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Autore: kgirl    23/07/2009    4 recensioni
Questa è la fine.
La fine del mio tutto, la fine di quello che stavo vivendo in quel momento.
Questa è la fine di noi.
Quei capelli corvini che avevo così a lungo desiderato, così a lungo osservato, erano davanti a me. Gerard stava guardando la pioggia che cadeva fuori dalla stanza, che copriva la città con il suo manto lucente.
“Lo sai, questa è la fine, Gerard. Non ce la faccio più.”
Lui non rispose. Guardava fuori impassibile.
“Lo so.” Sussurrò, dopo una manciata di minuti.
[Frerard]
Introduzione modificata per codice html pesante.
Charlie_2702, assistente admin
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Questa Fan Fiction non è scritta a scopo di lucro. I personaggi non sono miei e non intendo offendere la loro personalità in alcun modo.


Capitolo primo: This is the end. (The Doors)

 

Newark, 22 luglio 2009.

 

Questa è la fine.

La fine del mio tutto, la fine di quello che stavo vivendo in quel momento.

Questa è la fine di noi.

Quei capelli corvini che avevo così a lungo desiderato, così a lungo osservato, erano davanti a me. Gerard stava guardando la pioggia che cadeva fuori dalla stanza, che copriva la città con il suo manto lucente.

“Lo sai, questa è la fine, Gerard. Non ce la faccio più.”

Lui non rispose. Guardava fuori impassibile.

“Lo so.” Sussurrò, dopo una manciata di minuti.

“Non è stata colpa mia, non lo è mai stata. Dopo tutto quello che ho rischiato per te, mi aspettavo qualcos’altro. Non questo.”

“Lo so.” Soffiò di nuovo, sempre guardando fuori.

Io esplosi. Doveva guardarmi in faccia, dopo quello che aveva fatto. Doveva vedere le mie lacrime, il mio dolore. Doveva capire quanto stavo male per le sue cazzate, per le sue bugie, per tutto quello che mi aveva fatto. L’avevo perdonato, sì, più di una volta, ma anche io avevo un limite.

Mi avvicinai e lo strattonai per un braccio, costringendolo a voltarsi.

“Guardami negli occhi, abbi il coraggio di farlo!”

Lui non mi guardava. Fissava il pavimento.

Presi il suo volto tra le mani e lo costrinsi a guardarmi.

“Guarda le mie lacrime. Guardale, Gerard, perché non le rivedrai mai più. Non ti meriti che io pianga per te, non ti meriti neanche che io sia qui a parlarti.”

Lui mi guardò. Nei suoi occhi non c’era nulla; né rancore, né dispiacere, né tristezza. Nulla. Mi guardava con quegli occhi vuoti, quasi con pena. Pena per me.

Lo colpii con una mano sulla guancia. Lui si portò la mano sul viso, e mi fissò, sempre con quello sguardo.

In fondo aveva ragione. Ero io quello di cui avere pena. Ero io quello che aveva creduto a tutto quello che mi aveva detto, ero io che ci ero cascato. Io e solo io. E non si poteva avere altro che pena per me. Per la mia fottuta fiducia in persone che non se la meritavano, per il mio gusto nell’auto-lesionismo.

“Sei una merda. Sei solo una merda.”

Lui abbassò lo sguardo. Oh, sapeva bene di esserlo.

“Addio, Gerard. Non ti voglio mai più vedere.”

Nel dire queste parole, il mio stomaco fu trafitto dall’affilata lama del dolore. Anche l’ultimo pezzo di me che era rimasto, era appena andato in pezzi.

Lasciai la stanza, e sulla soglia mi sembrò di sentire un sussurrato ‘addio’.

Il nostro era stato un amore velenoso, un amore da cui dipendevamo entrambi, un amore che faceva male. O almeno, faceva male a me.

Un amore forse non ricambiato. Un amore fatto di bugie, di perdoni, ed altre bugie. Un amore malato, un amore che non doveva nascere. Un amore rovinato solamente dalle persone che lo vivevano.

Io ero dipendente da lui. Completamente dipendente dalla sua figura, dai suoi occhi, dalle sue rare parole d’amore per me. Ero dipendente dal modo in cui mi sentivo amato, dal modo in cui mi baciava e mi abbracciava. Talmente dipendente che ero diventato completamente cieco.

Non vedevo cosa faceva, anche se era palese. Non vedevo che in realtà non pensava a me, ma solo a sé stesso. Non vedevo che in realtà non era il nostro amore ad essere malato, ma era lui ad esserlo.

Ma quella, quella era la fine. La fine delle mie sofferenze, la fine di quella dipendenza. La fine di quella cecità.

Ma quella era anche la fine di ciò che avevo più caro. Mi ero giocato tutto per stargli vicino, convinto che se lo meritasse. Ma ero un povero idiota.

Era la fine di quelle sensazioni che si ricordano per sempre, la fine dei suoi abbracci e delle sue parole dolci. Non avevo più nessuna spalla su cui piangere quando ne avrei avuto bisogno, nessun corpo da scaldare quando era in difficoltà.

Non avevo più nulla, se non la mia anima distrutta.

E il mio scopo era quello di raccoglierne i pezzi.

 

             This is the end, beautiful friend, the end. This is the end, my only friend, the end. Of our elaborate plans, the end. Of everything that stands, the end. No safety or surprise, the end. I’ll never look into your eyes, again…       (This is the end, The Doors.)

          Questa è la fine, meravigliosa amica, la fine. Questa è la fine, mia unica amica, la fine. Dei nostri progetti elaborati, la fine. Di tutto quello che esiste, la fine. Nessuna salvezza o sorpresa, la fine. Non guarderò mai più i tuoi occhi di nuovo…

 

Capitolo corto.

Salve a tutti. Sono tornata.

Distrutta, ma sono tornata.

Volevo solo dire che prendo questa storia sul serio. Questa è la mia storia. La storia di questo ultimo anno, forse di più.

Voglio tornare a sfogarmi con voi, perché siete l’unico modo che ho per farlo.

Forse non posterò con regolarità, non posso promettervelo, però cercherò di fare del mio meglio. Un anno è passato ma sono rimasta sempre la solita incostante.

E niente, grazie a tutti quelli che leggono e commentano.

Vostra,  Giulia.

  
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