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Autore: ylenia cullen    23/07/2009    4 recensioni
Ispirato alla saga televisiva 'Il Mondo di Patty', da poco trasmessa su Italia Uno. Racconta di una strana amicizia fra due ragazze che hanno sempre avuto un pessimo rapporto.
Genere: Generale, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A volte mi capita di piangere. Così, senza un valido motivo. Piango e basta. Alcuni la chiamano adolescenza, altri pensano semplicemente che sia io a crearmi problemi che in verità non esistono.
Eppure non posso farci niente; ci sono momenti in cui tutti i pensieri che galleggiano nella mia testa si annebbiano e dentro di me cresce uno strano vuoto seguito da un senso di abbandono. Quel giorno mi sentivo esattamente così: sola e abbandonata.
Le lacrime mi bagnavano il viso ormai da parecchi minuti e io mi arresi a loro, lasciandomi andare in un pianto disperato.
Solo pochi giorni prima la preside Ines era entrata con foga in classe e dopo averci zittiti, sbrigativamente ci annunciò di un’imminente gita al campeggio.
Tre giorni dopo, un pulmino colorato ci aveva portato fino ad un grande campo circondato da grossi e imponenti alberi, luogo in cui avremmo passato la notte. Quel pomeriggio non avevo nessuna voglia di aiutare Tamara e le altre a montare la tenda, così con una scusa mi allontanai fino a quando fui sicura che nessuno mi avrebbe mai trovata. Mi sedetti con la schiena poggiata ad un tronco d’albero e chiusi gli occhi per un momento. Mi ritornò in mente la mia infanzia. L’immagine di me che cercavo di convincere mio fratello Matias a giocare con le bambole mi fece sorridere. Riaprii gli occhi per una frazione di secondo e quando li richiusi i ricordi rincominciarono a scorrere come un vecchio filmino in bianco e nero. Ricordai le ginocchia sbucciate dopo aver giocato a pallone con Tamara e Sol, le granite comprate dal gelataio all’angolo della strada. Riaprii gli occhi ancora una volta. Per un momento rimasi spaventata da quei ricordi così nitidi ma poi mi resi conto che mi piaceva quel gioco e così strinsi ancora una volta gli occhi. Io che scrivevo sul mio diario, io che litigavo con mio fratello perché non mi lasciava giocare con lui quando c’erano i suoi amici o ancora quando ruppi il vaso egizio a casa di Sol e lo sostituimmo con una brutta copia comprata al mercatino dell’usato.
Riaprii ancora un volta gli occhi, questa volta più lentamente, quasi avessi paura di tornare alla realtà.
Le lacrime in quel momento, forse per la nostalgia, iniziarono a rigarmi il volto, fino a scomparire sotto la camicetta bianca.
<< Giusy… >>
sentii chiamare improvvisamente. Alzai di scatto la testa.
<< Caterina…?! >> silenzio.
<< che ci fai qua? >>
Svelta mi strofinai gli occhi per nascondere le lacrime mentre Caterina avanzava lentamente verso di me.
<< perché piangi? >>
Mi chiese con un tono di voce quasi dispiaciuto.
<< perché mi hai seguita? Ne ho abbastanza delle vostre prese in giro. Avanti, dì cosa devi dire e poi vattene >> le urlai contro, facendo fina di non aver sentito la sua domanda>>.
<< ti manda Antonella vero? >>
aggiunsi dopo pochi secondi di silenzio. Caterina, che era rimasta immobile ad ascoltarmi, mosse qualche passo verso di me scuotendo la testa.
<< non mi manda nessuno e non ti ho seguita. Stavo facendo una passeggiata e ho sentito dei rumori, così ti ho trovata >>
<< e perché non sei con le altre? >>
Caterina alzò le spalle.
<< avevo bisogno di un po’ di tranquillità. Tu piuttosto, hai voglia di parlare? >>
scoppiai in una risata sonora.
<< con te? >>
dissi portandomi le mani allo stomaco.
<< si, perché? >> chiese.
Io, confusa, smisi di ridere e la guardai. Era seria.
<< Caterina, pensi che sia così sciocca? Allora è vero, ti ha mandata Antonella in modo che poi tu possa riferirle tutto >> dissi.
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Caterina sbuffò e si venne a sedere vicino a me.
<< Giusy, io vorrei che capissi una cosa. Solo perché sono amica di Antonella e perché faccio parte delle Divine, questo non significa che sono cattiva >> disse agitando le mani.
<< Io questo non l’ho mai detto >> ammisi.
<< Si, ma l’hai pensato, come del resto lo pensano tutti >>.
Seguirono alcuni minuti di silenzio rotto solo dal vento che muoveva i rami degli alberi, poi improvvisamente dissi: << Caterina, posso chiederti una cosa? >>.
In risposta ebbi un suono sommesso che interpretai come un si.
<< Perché ti fai comandare così da Antonella e fai tutto quello che ti chiede se a te non piace il suo comportamento? >> sorrise.
<< E’ strano, sai? >>
<< Cosa è strano?! >>
<< Non saprei come risponderti. La risposta è che non lo so. Forse è per la paura di rimanere sola. Antonella è l’unica amica che ho >>.
Annuii in segno di risposta, anche se faticavo a capirla.
