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Autore: CoralineBeatrix_17    23/07/2009    0 recensioni
"Alessandro alzò la testa verso la piccionaia, ma chiunque stesse cantando… Beh, era già andato via! Alessandro tirò Matteo per un braccio e gli chiese: -Ma tu hai sentito?- Matteo guardò l’amico come se avesse avuto una visione uditiva -No, cosa?- -C’era qualcuno che stava cantando…!- rispose Alessandro con gli occhi sbrilluccicosi." Mia primissima fan fictio, risalente ad unpaio di anni fa... Dedicata alla MEM che mi aiuta sempre sempre con i miei deliri... Sperando che vi piaccia...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LISTEN TO MY VOICE…

GIOCHI DI SUONI


17 Dicembre 2005… Ore 15.30… Liceo Scientifico di Forlì…


Alessandro e Matteo erano seduti, mortalmente annoiati, aspettando che il preside finisse il suo discorso introduttivo all’Open day. Erano in fondo e di lato, in modo che le parole arrivassero alle loro orecchie solo come dei sussurri e che potessero parlare tranquillamente…

-Allora, com’è andato l’allenamento di atletica?- chiese Matteo all’amico che stava guardando completamente imbambolato l’anello…

-Sì, mamma, certo… Liceo scientifico, sicuro, sìsì!!!!- rispose l’interpellato, logicamente in un altro mondo. Matteo cercò il modo meno confusionario di tutti per riportarlo alla realtà, scegliendo fra schiaffo, botta in testa e scossone. Stava propendendo per la scrollatina, quando Alessandro si risvegliò da solo e tese l’orecchio, alle parole del preside, apparentemente…

I KNOW THAT I'VE BEEN TOLD

MY INTEGRITY WAS SOLD

PRICE AND PLACED UPON THE SHELF

IT'S WORTH IT'S WE…*

Alessandro alzò la testa verso la piccionaia*, ma chiunque stesse cantando… Beh, era già andato via! Alessandro tirò Matteo per un braccio e gli chiese:

-Ma tu hai sentito?- Matteo guardò l’amico come se avesse avuto una visione uditiva*

-No, cosa?-

-C’era qualcuno che stava cantando…!- rispose Alessandro con gli occhi sbrilluccicosi.

-Alessandro… Non ti starai mica innamorando di … una “voce”?- chiese Matteo, guardando male l’amico.

-Sì, e voglio trovare il suo proprietario!-

-Uhm… E poi cosa avresti intenzione di fare?-

-Di saltargli addosso…!- Alessandro era perso in sogni assurdi, soprattutto perché…

-Ma se fosse un lui? E se non fosse del liceo? E se, invece, fosse in quinta?- Matteo stava ponendo troppi problemi per i gusti di Alessandro che gli disse: -Non importa! Lo troverò…!- mentre si metteva in una posa “eroica” (pugno alzato verso il cielo, in piedi e con un piede su una sedia…). Tutti si voltarono a guardarlo, anche perché il preside aveva appena finito di parlare e c’era un silenzio assurdo… Matteo si nascose, vergognandosi un casino, mentre Alessandro si scusava con tutta la gente che c’era. Partirono per il giro “turistico” della scuola e Alessandro stava ancora cercando la #sua# voce, senza scoprire niente. Ma c’era un ragazzo, che aveva circa sedici, diciassette anni, con i capelli lunghi fino alle spalle, neri, lisci e piastrati*, che si era accorto di tutto… E non avrebbe di sicuro perso la sua occasione…


