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Autore: amimy    24/07/2009    2 recensioni
[I Diari della Mezzanotte-Scott Westerfeld]
Un semplice giro di ricognizione. Un ragazzo e una ragazza soli nella stessa auto. Nessuna fidanzata gelosa in vista, almeno per una notte. Un esperimento che tanto scientifico non è. Insomma, gli ingredienti perfetti per una piccola relazione clandestina. Niente di serio, naturalmente. Al mattino, tutto come prima. Ma per una sera…
Una piccola Dess/Jonathan, ambientata dopo il secondo volume, Dentro le Tenebre.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ambientata dopo il secondo volume:se non l'avete letto e non volete spoiler non leggete!


Obvious: Experimental love


<< Mi potresti ripetere ancora una volta perché stiamo girando tutta Bixby con la macchina di mio padre, Dess? >> domandò Jonathan, stringendo il volante fra le dita e svoltando nella via laterale che Dess gli stava indicando.
<< Perché dobbiamo accertare la precisione delle mappe di Madeleine, individuare tutte le zone morte e le eventuali falle nella mezzanotte. >> sospirò Dess, lanciando un’occhiata rassegnata a Geosincronico.
<< E io devo accompagnarti perché…? >>
<< Perché sei l’unico Midnighter ancora sano di mente a possedere un’auto, Jonathan. >> replicò lei, enfatizzando sul “sano di mente”. << E un’automobile è indispensabile, perché girovagare per la città prima della mezzanotte in bicicletta potrebbe risultare un tantino problematico. Sai, per quella piccola storia riguardo al venire arrestati e rinchiusi in casa per il resto della vita…credo che tu abbia idea di cosa vuol dire, giusto? E no, non ho intenzione di farmi guardare le spalle dalla Regina delle stronze, nel caso tu me lo voglia chiedere. Preferisco fregare St. Claire nella vecchia maniera. >> aggiunse Dess, sorridendo.
Jonathan la ascoltò, interessato, e si rese conto ancora una volta di quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che era rimasto solo con Dess, escludendo la visita a Villa Oscura.
Lei gli era sempre piaciuta, fin dall’inizio. Nonostante stesse agli ordini di Rex, quando serviva, lei sapeva sempre come ridimensionarlo. Non aveva la paranoica mania di comando del vedente, né i modi immaturi e irritabili di Melissa. Era spiritosa, non prendeva le cose troppo sul serio e sapeva come gestire l’Ora Blu in un modo tutto suo. Era forte.
Certo, Dess non gli piaceva come gli piaceva Jessica. Jessica era la sua ragazza, a conti fatti. Era completamente diverso.
<< A cosa pensi, Flyboy? >> chiese la ragazza, intuendo il suo cambiamento d’umore. Impugnava sempre Geosincronico, al quale dava un’occhiata di tanto in tanto quando la serie di numeri sullo schermo si faceva interessante. Non aveva bisogno di carta e penna per ricordarsi i dati che leggeva nell’apparecchio, le bastava la memoria.
Il ragazzo scrollò le spalle, premendo sull’acceleratore. << Niente di importante. >>
<< Niente di importante? A chi la vuoi dare a bere, ragazzo volante? Si sente la puzza di bruciato degli ingranaggi che girano nel tuo cervellino. Dopotutto, sono o non sono la maga della Dessiometria? >> scherzò lei.
<< Ah, così ora la Dessiometria si è estesa anche a me? Comunque, niente, davvero, stavo solo considerando che… >> iniziò lui, ma fu interrotto da un paio di fari che tagliò l’oscurità come un coltello affilato a meno di un centinaio di metri da loro.
Immediatamente Jonathan accostò davanti alla siepe alta e curata di una villetta , spense il motore con un secco giro di chiave e si accucciò dietro il cruscotto. Dess lo imitò, abbassandosi nello spazio fra il sedile e lo sportello sul cruscotto. I fari della macchina erano spenti, perciò non c’era nessun rischio che St. Claire o qualunque altro polizziotto stesse arrivando li avesse visti.
<< Salvato da St. Claire. Un giorno memorabile. Segnalo sul calendario, non riaccadrà presto. >> sibilò Dess, mentre l’automobile della polizia sfrecciava accanto a loro senza accostare.
Quando la volante fu a debita distanza, Jonathan girò la chiave e riavviò il motore. Dess ora teneva gli occhi incollati a Geosincronico, mentre Jonathan teneva i suoi fissi sullla strada che veniva loro incontro mentre sfrecciavano per le vie. Sia Jonathan che Dess sembravano ansiosi di concludere il giro, ora che gli argomenti di conversazione eranmo crollati.
