Peonies and Cyclamens
« Sai, non è niente male. Io ci aggiungerei una sfumatura qui, però. »
Nel voltarsi, Jungkook è più che pronto ad affrontare chiunque l’abbia avvicinato – i pugni stretti sulle bombolette spray pronti a diventare le uniche armi che possiede e che gli siano mai servite per difendersi da qualunque aggressore. Non sarebbe la prima volta che fa a botte – e probabilmente non sarà l’ultima – da quando, anni prima, ha iniziato a sgattaiolare fuori dal suo appartamento in piena notte per esercitarsi nel cortile del condominio.
Ciò che non si aspetta di trovarsi di fronte è un giovane uomo, poco più grande di lui, dall’aspetto quantomeno bizzarro – almeno per un passante delle tre del mattino: pantaloni da lavoro, grembiule verde, il volto sporco di terriccio ed occhialetti tondi e piccoli, cerchiati della stessa sfumatura biondo pallido dei corti capelli tinti. Tiene le mani posate sui fianchi come una caricatura, ed annuisce compiaciuto nell’osservare quello che agli occhi di chiunque – altro? – sarebbe un puro e semplice atto di vandalismo. Jungkook non ha neppure la possibilità di rispondergli, esterrefatto com’è: ci pensa lui a proseguire il discorso, facendosi avanti per indicare una parte del graffito.
« Mi piace soprattutto il modo in cui le peonie si fondono coi ciclamini, qui. », ammette; nel piegarsi si gira quanto basta perché Jungkook possa osservare la stampa sul grembiule: risulta stranamente familiare, e solo dopo un breve momento di riflessione Jungkook si rende conto, con orrore, che è il logo del negozio di fiori – Smeraldo Flower – la cui serranda ha deciso di “decorare”. Oh. Oh no.
« La prego, non chiami la polizia. », sussurra, la voce ridotta ad un sibilo acuto. Il ragazzo si volta a guardarlo, sorpreso nel sentirgli pronunciare quelle parole; scoppia a ridere, tenendosi la pancia.
Nel panico che lo affligge Jungkook pensa distrattamente di non aver mai sentito un suono più dolce.
« Perché dovrei chiamare la polizia? », domanda l’altro, ancora scosso dalle risate; scuote la testa. « La serranda è molto più bella così. Perlomeno si capisce che questo è un negozio di fiori anche mentre è chiuso. »
Si china all’altezza di Jungkook, sospeso sulle punte dei piedi, e posa la guancia contro il palmo della mano aperta. « Ci voleva la mano di un artista, suppongo. », dichiara; Jungkook sente un macigno crollare sul suo stomaco. Artista, lui? Osserva il profilo dell’altro come stesse osservando egli stesso un’opera d’arte, rapito dal suo aspetto e dalle sue parole. Quasi non si accorge che gli ha teso la mano, e sta attendendo che lui la stringa.
« Mi chiamo Namjoon. Kim Namjoon. », si presenta. Quando sorride le sue guance si colorano di rosso, le fossette – già normalmente visibili – si fanno più prominenti. Jungkook stringe la sua mano con le farfalle allo stomaco.
« Jungkook. »
« Jungkook. », ripete Namjoon. Nessuno aveva mai pronunciato il suo nome in quel modo. « Uh, non vorrei essere indiscreto ma…ho sempre pensato che sarebbe stato interessante anche ridecorare l’interno. Sono un grande ammiratore dell’arte moderna. »
Di nuovo quella definizione – arte, artista. Jungkook continua a fissarlo sconvolto. « Uh, io… »
« Non devi, se non vuoi. Ma mi farebbe molto piacere. »
E poi Namjoon fa qualcosa che Jungkook non si aspetta – non che sia stato in grado di anticipare qualsiasi cosa abbia fatto finora: strizza un occhio, complice, amico, sincero. E Jungkook, debole, sente un sorriso stupido illuminargli il viso.
« Sì. Certo che sì. », sussurra, stordito. « Ne sarei felicissimo. »
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Grazie a Elisa per il prompt!
Se volete anche voi una storia breve su commissione potete
averla collegandovi al mio account Ko-fi (link in
cima alla bio!)
Alla prossima!
-Joice