Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: elelcomplains    16/05/2019    0 recensioni
[Gyro/Johnny]
spoiler su Steel Ball Run
A ripararlo dal freddo solo una misera coperta, la schiena appoggiata contro una cassa di legno che [...] proteggeva come se fosse stato il suo tesoro più prezioso. Ed effettivamente sarebbe stato capace di proteggere quella cassa e il suo contenuto a costo della sua stessa vita
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gyro Zeppeli, Johnny Joestar
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Davanti agli occhi del ragazzo il tramonto, come tanti ne aveva visti nel corso della sua giovane vita. Niente di particolare, pensò, al contrario quasi lo nauseava. Cominciò a scrutare l'orizzonte, finché all’improvviso non vide una figura che avrebbe riconosciuto  tra mille. Si chiese dove fosse stato per tutto quel tempo, ma in fondo non m’importava: era lì, a pochi metri da lui, mentre si avvicinava in groppa alla sua Valkyrie. Con tutta la forza che Johnny aveva nelle braccia fece girare le ruote della sedia a rotelle e si diresse verso di lui. Quando fu lì l'altro gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi, lo strinse a lui e come risposta il giovane Joestar si abbandonò in lacrime tra le sue braccia. Non riusciva a descrivere a parole quanto fosse felice di rivederlo, lo aveva visto cadere dalla sua fidata Valkyrie, credeva di averlo perso, e ora che era lì con lui il più giovane scoppiò a piangere come un bambino. Non poteva e non voleva trattenersi, e Gyro non rideva di lui, ma gli sembrava anzi di vedere delle lacrime sul suo viso. «Sono tornato» gli disse, anche a lui era mancato terribilmente, poi gli scompigliò amorevolmente i capelli e gli baciò la fronte. Il più giovane non voleva lasciarlo mai più, in una delle varie soste avevano deciso che una volta che Gyro avrebbe vinto quella maledetta gara e salvato quel bambino avrebbero ricominciato insieme, lontano sia dal padre del giovane che dalla famiglia dell’italiano. Ancora una volta fu questo a rompere il silenzio: «Johnny, coraggio, finiamo questa benedetta gara e poi ricominciamo finalmente da capo, senza reliquie o presidenti». Ancora in lacrime balbettò un “sì”, e poi un altro, e poi un altro ancora, finché Gyro non lo zittì con un bacio colmo di affetto. E fu allora che svanì, e Johnny si ritrovò di nuovo solo, in mezzo al nulla, di nuovo incapace di camminare. E ancora un brivido gli attraversò la schiena, e finalmente si svegliò.

