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Autore: Ladyhawke83    30/04/2019    7 recensioni
Eccomi con una vecchia (e nuova) raccolta di OS dedicata a “Ladyhawke”.
1) fuga da Aguillon (Philippe) da cui il primo estratto qui su...
2) il capitano e il falco (Navarre Philippe)
3) creatura nuda (Isabeau Imperius) Storia partecipante al contest "Tante navi per una palma" indetto da GiuniaPalma sul forum di EFP
4) sopravvivere (Isabeau-Navarre)
5) Are you flesh?... (Isabeau-Philippe)
6) Mani (Isabeau-Navarre)
7) una tragica storia (Navarre-Phillippe- Isabeau)
8) Lei non lo vuole (Imperius-Navarre)
9) Everytime (Isabeau)
10) I colori che non ricordo (Isabeau)
11) Una piccola bugia (Philippe)
12) Può un lupo provare speranza? (Navarre)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Etienne Navarre, Imperius, Philippe Gaston
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prompt Ladyhawke: “Mi sento come un topo tra le fauci di un lupo e di un falco”

 

Il Capitano e il falco

 

Le campane di Aguillon suonarono ancora, quel giorno, ma stavolta il motivo era diverso da quello che anticipava la funzione. Erano i rintocchi d’allarme, un avvertimento per tutti i cittadini.

Navarre riconobbe subito quei rintocchi, li aveva già uditi tempo addietro, quando aveva preso la decisione più difficile: fuggire e lasciarsi tutto alle spalle.

Era stato folle e rischioso, ma certo ne era valsa la pena, tutto quello che aveva fatto per lei, valeva il prezzo da pagare.

“Qualcun altro è fuggito da Aguillon. Vedi Goliath? Non sono  il solo  allora...” disse più a se stesso, che al proprio destriero il Capitano Navarre, mentre da una collina, poco distante dalla città, in mezzo ai vigneti, osservava il panorama, attendendo il tramonto.

 

Philippe, da un giorno intero ormai, camminava senza sosta, dopo essere fuggito dalle prigioni, era fradicio, dopo essere precipitato nelle acque sotterranee, ed essere riemerso dal fossato del castello.

Nessuno lo aveva visto fuggire, anzi era anche riuscito a sottrarre a una guardia la scarsella, con la paga della giornata, senza che quella se ne accorgesse.

Lo so che ho promesso di non farlo più, Signore, ma so anche che tu sai quanto debole sia la mia volontà (1)” Si disse Philippe, per auto assolversi, nonostante avesse appunto promesso a Dio, in cambio della salvezza, di non rubare più.

I suoi piedi erano talmente freddi e impillaccherati, che il ragazzo iniziava ad aver paura che gli si staccassero dal corpo da un momento all’altro. Era inverno, quasi, sul sentiero che Gaston stava percorrendo c’era della neve mista a fango e ghiaccio, e lui più cercava di non tremare, più i denti cozzavano uno contro l’altro causandogli spasmi violenti.

Si stringeva le braccia al pezzo frizionando la pelle sotto quella inutile, e troppo logora, tunica di lino, nel tentativo di scacciare i brividi e scaldarsi.

Forza, Topo, non ti fermare. Non ce n'è ancora per molto, solo trecento miglia ed è fatta. Un buon pezzo di cavolo come lo cucinava la mia cara vecchia... I lupi... Oh, i lupi, oh, per pietà, i lupi no, eh...”.

La fame e gli ululati dei lupi si fecero sentire entrambi, mentre Philippe ripensando al cibo, cercava di placare i morsi del proprio stomaco vuoto da troppo tempo ormai.

L'agnello, che buono... Ma dove diavolo sono? Oh, l'agnello caldo, l'agnello caldo con un po' di salsa sopra, quella roba verde che la piccola Berta ci metteva su... Su, forza!”.

Si fece coraggio e dopo aver passato la notte all’addiaccio, il giovane ladruncolo, soprannominato “il topo”, giunse ad una locanda sperduta in mezzo alle colline e filari di ulivi a perdita d’occhio.

La prima cosa che fece Philippe, dopo aver mostrato le monete sonanti - rubate -, fu ordinare un boccale di vino all’Oste della taverna, anzi ordinò che fosse servito da bere a tutti gli avventori, voleva fare un brindisi in grande stile.

