Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: AlsoSprachVelociraptor    07/05/2019    0 recensioni
Due lupe nascoste sotto manti di pecore, un pastore a dirigerle lontano dallo sterminio e una folgore e una stella a illuminare il loro cammino verso sud, verso la sicura fortezza di Blackhaven.
.
[ASOIAF - What If? - Arya e Sansa si ritrovano, anche se completamente diverse da come si erano lasciate, in un viaggio difficile e in incognito verso le Terre della Tempesta con Beric, Edric e Thoros, tra gli orrori della guerra e degli esseri umani.
Una rivisitazione di alcuni eventi di ASOS e AFFC. NO SPOILER per la serie tv.
ATTENZIONE: violenza descritta e scene che potrebbero turbare!]
Coppie: Sansa Stark/Edric Dayne - Beric Dondarrion/Thoros di Myr
SanSan e Beric/Allyria accennate
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Arya Stark, Beric Dondarrion, Sansa Stark, Thoros di Myr
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

-Una camera, per favore.-

Il locandiere squadrò male l’uomo che gli si era piazzato davanti, come tutti i locandieri prima di lui sin dalla Terra dei Fiumi.

Nel sorriso di quello straniero c’era qualcosa che il vecchio locandiere non riusciva bene a cogliere, e non c’entravano i denti mancanti sotto alla folta barba rosso rame.

-Una sola per tutti voi?-

-Se possibile… Oh, loro sono i miei quattro figli. Veniamo dalla terra dei Fiumi, siamo scappati dalla guerra per un soffio.-

Il locandiere si sporse oltre l’uomo dai capelli rossi, ad osservare i tre ragazzi e la ragazza dietro di lui vestiti di stracci.

-Che cazzo guardi?- fece il più piccolo dei tre, con un cespuglio color corteccia sul testone duro. Non doveva avere più di dieci anni ed era pelle e ossa. Il padre si voltò e lo guardò male. -Arry! Questo buon uomo ci deve ospitare per la notte. Sii gentile!-

Il bambino sbuffò sonoramente, rimanendo però al suo posto tra i fratelli maggiori. Un altro ragazzino di poco più grande di quello che aveva parlato aveva uno sguardo spaventato e un pesante cappuccio calato sulla testa quasi completamente rasata, e tenne lo sguardo basso, per paura o per rispetto. La ragazza, alta e dai capelli rossicci lunghi che a malapena le sfioravano le spalle era rimasta dietro a tutti loro, e appoggiò le mani sulle spalle del bambino più piccolo, forse cercando di tranquillizzarlo e forse di tenerlo.

Il più grande sembrava quasi finto. Un fantoccio con una vaga forma di ragazzo, giovane e distrutto, dal viso imberbe e pieno, invece, di ferite e di ustioni. Una garza sporca di sangue e di chissà cos’altro passava sul suo viso e gli copriva gli occhi e quasi tutta la testa, lasciando fuori solo qualche ciuffo di capelli biondo-rossicci. L’unico altro pezzo di pelle scoperta era la sua mano scheletrica attorno a quella del fratellino minore.

Stringeva la mano al fratello per farsi guidare, ma non sembrava molto abituato a non vedere.

Era quello il motivo per cui erano scappati? Il ragazzo aveva fatto il soldato e si era salvato per un pelo? E la madre?

Non erano messi bene, era palese. L’uomo però allungò al locandiere qualche moneta d’argento, e poté notare che anche la sua mano era piena di cicatrici e il suo braccio coperto da uno straccio sporco di sangue.

Quello era un periodo di magra, e anche quei pochi spiccioli avrebbero fatto comodo alla sua locanda.

L’uomo dai capelli rossi tentò un altro sorriso. -Ci da una camera, allora?-

Il locandiere non poté fare altro che accettare i suoi Cervi d’Argento e allungare loro la chiave per aprire il chiavistello della camera che aveva affidato loro.

