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Autore: little_psycho    09/05/2019    2 recensioni
«I fiori che sbocciano nell’oscurità prosperano solo nell’oscurità.» Le aveva sussurrato odorando di vino e fiele, trafiggendole il costato e impregnandole la mente di dolore e il corpetto di sangue.
«Ė solo per te.»
La vita scivolava da lei mentre pensava di essere libera, ma non si diresse dove sarebbe dovuta andare – c’era davvero qualcosa oltre al dolore? –, ritornò fra montagne familiari e un castello maledetto.

[Helena Corvonero/Barone Sanguinario (kind of…?)]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Helena Corvonero, Priscilla Corvonero
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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|| Nell’oscurità
 

 
A quattordici anni l’aveva vista donna, cresciuta in una consapevolezza a cui Priscilla  non sarebbe mai arrivata. Guardava il diadema con una cupidigia affranta, gli occhi forse azzurri forse verdi – gocce di un veleno liberatore in ogni caso – che lo seguivano dappertutto.
Era sbocciata nell’oscurità del suo egoismo, bramava con un’intensità sconosciuta. Avrebbe dilaniato corpi e ballato sui cadaveri, il lungo vestito finemente decorato macchiato di cervella.
Le avrebbe regalato composizioni di fiori morti e furetti inermi con gli occhi bianchi di morte, l’avrebbe fatta sedere su un trono di ossa e mostrato quant’era orrida la conoscenza – avrebbe bevuto nettare dal cranio di sua madre e il sangue le si sarebbe infiammato di fuoco celeste.
(Quando le fa trovare un cuore di maiale in uno scrigno d’oro le sue grida si sentono per tutto il castello, mentre lo seppellisce da qualche parte nel cortile e vi posa accanto una rosa blu.
La osserva da dietro una colonna e tace, confuso.
C’era un “solo per te” scritto svolazzante su un biglietto.
Forse le era caduto.)
 
 
 
Nei sedici anni Helena camminava su un sentiero di vetri rotti, e solo attraverso le ferite pulsanti e il dolore riusciva a vedere davvero se stessa.
«La conoscenza ci rende liberi.» Declamava sua madre illuminata dal camino della loro Sala Comune.
I capelli neri cadevano come uno scialle e sorrideva indulgente, parlando di come il mondo fosse grande e meraviglioso, di antichi incantesimi ancora da decifrare e uccelli liberi dalle loro gabbie d'ignoranza. 
Sentiva le pareti di Hogwarts stringerla in una morsa mortale mentre Priscilla le accarezzava la testa e le sussurrava amorevole: “Un giorno sarai migliore di me.”
Spalancava le braccia e i bracciali tintinnavano come quelli delle profetesse – chissà se non avesse visto anche il futuro, con quegli occhi simili ai suoi ma ancora più disturbati –, socchiudeva le palpebre e continuava.
“L’ho fondata solo per te. Prenditene cura un giorno”.
(Oh, madre – avrebbe urlato al vento della brughiera tempo dopo, stringendo il frutto del peccato ed inciampando sul vestito stracciato – perché mi avete mostrato la luce?)  
 

 
Il diadema la chiamava, si era resa conto sgomentata mentre si rigirava nelle lenzuola e scendeva giù dal letto, una candela che gocciolava cera e a piedi scalzi, muovendosi col cuore in gola.
Aveva il diadema fra le mani, aveva costatato cinque minuti dopo, quando i galli iniziavano a cantare e le sue compagne di stanza si svegliavano.
Si era vestita e l’aveva indossato tremante, mentre si avviluppava intorno al cranio come spine, facendola sanguinare.
Poi, – secoli, decenni, anni, o secondi – dopo, si stava dirigendo verso il bosco, una borsa di pelle di drago con pochi averi. Sapeva cosa fare, gliel’aveva detto il diadema, dopotutto.
La conoscenza rende liberi – diceva sua madre – perché ti fa capire di essere in trappola – aveva continuato il diadema.
(Si era rotolata nell’erba e si era tirata i capelli lisci, si era conficcata le unghie nelle guancie e aveva tirato, strie rosse di peccato che si interrompevano sul petto.
Perdonatemi, aveva sussurrato fra le lacrime, la mera imitazione di una Banshee annunciatrice di morte.)
 

