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Autore: Lila May    14/05/2019    3 recensioni
/ grewupAlain x grewupMairin / Marissonshipping /

Per far fronte all'insaziabile voglia di sapere di Alain, oramai simpaticamente identificato dal professor Sycamore come "il peggior distruttore di vacanze altrui" gli è stato gentilmente offerto di rimanere nel laboratorio di Lumiose City e di portare a termine alcuni lavoretti per conto di Augustine, cosa che permette al giovane ricercatore di concedersi solo e solamente agli studi progressivi riguardanti la Megaevoluzione. Consolato dalla vista della Prism Tower, tuttavia, Alain, che aveva sperato di poter andare in vacanza per testare il fenomeno sui Pokémon di Alola, prosegue a testa china il lavoro in attesa di un caffè che forse non arriverà mai. Finché una distrazione dai capelli rossi piombata in laboratorio senza alcun motivo non gli proporrà un viaggetto molto interessante.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Professor Platan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Thinking about Sinnoh,
on Lizardon's back.



Marissonshipping
 

Era una giornata simile a tante altre vissute e ancora da vivere, a Lumiose City; una giornata quindi sfregiata di nuvole come avrebbe potuto esserlo la tela di un quadro dai toni fin troppo astratti, brulla, sciatta, che coi suoi spenti bagliori ricopriva di riflessi argentei i vetusti viali alberati della città. Nella piazza centrale cuore dell'economia della regione intera spiccava la solita Prism Tower trapassata dal solito squadrone di restauratori ed elettricisti continuamente al lavoro. E come sempre da quando era in vita, Alan ne osservava la maestosità dalla finestra del laboratorio del professore, le mani giunte sotto il mento, lo sguardo torvo e le folte sopracciglia nere incrinate di disappunto.
Brillava ad intermittenza, la grande torre, probabilmente c'era un guasto a cui non avrebbero rimediato per le prossime ore, di questo il giovane studioso ne era certo. Ma anche così, il bel simbolo della città rimaneva pregno d'una bellezza che non conosceva eguali, e in qualche modo col suo bianco minimalista lo aiutava a concentrarsi. Proprio di concentrazione adesso Alain aveva bisogno. Il professore era in vacanza con la presunta compagna, e a lui era stato affidato il compito di prendersi cura del laboratorio fino a quando lo stesso Sycamore non sarebbe tornato da Alola, probabilmente con addosso una sgargiante camicia a fiori e dei pessimi occhiali ancora sporchi delle calde spiagge della regione. Anche al ragazzo sarebbe piaciuto partire per quell'isola tropicale allegra e senza tempo, e inizialmente sarebbe dovuto essere così, in effetti; ma quando Sycamore lo aveva visto prendere il bracciale della megaevoluzione e tante Pokéball, la domanda gli era sorta spontanea dal cervello già impostato in modalità aereo. "Che ci farai con quegli aggeggi? Posali immediatamente. Guarda che andiamo per staccare il cervello."
"Serviranno per le nostre ricerche sulla Megaevoluzione, professore. Non sarebbe interessante scoprire se anche i Pokémon di Alol--
E così era stato punito duramente, ancorato a Lumiose City e con degli orripilanti arretrati assolutamente da terminare prima del rientro in patria del professore – maledetto lui. Ma Alain, che aveva ereditato lo spirito della ricerca proprio da Sycamore, in fondo sapeva che l'uomo non sarebbe tornato senza qualche nuovo Pokémon da studiare e integrare nella grande famiglia di quelli di Kalos. E il giovane non vedeva l'ora di metterci su le mani.
Diede di spalle alla finestra, e l'aria fresca di metà marzo gli avvolse il collo col tepore di una sciarpa di ghiacchio. Aveva da tempo chiesto una tazza di caffé, forse troppo tempo, ma ancora non era arrivato nessuno a portarglielo, e quando passò una donna in camice Alain ruotò la sedia girevole e la guardò stizzito, i grandi occhi cobalto ridotti a due ardenti linee disapprovatorie. -Il caffé.
-Te lo porto subito.
-No. Venti minuti fa doveva arrivare.- sbottò, e la donna lo guardò, sconvolta all'idea che dentro il corpo minuto di un venti e qualcosa-enne potesse nascondersi tanta arroganza e presunzione.