<< Allora, di cosa si trattava? >> chiese lei ad un tratto, infrangendo il voto di silenzio che era inconsciamento stato fatto da entrambi.
<< Di cosa si trattava cosa? >> ribattè Jonathan, confuso. Dess roteò gli occhi, come faceva quando il professore di trigonometria sbagliava a spiegare le più banali nozioni. A volte non era lei quella a cui sfuggiva l’ovvio.
<< Prima, a cosa stavi pensando? Non me l’hai ancora detto. >> spiegò. Questo era il turno di Jonathan di roteare gli occhi. << Non ti arrendi, eh? Stavo solo riflettendo che era da molto che…che non portavo qualcuno a fare un giro in macchina. >> esclamò lui, chiedendosi un istante dopo perché avesse mentito. Inomma, Dess non era Jessica. Con Jess lui doveva stare attento a non urtare i suoi sentimenti, doveva usare parole affettuose, controllate e sempre rassicuranti. Ma lì c’era Dess, la sua amica. A lei poteva dire tutto. E allora perché non l’aveva fatto?
Dess gli lanciò un’occhiata sospettosa, ma non disse nulla. Lei sapeva quando lasciar perdere. Era una delle cose che a Jonathan piacevano di lei.
Il silenzio tornò a calare fra di loro, ma questa volta era un silenzio più caldo e intimo del precedente. << Accosta. Mancano quattro minuti. >> intervenne lei all’improvviso. I suoi occhi erano ancora su Geosincronico.
Jonathan si fermò senza fare storie. Un tempo, probabilmente, Dess avrebbe aspettato fino all’ultimo minuto. Ma dopo l’avventura di Melissa giù nelle pianure alcaline, nessuno si arrichiava a guidare nei minuti che precedavano la mezzanotte.
I quattro minuti che li separavano dalla venuta dell’ora blu trascorsero in fretta. Era impossibile non avvertire l’avvento dell’ora blu: Jonathan si sentì invadere dalla familiare leggerezza che accompagnava la venuta della mezzanotte, mentre Dess avvertì l’eccitazione e i leggeri brividi che era solita a provare.
<< E ora? >> domandò Dess, vedendo i numeri congelarsi sullo schermo di Geosincronico un attimo prima che si spegnesse nell’ovattata luce blu.
<< Che ne dici di farci un volo? Verso Villa Oscura, giusto per assicurarci chei nostri amichetti preferiti non abbiano escogitato qualche nuova strategia per farci fuori? >> propose ancora lei, vedendo che Jonathan non rispondeva. Si ritrovò suo malgrado a chiedersi di nuovo a cosa lui stesse pensando, ma non aprì bocca.
Lui annuì, sollevato. Volare era semplice. Non come spremere gli ingranaggi del suo cervellino per trovare argoemnti di conversazione, nonostante il più delle volte con lei la conversazione fosse spontanea e facile.
Dess spalancò la portiera e scese dall’auto, abbandonando Geosincronico sul sedile. Jonathan la imitò e la raggiunse con un salto, sorridendo.
<< Quanto tempo dall’ultima volta, eh? >> sospirò lei con un pizzico di malinconia. Sembravano passati secoli dall’ultima volta in cui avevano volato insieme, solo loro due in un volo di piacere invece che per salvarsi la pelle.
<< Già. Un sacco di tempo. >> concordò Jonathan, tendendole la mano. Dess l’afferrò, e si sentì invadere dalla familiare leggerezza che non provava più da chissà quanto.
Lui piegò le gambe, aspettando che Dess facesse altrettando. Provava una strana sensazione all’altezza dello stomaco, costatando che accanto a lui c’era una ragazza diversa da Jessica. Era strano, ma anche piacevole. Le lanciò un’occhiata, per assicurarsi che fosse pronta. Lo era.
Jonathan flettè ancora le gambe, e spiccò il salto. Sentì che Dess si sollevava da terra nel suo stesso istante.
Come aveva immaginato, Dess sapeva ancora come saltare, che angolazione utilizzare e quanta forza mettere nella spinta. Era naturale, per lei come per Jessica. Jonathan s’insultò mentalmente, furioso con se stesso. Perché non riusciva a impedirsi di paragonare Jessica e Dess?
In silenziò, sorvolarono la città immobile. Il chiarore della mezzanotte dava alle strade sotto di loro un aspetto incantato e al contempo sinistro. Sembrava che una cortina di ghiaccio fosse scesa sull’intera Bixby, raggelandola. Era un pensiero tanto confortante quanto tetro.
