Incubo
Camminare in quei corridoi devastati è un po’ come morire
per l’ennesima volta. Vorresti solo chiudere gli occhi e svegliarti da questo
incubo, ma sai che è stupido. Questo non è un incubo, questa è la realtà. La tua realtà.
Eppure ti sembra un incubo.
La realtà – quella che ti faceva rabbrividire, di cui avevi paura – è morta, ma senti che c’è ancora
da qualche parte di questo castello distrutto. Ha lasciato il segno, un segno
che non se ne andrà mai, neppure quando ricostruiranno la scuola dalle sue
macerie.
Sai che non se ne andrà facilmente, quel segno. Lo sai per esperienza.
Ti chiedi che aspetto abbia, da fuori, la tua scuola, la tua casa. L’aspetto di un rudere che sta crollando, l’aspetto
dell’incubo che dovrebbe essere finito. Ma non è finito, vero? Ci sarà per
sempre, una piccola parte di quell’incubo terribilmente reale, ci sarà sempre
da qualche parte. Anche dentro di te.
Le candele della Sala Grande sono spente. È la prima volta che le vedi spente,
in sette anni ad Hogwarts. Il cielo sopra di te, quel cielo incantato che ti ha
fatto spalancare la bocca la prima volta che l’hai visto, è scuro, nero. Sembra
voglia partecipare anche lui allo straziante dolore di questa scuola. Il sole
che filtra attraverso le finestre non riesce nemmeno ad illuminare la sala. Sai
che ci vorrà ancora tempo perché lo faccia.
Senti gli sguardi di tutti e vorresti che non ti guardassero, che non lo
facessero per l’ennesima volta. Vorresti che la smettessero, che la smettessero di guardarti come se fossi un eroe.
Non sei altro che un ragazzino, un ragazzino accasciato sotto il peso di
responsabilità troppo grandi. Ed anche ora che quelle responsabilità si sono
dileguate, ti senti troppo giovane, troppo immaturo per affrontare tutto
questo. Ti senti un bambino e vorresti rifugiarti tra le braccia di qualcuno,
vorresti essere consolato e rassicurato, come un bimbo spaventato. Ma sai che
nessuno può consolarti.
Senti un calore improvviso circondarti la mano e ti volti, sorpreso. Lei ti
sorride, il suo è un sorriso un po’ rotto, ma sai che c’è tempo per
aggiustarlo.
Senza dire una parola, poggi la testa sulla sua spalla e chiudi gli occhi.
E pensi che forse, forse l’incubo è davvero finito.
Angolo
Autrice
Uhm, credo che
questa cosa abbia bisogno di una spiegazione. Allora … volevo scrivere qualcosa
su Harry Potter nel vero senso delle parole. Qualcosa su Harry, Ron, Hermione …
va bene che mi sono definitivamente concentrata sulla Nuova Generazione, ma
Harry mi ha visto crescere, non se capite. Quello che mi ha bloccato dallo
scrivere centinaia di storie su di lui è stato l’ultimo libro. Capiamoci, la
Rowling ha messo il punto a tutto. Ogni minimo particolare è stato risolto, nel
settimo libro. E poi … quel diciannove
anni dopo mi ha definitivamente fatto rinunciare ad ogni proposito di
scrittura. Certo, qualche cosa l’ho anche scritta, come quella cosa orrenda di
qualche mese fa, ma … è solo una minima parte di tutto quello che avevo
intenzione di scrivere. Solo che … il settimo libro mi ha bloccata,
definitivamente.
Quindi, quando ho iniziato a scrivere questa roba, non sapevo dove volevo
andare a finire. Non è bello da dire, ma è così. Volevo scrivere di un
personaggio qualsiasi, che si poteva identificare con qualsiasi nome, ma poi mi
è uscito questo.
Penso sia chiaro che il protagonista è Harry Potter e lei è Ginny. Il momento è subito dopo la guerra, dopo che Harry ha
posato la bacchetta di Sambuco. Ora, non me ne vogliate, ma non ricordo con
precisione il passaggio. Non leggo il settimo libro da un po’. Mi pare comunque
che stesse facendo giorno.
Comunque, le candele della Sala Grande, quelle che stavano sospese sopra i
tavoli, sono spente in segno di lutto, così come il cielo, nero, che vuole
partecipare al dolore. La realtà che ha lasciato il segno è Voldemort, perché,
in qualunque caso, non verrà mai dimenticato
Okay, ora che ci
faccio caso, le mie note sono più lunghe della storia XD Bene, vi lascio a
questa cosa orrenda.
Ah, il titolo è scemo. Forte.
El.