Alain d'altro canto si risparmiò di replicare che, pur essendo in trecento, là dentro, sarebbe stato molto più semplice se ci fosse rimasto solo lui. Occuparsi di tutto sembrava impossibile con quel branco di incompetenti, e distrarsi dal lavoro per un dannato caffé gli sembrava inconcepibile. A collaborare erano pessimi, ma a perdere tempo dietro gossip e stronzate simili erano i numeri uno. Condividerci l'ossigeno per lui era un sacrilegio, ma non se ne sarebbe andato senza prima portare a termine il lavoro che gli spettava. In fondo, gli piaceva stare lì. Sperava tanto di poter diventare l'assistente ufficiale del professore, un giorno. Di esperienza ne aveva, e conosceva il lavoro.
Non aspettava altro che un posto concreto lì dentro, anche se non retribuito. Non gli importava dei soldi.
Tornò dunque al pc, scocciato per la mancanza di inneficienza dei temporanei colleghi: lampeggiava di schemi e dati sulla Megaevoluzione, dati che dovevano essere studiati e confrontati con vecchie informazioni precedentemente raccolte da Augustine Sycamore. Li analizzò uno ad uno, e staccò gli occhi dallo schermo solo quando l'odore intenso di Granbull Moka iniziò ad impregnare improvvisamente l'aria presaga di pioggia che si era accumulata a causa delle imposte spalancate e affacciate su un tempo destinato solo a tramutarsi in acquazzone. -Grazie.- disse, e sollevò le iridi sulla collega.
Ci mise un po' a rendersi conto di avere Mairin davanti.

Mairin.

Mairin, sul serio?
La fissò severo mentre lei, diciannove anni portati in modo pessimo, capelli più scompligliati di un cespuglio – eppure erano lisci, eh - sorrideva a trentadue denti tagliandosi le guance di due adorabili fossette rosee e paffutelle. -Marin.- disse Alain, semplicemente. Poi tornò al suo lavoro, ignorandola di proposito.
Mairin reagì fingendosi offesa – ormai conosceva Alain, sapeva che quello era il suo modo personale di salutarla ed invitarla a dargli una mano, magari anche intrattenersi fino a cena con lui, mhmh, ovvio no? Certo. E diamine, trovava adorabile il fatto che il ragazzo, nonostante anni di amicizia, ancora preferisse voltarsi dall'altra parte piuttosto che dirle in faccia che le era mancata anche quel giorno. -Alain, un po' di buone maniere!
-Che ci fai qui.
-Mmm, che scorbutico.
-Mairin, sul serio. Che. Ci fai. Qui.- borbottò il corvino, e la guardò di nuovo, stordito dalla sua sconvolgente presenza in laboratorio. Mairin aveva addosso l'odore esterno della pioggia, lo aveva tra le dita bianche, attaccato al tessuto giallo crema della maglietta attillata, tra i capelli che rossi come spunte di fuoco le scivolavano lungo le spalle strette e il petto, lunghi e scarmigliati. Eppure, era un odore che al giovane ricercatore di Kalos piaceva. Lo attirava. Sapeva del viaggio che avevano percorso insieme, i guai che avevano passato, un tempo andato che però Alain ancora portava sigillato nel cuore, e che custodiva gelosamente nonostante cercasse di evitare la ragazza il più possibile.
Ragazza, sì. Mairin era cresciuta, tanto, troppo – e lui? Lui era cresciuto, in questo cammino insieme?
Forse no, anzi, ovvio che no. In ogni caso Mairin lo distraeva dal lavoro, più di un caffé mai arrivato, questo sicuro. Ma non lo avrebbe ammesso, mai. Non le avrebbe dato quella piccola soddisfazione.
-Ho pensato di passare a farti una sorpresa! Non ti vedo da ieri, e--
-Appunto. C'era bisogno, Mairin?
-Sì, Alain, c'era proprio bisogno! Come stai? Come procede il lavoro?
-Bene, per cui puoi anche andartene.
-ALAIN, dai! Ti prego. Fammi restare.
Alain ruotò gli occhi all'indietro. Fatto, di nuovo l'ennesima giornata buttata al cesso per lei. Ecco perché non ce la voleva lì. Perché tutte le volte la metteva in primo piano, e tutto il resto spariva, lavoro in primis. -prendi dei soldi, sono nella tasca del mio giacchetto. Vatti a compare un Pan di Lumi.