Settembre dell’anno dopo… Primo giorno di scuola… Ore 8.15…


-Ehy! Ma perché entriamo alla stessa ora degli altri?- Matteo era circa infuriato perché, normalmente e da quello che aveva sentito nelle altre scuole, in prima si entrava dopo: chi un’ora, chi tre giorni, ma entravano tutti dopo gli altri studenti, tranne loro… Alessandro, invece, era molto felice: avrebbe potuto cercare la #sua# voce, come ogni altro giorno… Ma oggi era molto più convinto e motivato… Cioè… Era al liceo, dove aveva sentito la #sua# voce… Ma era anche un po’ spaventato: sapeva cosa avrebbe voluto fare ma se la persona non lo voleva? Se non lo avesse trovato? Se non gli fosse piaciuto? Scaccio dalla mente questi tristi pensieri e si concentrò sulla sua ricerca… Dopo quello che gli era sembrato un niente, Matteo lo tirò per la manica dicendogli che avevano iniziato l’appello: in un niente si era ritrovato da solo* ad aspettare che lo chiamassero ed era terrorizzato dal liceo, anche perché i suoi dubbi erano tornati ad assalirlo… Erano le otto e venti* quando vide passargli davanti uno strano tipo che si stava dirigendo verso il bar, nonostante fosse in ritardo… Dopo un niente, sentì la voce della vicepreside annunciare che avrebbe cominciato a chiamare quelli della 2°E che sarebbero stati accompagnati dalla professoressa Bertaccini in classe… Sentì il suo nome e si avvicinò ai suoi nuovi compagni, cercando di fare amicizia. Quando anche l’ultima persona era stata chiamata, tutti insieme, avevano salito una rampa di scale e gli era sembrato di risentire quella voce…

I’M A PUNK, I’M A SINNER,

YOU’RE A LOST NEW BEGINNER, […]

I’M A FREAK, I’M A LIAR,

I’M A FLIRT, I DENY THAT I’M NO GOOD

THEN I MESSY IT UP…

AND SOMETIMES…*

Appena si era accorto che quella era la #sua# voce, Alessandro si era guardato attorno ma non aveva visto nessuno, a parte i suoi compagni di classe, tutti intenti a chiacchierare fra loro… Ma che diavolo…? Intanto, lo strano ragazzo del bar si stava dirigendo in classe, dalla parte opposta della piccionaia, con un enorme sorriso imbecille sulle labbra… Quell’anno sarebbe stato interessante, e molto…


Dicembre… Ultimo giorno di scuola…


Quella mattina, per Alessandro, fuori dalla scuola, c’era stata una bella sorpresa: finalmente distribuivano i fogli per GS*… Non vedeva l’ora di andarci… Sua cugina gliene aveva parlato e sembrava una figata assurda… Per la prima assemblea di quell’anno si sarebbe parlato di un bel po’ di cose ma, soprattutto, del campo invernale e lui doveva esserci! Anche perché… Aveva notato un tipo veramente carino in giro per la scuola, che poi era il tipo del primo giorno, quello al bar nonostante il ritardo assurdo… Ed era lui che distribuiva i fogli fuori da scuola… Stranamente era in anticipo: Alessandro stava fuori dalla classe, a guardare giù dalla piccionaia, il più possibile perché aveva scoperto che arrivava quasi sempre alle otto e venti e poi andava al bar, non in classe… Se dovevano entrare dopo, lui non lo diceva ai suoi e andava a scuola sempre alla stessa ora per vederlo, se uscivano prima, invece, lo diceva ai suoi, però poi rimaneva lì a scuola a cazzeggiare dicendo che aspettava Matteo… Era proprio cotto… E di un ragazzo, poi… Non era scandalizzato tanto per il fatto che fosse un ragazzo… Più che altro era scandalizzato perché stava “tradendo” la #sua# voce… ma non poteva più farci niente… Ormai era andato…! Come tutti i giorni, Alessandro non era stato minimamente attento ma quel giorno era stato peggio, soprattutto perché aveva scoperto da poco che il #suo# ragazzo strano, all’intervallo, andava fuori a fumare… Questa cosa gli dava un po’ fastidio, ma trovava tutti i giorni qualcuno libero per fare una passeggiata nell’anello, nonostante il freddo assurdo di quell’anno a Forlì… E così poteva vederlo tre volte al giorno, di sicuro, se non decideva, durante le lezioni, di andare a cercarlo al bar o davanti alla sua classe, la 4° B, con la scusa di andare in bagno… Durante una di queste sue “esplorazioni”, gli era sembrato di aver sentito la #sua# voce cantare “Bella ciao”, proprio mentre stava spiando il #suo# ragazzo strano e proprio dalla sua direzione… Poi aveva deciso che quella era sicuramente un’allucinazione sonora… Ma non aveva visto il ragazzo voltarsi e sorridere, mentre tutti i suoi amici lo prendevano per il culo perché si era preso una cotta per un primino… No… Questo lui non l’aveva visto…

