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Autore: Heronvwood    03/05/2019    1 recensioni
N.B. Questa storia è stata scritta subito dopo la pubblicazione dell'ultimo capitolo delle "Cronache dell'Accademia degli Shadowhunters" (TSA). Qualsiasi riferimento a "Signora della Mezzanotte" e seguenti è puramente casuale.
Attenzione: SPOILER TMI e TID.
Dopo la sua morte, Goerge Lovelace ha lasciato la sua impronta all'Istituto di Londra, luogo che sta per diventare sfondo del matrimonio di due degli eroi dell'epica battaglia che gli Shadowhunters hanno dovuto combattere prima contro uno di loro, Valentine Morgenstern, e poi contro il figlio Sebastian.
All'Istituto di Londra il passato incontra il presente, le vecchie generazioni di eroi incontrano le nuove, e George riesce ad incontrare per l'ultima volta il suo più caro amico.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, George Lovelace, Jessamine Lovelace, Simon Lewis, William Herondale
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Buon pomeriggio!
Qualche breve parola prima di lasciare spazio alla storia...
Mi chiamo Ilaria e questa è la prima storia che pubblico su questo sito. Ho impiegato un bel po' di tempo a scrivere questa one-shot, nonostante sia, appunto, una one-shot. Tuttavia spero di averla completata al meglio e che vi piaccia! Voglio soltanto avvertirvi che questa è una fanfiction che parla di un personaggio delle Cronache dell'Accademia degli Shadowhunters e ambientata dopo la fine delle Cronache, perciò può contenere spoiler di TMI e TID. Se non volete spoiler leggete prima le due saghe, altrimenti.. Buona lettura! :)
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After Death