-Oh, che bello! Ne prendo uno anche per te?
-Non lo voglio io, Mairin.
-Allora non vado.
Alain batté le mani sulla scrivania, ma non disse niente, perché la rossa, curiosa come se lì dentro non ci fosse mai venuta nemmeno una volta, si mise a perlustrare gli scaffali lucidi colmi di libri, meravigliata come se anche quelli non avessero mai catturato la sua attenzione; ne prese uno a caso, questa volta, e si accomodò sulla poltrona di velluto sotto la finestra, contenta della scelta. Poco dopo tuttavia chiuse le imposte, fastidiata dal fresco che filtrava da fuori. Alain non disse niente, rinunciando con discrezione all' aroma di pioggia e la visuale della Prism Tower, ma la prima cosa che gli venne in mente di fare fu quella di alzarsi, riaprire la finestra e buttarci giù Mairin.
Sorrise e tornò al suo lavoro, tirandosi su le maniche del suo fedele camice bianco latte. -Che libro hai scelto?- chiese poi, sorseggiando un po' di caffé. Era buono. Più che buono, e lo terminò in un colpo solo, deliziato dal suo gusto amarognolo e rigenerante.
-Ah, eh-- uh. Su Sinnoh. Non sono mai stata in quella regione, Alain, dovremmo andarci un giorno.
-Dovresti. Tu. Tu e Chespy.
Sì, Alain ancora lo chiamava Chespy, quel bestione di un Chesnaught, e anche Mairin non aveva perso quella buffa abitudine – ma dettagli, appunto. Solo dettagli. Chespy continuava comunque ad essere un tenerone, proprio come la sua allenatrice, pertanto Chespy sarebbe rimasto.
-Ma io voglio che vieni anche tu, Alain. Altrimenti non te lo chiedevo.
-Ascolta, sta' zitta e leggi: se non mi disturbi per le prossime ore, forse potrai anche restare qui.
-Prometti che un giorno andremo a Sinnoh?
-Mairin. Taci.
-Ti prego, Alain! Sai che bellezza? Sul tuo Lizardon a fare lo slaloom tra le vette innevate del Mount Coronet! Wow! Che emozione...! Voglio catturare un Piplup, un Buneary, un Buizel e--
-Tieni fuori Charizard dalle tue depravazioni mentali, ragazza.
-Dai, chissà che spasso!
-Ci penserò. Forse.
-Grazie, Alain!
La sentì esaltarsi come una bambina, e forse si esaltò pure lui all'idea di averla alle sue spalle, di volare fino a Sinnoh con Charizard, sperimentare il sapore di una nuova avventura con lei legata come una spina fastidiosa al suo fianco. Anche i Pokémon di quella regione erano esemplari interessanti, interessanti quanto sconosciuti, e quindi degni di analisi approfondite e ricerche sul campo. Chissà se la Megaevoluzione faceva parte anche del loro DNA. Un processo naturale o indotto? Temporaneo o perenne? Tutti loro potevano ulteriormente crescere, oppure no? E perché? Da cosa dipendeva quella selezione della specie? Una lotta tra i più deboli e i più forti, forse? C'era dunque bisogno di particolari doti fisiche per sopportare i cambiamenti di un processo tanto devastante quanto la Megaevoluzione? Tutte domande alle quali sarebbe stato bello trovare risposta con un viaggetto ad Alola, ma per adesso si sarebbe dovuto accontentare dei dati raccolti a Kalos e Hoenn. Che comunque, pochi non erano.
Lavorò e confrontò dati fino a che dalla finestra non entrò il buio della sera, l'odore della pioggia non fu spazzato via da quello di una notte destinata a riscaldarsi ancora di più.
Solo quando Mairin gli accese la luce della scrivania si rese conto delle ore passate, di quante teorie avesse riportato sul pc, quanto avesse scritto, al buio, come un'idiota, risucchiato dal potere persuasivo che esercitava da anni su di lui la voglia di sapere tutto di qualsiasi cosa. Fu allucinante realizzare di aver dato aria ad ogni pensiero gli fosse passato per la testa; di certo Sycamore ne sarebbe stato contentissimo. Si portò le mani davanti al viso, poi gettò una rapida occhiata alla ragazza accanto a lui, per assicurarsi come stesse. Si era quasi dimenticato di averla lì. Era stata talmente tanto silenziosa da praticamente sparire dalla stanza – un record, conoscendola. -Quel libro deve averti presa molto.