Ritornando all’ultimo giorno prima delle vacanze… Ci sarebbe stata una festa, all’intervallo, e avrebbero avuto tutti l’ultima ora libera per “festeggiare” il fatto che stava arrivando Natale… Alessandro era uscito comunque per il suo giro con la Giada e la Matilde, lasciando la classe deserta… Il ragazzo strano, però, quel giorno, l’avevano visto uscire da scuola, per la sua sigaretta, proprio mentre suonava la campanella di fine intervallo e loro stavano tornando in classe, ancora deserta… Chissà perché… Erano tornati indietro presto, comunque… Alessandro si era scordato il giubbotto in classe… E la Giada, con il poncho bianco, dava troppo nell’occhio… Lui non voleva attirare troppo l’attenzione… Erano ritornati in classe, trovandola come l'avevano lasciata... Deserta... Ma loro non sapevano che il ragazzo strano era stato lì... Solo più tardi, quando si mise il giubbotto, Alessandro trovò nella tasca un pacchetto con un biglietto... sul biglietto c'era scritto “PER Ale” Lo aprì e ci trovò scritto solo un “BUON NATALE”... Squadrò per bene il pacchetto e poi nuovamente il biglietto che, sul retro, in un angolo, aveva scritti questi versi, che non sapeva da che canzone erano tratti, ma che gli sembrarono subito dolcissimi...

ALWAYS, ALL WAYS I WANTED US TO BE

ALWAYS, ALL WAYS YOU AND ME…*

Aveva deciso di non cercare di decifrare il tutto: col tempo, avrebbe scoperto cosa diamine stava succedendo…


Campo invernale di GS…


Alessandro era arrivato al campo carico a palla e tutto sembrava superare le sue aspettative, tranne il viaggio: erano su quel pullman da più di sei ore e non ne poteva più… Era nel momento in cui tutta la gente vicino a te dorme e tu sei sveglio e non riesci a dormire… Era troppo felice: non vedeva l’ora di arrivare a Bardonecchia*, un paesino vicino a Torino, dove si trovava l’enorme casa che li avrebbe ospitati… Anche perché era finito nel pullman sbagliato: era arrivato un po’ in ritardo e aveva scoperto che il #suo# ragazzo era su uno degli altri quattro pullman che partivano da Forlì… Diamine… Si stava proprio annoiando tantissimo… Ma non riusciva a dormire comunque… Prese il suo lettore MP3 e mise su un po’ di musica: in quattro e quattr’otto, rigirandosi fra le dita il ciondolo che aveva trovato nel pacchetto e che non si era ancora tolto dal giorno di Natale, si era addormentato… Dopo la prima giornata un po’ in polleggio, poco dopo cena, prima del gioco finale, li avevano divisi in camere… Alessandro era riuscito a finire in camera con Matteo e altri due di prima, uno di seconda, un amico di sua cugina e un altro di terza che era in classe con lei, due di quarta e due “supervisori” di quinta… Erano in una camera con sei letti a castello, tutti staccati che, dopo neanche due minuti, erano stati attaccati tutti insieme al muro più lungo e divisi a metà da un mini corridoio… Alessandro voleva assolutamente dormire vicino a Matteo che aveva preso un letto di sotto (per tradizione, quelli di sopra spettavano ai più grandi…) di lato… Così a lui era toccato il letto centrale, vicino all’unico vuoto… Mettendo a posto le loro cose, si erano già conosciuti e avevano già fatto gruppo… I più giovani stavano rincorrendo Alessandro e Matteo (che volevano un armadio a testa dei quattro della stanza) mentre i supervisori e i più grandi si stavano organizzando per gli alcolici e per cosa fare la sera in camera, quando bussarono alla porta… Francesco, quello di seconda, urlò -Avantiiiiiii!- con un tono stridulo e imbecille facendo ridere tutti mentre il ragazzo strano #di Alessandro# faceva il suo ingresso nella stanza borbottando qualcosa sul fatto che le femmine si erano prese troppe stanze… Gianni e Filippo, i due di quinta, e i due Andrea di quarta (Ferrari detto Fande e Campiani detto Dresc) aspettarono che avesse appoggiato le sue valigie per terra per saltargli addosso, urlando un: -Enrico! Ma che ci fai qui?- Le reazioni degli altri abitanti della camera furono tutte quelle del repertorio umano: Alessandro rimase basito dal fatto che il #suo# ragazzo fosse in camera con lui e che, realizzò dopo qualche momento, forse avrebbe dormito vicino a lui, Matteo lo guardò male insieme a Giovanni e Luca Stella (detto Star), gli altri due di prima, Franco e Giacomo, l’amico della cugina di Alessandro, erano felici ma non veramente entusiasti del nuovo arrivato mentre Matteo Dolcini a.k.a Dolce, l’altro ragazzo di terza, l’aveva guardato con odio… Finite le presentazioni, Gianni, Filippo, Fande e Dresc avevano insistito perché Enrico avesse un letto di sopra ma lui aveva detto che se dormiva di sopra rischiava di cadere di sotto e aveva chiesto a Alessandro se poteva prendere il suo posto e lui il letto libero. Dopo essersi calmato, Alessandro era riuscito a rispondere che sì, poteva avere il suo letto… Finite le ridistribuzioni dei letti, erano dovuti scendere di sotto per il gioco. Dopo che la squadra dove militavano Alessandro e Matteo aveva clamorosamente perso (ma solo per quella sera, si sarebbero rifatti presto), erano tutti tornati in camera e, nonostante la voglia di chiacchiere, erano troppo stanchi per qualsiasi cosa… L’unico che non riusciva a dormire era Alessandro: ora che aveva il #suo# ragazzo o, per meglio dire, Enrico così vicino era troppo agitato per dormire… Non sapeva, però, che Enrico, girato in modo che non lo potesse vedere, era nelle sue stesse condizioni…