Uno di questi signori seduto ad un tavolo, con voce grave, ma curiosa, domandò al giovane a cosa si dovesse tale brindisi, e fu così che Philippe si tradì con le sue stesse mani, peccando di troppa incoscienza.

Brindiamo ad un tipo speciale, amico mio, uno che è stato nelle prigioni di Aguillon ed è sopravvissuto per raccontarlo.” Asserì Philippe tutto soddisfatto, senza rendersi conto del pericolo imminente.

Allora brindi a me, giovanotto. Io ho visto quelle prigioni... Non ci sono stato da prigioniero... Se fossi rimasto nel bosco avresti avuto migliore sorte, Gaston.” L’uomo che aveva parlato si scoprì il mantello rivelando la livrea rossa e nera delle guardie del Vescovo.

Il viso era affilato e occhi scuri e crudeli osservavano Gaston, quasi con indifferenza, come se “il topo” fosse appunto solo quello, un qualcosa senza valore, al pari di una formica da schiacciare.

Quell’uomo dai colori scuri, come scura era la sua anima, rispondeva al nome di Marquet, ed era da tempo il braccio destro, nonché l’uomo più fidato di Sua Grazia.

Philippe cercò di difendersi in tutti in modi, saltando di qua e di là come una cavalletta, arrampicandosi sull’intelaiatura della vite, poi fu circondato e fu costretto con un balzo a saltare giù. 

Ormai prossimo alla morte, mentre la spada di Marquet sulla sua testa e Gaston implorava a Dio, un sibilo di freccia squarciò l’aria, andando a colpire di striscio il braccio di Marquet, che con dolore fece cadere l’arma a terra.

“Tu via” fece il cavaliere rivolto a Philippe, poi, dopo aver gettato via la propria balestra, fronteggiò senza esitazione Marquet con la propria spada. In fondo lui, una volta, era stato il suo Capitano, Marquet non poteva ignorarlo, anche se sembrava fin troppo beffardo nei modi.

Uno dei miei uomini mi ha detto che eri tornato. Volevo tagliargli la gola per aver mentito, poiché non ti credevo tanto stupido.”

Dalle parole di Marquet trapelava tutto il disprezzo e l’astio che quell’uomo provava verso il cavaliere, l’ex Capitano delle guardie, dai capelli color del grano e occhi azzurri e fieri.

“Navarre...” pensò tra sé Philippe terrorizzato, mentre cercava di fuggire da lì, salendo in groppa a delle puledre, senza successo.

L’idea che Gaston si era erroneamente costruito di Navarre, era che egli fosse un uomo fole, senza scrupoli, dalla forza sovrumana e con strane forze che orbitavano intorno a lui.

Si diceva che il Capitano parlasse con i lupi, che fosse come uno di loro, una bestia feroce e tradita. E che, in tutto questo, il bellissimo falco che era con lui, non lo abbandonasse mai. Si diceva, altresì, che Navarre ne fosse perdutamente innamorato, che fosse fuggito proprio perché era folle d’amore.

Strane dicerie e voci misteriose di cui Philippe non voleva fare parte, per questo quando vide che Navarre lo stava inseguendo a cavallo del proprio stallone nero, si mise a correre ancora di più. Non voleva essere preso. Era appena evaso dalle prigioni di Aguillon e non aveva nessuna intenzione di finire tra le grinfie di un cavaliere errante e folle.

Ovviamente tutto ciò che Philippe credeva di sapere sul conto dell’ex Capitano delle guardie era sbagliato, frutto di invidie, paura ed ignoranza. 

Quando Navarre lo prese portandolo via con sé, di fatto salvandolo dalle guardie e dall’ira di Marquet, Philippe non riuscì a fare a meno di pensare di essere di nuovo in trappola, senza sapere come ne sarebbe uscito quella volta.

“Mi sento come un topo tra le fauci di un lupo e di un falco...” pensò tra sé, mentre Navarre lo portava lontano, attraverso sentieri e boschi ignoti, verso un futuro incerto e complicato.

 

 

***

 

 

Note al testo:

  1. Tutte le frasi in corsivo sono citazioni letterali dal film Ladyhawke, e come tali non mi appartengono, e i cui diritti sono riservati. Sono state utilizzate senza fini di lucro.

 

Note dell’autrice: 

eccomi qua con la seconda OS dedicata a Philippe e al Prompt che trovate in alto, prima del testo. 

Come sempre ringrazio Kamy per il Prompt e le idee, e auguro a tutti buona lettura.

Ladyhawke83

   
 
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