-C’è anche una vasca di legno, nel caso il ragazzo voglia farsi un bagno. Magari col caldo starà meglio.-

Il suo sguardo cadde ancora sul più grande dei quattro, che ancora non rispose. Aveva anche delle bende sporche attorno al collo. Probabilmente non riusciva nemmeno a parlare. Il padre dei quattro prese velocemente la chiave e gli sorrise, passando un braccio dietro la schiena del ragazzo e tenendolo ben saldo in piedi. -Probabile. La ringrazio ancora.-

Con ancora quel sorriso tra il malevolo e il servizievole, aiutò il ragazzo a salire le scale che avrebbero condotto quella famigliola alla loro camera.

Il ragazzo sembrava abbastanza saldo sulle sue gambe scheletriche, ma probabilmente era solo un’impressione.

Il ragazzo dal cappuccio calato sulla testa e l’unica ragazza dei figli dell’uomo strano afferrarono i borsoni e i sacchi che si portavano dietro, le poche cose che erano rimaste loro probabilmente, e seguirono il padre mesti e silenziosi. Il più piccolo scoccò ancora un’altro sguardo pieno di odio e di sfida al locandiere prima di seguire i fratelli.

Il locandiere di quella taverna nelle Terre della Corona, al confine con la Valle, rimase ad osservare quella strana famigliola senza sapere cosa pensare di loro, appoggiato al tavolo della taverna deserta. L’ora era tarda, erano arrivati ben oltre l’orario in cui distribuiva di solito la cena.

Chissà dove stavano andando…


-Non ho mai conosciuto una persona più stupida di te, Arya- ringhiò a denti stretti e a bassa voce l’uomo dai capelli rossi, continuando a fingere un sorriso che però non veniva più sulle sue labbra sottili. -Forse sei quasi stupida a livello di Beric, senza esagerare.-

Beric cercò, offeso, di staccarsi da lui ma Thoros non lo lasciò andare, stringendogli saldamente la nuca tra le dita. Thoros era ben più alto e dal fisico indubbiamente più forte del ragazzo che stava quasi trascinando rabbioso su per quelle scale.

Arya, dietro di loro due e al fianco di Ned e Sansa, non rispose subito. Doveva contenersi, Thoros aveva ragione, ma…

-Mi guardava!-

-E tu fregatene.-

-Ma io…-

-E allora guardalo anche tu!- si lasciò scappare a voce più alta Thoros, scuotendo con forza la testa. Era stremato, Arya poteva vederlo dalle pesanti e scurissime occhiaie sotto i suoi occhi azzurro pallido che non erano più così gioviali e pieni di energia di quando erano con la Fratellanza. Beric ancora screpitò per farsi lasciare andare, ma la presa sulla sua nuca aumentò ancora e il Lord della Folgore smise, per un po’, di fare i capricci. Anche Beric era diverso, decisamente meno autorevole e più umano di quando era a capo della banda di fuorilegge più pericolosa di tutta Westeros. Ora sembrava solo un ragazzino testardo. Era davvero sempre stato così giovane? Non doveva avere molti anni in più di Jon.

Sansa ancora ricordava di quando Jeyne sognava di sposarlo quando era giovane e bello e nobile.

-Beric, giuro su R’hllor che se fai saltare il piano io ti faccio saltare la mandibola dal cranio.- sussurrò Thoros, abbastanza piano da non farsi sentire da qualche eventuale testimone ma abbastanza forte perchè la sua voce giungesse anche ad Arya, Sansa ed Edric, sulle scale dietro di lui. Beric si voltò appena a guardarlo, alzandosi la benda sull'occhio buono e rivolgendogli un broncio contrariato, ma non disse altro. Si lasciò aiutare a salire le scale, ad entrare nella stanza e farsi appoggiare sul letto.

Era effettivamente più debole, ma quello che macchiava le bende che portava non era suo sangue. Quello era rosso, mentre il sangue di Beric era nero, denso e viscoso, più simile alla pece che al sangue vero e proprio. E come la pece, era infiammabile. Metà della sua fiamma vitale che l’aveva fortificato e accompagnato in quegli anni nella Fratellanza non era più nel suo corpo, Arya lo sapeva, e di questo ne era grata, sia lei che sua sorella.

