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Autore: armen66    21/05/2019    0 recensioni
[Bron Broen The bridge ]
[Bron Broen The bridge ][Bron Broen The bridge ]Il diario di Astrid dal suo ricongiungimento con Henrik Sabroe. Per chi non conosce l'intera storia, padre e figlia sono stati forzatamente separati per otto anni.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Giorno 0

Sono nata

Un paramedico vestito di rosso tocca la spalla dell'uomo che mi sta abbracciando, sussurrandogli all'orecchio.
Una donna con l’uniforme, cappotto blu e bottoni dorati,  lo segue.
L'uomo non si muove, rafforza l'abbraccio, finché la donna non lo chiama con il suo nome.
Il nome di mio padre.
Mi lascia andare, lentamente, un braccio intorno alle mie spalle per mantenere il contatto.
Io so chi è lui. Io non sono  sua.
"L'ambulanza è qui", dice la donna.
 La guardo, due occhi tristi, una lacrima sulla sua guancia.
"Dobbiamo andare." L'uomo sta parlando con me.
"Ho bisogno dei miei vestiti. Nella mia stanza.” La mia voce è tesa, ho più paura che davanti al fucile, quando il mio istinto mi diceva di scappare. Parole smarrite di un passato dimenticato, non toccare mai una pistola, non avvicinarti mai, mai nella linea di tiro  ....
Ho scosso la testa, la voce appartiene all'uomo, io non ero lì.
L'uomo guarda la donna, implorando il suo consenso. Lei annuisce.
"Vestila in fretta, dobbiamo  andare."
Faccio  strada all'interno della casa, piena di fumo bianco che brucia la gola, che cosa usa la polizia per produrre un odore così orribile?
La mia stanza è subito dopo il salotto, entro, lui vuole seguirmi e io lo fermo, una mano sul suo petto, chiudendogli la porta in faccia.
I suoi occhi sono tristi e lui è ferito dalle mie azioni, conosco il suo ruolo,  ma lo ha recitato con me troppi anni fa.
Non sono una bambina piccola e ho solo la biancheria intima sotto il mio accappatoio.
Mi chiede di sbrigarmi, di lasciare questo posto, di scappare; prendo il cardigan verde, i pantaloni, le scarpe, gli dico che la mia giacca invernale è appesa in corridoio.
Chiudo la porta dietro di me e siamo di nuovo fuori, nel mezzo della confusione, macchine della polizia, furgoni, uomini con fucili o in tute integrali bianche.
Si guarda intorno, come se cercasse qualcuno, urla "aspetta" a una donna con lunghi capelli biondi che sta parlando con un uomo armato, tra un furgone della polizia e un'auto sportiva verde.
La donna ci guarda, fa un passo, si ferma, solleva una mano - mezzo saluto, mezza benedizione - entra nell'auto e se ne va.

Giorno 2

La mia città

So che mi sta osservando mentre esploro la casa, aprendo cassetti e armadi nella mia ex camera da letto, prendendo  ogni oggetto, facendo un mucchio sul letto di Anna.
Giocattoli, animali di pezza, bambole Barbie.
Passa lungo il corridoio, ancora e ancora.
Ogni volta mi chiede qualcosa.
Ho fame? Freddo? Voglio un tè? A che ora la cena?
Rispondo sì o no, o non rispondo affatto e le sue spalle si afflosciano, sospira.
È così strano, ho pensato che i miei ricordi sarebbero tornati, ma non c'è niente, solo un buco nero, anche quando osservo i vestiti della me bambina che viveva qui.
Lui cucina, noi mangiamo, lui pulisce e noi non sappiamo di cosa parlare.
Com'è andata la scuola? Vuoi vedere un film? Hai bisogno di aiuto con i compiti di storia? Puoi portarmi in città per comprare un regalo di compleanno per una compagna di classe?
Prende un album di foto da uno scaffale, mettendolo sul tavolo; seguo le sue mosse con gli occhi ma mi rifiuto di aprirlo. Ho osservato a lungo la foto sul muretto, vicino al mio disegno. Me. Lui. Mia madre. Mia sorella.
La stanchezza mi fa andare a letto presto la sera, è troppo, questa casa quest'uomo questa vita,  all'improvviso.
In bagno, non ho spazzolino da denti e  dentifricio. Non posso lavarmi i denti. Riapro violentemente la porta del bagno, lui arriva immediatamente, tremando per la forza che ho impresso alla porta; i suoi occhi sono spalancati, indico  sul lavandino due bicchieri con uno spazzolino ciascuno. Due? Apre il tappo del dentifricio e fruga sotto il lavandino finché non trova uno spazzolino giallo per bambini, ancora avvolto in plastica e carta.
"Mi dispiace, domani andremo al supermercato."
"Potrei farmi una doccia se ci fosse un asciugamano o un accappatoio.” Via l'odore dell'ospedale, l'odore di me stessa lontano da qui.
E mi rifiuto di vedere l'accappatoio rosa con Minnie stampato sul retro che usavo  nella mia vecchia vita qui.
Mi passa un asciugamano blu, così grande che mi avvolgo come un rotolo.
"Ho bisogno di qualcosa per la notte."
Non voglio dormire con l'unica biancheria che ho.
Nel mio armadio tutte le cose sono per quella che ero, niente per la mia età o la mia taglia.
Cosa potevo aspettarmi da lui? Una selezione di vestiti da teenager della giusta taglia, colore, modello che mi piace?
Ricorda cosa significa essere un padre? Riesce a essere di nuovo così?
Lo seguo sulla soglia della sua camera da letto, non a mio agio con l'idea di entrare lì, ma voglio  vedere tutto quello che fa.
Apre il primo cassetto e prende una maglietta con scollo a V. Era di mamma? Era  vestita sempre  elegantemente, raramente ricordo una maglietta su di lei, specialmente una così banale.
La tiene in mano, la guarda, poi  la mette via e afferra dal cassetto inferiore una maglietta grigio scuro delle sue.