I TOSS AND TURN IN MY BED ALL NIGHT…

AM I THE ONLY ONE WHO FINDS NO PEACE?*

I sette giorni seguenti passarono molto in fretta… Alessandro si era abituato a dormire praticamente nello stesso letto di Enrico e quando fu ora di tornare a casa… Non gli fece per niente piacere ma, almeno, era riuscito ad avere il numero del ragazzo che gli piaceva… Rimaneva ancora il problema voce… E un nuovo pacchetto con un altro biglietto nella sua borsa, senza che lui lo sapesse…


... Trentun gennaio dell’anno dopo…


Alessandro non aveva più parlato con Enrico… Non gli aveva più risposto ai messaggi… Se cercava di chiamarlo, non rispondeva o faceva finta di non essere in casa, come tutte le volte che era passato a “trovarlo”, o almeno così diceva lui… Alla fine del campo, una volta tornato a casa, aveva trovato un altro pacchetto nella sua borsa… Nel biglietto c’era sempre scritto “PER ALE” ma questa volta non c’era nessun “BUON NATALE” e non c’erano neanche i versi di quella canzone… C’era solo scritto “TI AMO. ENRICO” e Alessandro non aveva voluto credergli… Non aveva potuto, non aveva dovuto… Quante mattine si era svegliato poco prima di lui, che sembrava non dormire mai, i loro nasi che quasi si sfioravano, le sue mani che cercavano di raggiungere quelle dell’altro ma che sembravano essere state trattenute da una forza misteriosa…? Troppe, per lui… Si addormentavano ai capi opposti dei letti, dandosi la schiena e si svegliavano che sembrava avessero dormito insieme… “Di sicuro,” aveva pensato Alessandro, “i suoi amici ci hanno fatto una foto, gliel’hanno fatta vedere ed è iniziato lo scherzo”… L’aveva odiato… Dopo che aveva pensato di amarlo, era riuscito ad odiarlo… Ma più ci pensava, meno aveva senso: perché, se lui lo aveva scoperto solo durante il campo, gli aveva regalato un braccialetto con lo stesso disegno del ciondolo? Sapeva che non era andato in nessun negozio mentre erano su e dove era stato c’era anche lui… Era stato la sua ombra… Per cui, aveva dedotto che se l’era portato da casa e che lui fosse veramente innamorato… Era per quello che aveva smesso di pensarci… Non doveva convincersi che lo amava realmente… E che quel sentimento era ricambiato… Aveva smesso di pensarci fino a quel giorno… Anche se il braccialetto aveva trovato il suo posto al polso destro di Alessandro… All’intervallo, che lui aveva imparato a passare in classe, una bidella era arrivata cercandolo… C’era un biglietto per lui e una cosa da ritirare un segreteria alunni… Aprì il biglietto e ne lesse avidamente il contenuto… Poi scappò dalla classe e, quando tornò per l’ora successiva, aveva gli occhi rossi e lucidi di pianto…


FA COME TI PARE…

PUOI ANCHE NON CREDERCI

MA È VERO, Ale…

TI AMO, Ale…

HAI PRESENTE QUANDO

SI DICE……

UN COLPO DI FULMINE?

