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Autore: OmegaHolmes    16/05/2019    1 recensioni
La testa gli pulsava con forza, faticando a ragionare con logicita’, l’unica cosa che riusciva a fare era fissare il cielo e gli occhi luminosi dell’elmo di Iron Man.
“Signor Stark…” sibilo’.
“Torna a dormire, bella addormentata, che il viaggio e’ ancora lungo.” Rispose con voce metallica.
Il ragazzo annui’ e chiuse gli occhi.
Starker
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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NOTA DELL'AUTRICE / Questa storia ha molte falle probabilmente, ma non scrivo da molto e nasceva da un bisogno profondo si scrivere. 
Contiene spoiler, percio' se non hai visto Endgamen, non leggerla.
Spero che vi piaccia, nonostante tutto.
OH
Love you 3000.

Le fiamme ardevano vive tra le strade di Manhattan, seminando il panico tra la folla.
Una perdita di gas, a quanto pare, aveva innescato una serie di incendi nei piu’ importanti grattaceli della grande mela.
Peter Parker, o meglio, Spiderman, non aveva riflettuto due volte prima di intervenire, nonostante fosse tarda notte e stesse per andare a letto.
La citta’ era ancora viva a quell’ora, le strade ricolme di persone e i suoi sensi di ragno gli davano il terribile presentimento che ci sarebbero state molte vittime.
Peter Parker, altro ad i suoi poteri di ragno, aveva qualcosa di piu’ potente, ovvero, un gran cuore.
Lui non voleva nulla in cambio, semplicemente cercare di rendere il mondo un posto migliore, soprattutto dopo che il Signor Stark gli aveva dato quella fantastica tuta ultra accessoriata.
Aveva volato e corso, piu’ che poteva, per arrivare in soccorso alle vittime ancora presenti nell’edificio, alle persone sotto alle macerie e in cerca di salvare chi per strada rischiava di farsi cadere un palazzo addosso. 
Lucido, pieno di energie come sempre, senza pensarci due volte, si tuffo’ tra quelle fiamme, che da lontano parevano uno di quegli enormi draghi dei quali aveva letto molto nei libri per ragazzi.
Vigili del fuoco, polizia, tutti facevano del loro meglio per salvare vite umane.
“Ehi, gurdate! E’ Spiderman!” urlavano le persone, esultanti.
Il ragazzo scelse proprio il palazzo dal quale era partita la prima esplosione –“Spiderman!” urlo’ un vigile del fuoco “Fai attenzione, la’ dentro non si respira!” 
“Tranquilli, ci penso io!”

L’aria densa gli riempi’ i polmoni, che parevano macigni nel petto “Ehi! Mi sentite? C’e’ nessuno?” urlo’, saltando tra un piano all’altro, in cerca di superstiti, prima del crollo fatale.
La tosse iniziava a prendere il sopravvento, insieme alla stanchezza.
“Aiut… aiuto… sono..q-qui..!” una voce roca lo chiamo’, da lontano.
Spiderman corse verso quella voce, mentre il palazzo iniziava a cedere; una giovane donna era rimasta incastrata, sotto la sua scrivania.
“Ehi.. stai bene? Ci… ci sono qui io..” disse il ragazzo coraggioso, mentre prendeva la donna tra le braccia, cercando di reggerla in piedi.
Lentamente si diressero verso l’esterno, verso quel vuoto annebbiato dal fumo e dalle fiamme.
/Ci sei quasi continuava a ripetersi il ragazzo, issando la donna alla sua vita, in modo da riuscire a fare l’ultimo passo, prima di lanciare la ragnatela, ma… qualcosa ando’ storto.
Il soffitto crollo’, sopra di loro, lasciando che il buio li inghiottisse nella pancia del Drago.


Non ci aveva mai pensato a cosa potesse esserci dopo la morte, insomma, dopo tutto era un giovane ragazzo del Queens.
Ma era piuttosto certo che in paradiso non soffiasse un vento cosi’ freddo e fastidioso contro la sua faccia… e soprattutto che non si potesse trovare a guardare il cielo stellato, sorretto in volo, tra le braccia di acciaio di Iron Man.
La testa gli pulsava con forza, faticando a ragionare con logicita’, l’unica cosa che riusciva a fare era fissare il cielo e gli occhi luminosi dell’elmo di Iron Man.
“Signor Stark…” sibilo’.
“Torna a dormire, bella addormentata, che il viaggio e’ ancora lungo.” Rispose con voce metallica.
Il ragazzo annui’ e chiuse gli occhi.