 
(Forse senza diadema Priscilla era semplicemente una stupida donna qualunque, o magari era la malattia che parlava per lei.
«L’ami, vero?»  Chiazze di vecchiaia sorgevano all’orizzonte della sua pelle, fili d’argento strisciavano fra i suoi capelli come vermi.
«Allora trovala.» )
Aveva camminato e camminato, si era spellato le mani nel trovare le piante giuste per le pozioni e arrochito la voce nel pronunciare incantesimi.
Tutti i suoi sforzi l’avevano condotto in una casa sotto la collina, ricoperta di muschio e dal legno fracido in molti punti. Il Piccolo Popolo aveva pensato, poi si era allontanato, non così sprovveduto da voler far infuriare una fata.
Dopo, appostatosi nei pressi e ripetendo l’incantesimo di localizzazione ancora una volta, era scattato in piedi al sentore di un movimento. Si era girato e l’aveva vista far lievitare della legna, lo strascico del vestito tagliato perfettamente all’altezza delle caviglie.
Si era voltata facendo ondeggiare la lunga chioma e l’aveva guardato con gli occhi di un cerbiatto che si vede davanti la propria fine.
Ma non erano i suoi occhi. Dov’era il veleno? Dov’era la follia viscerale che albergava dentro di lei, dov’era lo sguardo di distruzione e fiamme?
Helena, sposami – gliel’aveva chiesto lo stesso, anche se non era più lei, anche se appena arrivati a Hogwarts l’avrebbe fatta a pezzi per vedere com’era realmente il suo cuore.
Uno Stupeficium l’aveva colpito al petto, sbattendolo contro un tronco d’albero.
Helena era stata piegata, aveva perso la strada.
«I fiori che sbocciano nell’oscurità prosperano solo nell’oscurità.» Le aveva sussurrato odorando di vino e fiele, trafiggendole il costato e impregnandole la mente di dolore e il corpetto di sangue.
«Ė solo per te.»
La vita scivolava da lei mentre pensava di essere libera, ma non si diresse dove sarebbe dovuta andare – c’era davvero qualcosa oltre al dolore? –, ritornò fra montagne familiari e un castello maledetto.
No, lasciami andare.
 

 
Nonostante ci fosse una pace mai provata prima, simile alla vera Altra Parte, le mura di Hogwarts continuavano a inquietarla, i sogni macabri del suo passato che si animavano e l’assalivano.
Nessuno le parlava e andava benissimo così – non esisteva ragazzino che meritasse la sua maledizione e il peso delle sue malefatte.
Le catene del Barone tintinnava nei sotterranei, e lei si appoggiava ai balconi per sentire l’odore di resina di una libertà negata.
Quando vaghi senza meta il tempo perde il suo significato – serviva per scandire la vita, e ad un essere che vivrà per sempre sembra solo uno scherzo di cattivo gusto –, quindi non aveva idea di quanto fosse passato quando un ragazzo serioso e composto l’aveva trovata e parlato.
Si era lasciata incantare dai suoi modi eleganti e da una compassione recitata perfettamente, accalorata e indignata nei momenti giusti.
Senza voce si era sfogata su tutto, e lui aveva versato lacrime con gli occhi asciutti. Di un colore simile al suo – forse verdi forse azzurri o magari grigi, veleno che non li avrebbe liberati in ogni caso.
Oh, Helena – aveva una voce di miele, una pelle d’alabastro e gli occhi di un demonio – metterò a ferro e fuoco Hogwarts. Solo per te.
Aveva sorriso distrutta e il sangue sul suo corpetto aveva brillato come un’ammonizione, mentre consegnava un’arma di distruzione nelle mani di un ragazzino verde e argento.
Tutto era stato solo per lei.  
(Dopo ne sarebbe venuto un altro, ma con gli occhi di un verde limpido – niente veleno e solo liberazione, e alla fine anche lei sarebbe riuscita a rimediare ai suoi errori.)
 


 
 
 
 
 
Notes
Non avrei mai pensato di scrivere qualcosa sul fandom di Harry Potter, ma ho pubblicato questa cosa senza veramente né capo né coda, ma non so, mi ispirava tantissimo.
La storia di Helena è davvero interessante, ma non abbiamo molte informazioni sul Barone, ergo, OOC obbligatorio, perché è meglio prevenire che curare.
Helena me la sono sempre immaginata un po’ vittima degli eventi, non la causa scatenante. Non voleva fare niente di male, eppure alla fine le si è ritorto tutto contro.
I fiori che sbocciano nell’oscurità prosperano solo nell’oscurità” è una citazione presa in prestito dall’anime Bungou Stray Dogs, ci cadeva proprio a pennello.
Titolo un po’ scontato, ma quando si tratta di me raramente riesco a darne uno apprezzabile.
Non sono sicura di aver dato la giusta caratterizzazione ai personaggi e ho seri dubbi sui vari punti di vista (ho paura che non si capisca bene chi dica cosa)  quindi fatemi sapere che ne pensate!
little_psycho
   
 
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