarts e, come tutta la sua famiglia, era stata smistata a Serpeverde. Ciò che distingueva Andromeda dal resto dei suoi familiari era la curiosità e la tolleranza, celata da - sebbene apparentemente - un freddo carattere: il mondo babbano la affascinava, specie i miti dell'antica Grecia, che aveva imparato ad amare attraverso dei libri comprati di nascosto nella Londra Babbana. Aveva scoperto che alcuni scrittori del mondo antico, come Euripide e Apollodoro, avevano scritto di una ragazza che portava il suo stesso nome: ella era una principessa Etiope che fu offerta in sacrificio ad una bestia da suo padre per placare le ire di Poseidone, offeso dalla vanità espressa dalla madre di lei, che mandò un'inondazione e un terribile mostro marino. Perseo, figlio di Zeus e Danae, si trovava proprio in quelle zone, dopo aver decapitato Medusa.

"L'eroe, ascoltando il disperato lamento della giovane, viene rapito dalla sua bellezza e decide di salvarla ma ad un patto: vuole in cambio un segno di gratitudine. Andromeda non può che concedergli la sola cosa che possiede: la sua persona. Perseo, deciso a compiere un'impresa degna di memoria, promette alla ragazza d'intraprendere per lei la lotta contro il mostro, ottenendo dallo stesso Cefeo il consenso. Il giovane, accompagnato dal dio Eros, pietrifica il mostro grazie alla testa della Gorgone e Andromeda, finalmente, viene liberata e portata al palazzo."

Un bussare lieve le fece nascondere il libro sotto il cuscino: i lunghi capelli ricci erano sciolti e liberi sulle sue spalle, una leggera nota di spavento sul giovane volto.
- Sì? - domandò Andromeda ad alta voce, spingendo le mani sulla federa.
- Padrona, Padron Black la attende nel salone. - il lieve squittio del loro elfo domestico, Twinkie, la fece notevolmente rilassare: era decisamente più semplice nascondere le sue passioni recondite all'esserino, piuttosto che a sua sorella Bellatrix. Allungò le gambe sul pavimento freddo e infilò i décolleté neri, issandosi, mentre le mani andarono a lisciare le pieghe del suo vestito bianco. Si lasciò andare ad un sospiro: il giorno dopo avrebbe dovuto prendere a King's Cross l'Espresso per Hogwarts e, vigilanza di Bellatrix a parte, sarebbe stato decisamente più semplice per lei dedicarsi ai suoi interessi.
Uscì dalle sue stanze e si diresse verso il grande salone del maniero: il grande lampadario provenzale nero stava esattamente al centro della stanza. I due levrieri di casa Black stavano distesi sopra l'enorme tappeto persiano bordeaux posto davanti al camino, che era animato da un fuoco piuttosto vivace. Lì, seduto nella sua poltrona con in mano un calice pieno di vino d'ortica, stava Cygnus Black. Andromeda era la figlia che più somigliava a suo padre, per il quale provava un amore puro, assolutamente ricambiato dal suo genitore. Ma le somiglianze tra i due non erano solo fisiche, - fatta eccezione per gli occhi, certo: blu quelli del patriarca Black, castani quelli della giovane Andromeda - ma soprattutto caratteriali: entrambi erano interessati alla viticoltura, ai libri, protettivi oltre ogni misura e testardi; se non fosse per le differenze etiche, i due sarebbero due gocce d'acqua. Differenze etiche che Andromeda ancora non aveva mai palesato.

- Figlia mia. - Cygnus le sorrise, indicandole con la mano libera la poltrona libera davanti a sé.
Andromeda sorrise con spontaneità. - Padre. - la dentatura dritta e regolare scoperta e una fossetta sulla guancia destra ad evidenziare la sua felicità. La giovane si sedette con grazia, accavallando le caviglie. - Immagino ci sia qualcosa di importante di cui parlare. Twinkie sembrava un po' agitata. - notò Andromeda, portando la sua concentrazione sugli occhi del padre. 
Cygnus si prese un po' di tempo, fece roteare il contenuto del suo calice e lo portò al naso. - Gradisci qualcosa? Un the? - le domandò guardandola attraverso il bicchiere.
A sua memoria, Cygnus non era mai stato così evasivo: suo padre era un uomo che andava dritto al punto, determinato ad esporre le sue ragioni, qualcosa che aveva insegnato a tutte e tre le sue figlie, insegnando loro l'importanza delle proprie opinioni. Andromeda assunse un'espressione lievemente stupita, e annuì con il capo. - Un the alla vaniglia sarebbe gradito, sì. - 
Cygnus sorrise, leggero: conosceva i gusti delle sue figlie, era sempre stato un padre attento, come quella volta che aveva sentito casualmente Andromeda dire a Narcissa che i suoi fiori preferiti erano le orchidee, e il giorno dopo aveva riempito le aiuole dell'ingresso con quei fiori.
Veleggiò su di loro un vassoio d'argento, con una teiera piena d'acqua bollente e una tazza di porcellana, accompagnata da un piattino dello stesso materiale adornato con dei biscotti al burro.
Andromeda stette in silente attesa, allungò un braccio verso la teiera e riempì la tazza di the.