Una luce penetrante si fece spazio con insistenza nel suo campo visivo, finche’ non apri’ gli occhi del tutto, portandolo a sobbalzare.
Oltre alla constatazione di un dolore penetrante alla testa, Peter venne colto dal panico nel ritrovarsi in una stanza da letto molto spaziosa, ma soprattutto, non la sua.
A fatica si mise a sedere, cercando di ricordare se fosse mai stato in quel luogo, in vano. Un enorme finestra, di fronte a lui, si affacciava sull’oceano, lasciandolo senza parole.
Stava per poggiare una mano sul vetro della finestra, quando ad un tratto, una voce alle sue spalle lo blocco’ “Fossi in te non lo farei, ragazzo.”
Peter si volto’ di scatto, incredulo e terrorizzato allo stesso tempo “S-signor Strak… C-come… dove… dove mi trovo?”
“Aspetta, lascia che riformuli meglio la tua domanda… che cosa diavolo ci facevi in un grattacielo in fiamme che stava per crollare, o meglio e’ crollato proprio sulla tua testa vuota?”
“I-io… io volevo solo aiutare e salvare quella signora..”
“Beh, e’ salva, ma non grazie a te, signorino.”
Lo sguardo di Tony era cupo, torvo e pieno di rabbia. Gli occhi neri, penetranti del piu’ vecchio erano incollati a quelli gonfi e lucidi del giovane, che riusci’ solo a sussurrare “Dove…dove mi trovo?”
Il moro tiro’ su dal naso, abbassando lo sguardo “In un posto sicuro.”
Peter aveva 20 anni, ora.
Non vedeva Tony da quando ne aveva 17, da quando… avevano conbattuto contro Thanos e avevano vinto.
Il ragazzo abbasso’ lo sguardo alla punta dei propri piedi scaldi, notando che la punta delle dita erano bianche a contatto con il pavimento freddo.
“Dov’e stato per tutti questi anni?” domando’, stanco.
“Dove non potessi piu’ dare mostra del mio ego… o qualcosa del genere.” Disse stancamente, mentre lo continuava a fissare.
“E… per tutto questo tempo… nemmeno una parola. E ora…” rise incredulo il ragazzo, alzando lo sguardo “Ora… mi viene a fare la paternale? Dopo avermi ignorato per 3 anni? Io non sono piu’ un bambino, Signor Stark..”
“Io… non ti ho ignorato, sul serio…e’ che… ho dovuto.”
“Dovuto? Dopo aver salvato mezzo Universo ed essere sopravvissuto allo schiocco di Thanos, lei e’ dovuto sparire?”
“Io…” inizio’ l’uomo piu’ maturo “Non sono il Tony Stark che hai conosciuto.”
“C-cosa?”
“Io vengo da un’altra dimesione, Peter. Il Tony Stark della tua dimensione, del tuo Universo, non e’ sopravvissuto.”
Una fitta dolorosa colpi’ le tempie del ragazzo, facendolo crollare a terra, in cerca di aria.
“No…n-no…non e- vero… Iron Man vive… Iron Man e’ immortale, i-io lo so…” lacrime e panico si mischiarono sul volto di Peter Parker, mentre la terribile verita’ che aveva cercato di rielaborare durante in quegli anni torno’ cruda alla mente.
Tony Stark lo soccorse, cercando di tirarlo su’ “Era ancora troppo presto, lo sapevo… ma se tu non ti fossi quasi suicidato in quel palazzo… beh, avrei fatto le cose con piu’ calma. Ora alzati, hai bisogno di riposare a letto.”
Peter faticava a reggersi sulle sue gambe, sia per le ecchimosi, sia per l’emozione troppo forte.
Si aggrappo’ alle braccia di Stark, fissandolo intensamente negli occhi, sprofondando nel suo profumo, nel suo respiro “Sei..sei tu, Tony…?”
“Si’, ragazzo, sono io…” rispose commosso il moro.
Ed ancora una volta per Peter Parker tutto si fece buio.
Quando riampri’ gli occhi, il Sole era alto e il cielo limpido senza ombra di nuvole all’orizzonte.
Seduto al suo fianco, sul bordo del letto, Tony Stark lo osservava, imperscrutabile.
“Allora, hai intenzione di svenire ancora?”
Peter si mise a sedere “No, penso di no.”
“Bene, allora, hai fame?” disse alzandosi, evidentemente nervoso, cercando di celarlo per qualche strano motivo.
“Non lo so… forse…”
“Bene, allora alzati bella addormentata, che di sotto la colazione, o meglio il pranzo, vista l’ora, ti aspetta.”
Quella casa era veramente enorme, penso’ il ragazzo, ancora confuso da tutta l’incredibile situazione.
Una grande sala si affacciava su una terrazza che dava anch’essa sull’oceano, li’ di fronte, si ergeva la cucina, con la colazione pronta sul tavolo.
“Allora, ci sono uova strapazzate, cheeseburger, ciambelle, tutto… tutto quello che desideri.”
Peter si sedette, fisso’ il cibo, ma non riusciva a mangiare, perche’ una morsa troppo ferrea gli cingeva lo stomaco.
“Non posso mangiare…” disse serio “Se prima non mi spiega che diavolo sta succedendo, Signor Stark…Insomma, lei… lei e’ morto.”
“Nel tuo Universo, non nel mio.”
“Questo che significa?” 