Era l’alba, e si trovava in mezzo al mare, sulla nave che lo stava portando verso l’Italia. A ripararlo dal freddo solo una misera coperta, la schiena appoggiata contro una cassa di legno che, insieme alla sfera d'acciaio che stringeva tra le mani, proteggeva come se fosse stato il suo tesoro più prezioso. Ed effettivamente sarebbe stato capace di proteggere quella cassa e il suo contenuto a costo della sua stessa vita: dentro c'era il corpo del suo adorato Gyro, che si era affrettato a recuperare dopo lo scontro con il presidente Valentine. Credeva che riportarlo a casa sarebbe stata la scelta più giusta, in fondo aveva dimostrato il suo valore e aveva guadagnato una sepoltura più che dignitosa. Cominciò di nuovo a ricordare tutte le giornate passate insieme parlando di qualunque cosa venisse loro in mente, le canzoni idiote che cantavano davanti al falò fino a notte inoltrata, le ore passate a guardare le stelle quando nessuno dei due riusciva a dormire, le notti passate abbracciati perché le coperte non erano abbastanza per scaldarli. Al solo pensiero gli venne un magone che gli rendeva difficile anche respirare, e gli scesero delle lacrime. Alzò la testa verso il cielo, lasciando che fosse la brezza ad asciugargli il volto e cercando di non pensare per un attimo al motivo per il quale si trovava su quella barca, ma davanti ai suoi occhi vedeva solo il momento in cui l’anima del suo amato saliva verso l’alto, e al fatto che era riuscito solo a sussurrare «Grazie, Gyro» tra le lacrime, e si rese conto che quel ricordo non avrebbe abbandonato a breve la sua mente. Guardò la sfera d'acciaio, e subito si ritrovò in conflitto con se stesso: una parte gli diceva di restituire quella sfera, Gyro insisteva su quanto quell'oggetto fosse importante per la famiglia Zeppeli, se fosse stati in vita non gli avrebbe mai permesso una cosa del genere, ma un’altra parte del giovane  era cosciente del fatto che sarebbe stato solo alla sua memoria il compito di ricordare Gyro, ed era terrorizzato dall'idea che il ricordo del giovane sarebbe potuto sparire per sempre se non innescato da qualcosa. Non fece neanche in tempo a tentare di risolvere questo che pensò come avrebbe potuto spiegare ai genitori di Gyro cosa fosse successo a loro figlio, e a come raccontare la storia senza cominciare a piangere come un bambino. Vide in lontananza una costa. Nonostante non l'avesse mai vista era sicuro che si trattasse di Napoli: Gyro gliene aveva parlato così tante volte, e lui non si stancava mai di ascoltare le dettagliate descrizioni della sua patria, della sua bella e ridente Napoli, per vedere i suoi occhi verdi illuminarsi, per poi riempirsi di determinazione e spirito combattivo quando parlava del suo obiettivo, quello di salvare il piccolo Marco dalla ghigliottina. Senza che se ne rendesse conto dalle sue labbra uscì una melodia. Non ne conosceva il titolo e non ricordava una singola parola, ricordava solo quel motivetto lento e la voce calda di Gyro che la cantava quasi come una ninnananna. A volte gli piaceva trattarlo come un bambino prendendolo in braccio (anche per facilitargli i movimenti), tenendogli la mano ogni volta che poteva, quando lo vedeva turbato o divertendosi a correre in giro mentre lo portava sulle spalle. Forse perché non riusciva ad essere completamente autosufficiente, o magari perché di cinque anni più giovane, e gli ricordava i suoi fratelli, Gyro era protettivo nei confronti di Johnny, a volte si comportava come il suo compagno e a volte come il fratello maggiore che aveva perso anni addietro. Il supporto del maggiore era stato abbastanza per far uscire l'altro giovane dalla depressione che lo affliggeva da quando era morto il suo tanto amato fratello Nicholas, ma ora che anche Gyro se n’era andato, chi avrebbe potuto impedirgli di sprofondare di nuovo nel nero abisso?

La nave approdò al porto, e Johnny si prese qualche istante per guardare la città già sveglia da ore. Era esattamente come Gyro l'aveva descritta: piacevolmente caotica, allegra e perennemente di fretta, i pescatori scaricavano le casse piene, frutto di una notte intera di lavoro, le donne avevano già cominciato a sbrigare le prime commissioni e le carrozze andavano da una parte all'altra. Era un ambiente totalmente diverso da quello cui era abituato Johnny, ma tuttavia non ne era infastidito. Per un secondo scordò il motivo per il quale si trovava lì, ma quando Valkyrie tirò la briglia tornò alla realtà. Diede così un altro sguardo alla città, e riuscì subito ad individuare la reggia della famiglia Zeppeli. Afferrò la corda legata alla cassa e volse lo sguardo verso la città, mentre Valkyrie rimaneva docile al suo fianco, nonostante per afferrare la cassa Johnny avesse lasciato la briglia del cavallo, e mosse il primo passo verso la dimora. «Bentornato a casa, Gyro».


Note dell'autrice:
Da tempo avevo questa breve storia dimenticata in uno dei miei documenti, e finalmente ho avuto il coraggio di terminarla e pubblicarla. Tengo a ringraziare la mia solita beta reader Husbanfo per aver sopportato la lettura di un altro dei miei lavori che di allegro non ha nulla, e vorrei ringraziare tutti voi che siete arrivati fin qui. 
Ci vediamo alla prossima storia
   
 
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