ESATTO… UN COLPO DI FULMINE!

PROPRIO A ME…

NON AVEVO MAI CREDUTO IN QUESTE…

CAVOLATE… AMORE, COLPI DI FULMINE…

ED È DA QUANDO TI HO VISTO PER LA PRIMA VOLTA…

CHE NON RIESCO A SMETTERE DI PENSARE A TE…

NON MI ERA MAI CAPITATO…

NÉ CON IL MIO PRIMO RAGAZZO

NÉ CON LA MIA PRIMA RAGAZZA,

CHE È ANCHE STATA L’ULTIMA,

NÉ CON LA PERSONA CHE,

DICEVO,

ERA COME L’ARIA, PER ME…

NON MI È MAI SUCCESSO…

E POI ARRIVI TU…

ALL’INIZIO DOVEVA ESSERE UN GIOCO,

POI TI HO RIVISTO DOPO QUASI UN ANNO

E NON AVREI MAI VOLUTO TOGLIERTI GLI OCCHI DI DOSSO…

COME NON VORREI FARLO ORA…

EPPURE TU NON MI VUOI…

NON TI CAPISCO… DA QUELLO CHE DICEVANO

QUEGLI IMBECILLI DEI MIE COMPAGNI DI CLASSE…

CHE MI CERCAVI SEMPRE CON LO SGUARDO, O ALMENO SEMBRAVA,

CHE ASPETTAVI CHE ARRIVASSI ALLE OTTO E VENTI,

TUTTE LE MATTINE,

PRIMA DI ANDARE IN CLASSE…

DAI… NON DIRE CHE NON È VERO…

SEMBRAVA CHE T’INTERESSASSI…

O ERI SOLO CURIOSO PERCHÉ SONO STRANO?

NON LO SO E NON LO VOGLIO SAPERE…

O ALMENO NON ORA…

IO ADESSO PARTO…

DI SOTTO C’È UN REGALO PER TE…

HO VISTO CHE HAI APPREZZATO GLI ALTRI…

IO VADO VIA…

TORNO FRA DUE SETTIMANE…

IL QUATTORDICI FEBBRAIO SONO A SCUOLA…

IO LA PRIMA MOSSA (E ANCHE LA SECONDA E LA TERZA, IN EFFETTI…)

L’HO FATTA… ADESSO TOCCA A TE…

TI DO DUE SETTIMANE…

POI SAI QUAL È LA MIA CLASSE…

CI VEDIAMO IL QUATTORDICI…

TI AMO COSI’ TANTO, Ale…

SAPPILO…

Enrico


Era stato uno stupido… Se quello che gli aveva scritto Enrico era vero, era stato uno stupido, un enorme stupido… Alla fine delle lezioni, Alessandro era andato a prendere il suo regalo: un’enorme rosa nera a cui era attaccato, con un filo, un disegno… C’era, in un angolo, lo stesso simbolo del ciondolo e del braccialetto (una croce con le ali) ma questo particolare occupava uno spazio minuscolo nel disegno, come se fosse una firma… La cosa che più attirava l’attenzione era lo schizzo in bianco e nero di un bacio… Lui e Enrico… Poi si poteva notare che nei bordi c’era una specie di cornice fatta di “Ti amo…”. Si mise a piangere ancora: come aveva fatto ad essere così stupido? Gli filava dietro da inizio anno e appena ne aveva l’occasione cosa faceva? Scappava… Svariati complimenti a lui…! Ci avrebbe pensato… Aveva due settimane…