L’uomo di sedette di fronte a lui “Vedi… quando il me di questo universo ha schioccato le dita… ha creato uno squarcio nella parete temporale che divide i vari universi. Nel mio Universo… a essere morto…” la voce di Tony si spezzo’ “..sei tu, Peter.”
Il ragazzo sgrano’ gli occhi, incredulo “C-cosa? C-come?”
Il moro si prese, stancamente, la testa tra le mani “Durante la seconda Civil War, tra Captain Marvel e me… io… non sono riuscito a salvarti…”
“Quindi… in entrambe le nostre dimensioni… uno dei due e’ morto.”
“Esattamente… nella mia non sono un eroe, ragazzo, anzi, sono visto come la causa di tutti i mali del mondo. Ma vedi, posso accettare ogni cosa, ma… non di vivere sapendo che tu non ci sei piu’.”
Quelle parole colpirono molto il ragazzo, incredulo “Perche’… e’ voluto venire in questa dimensione? Come sapeva che qui eri morto?”
“Non lo sapevo, l’ho scoperto quando vi sono giunto… Ho anche scoperto di avere una famiglia, una figlia qui… beh, non e’ cosi’ nel mio mondo.” 
“E com’e’ nel suo mondo?”
“Beh…” Tony si alzo’ di scatto, dandogli le spalle “In quel mondo sei tu la mia famiglia.”
Aveva promesso a se stesso che non sarebbe piu’ svenuto, ma un dichiarazione come quella avrebbe fatto girare la testa a chiunque, soprattutto a chi aveva soffocato i propri sentimenti per anni, annegandoli nell’alcool, insabbiandoli insieme al sogno di diventare un Avengers.
“Quindi… io e lei…insomma…”
“Si’. Senti…” si volto’ di scatto, con le mani avanti “…non voglio nulla da te, solamente, volevo vederti un’ultima volta, io mi rendo conto che nelle due dimensioni le realta’ sono differenti. Nella mia realta’ io e Pepper non siamo mai stati insieme, mentre… beh, hai capito. Non avrei voluto dirtelo, non avrei dovuto, ma non… non ci sono riuscito.” Gli occhi supplicanti e scuri di Tony fecero girare ancora la testa dolorante del ragazzo, che cerco’ di alzarsi in piedi.
“Lei… non ha idea di cosa ho sopportato in questi anni.” Appoggiandosi al tavolo, si diresse verso la figura del moro “e… non ha idea di cosa ho dovuto fingere… essere l’amichevole Spiderman di quartiere, senza… senza macchia e senza paura, nonostante… fossi colmo di rabbia e rancore, perche’… non avevo mai avuto la possibilita’” un altro passo… “di dirle quanto ci tenessi a lei, quanto la ammirassi, quanto…bramassi le sue attenzioni…quanto abbia cercato di dirle…” un ultimo passo e poteva finalmente rivedere l’universo di quegli occhi scuri come la pece, la linea sottile delle labbra inquadrate tra il pizzo leggermente brizzolato, sentirne il respiro affannato, come se fosse in procinto di uno dei suo terribili attacchi di panico.
Peter tramava come una foglia, ma eccola finalmente, la sua seconda possibilita’, li’ di fronte a lui.
“Di dirle… quanto profondamente l’abbia mai amata, Signor Stark…” sussurro’, mentre lacrime calde fluivano sul suo volto stanco.
L’aveva finalmente ammesso a voce alta, ci era riuscito.
Chiuse gli occhi, cercando di nascondersi sotto le palpebre segnate, ma una mano calda, gentile, non gli permise di voltare il volto.
“Allora…” sussurro’ Tony, con un filo di voce “Non ti ho perso… sei… sei sempre stato tu.”
Cingendogli il volto, lentamento, poso’ un bacio sulle labbra frementi ed insicure del ragazzo che per troppo tempo aveva bramato e ormai rinunciato a quel contatto.
Anche il volto del moro si riverso’ in una maschera di lacrime, mentre le sue labbra cercavano, lambivano, accarezzavano quelle del giovane, che si aggrappava disperatamente a lui.
Il calore dei loro corpi era un unione perfetta, penso’ Peter.
Peccato fosse solo un sogno.
Il sogno del coma.
  
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