- Stai crescendo a vista d'occhio e io... - sospirò, sistemandosi composto sulla poltrona bordeaux. - ... invecchio. -
Andromeda mise una zolletta di zucchero e con il cucchiaino cominciò a mescolare la calda bevanda.
- Ma quando mai! Mi sembra di vederti più alto di recente. Sei cresciuto anche tu. - disse scherzosamente, spostando la sua attenzione dalla tazza al viso di suo padre, un sorriso divertito sul volto candido.
Cygnus fece una risata breve, alzando un sopracciglio. - La persuasione è una delle tue doti migliori: l'hai ereditata da me, in fondo. - esclamò con una certa soddisfazione, osservando sua figlia. - Ma non è per decantare le tue qualità che ti ho chiamata qui. - aggiunse, poggiando un attimo il calice sopra il vassoio volante. La sua espressione si fece improvvisamente più seria, era certo che quella rivelazione non avrebbe fatto altro che alimentare la già grande caparbietà di sua figlia.
- Ti ascolto. - disse Andromeda, aggrottando le sopracciglia in un cipiglio alquanto dubbioso.
Cygnus piantò i suoi occhi blu su quelli scuri della figlia: - Tua sorella Bellatrix, come ben sai, si sposerà con Rodolphus Lestrange al termine dei suoi studi. -
Andromeda non riuscì a trattenere un'espressione alquanto disgustata: certo, e come avrebbe potuto dimenticarlo? Quell'essere disgustoso cominciava ad essere una presenza statica all'interno del suo maniero e questo la indispettiva parecchio, insieme alla sua barba poco curata.
Cygnus finse di non notare quel cambiamento e riprese a parlare.
- E tu diventi ogni giorno sempre più bella, Andromeda. Credo sia arrivato il momento che tu faccia il tuo debutto in società. - disse Cygnus molto serio. Andromeda fece per ribattere, ma suo padre la interruppe prontamente, mettendo una mano davanti a sé. - So cosa stai per dire: che dovresti essere tu a scegliere l'uomo della tua vita, che è troppo presto... Sappi che in parte sono d'accordo. Ma tua madre è dell'opinione che sia molto più importante sistemare la vostra vita che i propri ideali, e forse in questo ha ragione. - Andromeda assunse un'espressione piuttosto distaccata. Lei? Un debutto in società? 
Storse la bocca, irritata.
- E io non ho diritto di replica in questo? Dovrò sposarmi con una persona che disprezzo per compiacere voi? - rispose Andromeda piuttosto in fretta. Cygnus si alzò dalla poltrona, sollevando entrambe le sopracciglia. Tirò fuori dal taschino un sigaro, schioccò le dita e lo accese. Fece una breve tirata. - Certo che hai diritto di replica. Non devi scegliere quello che io vorrei o che tua madre vorrebbe, ma il più adatto tra quelli disponibili. - avanzò qualche passo sulla figura tesa di Andromeda, che lo osservava come una preda studia il proprio predatore. - 'Dromeda, fosse per me ti impedirei di sposarti, ti lascerei vicino a me per tutta la vita, a giocare con gli scacchi, a discutere dei prossimi affari... Ma sei troppo capace per impedirti di diventare grande. - si fermò davanti a lei, osservandola con attenzione. - Pensa al tuo futuro, è ciò che conta. - 
La giovane Black non rispose a suo padre, si limitò a lasciare la tazza del thè ormai tiepida sul vassoio. 
- Posso andare? - domandò Andromeda con una certa riverenza, segno evidente che si sentiva contrariata.
Cygnus la guardò, e accennò ad un lieve assenso con la testa, lasciando la figlia libera di tornare nelle sue stanze.

