Fandom:
MacGyver
(2016)
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Mac, Jack
Dalton, MacDalton
Tipologia:
One-shot
Genere: Malinconico, Sentimentale,
Slice of Life
Avvertimenti:
Missing moment
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho elaborato
la seguente storia, non mi appartengono.
Note:
Dedicata a
Mairasophia.
STUPID
CHRISTMAS PRESENT
“Ecco
a te, ragazzo. Sicuro di stare bene? Sembri un po’
pallido.”
“La
ringrazio. E non si preoccupi, mi sono rotto la gamba qualche giorno fa
ma
posso camminare.”
“Se
vuoi un passaggio, non hai che da chiedere. Tra poco devo chiudere il
negozio.”
“Non
si preoccupi, davvero. Prenderò un taxi.”
“Allora
buon Natale, figliolo.”
La
porta del negozio si aprì e fece tintinnare la campanella
appesa sopra lo
stipite mentre Mac, con cautela, bilanciava il sacchetto appeso alla
stampella
e il proprio peso per salire i tre gradini che l’avrebbero
portato a livello
della strada. Da lì, non gli ci sarebbe voluto molto per
trovare un taxi e
farsi accompagnare all’isolato più vicino alla
Fondazione per poi farsi gli
ultimi cinquecento metri a piedi.
Era
un piano perfetto e l’ansia che gli aveva ghermito il petto
da qualche giorno
scemò un poco al pensiero di aver finalmente trovato
l’ultimo regalo che
mancava alla sua lista, quello più difficile e importante:
il regalo che
progettava di fare a Jack da mesi, ormai, e che
quell’imprevisto soggiorno nell’infermeria
della Phoenix aveva rischiato di far saltare.
Più
fiducioso, il ragazzo non prestò attenzione
all’ultimo gradino: fatti male i
calcoli, inciampò nel buco che anni di clienti di passaggio
avevano aperto e
sarebbe anche caduto a faccia in giù sull’asfalto,
rischiando di spaccarsi il
naso, se un paio di familiari braccia non lo avessero preso al volo,
fermandolo
a metà strada e preservandolo.
“Mac,
esattamente… Cosa diavolo ci fai in giro quando Matty,
l’ultima volta che l’ho
vista, TI AVEVA ESPRESSAMENTE ORDINATO DI RESTARE IN CAMERA E
RIPOSARE?”
Con
la bruschezza tipica di Jack Dalton, questi lo rimise in piedi e lo
osservò con
espressione truce mentre lo stesso Mac si massaggiava il collo
dolorante per lo
strappo: “Sei ancora in pigiama! Sei evaso dalla
Fondazione?” continuò l’ex
Delta, aveva notato un lembo della familiare stoffa delle tuniche
ospedaliere
in dotazione all’infermeria spuntare da sotto il cappotto,
cappotto che Jack
aveva identificato come il proprio.
“Mac,
ehi, ti ho fatto una domanda.” continuò Dalton con
tono tuttavia più pacato
mentre gli sistemava un ciuffo particolarmente ribelle dietro
l’orecchio: “Jill
era matta per la preoccupazione quando non ti ha trovato in stanza, ha
rintracciato il tuo cellulare ed eccomi qui.”.
Il
ragazzo non rispose perciò Jack fece l’unica cosa
che gli sembrava sensata
fare: prenderlo in spalla e portarlo direttamente alla base; per farlo,
si
allungò a prendere la stampella e il sacchetto che vi
penzolava, ma subito Mac
ebbe uno scatto per prenderlo lui stesso.
“Ehi,
sei strano. Che ti prende? Cosa c’è lì
dentro?”
Nonostante
l’insistenza del partner, Mac scosse la testa e nascose il
sacchetto sotto il
cappotto nel tentativo di celarlo all’amico ma quel movimento
improvviso gli
inflisse una staffilata di dolore inaspettata; questa lo costrinse a
piegarsi
in due e, mentre il sacchetto cadeva a terra con un tonfo morbido, Jack
fu
svelto ad acchiapparlo e a caricarselo in spalla: “Ora stai
fermo, sono stato
chiaro?”.
La
voce di Jack era decisa e ben piantata, il tono di un soldato.
Mac
rabbrividì, riconoscendola: era la voce di Delta Jack.
Conscio
che fosse impossibile opporsi, Angus sospirò e si
lasciò tenere: “Prendi quel
sacchetto.” disse soltanto con un filo di voce,
“È davvero importante.”.
“D’accordo,
d’accordo. Ma mi devi spiegare perché sei evaso
per venire a fare shopping. Ti
avrebbero dimesso tra due giorni al ritorno di Bozer e Riley, non
c’era alcuna
fretta.”
“Dovevo
prendere un regalo di Natale.” rispose lui con tono evasivo.
“E
per chi? Dev’essere una persona molto importante se-
“
“È
il tuo.”
“Eh?”