-Eh?
-Sì, insomma. Non hai fiatato.
-Preferisco vedere Sinnoh di persona. Ho smesso di leggere da un po', in realtà.
Alain sobbalzò sulla sedia, e la nausea provocata dallo scatto fu peggio di una caduta dalla cima della Prism Tower. -E che hai fatto per tutto questo tempo?
-Alain, sono solo le diciotto. Rilassati. Hai lavorato tantissimo, puoi anche fermarti qui!
-... beh... sì, io... penso che tra poco me ne tornerò a casa. Sì. Oggi è andata bene.
-Sarai fiera di me. Senza distrarti, ti ho dato una mano anche io, pensa! Meriterei un premio, lo sai?- disse Mairin, tutta impettita, e attenta a non sbagliare ripiano andò a raccattare dei fogli e dei documenti da una mensola storta attaccata al muro, sulla quale una piccola pianta nana di baccapesca cresceva e spandeva il suo dolce profumo da un vasetto rosa e giallo. Alain era confuso. Aveva bisogno di una doccia, e di una cena che gli riempisse l'improvviso buco allo stomaco. Cosa intendeva la rossa per "ti ho dato una mano anche io"? -Che hai combinato questa volta, Mairin...?
Un plico di fogli gli fu sbattuto sotto il naso, e nell'indecisione che ne seguì Alain, un po' sgomento, ne prese alcuni e li lesse disattento, gli occhi indaco ridotti a due stanche fessure perplesse. -Ah, sì- gracchiò, per nulla colpito. -Questi sono del professore. Spero tu non li abbia toccati. Rimettili dove li hai trovati. Ah, e sposta quella piantina più vicino alla finestra già che ci sei. Ha bisogno di un po' di luce.
-Li ho messi in ordine alfabetico! Non vuoi controllare il mio operato, Alain? Perché non mi assumi come segretaria? Potrei davvero esserti d'aiuto, e fattelo dire... hai proprio bisogno di una mano.
Alain divenne di roccia nel viso, a quella rivelazione. Mairin però non si accorse del suo cambio di umore, e batté le mani contentissima. -Sì, sei stupito, vero? Così sarà più facile per te e il professore trovare i documenti! Guarda, ho anche usato le etichette colorate. A, B, C... e l'ho fatto con tutti i dati! Pensa che bell'aiuto!
-MAIRIN!!- gridò il corvino d'improvviso, esplodendo di rabbia, e Mairin non fu l'unica a trasalire all'interno della stanza ancora abbastanza operativa di ricercatori che, come trottole, balzavano da un computer all'altro sistemandosi occhiali e sbuffando stanchezza dalle labbra morsicate. Alain fece finta di non averli visti e sbatté i documenti con rabbia sulla scrivania, facendo saltare la tastiera del pc. Non poteva credere che Mairin si fosse allungata a tanto. Fosse andata a toccare il materiale del professore come se si fosse trattato di scartoffie prive di qualsiasi significato. -MA SEI FUORI DI TESTA?
-Alain.- mormorò la rossa, incassando rigida la testa tra le spalle.
-Chi ti ha detto di toccarli?!
-Io... io ho pensato che...
-Tu non devi pensare, Mairin. Tu qui dentro devi fare quello che ti dico io, e se io ti dico di stare ferma, tu ferma devi stare. E' chiaro?!
-Volevo solo darti una mano, Alain, santo cielo!!
-Ma sei impazzita, Mairin?!- Alain andò su tutte le furie, e gli occhi nocciola di Mairin si scurirono di lacrime fitte e pesanti. Tuttavia, nonostante il profondo scoramento, non ne sgorgò nemmeno una dalle ciglia color fragola scosse di tremiti. No. Le iridi rimasero fisse su quelle adirate dell'amico, anzi, del migliore amico, del ragazzo che amava, il respiro calmo a sollevarle il petto magro, i pugni stretti mentre disperata cercava di capire ancora una volta quale fosse stato il suo sbaglio. -Alain, io...- provò a mormorare, pentita. -avevo pensato di... di venirti incontro, di mettere un po' di ordine...