Andromeda si richiuse la porta alle spalle con una certa foga. Sapeva quali erano gli obblighi del suo lignaggio e quanto fossero ristrette le vedute della sua famiglia, ma pensava che suo padre, in un certo senso, avrebbe rispettato il suo volere. Passò una mano tra i suoi lunghi capelli ricci, e li spostò all'indietro; fece due passi e si posizionò davanti alla specchiera posta vicino alla finestra della sua camera. Si sedette e osservò la sua figura nel riflesso: le guance erano meno piene rispetto a prima, e con il tempo il suo viso e il suo corpo avevano assunto una certa femminilità. Eppure sentiva dentro di sé un profondo senso di inadeguatezza, come se il posto alla quale appartenesse non fosse quello giusto.
- A che pensi, 'Dromeda? - 
La giovane si voltò, e un piccolo sorriso stanco spuntò sul viso: era Narcissa, la sua sorella minore, definibile tranquillamente come la metà del suo giovane cuore.
- Vogliono farmi debuttare in società: magari i nostri genitori pensano che sia l'ultimo modello della Scopalinda e hanno deciso di mettermi in vetrina. - disse, arricciando il naso teatralmente.
Narcissa rise piano e si posizionò dietro la sorella maggiore: erano sempre state legate loro due, così diverse ma incredibilmente affini. Prese la spazzola posta sulla specchiera e cominciò a spazzolare i capelli della sorella. Un po' invidiava l'aspetto di Bellatrix e Andromeda, così fiero e forte, dotate di capelli scuri e occhi profondi; il suo aspetto, a detta di tutti, era incantevole, con i suoi lunghi capelli biondi - uguali a quelli di sua madre Druella - e gli occhi blu ereditati da suo padre, ma a volte avrebbe voluto possedere quel calore che con un solo sguardo potevano trasmettere le sue sorelle maggiori. Ma la sua era un'invidia benevola, voleva bene a Bellatrix e si affidava ciecamente ad Andromeda.
- Beh, nessuno di quei sciocchi potrebbe ambire alla mano di mia sorella. Forse solo Zabini: è carino, no? - domandò Narcissa, interessata alla reazione che avrebbe avuto sua sorella, che si limitò a sollevare per un attimo le spalle.
- Carino, sì... - disse, senza alcun entusiasmo. Adam Zabini faceva parte di una fra le più antiche famiglie magiche, ricco e piuttosto avvenente, ma la mezzana tra le Black sospettava che le sue qualità si limitassero solo ad essere quelle.
Narcissa osservò con attenzione l'espressione della sorella dallo specchio, piuttosto apatica in effetti. Poggiò le mani sulle sue spalle e si affiancò ad Andromeda con il viso: 
- Hai ancora tutto il tempo per decidere, sorella. È solo un debutto, non devi sceglierlo proprio ora. - le scoccò un bacio sulla guancia, che ebbe il potere di far sorridere l'altra.
- Chissà: potrebbe succedere anche l'impensabile, ovvero, che tu possa trovare interessante qualcuno. -
Andromeda rise sottovoce e si voltò verso la sorella: - Sono così complicata? - le domandò divertita.
- No, non complicata. Esigente. Ma sei una Black, e una Black deve avere solo il meglio. -

King Cross.

- Nostro padre ha prenotato per me e Rodolphus un viaggio in Spagna: dice che è il posto più adatto per una coppia appena sposata. - Bellatrix Black era la sorella maggiore, e condivideva con Andromeda una somiglianza fisica quasi terrificante, con la sola eccezione dei suoi capelli quasi neri e degli occhi decisamente più freddi. Andromeda non poteva davvero credere che sua sorella, la più decisa e irremovibile, si sarebbe messa da parte per favorire la carriera di suo marito, un Lestrange senza alcun tipo di qualità, secondo il suo parere.
- Ma come fai a baciarlo? È disgustoso, sembra un troll. - commentò Narcissa, storcendo il naso platealmente.  
Andromeda rise, accompagnata dall'espressione scettica della maggiore: - Bella ha sempre avuto il gusto dell'orrido, lo sai. - esclamò la sorella di mezzo.
Bellatrix ghignò:
- Siete delle sciocche sentimentali, mie piccole Black: Rodolphus appartiene ad una delle famiglie più importanti del nostro mondo, e difende con fervore la nostra superiorità. - disse, sistemandosi la chioma corvina, senza risparmiare uno sguardo minaccioso verso una famiglia babbana.
Andromeda ignorò il suo commento, a volte non si capacitava dell'estremismo di sua sorella. Non che i Black non ci avessero messo del loro, certo: "Non fraternizzare con la feccia babbana" poteva tranquillamente sostituire il più pomposo "Toujour pur" come motto della famiglia, ma era anche convinta che fosse una ristretta visione del mondo, e che il sapere magico dovesse essere tramandato a chi fosse capace, non a chi fosse purosangue.
- Sì, ma dovrai dormirci insieme. Farci dei figli. Non credi che sarebbe più semplice se fosse carino, intelligente e dai modi raffinati? - domandò Narcissa leggermente confusa.
- Non occorre che sia bello, ma che sia bravo a letto. - sussurrò maliziosa, provocando un certo rossore nelle guance della più piccola e una ritrovata attenzione in Andromeda, che sollevò un sopracciglio.
- Non dovresti parlare di queste cose davanti a Narcissa, non sta bene. - la ammonì Andromeda, prendendo le parti della sorella più piccola.
- "Santa Andromeda del Kent" - la apostrofò, sbuffando vistosamente, mentre si avvicinavano al Binario 9 3/4. - Cissy non è più una bambina, deve capire come va il mondo. - 
Narcissa abbozzò un sorriso imbarazzato, annuendo con vigore, provocando in Andromeda un gesto di stizza, stizza che la fece sparire nel muro di mattoni che l'avrebbe portata alla fermata dell'Espresso.