A George Lovelace fanfiction

Per un ragazzo cresciuto in campagna, in mezzo agli animali, Londra sembrava una sorta di paradiso terrestre pieno di vita. L'unica pecca -se di pecca si vuole parlare visto che George ormai non soffriva né il freddo né si bagnava durante i temporali- era il maltempo.
Il clima londinese, infatti, poteva essere una gran scocciatura. Grosse nuvole grigie colme di pioggia sovrastavano costantemente la città, come se il sole fosse una cosa all'Inghilterra sconosciuta.
In quei momenti - durante il crepuscolo invernale - la città sembrava svuotata, tutti gli abitanti - fatta eccezione per qualche senzatetto sfortunato - se ne stavano al caldo e all'asciutto nelle proprie abitazioni e, l'unico segno di vita erano le macchine e gli autobus che correvano senza sosta lungo le strade.
George, invece, se ne stava seduto sugli scalini dell'Istituto con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte. Il vento non gli scuoteva i capelli castani e la pioggia non gli bagnava la tenuta nera nella quale era morto.
Non ricordava, precisamente, quanto tempo fosse passato dal giorno in cui tutti i suoi sogni di diventare uno Shadowhunter si infransero davanti l'ultimo ostacolo: la cerimonia dell'Ascensione. Quello che aveva ben impresso nella mente, e che non avrebbe mai dimenticato, era il dolore provato quando quel liquido, quella luce pura, era entrato nel suo corpo. Aveva sentito un dolore così atroce che credeva che il suo corpo si fosse sciolto nell'acido, invece la sua pelle si era ricoperta di vene nere, come se formassero una ragnatela sul suo corpo una volta tanto giovane e bello, la pelle si era raggrinzita e dalla bocca uscivano fiotti di liquido scuro che probabilmente era sangue misto al potere dell'Angelo.
L'Angelo.
Quante volte aveva immaginato la sua vita come Shadowhunter? Quante volte aveva guardato Simon, la persona più importante per lui all'Accademia, immaginando una vita a combattere al suo fianco sotto il giuramento dell'Angelo?
In quei anni passati all'Accademia non aveva mai pensato all'eventualità di morire durante la cerimonia dell'Ascensione, e forse era stato meglio così.
Non pensava spesso alla morte, a volte si ritrovava semplicemente seduto su quegli scalini a ricordare la sua vita, il calore del proprio corpo, il rumore del cuore che batte e il sangue che pulsava nelle vene, ma si ridestava di colpo pensando alla splendida ragazza che aveva incontrato: Jessamine Lovelace.
La ragazza era, come sempre, al suo fianco, i lunghi capelli biondi erano intrecciati sulla nuca e piccole ciocche gli ricadevano davanti il volto incorniciando due occhi più azzurri del cielo della campagna scozzese. Stava con la testa poggiata sulla spalla del ragazzo e una mano sulla sua gamba. Gliela stava accarezzando piano, con gesti lenti e delicati, come per tranquillizzarlo.
Era strano per lui stare con una ragazza che aveva il suo stesso cognome, ma George era stato adottato da una famiglia di Shadowhunters che aveva deciso di non adempiere alla missione per cui gli stessi Shadowhunters sono nati: combattere i demoni. Quando arrivò all'Accademia tutti pensavano che avesse il sangue di Jonathan Shadowhunter che scorreva nelle sue vene e lui lo fece credere finché non conobbe Simon Lewis...
Simon. Gli causava sempre un dolore misto ad orgoglio il pensiero di quel ragazzo. Del suo migliore amico anzi, di suo fratello.
«Will dice che domani sarà un giorno importante per il tuo amico, Simon Lovelace»
Un sorriso spuntò sul volto di George quando sentì il proprio cognome abbinato al nome di Simon. Poco dopo la sua morte Simon era andato a trovarlo lì, a Londra, con Clary, la sua migliore amica, e Isabelle, la sua ragazza. Si era fatto vedere da lui solo per qualche secondo - dando a Simon l'impressione di avere avuto un'allucinazione - ma il tempo fu necessario per far capire al nuovo Shadowhunter quale nome dovesse prendere.
«Will? Will Herondale? - il ragazzo si girò verso la sua splendida fidanzata prendendole le mani e baciandole le punta delle dita - E come può, Will Herondale, sapere cosa accade a Simon?»
La ragazza sorrise, uno di quei sorrisi riservati a George, uno di quei sorrisi che non aveva donato neppure al suo ultimo fidanzato, che l'aveva ingannata e lasciata al suo triste destino...
Jessamine si riscosse da quei lontani pensieri, erano passati anni da quelle vicende, anni da quando un esercito di congegni oscuri aveva tentato, con successo, di varcare la soglia dell'Istituto, anni da quando era morta, non combattendo, ma pur sempre in battaglia, come una vera Shadowhunter, anni da quando aveva giurato a se stessa che mai nessun'altra forza oscura sarebbe riuscita ad oltrepassare il cancello di quella che una volta era stata la sua casa.
«Come ben sai - iniziò la ragazza scacciando via i tristi ricordi - Will Herondale è piuttosto interessato alla vita di James Carstairs e Tessa Herondale Carstairs e ha scoperto che i due, appunto, saranno invitati al matrimonio del tuo amico Simon che si svolgerà a breve».
George, di tutta risposta, sbarrò gli occhi e saltò in piedi mentre, con la coda dell'occhio, vedeva due giovani Shadowhunters parlare nel giardino dell'Istituto.
«SIMON FA COSA? Non ci credo nemmeno se lo vedo con i miei occhi!»
I due ragazzi erano, ovviamente, incuranti del fatto che, poco distanti da loro, due fantasmi stessero discutendo esattamente come loro due.
«In effetti dovrai vederlo con i tuoi occhi - Jessamine trattenne una risatina alla vista del volto ancora sconvolto di George - si dà il caso che il tuo carissimo amico abbia scelto proprio l'Istituto di Londra come luogo per il suo matrimonio, non che io ne abbia capito il motivo» aggiunse poi sventolando una mano davanti al viso pallido.
George, però, che aveva avuto modo di conoscere il ragazzo, non si stupì della decisione di Simon, anzi ne rimase profondamente lusingato, tanto che arrossì - o almeno, ebbe la stessa sensazione che lo invadeva quando, in vita, il sangue confluiva sulle sue gote - e rise imbarazzato.
Simon Lew- no, Simon Lovelace aveva scelto l'Istituto di Londra per lui, per il fratello che aveva perso anni prima e che aveva tenuto nel suo cuore sino ad allora. Simon, quel maledettissimo Simon, aveva probabilmente capito che quella avuta il giorno in cui andò a vedere la tomba di George non era un'allucinazione ma la pura realtà, George era lì, lo aveva guardato e gli aveva sorriso come aveva fatto centinaia di volte quando era ancora in vita.
Il ragazzo si lasciò cadere di nuovo sugli scalini dell'Istituto, con ancora il sorriso sul volto.
Adesso i due giovani Cacciatori stavano discutendo ad alta voce. George non stava prestando molta attenzione a loro, ma non poteva fare a meno di pensare che quei due nascondessero qualcosa. Lo capiva dal modo in cui il ragazzo si guardava intorno ad ogni parola che pronunciava e, quando si chinò sulla ragazza, probabilmente per dirle qualcosa sottovoce, lei si ritirò di scatto come scottata.
«Emma» fu l'unica parola che sentì uscire dalla bocca del ragazzo prima che lei entrasse nell'Istituto e si chiudesse la porta dietro le spalle.
George si girò di nuovo verso Jessamine con uno strano sguardo, lei lo guardò apprensiva per qualche secondo per poi passare la sua mano tra i soffici capelli di lui.
«L'ultima dei Carstairs qui a Londra, dove tutto ha avuto inizio» disse con voce flebile.
George guardò la porta dietro la quale la ragazza era scomparsa per riportare il suo sguardo sulla bellissima Jessamine.
«Andiamo, piccola. C'è una persona con cui voglio parlare».
E scomparvero per andare dove solo i fantasmi potevano andare.
 