“È
il tuo regalo di Natale, Jack.”
Jack
si fermò sui propri passi proprio davanti alla macchina che
avrebbe dovuto
riportarli indietro; con la mano a pochi centimetri dalla maniglia,
rimase
immobile: “Puoi ripetere, scusami?”
“Il
regalo è per te, Jack.”
“Credo
di non aver capito bene. Tu saresti evaso, con il rischio di farti
beccare da
Matty o, peggio, di farti ancora più male, e tutto per
venire a prendere il mio
regalo di Natale? Dimmi che ho capito male, ti prego, non dirmi che sei
stato
così idiota.”
Mac
non rispose.
Jack
sospirò e aprì la portiera: dopo aver depositato
Mac sul sedile posteriore, lo
seguì e si accomodò al suo fianco prima di
cingergli le spalle col braccio: “Mac,
ascoltami. Non che non lo apprezzi, sia chiaro, ma nessun regalo vale
la tua
salute, voglio che ti entri in testa. Se anche non mi avessi fatto
alcun
regalo, chissenefrega.”
A
quelle parole, Mac ebbe un sussulto e cercò di divincolarsi
ma il suo partner
gli impedì di liberarsi dalla sua stretta: “Ehi,
piccolo, dove vorresti andare?”
gli mormorò lui all’orecchio, “Devo
ancora portarti da mamma Matty e farti
tirare le orecchie. Poi vedremo di convincerla a farti comunque uscire
per
Natale, così da non rimandare la festa.”
Alla
menzione della festa, Mac tremò appena ma, se normalmente
nessuno l’avrebbe
notato, questo non sfuggì a Jack: “Che ti
prende?” ripeté l’ex cecchino,
accarezzandogli la testa, “Non ti ho mai visto
così nervoso per una festa, men
che meno per Natale.”
“Volevo
solo che tutti i regali fossero pronti per tempo.”
“Piccolo,
so che ti piace farli ma rilassati, nessuno te ne fa una colpa se non
sei
riuscito a trovare quello che volevi, anche una pizza e una birra sono
ok. A
meno che non ci sia qualcosa di diverso sotto. E il mio intuito dice
che è
così, quindi sputa il rospo!”
“Come
hai detto tu, mi piace fare regali di Natale alla mia famiglia e voglio
che sia
tutto in ordine e che sia tutto perfetto come dico io. Tutto
qui.”
In
un attimo, Jack capì e si diede dello stupido per non
esserne accorto prima
mentre tante piccole accortezze che il suo testardo partner aveva
sempre
riservato a tutti loro assumevano un nuovo significato; in un lampo,
afferrò
Mac per il mento e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
In
quelle pozze blu come il mare, Dalton vi lesse tutta una serie di
emozioni che
poteva decifrare con una facilità quasi imbarazzante
– per lui, Mac era
praticamente un libro aperto -; il cuore gli sprofondò nel
petto: “Mac, non
dirmi che lo pensi davvero.” mormorò il
più anziano con un filo di voce, “Non
dirmi che pensi davvero che potremmo abbandonarti per uno stupido
regalo di
Natale. Non osare pensarlo, Angus MacGyver!”
Il
più giovane incassò la testa nelle spalle nel
tentativo di sfuggire lo sguardo
del partner ma questi non gli diede tregua e lo obbligò a
guardarlo ancora
negli occhi: “Mac, so che dopo tuo padre e dopo Alfred sei
spaventato, ma
fidati di me. Nessuno di noi ha intenzione di andarsene, men che meno
io, e men
che meno per uno stupido regalo di Natale! Mi hai capito?”
Mac
non rispose e Jack lo scrollò piano ma con decisione:
“Rispondi, hai capito?”
Con
difficoltà, il ragazzo annuì ma non
proferì parola.
“Ora
torniamo alla base, ti rimetto a letto e chiedo a Matty di lasciarmi
libero
fino alla fine della tua prigionia, possiamo giocare a carte o ridere
delle
pessime identità che la CIA crea per i suoi agenti, ho delle
vere chicche. E
magari potremmo anche chiamare Sam su FaceTime e farci raccontare delle
sue
mirabolanti avventure in Australia. E quando gli altri torneranno,
daremo la
più grande festa di Natale che Hollywood Hills abbia mai
visto.”
Soddisfatto,
Jack posò un bacio veloce sulle sue labbra; prima di
strisciare davanti, si
assicurò che Mac fosse ben coperto e, una volta messo in
moto, la prima cosa
che fece fu di sistemare lo specchietto retrovisore, in modo da poter
osservare
il volto del proprio partner e tenerlo sotto controllo: e se, nel
mentre del
viaggio, avesse visto un paio di lacrime scendere lungo le sue guance,
di certo
non avrebbe detto nulla, limitandosi a promettere a sé
stesso, ancora una
volta, di portare sempre il sorriso sulle labbra di quel ragazzo
così prezioso
per lui.