La baraonda di carrelli pieni di bagagli e gabbie con gufi, civette, gatti e animali di ogni specie non tardò a palesarsi: poteva notare una famiglia che accompagnava un ragazzino di circa undici anni verso gli sportelli del treno; un anziano mago infilare di nascosto nella tasca di quella che doveva essere sua nipote una cioccorana...
Si fermò un attimo ad osservare quei scenari con un flebile sorriso, quando si sentì toccare delicatamente una spalla. Si voltò e vide una donna poco più bassa di lei, dalla figura longilinea: aveva i capelli corti e biondi, gli occhi azzurri e un viso leggermente truccato.
- Scusami cara se ti disturbo, hai visto per caso un ragazzo alto, con i capelli scuri e gli occhi azzurri? È mio figlio, ha dimenticato di prendere questo. - disse, agitando il volume di Pozioni. Vicino a lei, stava un uomo con i capelli neri, folti baffi e un borsalino di colore grigio posto sul capo.
- Maud, mia cara, se magari dicessi il nome di nostro figlio, sarebbe molto piú semplice, non credi? - la riprese con calma il marito, accendendosi una sigaretta con un fiammifero.
Andromeda stette in silenzio, seguendo con lo sguardo la coppia.
- Oh, certo, che sbadata, scusami cara. Si chiama Edward Tonks: lo conosci? - domandò rivolgendole un enorme sorriso. Andromeda alzò entrambe le sopracciglia: Edward Tonks, conosciuto come Ted, il Tassorosso, suo coetaneo, quello che la fissava di continuo in un modo che la irritava oltre ogni immaginazione. Si rese conto che la sua espressione non doveva essere delle più affabili, perciò accennò un sorriso: 
- Sì, signora Tonks. - Andromeda si voltò appena, cercando con la vista il giovane, fino a che non lo intravide in lontananza, accompagnato da Amelia Bones e i gemelli Prewett. Riportò la sua attenzione verso la donna, indicandolo. - È lì. -
Maud Tonks le rivolse il più caldo dei sorrisi, lasciandola spiazzata per qualche secondo. - Oh, grazie mia cara! - esclamò con gentilezza, prima di sgambettare piuttosto goffamente verso il figlio. - Ted! Ted! - urlò a gran voce, sparendo dalla folla, seguita dal marito che, in segno di ringraziamento, levò il cappello per un attimo.
Andromeda osservò la scena da lontano, prima di scuotere la testa con un sorriso divertito dipinto sulle labbra rosa. Si incamminò spingendo il suo carrello verso l'entrata del treno.