***
 
Will Herondale era seduto sulla ringhiera del Blackfriars Bridge, con le gambe a penzoloni. Sotto di lui il Tamigi scorreva, l'unica cosa rimasta immutata della Londra che aveva conosciuto lui.
No, pensò, non è l'unica. Anche la mia Tessa è la stessa, sempre coraggiosa, bellissima e profondamente innamorata di me e Jem. Anche lei non è cambiata affatto.
Il giovane si passò una mano tra i folti capelli neri. Non aveva mai capito perché sottoforma di fantasma lui fosse rimasto il ragazzo diciassettenne che aveva soccorso una dolce fanciulla in un buio e freddo bordello. Non sapeva darsi una spiegazione, così aveva persino smesso di domandarselo, lasciando semplicemente che tutto scorresse.
Panta rei. 
Tutto scorre.
La vita, la morte, il fiume sopra il quale si trovava in quel momento, tutto scorreva, tutto mutava da un secondo ad un altro. Il momento prima c'eri, quello dopo non c'eri più.
Stava per inventare una nuova splendida canzone sulla morte quando una voce inconfondibile proveniente dalla sua destra lo interruppe.
«Per l'Angelo! William Herondale, so cosa stai per fare!» il ragazzo si voltò verso le due figure che avanzavano verso di lui.
«Jessamine, mia cara, non sapevo che adesso avessi sviluppato anche la capacità di leggere il pensiero altrui» esclamò il ragazzo senza distogliere lo sguardo dal fiume.
«Non ti leggo nel pensiero, sciocco, semplicemente ti conosco troppo bene e da troppo tempo»
Erano una strana coppia, quei due. Pensò Will.
Erano di due epoche differenti, erano morti entrambi, lei era una Shadowhunter che non aveva mai accettato la propria vita e la propria missione, lui era un mondano morto nel tentativo di diventare un Nephilim. Eppure si erano ritrovati e non c'era momento che non trascorressero insieme.
Alla fine, pensò Will divertito, Jessamine è riuscita ad avere la sua storia d'amore con un mondano.
«Siete qui per qualche motivo in particolare o volevate semplicemente godere della bella visuale?» pronunciò il ragazzo con un sorriso.
«In realtà, Will, volevamo soltanto sapere quando si terrà il matrimonio della giovane Lightwood».
«Oh, la giovane Lightworm, certo»
«William Herondale!» Jessamine alzò la voce in tono di rimprovero e Will non poté fare a meno di farsi scappare una risatina.
«Sto scherzando, ovviamente. Comunque le mie fonti dicono che il matrimonio si svolgerà tra due giorni e, visto che ormai è già notte, dovrebbero arrivare tutti da un momento all'altro per preparare l'Istituto».
E rivedrò la mia Tess, pensò distogliendo lo sguardo dalla giovane coppia e rivolgendolo alla sua città.
«Ti capita mai di pensare come sarebbe stata la tua vita se non fossi morta in quella battaglia?» chiese George a Jessamine
Il giovane Lovelace ormai sapeva tutto di lei, sapeva come aveva tradito le persone che l'avevano accudita con tanto affetto, sapeva che era per colpa sua che i Lovelace non sono più stati considerati dei valorosi Cacciatori agli occhi del Conclave, ma sapeva anche che era morta in battaglia, proprio come una vera Shadowhunter e che era solo grazie a lei che Jonathan Morgenstern non era riuscito ad entrare nell'Istituto di Londra con i suoi Ottenebrati.
Lei rimase qualche secondo a fissarlo, i capelli biondi immobili nonostante il vento soffiasse forte e le dita sottili che disegnavano cerchi sul dorso liscio della grande mano del ragazzo.
«Da viva non sono riuscita a combinare nulla di buono - sorrise - come fantasma, invece, sono riuscita a proteggere il mio Istituto, come una vera Cacciatrice deve fare. Non so cosa mi avrebbe riserbato il futuro, so soltanto che adesso sono con te, per l'eternità».
George le sorrise affettuosamente e vide, con la coda dell'occhio, che William Herondale stava ancora seduto a pochi passi da loro ma, nonostante ciò, sembrava non aver sentito nulla di quello che i due giovani si erano detti. Il suo sguardo era perso in un'altra epoca, quando non esistevano tutti quei palazzi e quando al suo fianco c'era sempre una ragazza dagli occhi grigi coraggiosa come poche.
 