Quattordici febbraio…


Era agitatissimo! Alla fine aveva deciso di dirgli di sì, chi se ne frega se era uno scherzo… E chi se ne frega anche della #sua# voce… Sarebbe andato da Enrico e gli avrebbe detto di sì… Il suo piano non stava funzionando troppo, però… Aveva avuto la fortuna di avere la prima ora buca quel giorno ed era arrivato abbastanza presto: era al bar, seduto in un tavolino, da dove poteva controllare tutti quelli che entravano a scuola… Erano le otto e tre quarti e ancora Enrico non si era visto. Era già andato a chiedere, alle otto e trenta, se la quarta B avesse la prima ora buca o se fossero in gita… No, niente… Tutto regolare: aveva cinque ore di lezione, nessuna uscita programmata né progetti che avrebbero impegnato tutta la quarta B al di fuori delle mura della classe… A un certo punto gli venne in mente che poteva essere entrato dalla porta di dietro: non era una cosa che faceva, di solito, ma era anche vero che non lo “controllava” più, ultimamente… Era ormai ora che iniziasse la sua prima ora di lezione quando aveva deciso che sarebbe andato a cercarlo in classe… Si era scordato , però, che i mercoledì mattina Enrico aveva le prime tre ore con lo stesso prof, quello di italiano e che, per cui, non sarebbe stato fuori al cambio dell’ora… Un po’ depresso perché avrebbe dovuto parlargli all’intervallo, Alessandro si avvio verso la sua classe, dall’altra parte del piano, arrivando in ritardo… L’intervallo arrivò presto, anche troppo, per i gusti di Alessandro, che era andato in panico e non sapeva proprio cosa fare… Si era ritrovato davanti alla porta della quarta B, portato lì da una forza misteriosa, ma era ancora chiusa. Mentre cercava di decidere se scappare, aspettare o bussare, qualcuno aprì la porta… Cioè… Non proprio qualcuno… Era stato Enrico ad aprire la porta… Lo guardò imbarazzato, non sapendo cosa dire o cosa fare… Dopo due minuti buoni, dopo che metà della classe era riuscita ad uscire e l’altra metà si stava facendo bellamente i cavoli suoi, Alessandro decise che era meglio fare qualcosa…

-Ciao…- disse imbarazzato, cercando di nascondersi nelle sue scarpe.

-Ciao!- gli rispose Enrico sorridendo come se non fosse successo niente. Alessandro lo guardò e gli disse:

-Ma cazzo… Vaffanculo! Cioè… Non ti ricordi niente di quello che mi hai detto?- Enrico lo guardò, sempre sorridendo e gli rispose:

-Sì… E allora? Io sto aspettando… Ti avevo scritto così!- A questo punto Alessandro era vagamente confuso… Cosa si aspettava che facesse…?

-Ah…! Vaffanculo- disse soltanto prima di saltargli addosso e di baciarlo come se da quel bacio dipendessero le sorti dell’intera umanità… Quasi tutti quelli che passavano di lì e tutti i compagni di classe di Enrico e di Alessandro (spuntati fuori dal nulla per l’occasione) applaudirono, urlarono e fischiarono… quando si staccarono per prendere aria, Alessandro non sapeva cosa dire ma Enrico, per sua fortuna, aveva sempre le parole pronte:

I CAN SEE HOW YOU ARE BEAUTIFUL, CAN YOU FEEL MY EYES ON YOU?

I'M SHY AND TURN MY HEAD AWAY […]

OBSESSED BY YOU, YOUR LOOKS, WELL, ANYWAY "I WOULD ANY DAY DIE FOR YOU",

I WRITE ON PAPER AND ERASED AWAY*

E solo in quel preciso istante Alessandro si accorse che la sua voce era la voce del suo ragazzo, ufficialmente ormai…


FINE


NOTE (RIFERITE ALLE PARTI CON GLI ASTERISCHI…!)


-Il liceo ha un atrio al piano terra mentre al primo piano ci sono solo dei corridoi, su ogni lato dell'atrio. Noi li chiamiamo piccionaia...

-Matteo è in seconda A: è stato chiamato fra i primi e Alessandro, non conoscendo nessun altro, è rimasto da solo...

-GS... Gioventù Studentesca... Un gruppo di cattolici... Non so di più... So solo che ogni tanto fanno dei campi...!

-Per Bardonecchia, il posto dove soggiornano per il campo... Vi riporto quello che dice Encarta...

<>

-I versi sono tratti da testi di canzoni... E sono nell'ordine “Burn Burn” dei Lostprophets, “Disfunctional Family” dei Cinema Bizarre (il secondo verso è stato modificato perchè lo strano ragazzo stava cantando a Alessandro... Ed è Alessandro il perso e nuovo arrivato, non Enrico), “Always Allways” dei Lostprophets, “Escape to the stars” dei Cinema Bizarre e “Shy” dei Sonata Arctica!

-Le parole fra # sono i pensieri di Alessandro riguardo la voce e il ragazzo strano: non sono suoi effettivamente, è lui che vorrebbe fosse così.

Spero che la mia one-shot vi sia piaciuta...! Lasciate un commento, grazie!

   
 
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