Ted Tonks era un ragazzo di quasi sedici anni: sembrava non dovesse crescere più, ma era già molto alto, con i capelli neri e due profondi occhi azzurri. Rideva con la spensieratezza dei suoi anni, per lui Hogwarts era stata una benedizione, mai aveva creduto che potesse esistere un mondo diverso da quello in cui aveva vissuto sino ai suoi dieci anni quando, per non subire l'ennesima sgridata di sua madre all'ennesimo piatto rotto, riuscì a fermarlo prima dello schianto sulla moquette, lasciandolo sospeso per aria per qualche secondo.
Lui, "un babbano", così venivano definiti i non magici, aveva scoperto un mondo tutto nuovo quando aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts: ricordava ancora la visita della professoressa McGranitt, che aveva illustrato alla sua famiglia la novità delle sue capacità.
- Ted, dovrai fare di meglio quest'anno a Pozioni se vuoi diventare un Auror. - lo rimbeccò Amelia Bones, la sua migliore amica Corvonero. 
- Già, o Lumacorno potrebbe fare uno di quei suoi luuunghi discorsi su come coltivare le proprie ambizioni. - ribatté ironico Fabian Prewett, passando una mano tra i suoi capelli fulvi.
- Ragazzi, vi ho già detto come la penso: ci vorrebbe un miracolo. Giuro che se riuscissi a prendere anche una sola O con il vecchio Horace, mi tuffo nel Lago Nero. - disse Ted, fingendo un'espressione sconsolata, prima di scoppiare a ridere. 
Una voce argentina però lo interruppe dalla leggerezza dei suoi discorsi: intravide sua madre destreggiarsi tra la folla, facendosi spazio a suon di gomitate e "mi scusi."
- Ted, Ted! - lo chiamò a gran voce lei, facendo avvicinare il giovane Tonks verso sua madre.
- Mamma! Che c'è? - domandò lui, guardandola stranito. La donna si fermò, e prese un enorme respiro.
- Sei un imbranato di prima categoria! - esclamò leggermente irritata, sventolandogli davanti agli occhi il manuale di Pozioni. Ted sgranò gli occhi: era convinto di aver infilato il grosso tomo dentro il suo baule. Il Tassorosso afferrò il libro, e sorrise nel modo più convincente possibile.
- È per questo che ho una mamma speciale come te! - disse lui, in tono fintamente svenevole, prima di scoccare un bacio sulla guancia della madre, che rimase un attimo interdetta. - Ciao papà! - esclamò lui, alzando una mano in segno di saluto, cenno che il padre ricambiò senza proferire parola. 
La madre arricciò le labbra, contrariata. - Ah, vai via, su, o potresti perdere il treno con la testa che ti ritrovi! - borbottò lei, segretamente felice di quella dimostrazione d'affetto. - Mi spiace solo non aver potuto conoscere il nome di quella ragazza: che cara, è grazie a lei se hai il tuo li... - si fermò, intravedendo la figura della Black dal finestrino del vagone dinanzi a lei, seduta compostamente sul sedile. - Oh, eccola là! Che ragazza gentile! - esclamò lei, attirando l'attenzione di suo figlio che, alla vista di Andromeda, rimase un attimo interdetto.
Ecco, un'altra cosa che apprezzava di Hogwarts era poter sbirciare di nascosto Andromeda Black: gli avevano detto che la famiglia Black era tra le più antiche famiglie di maghi inglesi ed erano conosciuti per essere tra i più ricchi e - ahimè - e razzisti d'Inghilterra. 
Sapeva che Andromeda aveva due sorelle: una era Bellatrix, al settimo anno e l'altra era Narcissa, al terzo anno, tutte e tre smistare rigorosamente tra i Serpeverde, ovvio.
Eppure... eppure quando guardava Andromeda sembrava di vedere qualcosa di distante anni luce da ciò che si diceva, qualcosa di diverso, ma la sua condizione di Nato Babbano - o Sanguemarcio per i più estremisti - gli aveva impedito di avvicinarla e di conoscerla: era la ragazza più bella che avesse mai visto, e non poter sapere cosa ci fosse dietro i suoi occhi scuri lo frustrava da morire. 
Si fermò a guardarla per qualche secondo: nonostante la sua educazione, non aveva esitato ad aiutare i suoi genitori perché sì, era certo che sua madre avesse sbandierato ai quattro venti quanto fosse sbadato suo figlio, Ted Tonks.
Sorrise senza nemmeno accorgersene, guardando Andromeda che si scostava un riccio castano dal volto, mentre teneva con una mano un libro rilegato in pelle blu.
- È una tua amica? - domandò curiosamente la madre, guardando il figlio con allegra attenzione.
- Una conoscente.  - sussurrò ironicamente Ted senza guardare la madre, beandosi ancora un po' di quel viso che si rilassò notevolmente nello scorrere con gli occhi le parole del suo racconto.

Note dell'autrice:
Salve a tutti!
Stavo pensando da un po' di scrivere una Fanfiction su Ted e Andromeda, una coppia che mi ha sempre affascinata, nonostante la Rowling non abbia mai scritto di loro: eppure credo che dietro il loro amore ci sia stata una storia importante, una storia fatta di mille peripezie dovute ai pregiudizi.
Questa è una mia personalissima interpretazione di come potrebbe essere andata.
Attendo il vostro riscontro: qualunque sia il commento, è ben accetto.
A presto. 😊


  
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