 

Giorno 3

Attraverso il ponte

Perché papà non mi ha trovato? Ero vicina, così vicina, sulla mappa c'è solo un ponte che si estende tra l'oscurità e la luce.
Perché ci ha lasciate andare? Lo guardo tutta la mattina da quando è venuto a prendermi  in ospedale.
Cosa è successo? Eravamo felici, la foto di una famiglia che si amava  è sul muretto, o così  sembrava.
Ho chiesto a Frank come ha incontrato mamma e papà e ha detto che ha lavorato con mamma, ma ha sempre evitato di parlarne tanto. Ho iniziato a perdere ricordi dei miei genitori, della mia vita precedente. Anna era più giovane, i suoi ricordi erano più fragili e sono spariti troppo velocemente.
Ho pianto quando Frank ha detto che erano morti, volevo il mio orso di pezza, il mio migliore amico, e ho gridato tutta la mia disperazione, il dolore di una bambina. E lo stesso quando Anna è morta, ed era  peggio, perché non avevo più sette anni.
Sola al mondo, e non avevo radici, niente di niente. La gente del villaggio parlava di parenti, crescendo ho capito che non avevo un  passato. I demoni erano nascosti nell'angolo della mia stanza di notte, sentivo gli occhi di Frank osservarmi, controllarmi ogni giorno. Ero persa nei boschi delle fiabe.
Il lupo cattivo si prese cura della  figlia smarrita, nessun principe azzurro liberava liberato Biancaneve


Giorno 4 

Mamma mia
 
Lo sforzo di aprire entrambi gli occhi è troppo. A malapena vedo attraverso il sinistro, le ciglia sono incollate e non riesco a sollevare la mano per pulirle.
C'è mia madre al mio capezzale, la chiamo e lei non si avvicina. Le chiedo di muoversi, la mia voce è strana perché la mia bocca è secca e la mamma mi dà acqua.
Una mano alza la mia testa, l'altra avvicina un bicchiere di plastica alle mie labbra. Bevo, ne voglio ancora, ma le mani si ritraggono.
Chiamo di nuovo mamma, e lei tace.
Per favore accarezzami e dimmi che andrà tutto bene, che il  dolore e le vertigini scompariranno velocemente.
Voglio il suo ma sto  cadendo nell'oscurità, vedo Frank puntare un fucile contro di me, mi nascondo di nuovo nell'armadio buio, è un posto sicuro.
Quando sono di nuovo sveglia, mamma è ancora seduta accanto a me, ma non è mia madre, è bionda con un cappotto verde, la donna che ha sparato.
Paura. Chi mi ha sparato? Quando? Dove? Ricordi che tornano.
L'uomo con la pistola, la faccia insanguinata di papà, il dolore alla gamba, le parole di papà.
Dov'è? Lui deve essere qui con me, non questa donna.
Mi fissa e la guardo e la voce che urla e vuole suo  padre non è mia, non può essere mia.
Si alza in piedi mentre un'infermiera corre verso il mio letto e mi costringe a stare calma, dicendo alla donna di andarsene.
"Tuo padre sa che stai meglio, arriverà presto."
L'infermiera mi punge il braccio e quando mi sveglio c'è la luce del giorno e il mio vero padre è seduto sulla sedia, con il viso gonfio e punti sulla fronte, in un camice da ospedale come il mio.
"Dove è andata? Pensavo che fosse mamma e ho  urlato. Chi era lei?"
Papà apre la bocca, due volte, cercando chiaramente una risposta, poi inizia a piangere, disperatamente, come se non piangesse da anni, non come due giorni fa nella tomba di Anna.
Mi afferra la mano, la porta alla sua faccia, la inonda di lacrime.
Sono immobile, cosa può aiutarlo?
Gli tocco la spalla, i suoi occhi - rossi e gonfi - incontrano imiei.
Mi dispiace, dice più e più volte.
Mi dice qualcosa sull'uomo che mi ha sparato, è una vendetta complicata, lui e Saga  stavano lavorando al caso, poi con me ritornata ha perso ogni sviluppo. Ha quasi perso Saga, due pallottole nel suo giubbotto.
Quindi tutti e tre siamo stati colpiti in pochi giorni, che ironia, benvenuti nella mia famiglia, prova di ammissione essere bersaglio di tiro.
E ora Saga se n'è andata e lui vuole - lui davvero vuole – lui ha bisogno di averla qui con noi.
L'infermiera entra, vede papà disperato, gli prende la pressione sanguigna e lo rimanda nella sua stanza.

   
 
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