-Ma quale ordine, Mairin,- sbottò Alain, e strappò le etichette per gettarle nel bidone, furioso per aver permesso alla ragazza di prendersi tutte quelle libertà in un luogo sacro come un laboratorio di ricerca, il laboratorio di ricerca più importante di Kalos, dove se un solo dato veniva alterato, saltava inevitabilmente tutto il sistema. -questa roba è del professore, e lo sa lui in quale ordine va letto il tutto! Come ti sei permessa di allungare le mani dove non dovevi?!
-Volevo solo rendermi utile per te, Alain, basta chiedermi la stessa cosa!
-Allora sei inutile, Mairin, vattene ti prego. Sparisci dalla mia vista.
-Alain!!
-Adesso.
Mairin accolse quella critica al suo operato come un insulto alla sua persona, e le parole di Alain la ferirono atrocemente all'orgoglio. Per un attimo rimase ferma impalata a fissarlo, gli occhi lucidi, le labbra tremanti, in attesa che lui in qualche modo tirasse fuori il suo cuore di ragazzo dolce e le chiedesse scusa per come aveva sbroccato e inveito. Ma il corvino piuttosto che abbassarsi a tanto preferì ignorarla, scacciarla con un gesto perentorio della mano, e così la rossa, senza più fiatare, scappò letteralmente dal laboratorio, correndo verso gli ascensori. Prese il doppio petto color pistacchio che aveva lasciato all'ingresso e, senza salutare nessuno, se ne andò, sconquassata di nervoso e col cuore a cocci nascosto sotto strati di singulti rabbiosi.
Quello che non seppe mai fu che Alain, rimasto dentro a rimuginare, ci mise poco a pentirsi. Tempo dieci minuti ed era già scattato in piedi, si era levato il camice, aveva preso la giacca di pelle nera ed era immediatamente uscito con la Pokéball di Charizard stretta nella mano fattasi pallida di nervoso. Aveva sbagliato. Sbagliava sempre, lui, quando si trattava di Mairin, e tutte le volte si pentiva, tutte le volte si diceva di non farlo più. Forse perché la ragazza in qualche modo era importante, più importante di dati recuperabili, dati per cui Sycamore non si sarebbe mai arrabbiato, per cui Kalos non avrebbe mai perso nulla.
Alain voleva bene a Mairin. Voleva ancora andare a Sinnoh con lei, e forse da un annetto a questa parte aveva cominciato a volerle più che bene – forse per quello tutte le volte ci rimaneva male, tutte le volte rifletteva, soffriva. E non voleva perderla. Voleva imparare a tenersela stretta, perché nonostante sembrasse il contrario, nonostante fosse lui il più grande tra i due, quello con esperienza, quello bravo, serio, al quale affidarsi, era lei che lo aveva sempre protetto, tutelato, era lei la donna matura dalla quale rifugiarsi. E Alain senza Mairin aveva finalmente capito di essere solo un cucciolo disperso. Sollevò il braccio e Charizard venne fuori, stagliandosi al centro del viale imbiancato dalla luce a led dei lampioni costeggianti la strada in pietra. Gli montò sopra senza troppe spiegazioni, furioso con se stesso, e gli disse, aggrappandosi al suo lungo collo aranciato "trova quella sciocca. La portiamo a casa."
Charizard lo guardò accusatorio, allora, già capendo cosa fosse successo tra loro, e Alain arrossì e abbassò il capo. Poi, in un colpo d'ali, il Pokémon Fiamma fu abbastanza in alto per poter controllare anche i perimetri più bui e nascosti della città. Non fu difficile trovarla, distinguerla in mezzo alla gente che rincasava. Era l'unica d'altronde ad indossare quell'osceno giacchetto, a correre come un'ubriaca, e dunque impossibile per Alain non essere in grado di riconoscerla, pure a chilometri di distanza, pure col passare degli anni. L'unica, poi, ad avere quei lunghi capelli rossi, che immersi nell'oscurità serale parevano brillare come un triste tramonto invernale. Charizard atterrò non appena dunque la ragazza fu scovata a correre lungo il bordo del viale, e Mairin si fermò sconvolta quando il Pokémon di Alain le bloccò completamente il passaggio. Lo riconobbe per via della collana con la megapietra, e lì per lì fu tentata di tornare indietro, ignorarlo come lui aveva fatto con lei. Ripagarlo con la stessa moneta con cui lui da anni la fregava ed illudeva.
