Maximum
Parte seconda
Il sangue, il dolore, le contrazioni e improvvisamente il vuoto.
E poi il calore e la felicità più totale e pura che si allarga intorno a me.
Lacrime calde e gocce di sudore solcano il mio viso, scivolano lungo le guance e il collo affusolato e si infrangono sul colletto della camicia da notte rosa cipria.
Ho gridato. Ho gridato per ore, la bocca spalancata, i denti digrignati. Ho temuto di rompermeli tanto li stringevo.
Il pianto di un neonato si libra, leggero e squillante, nella stanza e a quel suono argentino segue il mio pianto rumoroso e sgraziato.
Tiro su col naso, mi asciugo le lacrime e stringo delicatamente al petto il fagottino che la magiostetrica del San Mungo mi porge.
Bill, in piedi dietro di me, si china a baciare i miei capelli madidi color del grano bagnato e allunga una mano piena di cicatrici per scostare la copertina dal dolce e rotondo viso della nostra bambina.
“Victoire, sei meravigliosa” sussurra a mezza voce e io sento il cuore riempirsi di gioia nonostante non creda sia possibile dal momento che lo sento già traboccare.
Il dolore di un tempo si è fatto sordo e il suo suono è sovrastato da quello di questa nuova felicità, cresciuta giorno dopo giorno insieme alla creatura splendida che ho appena partorito.
“Vi amo, Fleur”
“Vi amo, Bill”
E così il cerchio si chiude.
Il dolore più brutto e il dolore più bello per una madre si uniscono tenendosi per la punta delle dita.