***
 
L'Istituto di Londra non era mai stato così ben addobbato. Il giardino era stato abbellito con fiori e glitter (probabilmente lo zampino di qualche eccentrico stregone di New York) e proprio davanti il portone d'entrata, sugli scalini dove era tempo prima era morta la giovane Cacciatrice, era stato allestito un altare dove Simon Lewis/Lovelace e Isabelle Lightwood si sarebbero scambiati le rune.
Simon era agitato. Era arrivato il giorno precedente e, dopo aver salutato e ringraziato i capi dell'Istituto per la loro cordialità, aveva visto il giovane Julian Blackthorn più pallido del solito che gli aveva rivolto un semplice sorriso per poi rintanarsi in soffitta per dipingere.
Simon era rimasto lì, in piedi, a fissarlo stralunato. Voleva bene a quel ragazzo e vederlo così sfuggente gli era sembrato strano; tuttavia in quel momento aveva cose peggiori di cui occuparsi: Isabelle.
Quando la sua fantastica fidanzata aveva messo piede all'Istituto, già addobbato per la grande cerimonia, aveva iniziato a starnutire e ansimare, la sua faccia era diventata rossa e gli occhi lucidi.
«Cazzo - disse Jace ridendo ma accompagnando velocemente la sorella all'interno dell'Istituto - che razza di incompetente ha fatto portare dei fiori sapendo che Izzy e Alec sono allergici al polline?»
A quelle parole Simon raggelò e si morse le labbra aspettando di sentire il sapore del suo sangue in bocca, quando ciò non accadde ricordò di non avere più lunghe zanne affilate, ma semplici canini da essere umano, da Shadowhunter.
Mentre Jace e i Lightwood entrarono frettolosamente nell'Istituto, Simon rimase fuori e l'unica che notò il suo improvviso cambiamento d'umore fu Clary, la sua parabatai.
«Simon?»
«Sono un imbecille. Come posso pensare di potermi sposare se non so che la mia ragazza è allergica al polline?»
La sua amica lo fissò per qualche secondo per poi scoppiare a ridere di gusto. Strinse gli occhi verdi e gli diede una pacca sulla spalla.
«Andiamo Simon, non esagerare adesso, sarai un perfetto maritino» e rise di nuovo, con la luce del sole che le metteva in risalto le lentiggini.
Simon era stato innamorato di lei. Era l'unica ragazza che avesse mai guardato ed era convinto che sarebbe stata l'unica che avrebbe guardato per il resto della sua vita.
Poi aveva incontrato Isabelle, ed era entrata in lui, scuotendolo come fa un uragano e travolgendolo con la sua esorbitante passione. Isabelle era semplicemente... Isabelle. Ed era sua.
Simon alzò lo sguardo verso il cielo, senza rispondere alla provocazione di Clary.
George, mi vedi? Sono qui, per te. Sono sempre stato qui.
Il cuore gli fece male e gli occhi si inumidirono. Aveva sognato a lungo di combattere al fianco di George, di proteggerlo e farsi proteggere, anche se non era lui il suo parabatai.
Invece lo vide cadere a terra, irriconoscibile, non degno di quel sangue che adesso scorreva nelle sue vene.
Si odiò per questo.
Lui aveva lo stesso sangue che aveva ucciso il suo amico. Lo avevano tutti.
«Ehi, Lewis. Smettila di pensare e cerca di andare a riposarti. Domani sarà un grande giorno e siamo tutti qui, per te.»
Fu il modo in cui pronunciò "tutti" a far capire al ragazzo che lei sapeva a cosa stava pensando. Sebbene non avesse spiegato a nessuno il motivo per cui avesse insistito così tanto per celebrare il suo matrimonio all'istituto di Londra, Clary, la sua parabatai - non si sarebbe mai abituato a riferirsi a lei con quell'aggettivo - aveva capito tutto e adesso lo stava guardando con quello sguardo apprensivo che rivolgi a qualcuno che sta per rompersi, per sciogliersi sotto la pioggia londinese che stava dando loro un po' di tregua.
«Grazie Fray».
 