Ma vederlo scendere e chiamarla la bloccò da qualsiasi intenzione le fosse balenata nel cervello. Le spezzò il cuore. Non voleva. No. Non voleva fare nulla, solo abbracciarlo, tirargli un pugno, abbracciarlo di nuovo. -Alain...
-Mairin, vieni con me, dai. Ti riaccompagno a casa.
-No...
-Mairin, non fare la bambina. E' buio e... fa fresco, questa sera.
-No, non fa così freddo.
-Mairin.
-No, io... vattene via, io torno a casa da sola.
-Mairin.
Si guardarono.
-Scusami.
Mairin sobbalzò dinanzi a quelle parole. Non riuscì a sostenerlo un solo secondo ancora, tuttavia, troppo imbarazzata per reggere i suoi abbaglianti occhi chiari. -Scusami, è... è stata una giornata intensa, sono giorni che sto dietro a questo lavoro. E... e nulla, la mia reazione non è molto giustificabile, lo so. Spero tu abbia intenzione di perdonarmi, comunque.  
-Alain.. A-Alain, non ti preoccupare. E' tutto ok. Ti capisco. Tranquillo.
Alain pensò che forse accompagnarla a casa era troppo. Che lui le voleva forse troppo bene, e dunque doveva finire tutto lì, per evitare di peggiorare ulteriormente una situazione già abbastanza complessa, e stupida. Indietreggiò, a disagio, ma Charizard non fu dello stesso parere, e lo spintonò avanti con una poderosa musata contro la schiena. Alain allora si corresse la voce, arrendendosi all'evidenza che non se ne sarebbe andato via da lì finché non l'avesse vista tornare di nuovo a sorridere come prima. -su, monta.
-No, no, Alain, non...!
La raccolse sotto le ascelle e la incastrò per bene sul collo del suo Pokémon, che divertito sbuffò fumo dalle narici dilatate. -Guidi tu.
-Che...?! A-Alain...! Woooo-- MI LASCI LE REDINI DI LIZARDON? Cacchio!
-Non chiamarlo più così.
-ALAIN...!
-Solo per oggi.
-Wow....!! AHAHAH!
Poi le si accomodò dietro la schiena e, con uno schiocco docile, fece partire Charizard, il quale si levò dal suolo strisciando la punta infuocata della coda sul terreno ancora umido di pioggia. Mairin gridò, reggendosi sconvolta come meglio poteva, e il corvino pensò subito a bloccarle le mani intorno ai lacci delle redini della sella su cui scomodamente stavano. Il contatto con le sue dita fredde lo fece sorridere. -Devi tenerti forte. Concentrati.
-Sì, sì... wow...! Alain!
-Rischi di cadere.
-E' troppo bello!
-Reggiti.
Mairin sorrise, arrossì, e riuscì a sentire la premura del ragazzo avvolgerle il cuore come una calda coperta, una coccola data sul viso. Solo così capì che era tutto okay, tra loro, che in fondo, non era successo nulla. Che poteva ancora sperare che lui un giorno avrebbe cominciato a vederla come parte essenziale di sé, come più di una semplice amica con cui condividere gioie e dolori. A Mairin sarebbe tanto piaciuto smettere di rappresentare la solita stupida ragazza che il giovane si divertiva a rimproverare, proteggere. A lasciare indietro. -ti preoccupi per me, Alain...? L'ho sentita quella punta di attenzione nella voce.
Alain arrossì e tonificò le corde vocali. -Non voglio morti sulla coscienza, e con te ho già rischiato tanto.
-Semmai sono io che ho rischiato di perdere te! Mi devi la vita Alain!
Charizard partì rapidamente verso la città di provenienza di Mairin, e la ragazza urlò di nuovo, più forte, reggendosi disperata al collo del grosso Pokémon a cui tanto si era affezionata, nel corso del tempo, e che ormai reputava come un grande compagno di vita.