<< Quando sono triste, mi piace coricarmi in un prato e chiudere gli occhi, assaporando il vento sulla pelle >> disse. Quando la guardai, aveva gli occhi chiusi. Avrei voluto imitarla, ma avevo paura che rincominciasse il filo di ricordi. << Ora sei triste? >>
Sussurrai, quasi avessi paura di interrompere quella quiete.
<< Un po’ >>
<< E perché? >> chiesi curiosa.
<< Non lo so. Sono triste e basta. Tu invece? >>
<< Io cosa? >>
<< Perché stavi piangendo? >>.
In quei pochi secondi di silenzio che seguirono osservai Caterina, cercando di capire se potevo fidarmi di lei e confessarle tutto. Per una strana ragione decisi che mi sarei fidata, ma proprio quando stavo per parlare, Caterina si alzò in piedi e prendendomi per mano disse:
<< Da queste parti ci deve essere un lago. Vieni >>.
Iniziò a trascinarmi per il piccolo boschetto finché arrivammo ad un enorme lago azzurrino. Caterina ed io restammo a guardare il panorama che ci si parava davanti per qualche minuto, poi lei si tolse le scarpe e prima che potessi fermarla, si tuffò in acqua.
<< Caterina! Ma sei matta? Cosa ti è saltato in mente? >>
<< L’acqua è bellissima! Vieni! >>
Iniziai a scuotere la testa arretrando di qualche passo.
<< Non sai cosa ti perdi! >> disse nuotando più a largo.
<< Caterina, non ti allontanare, è pericoloso! >>
<< Adesso chi è che si preoccupa per me?  >>
sbuffai incrociando le braccia. Continuai a guardarla per un po’, finché non si immerse completamente nell’acqua scomparendo dalla mia vista. I secondi passavano svelti, ma lei continuava a restare sotto. Dopo dieci secondi iniziai a chiamarla a gran voce, ma lei non poteva sentirmi. Tredici, quattordici… il mio cuore iniziò a battere più forte del solito. Quindici, sedici… Senza pensarci due volte, mi tolsi le scarpe e mi tuffai anche io nell’acqua. La raggiunsi in poco tempo e riuscii a portarla subito in superficie.
<< Caterina, stai bene? >>
Caterina scoppiò a ridere. La guardai sbigottita.
<< Non stavo affogando, Giusy! >>
<< Ma i secondi passavano e tu… >>
<< Stavo semplicemente trattenendo il respiro >> disse tornando a ridere.
Innervosita, feci per tornare a riva, ma Caterina mi trattenne.
<< Dai, ormai sei qua, resta, no? >>.
Inizialmente non mi piacque come idea, ma poi decisi di restare. Giocammo e scherzammo nell’acqua per quasi mezzora. Scoprii, quel giorno, un lato di Caterina che non sapevo ci potesse essere. Ne rimasi stranita, ma felice allo stesso tempo.
<< Giusy…! >> urlò improvvisamente.
<< Quanto tempo è passato? Dobbiamo tornare al campeggio, si saranno chiesti dove siamo finite! >>.
Quando mi resi conti di quanto tempo era passato, il cuore iniziò a battere forte e nuotai velocemente fino alla riva, con Caterina dietro e poi insieme, anche se bagnate dalla testa ai piedi, corremmo fino al campeggio.
Quando tornammo, fummo accolte da parecchi ragazzi che ci vennero incontro preoccupati e con loro c’erano anche i professori. Caterina raccontò, come al suo solito, una bugia. Disse che ci eravamo perse e che, tornando, eravamo scivolate in un ruscello. Grazie alla sua bravura, i professori cedettero alla bugia e ci permisero di raggiungere le nostre tende. Tamara e le altre, che non credevano alla storia raccontata da Caterina, iniziarono ad interrogarmi sull’accaduto.
<< Ti ha spinto lei nel ruscello, vero? >> disse Sol.
<< Io non la sopporto quella ragazza e con lei anche tutte le sue amiche oche. Anzi, ora vado direttamente a parlarle! >> continuò Tamara.
<< No ragazze! >> le fermai io.
Non ebbi altra scelta. Raccontai tutta la verità.
Anche loro rimasero parecchio confuse, ma non mi importava. Portavo nel cuore un ricordo che non avrei mai voluto scordare. Quella sera non feci altro che ripensare a quanto mi ero divertita con Caterina.
Poco prima di unirmi agli altri per la cena, quella sera controllai il mio cellulare. Sul display c’era una piccola busta con sotto scritto ‘numero sconosciuto’.
Aprii il messaggio.
Ciao Giusy. Per quanto ti sembrerà strano questo messaggio, volevo ringraziarti per il tempo passato con me. Spero che tu sia un po’ meno triste; ho cercato di tirarti su il morale, ma non so se sono riuscita nell’intento. Nel caso tu abbia ancora bisogno, questo è il mio numero. Ti prego solo di non dire a nessuno di questa faccenda, soprattutto ad Antonella. Spero che tu capisca il perché. Caterina.
Appena finii di leggere il messaggio sentii un vuoto nello stomaco e iniziai a sorridere. Ero sempre più confusa. Riposi il cellulare nella tasca dei jeans. Le avrei risposto in seguito.
<< Giusy sbrigati, che abbiamo fame! >>
mi urlarono le altre. In risposta urlai che ero pronta e appena le raggiunsi corremmo al falò che avevano accesso i professori. Quando Caterina arrivò mi sorrise. Le sorrisi anche io. Sapevo che da quel momento sarebbe stata la mia nuova amica segreta.

  
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