Ma ancora non riusciva a sopportare il tutto e, dall’espressione contrariata di Beric, nemmeno lui.

Arya sembrava la più serena da quel punto di vista, ma era solo apparenza. Appena entrata nella stanza appoggiò il fagotto ben arrotolato alla sua schiena da cui non si staccava mai e si fiondò tra le braccia di Beric, che la abbracciò a sua volta con calma, accarezzandole i capelli corti, annodati e strappati in alcuni punti.

-Sono stanca- sussurrò lei, debolmente, come quasi mai. Aveva dovuto imparare ad avere una scorza dura lì nella Terra dei Fiumi, ma con il suo nuovo branco poteva essere sé stessa, una bambina rimasta per troppo tempo da sola, una cucciola di lupo in una fossa dei leoni pronti a sbranarla viva.

-Stiamo andando a casa, Arya. Ci siamo quasi.- sussurrò lui, che ancora la stringeva come se le mani di Arya non avessero già stretto un coltello e strappato via la vita da un essere umano. Le mani di Beric erano sporche di sangue tanto quanto le sue, forse anche di più, e non avevano paura di sporcarsi con l’anima non più pura di Arya, né aveva paura di sporcarla a sua volta.

Arya aveva paura, ma finalmente, dopo anni, si sentiva speranzosa. Quanto era passato da quando era una bambina felice e innocente? Quanti da quando le sue mani erano ancora pulite, quando il sangue non aveva scorso ancora tra le sue dita e a proteggerla dal mondo esterno c’erano le mura di Grande Inverno e le braccia di sua madre e il sorriso di Jon e le risate di Bran, e tutti i suoi fratelli e gli amici del castello.

Non c’erano più, ma Sansa era lì con lei, ed erano riuscite a trovarsi un nuovo branco.

-Tutto bene, Ned?-

La voce melodiosa di Sansa e la sua delicata mano sulla sua spalla fecero sobbalzare Edric, che si era fermato ad osservare il suo lord che sembrava essere quasi più vivo di quanto fosse sempre stato. Spesso, ultimamente, ripensava alla sua vita prima. Prima del Torneo, prima della guerra, prima…

Sansa si sedette al suo fianco sul grosso letto, Abbassandogli il cappuccio del mantello blu che portava per nascondere i capelli argentati e gli occhi blu-viola. -Andrà tutto bene- sussurrò, forse più a sé stessa che al ragazzo.

Ned si sentiva la bocca arida. Era una delle ultime locande delle terre della Corona quella, e difficilmente ne avrebbero trovate altre nelle terre della Tempesta. Sapeva quanto quella guerra avesse influenzato quel territorio già aspro di per sé. E sapeva anche che i soldi ormai stavano finendo.

Sansa però sorrideva al suo fianco, con un bel sorriso tranquillo e sereno e di chi aveva visto di peggio e sapeva che la situazione non poteva fare altro che migliorare. Strinse la mano della ragazza a sua volta, con tutto il coraggio che aveva. Poco.

Thoros chiuse col chiavistello la porta e raggiunse gli altri sul letto, sorridendo in modo consapevole a Ned e sedendosi all’altro capo del grosso, enorme letto duro che era stato affibbiato loro, con un sospiro desolato.

-Per le smancerie ci sarà tempo più avanti, per ora dormiamo. Abbiamo poche ore, siamo arrivati tardi e domani dobbiamo partire all’alba. Le Marche Dorniane sono ancora lontane.- borbottò, voltandosi a pancia in giù sul materasso duro e vecchio del grosso letto che sarebbe dovuto bastare per tutti e cinque.

Era stanco, nervoso e preoccupato. Tutti lì lo erano, ma c’era anche una nota di speranza, come un sogno lucido e vivo che stavano vivendo.

La strada per Blackhaven era ancora lunga.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: AlsoSprachVelociraptor