Alain ridacchiò, perfettamente abituato alla velocità del volo, e le fece da scudo chinandosi piano su di lei e toccandole col petto le scapole tese. Mairin divenne rossa quanto i suoi capelli all'idea di averlo addosso, così caldo, così serio rispetto a lei, e strinse con più forza il collo di Charizard, immaginando di star avviluppando le braccia solo intorno al busto del ragazzo che amava. Alain. Quanto le sarebbe piaciuto poter ascoltare il suo cuore, sapere che posto le spettava lì dentro, quali riguardi, quali attenzioni. Chiuse gli occhi, la frangia sferzata dal vento, il sorriso che ormai faceva male. Poi scoppiò a ridere, a ridere per la stupida litigata che li aveva visti protagonisti solo qualche attimo prima, per come Alain prendeva sempre tutto sul personale, tutto, come in realtà volesse solo proteggerla, quanto fossero legati e quanto lei avesse bisogno di lui, sempre, in ogni istante della sua vita. -Alain!- gridò, e Alain si avvicinò ancora di più, porgendole l'orecchio coperto di ciuffi color cenere. -Ci stiamo allenando per Sinnoh, vero?!- domandò Mairin contro il vento, divertita. Il corvino sollevò le iridi al cielo e scoppiò a ridere, ma non le diede il piacere di una risposta.
Se la tenne per sé mentre allungava le braccia e con una pacca amichevole ammoniva a Charizard di proseguire in direzione di Aquacorde Town. -Non dovevi pilotarlo tu, Mairin?
-AAAAAAAAH!- gridò quella in risposta, fattasi un piccolo bozzolo di capelli rossi e adrenalina.
Alain scosse il capo e pensò che era una ragazza proprio scema, ogni tanto.

Ma che in fondo, a Sinnoh si sarebbero per certo divertiti da morire.



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ciao a tutti! Erano secoli – secoli che non tornavo a scrivere su Pokémon, davvero, e visto il mio andazzo piuttosto incerto penso che questa fase durerà poco, ahimé. Ma come amo dire sempre "quando c'è la possibilità di fare qualcosa, che si faccia", e quindi eccomi qui, pompata a mille dopo aver riguardato gli speciali dedicati ad Alan e Marin; beh che dire. Io amo il personaggio di Alan, e penso di non aver mai calcolato un pg maschile in Pokémon quanto lui, sono sincera no nemmeno con Calem ero a sti livelli di sclero D: Mi ha colpita il suo rapporto con Marin: è un rapporto profondo, emozionante, puro, onesto. Non ho potuto non farci caso. E lei con un semplice sorriso riesce a tirare fuori tutto il bello che Alan ha da offrire al mondo, dimostrando che sotto la scorza amara di ragazzo introverso si nasconde in realtà tanto dolce succo *-* li shippo, molto, e sono convinta che a lungo andare, col passare degli anni, tra loro potrebbe crearsi qualcosa di molto interessante, una miscela particolare ed efficace vista l'intesa e il reciproco volersi bene che nutrono nei confronti dell'altro. Ma-- ma. Mi rendo conto che lei, pur essendo cotta pazza di lui – e si vede da come arrossisce tutte le volte che lui fa "ba" ditemi di noooo  - è decisamente più piccola nell'anime rispetto al caro Alan in realtà tutti sono piccoli rispetto ad Alan tra un po' pure Rocco ma vbb who cares, perciò ho scelto di trattare su di loro ponendoli in versione cresciutella, così da poter avere libero campo e muovermi come voglio rispettando comunque i sentimenti di Marin e, beh, mettendo in luce quelli rinnovati di Alan. Mai avrei dunque pensato di scrivere una Marissonshipping, eppure eccomi qui, proprio con una Marissonshipping, e sono felicissima di questo primo approccio alla pair, anche se proiettato sul futuro.
E' una storia senza pretese, scritta per il puro gusto di provarli insieme! Che ne pensate? Ho scelto di usare i nomi inglesi perché mi piacciono di più sulle città, quello è un mio trigger personale. Detesto "Luminopoli", meglio "Lumiose City" a mio dire, fa più serio. Di conseguenza per rendere coerente il tutto ho cambiato il nome a tutti, quindi Alan = Alain, Marin = Mairin, Platan = Augustine Sycamore e via dicendo. So che Lizardon è il nome giapponese di Charizard, ma siccome è buffo e simpatico, in questa shot viene utilizzato da Marin come nomignolo scemotto per stuzzicare Alan.
.
Spero di tornare ma non assicuro niente a nessuno – e forse è un bene. Grazie a chi a letto, chi recensirà, chi non vorrà farlo e chi metterà la storia in una delle tre cartelline!

xoxo

Lila
   
 
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