***
 
Il matrimonio era appena stato celebrato. I due sposi, vestiti d'oro, si erano scambiati le rune e un bacio così intenso che tutti gli invitati dovettero distogliere lo sguardo imbarazzati. Tranne Jace Herondale. Lui fischiò, rise e urlò ai due di prendersi una stanza.
La sposa, per tutta risposta, gli fece un gestaccio con la mano ricordando mentalmente quando lo aveva trovato avvinghiato alla bella ragazza al suo fianco, stretta in un vestito verde bottiglia, contro il muro di un vicolo buio di New York.
George e Jessamine Lovelace guardavano la scena con un sorriso sulle labbra.
Nessuno li vide quando passarono tra gli invitati, nel bel mezzo dei festeggiamenti, e si avvicinarono ai due sposi.
Nessuno tranne Simon.
Fu un attimo, così veloce che penso di aver immaginato tutto.
Vide una chioma di capelli castani e un sorriso smagliante che si confondeva tra gli Shadowhunters presenti. Ma Simon lo avrebbe riconosciuto pure tra mille.
Diede un bacio alla sua Isabelle e si allontanò piano, cercando di passare inosservato - anche se con quel vestito dorato fu un'ardua impresa - e raggiunse un piccolo angolo nascosto da tutti.
«Auguri, amico».
Simon sentì gli occhi riempirsi di lacrime al suono di quella voce. Si girò e lo vide chiaramente, vestito ancora con la tenuta nera nella quale era morto, quale testimonianza del momento più importante - e anche l'ultimo - della sua vita.
«Lo sapevo. Sapevo di non aver immaginato nulla. Sapevo che eri tu» e scattò in avanti, pronto ad abbracciarlo.
Ma gli passò attraverso rabbrividendo.
«Sei il solito sciocco - rise - sono un fantasma, Simon. Non puoi toccarmi» a dimostrazione di ciò alzò un braccio e fece per scompiglargli i capelli, ma la sua mano attraversò la testa di Simon che abbozzò una risata.
C'erano tante cosa che voleva dirgli.
Mi dispiace. Ti voglio bene. Sei il fratello che non ho mai avuto.
Ma le parole gli si bloccarono in gola e le lacrime scivolarono sul suo volto prima che potesse controllarle.
Con il volto bagnato e i singhiozzi che gli scuotevano il corpo, Simon sorrise. E suo fratello ricambiò, guardandolo con uno sguardo dolce e pieno di apprensione.
Simon e George Lovelace si guardarono sorridendo finché il secondo non scomparve lasciando dietro di sé solo il fantasma dell'ultimo sospiro.
 
Atque in perpetuum, frater, ave atque vale.
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Che dire? Vi ringrazio per aver speso un po' di tempo a leggere questa piccola cosa che ho avuto in mente dal momento in cui ho finito di leggere l'ultimo capitolo delle Cronache.
Volevo ringraziare anche Cassandra Clare, sebbene non lo saprà mai, per aver creato questi personaggi e avermi trasportata in un mondo fatto di amore, odio, Shadowhunters e demoni.
Vorrei ringraziare anche la mia cara amica Alex per aver composto questa fantastica copertina (grazie anche ai disegni di Cassandra Jean).
E volevo invitare voi, che siete giunti fino a questo punto, a dirmi come vi è sembrato, se è questa la fine che avreste immaginato per George e come vi siete sentiti quando avete letto della sua morte.
Io, personalmente, non me lo aspettavo proprio, è stato un fulmine a ciel sereno, un po' come tutto ciò che accade nel fantastico mondo degli Shadowhunters ahahaha.
Alla prossima!
 
-Heronvwood
  
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