I profili delle villette ordinate di Las Colonias si stagliarono davanti ai loro occhi, man mano che i loro salti perdevano quota. Dess sentiva l’aria che le sferzava il viso, emozionandola quanto un’interminabile serie di numeri che si fosse susseguita nel suo cervello laborioso. Era piacevole. Più che piacevole, a dirla tutta.
Ad un tratto, l’abitazione di Ernesto Grayfoot riempì il loro campo visivo, mentre atterravano nel giardino. I cespugli avevano un urgente bisogno di essere potati e l’erba si stava facendo violentemente spazio nel cortile, ma per il resto non c’era niente di sospetto intorno.
Lei sbuffò, lasciando la mano calda di Jonathan e sedendosi a gambe incrociate sull’erba umida. Lui la raggiunse, accomodandosi accanto a lei. << Avrebbe dovuto esserci Rex. Così come possiamo capire se i nostri amici oscuri hanno combinato qualcosa? I fan degli oscuri potrebbero aver organizzato una festa con i loro animaletti da compagnia ieri notte, e noi non ce ne accorgeremmo mai. >> si lamentò Dess, lanciando poi un’occhiata furtiva a Jonathan per osservare la sua reazione alla chiamata in causa del Vedente. Lui fece una smorfia, ma non disse niente.
<< Be’, ora che siamo qui…cosa facciamo? >> chiese dopo un po’ lui, guardandosi intorno. Dess lo guardò ancora di sottecchi, iniziando a tormentare le catenine che aveva al collo con le dita. << Ecco…diciamo che io avrei una mezza idea. C’è una cosa che vorrei provare. Ma è solo un esperimento, perciò non ti montare la testa, Flyboy. >> mormorò lei. Jonathan si rese conto con stupore che sembrava emozionata. Aveva la guance chiazzate di rosso, come se avesse preso freddo, e gli occhi lucidi. Lui si domandò per un istante se non fosse malata.
Ma poi non potè domandarsi più nulla, perché le mani nervose di Dess gli afferrarono il colletto della camicia e lo attirarono verso il suo volto. Lui si rese conto di cosa stava per accadere appena una frazione di secondo prima che le labbra della ragazza incontrassero le sue. Jonathan sgranò gli occhi, sbalordito, pronto ad allontanarla gentilmente, ma poi si ricordò cosa gli aveva detto. “E’ solo un esperimento”. Non stavano facendo nulla di male. Non stava tradendo Jessica.
Dess avvertì la leggerezza che aveva provato in volo pervaderlalentamente, e si sentì fluttuare sull’erba. Si accorse che l’espressione allibita era sparita dagli occhi di lui, così chiuse i suoi e gli si avvicinò ancora un po’, senza staccare le labbra. Poi Jonathan le posò una mano sulla spalla e la spinse indietro dolcemente.
<< Ma che cosa… >> iniziò. Dess gli mise un dito sulla bocca. << Era un esperimento. Mi sono sempre cheista cosa provasse Jess, così…sai, no, è un po’ come quando devi studiare una marea di formule complesse per giungere a una conclusione. >> spiegò, stringendosi nelle spalle. << Be’, non è stato così spiacevole. Voglio dire, non assomigliava affatto a una lezione di algebra… >> disse lui. Sembrava confuso.
<< Già. Però, come tutti gli esperimenti anche questo ha i suoi limiti. >>
<< Di cosa stai parlando? >>
<< Be’, mi sarebbe piaciuto provarci prima della mezzanotte, ma così non avrebbe avuto senso. Cioè, era solo una prova basata sul tuo talento, e fuori dall’ora segreta non si sarebbe concluso nulla. Ma qui non c’è privacy. >> sbuffò Dess.
<< Ti riferisci a Melissa? >> chiese lui. si sentiva ancora confuso. Incasinato.
<< Ovviamente. Non mi va che la Regina delle stronze sappia sempre tutto. Ma, poi, cosa ci si può fare? Non si può avere tutto. >>
Il silenzio tornò per l’ennesima volta, interrotto solo dal frusciare delle ali di qualche occasionale strisciante che sorvolava le loro teste. La luna nera procedeva il suo avanzare nel cielo, e ormai doveva essergli rimasto poco più di un quarto d’ora.
<< Ti accompagno a casa, se vuoi. Poi tornerò a prendere la macchina. >> propose lui. La ragazza annuì.
Si rialzarono, e lui le tese la mano. Un minuto dopo, erano di nuovo in cielo, sorpassando le strade con lunghi balzi.
La casa di Dess era piccola e aveva urgentemente bisogno di una sistemata, ma lui non ci fece caso. Era cesa una sorta di patina di tensione fra loro, che gli impediva di concentrarci.
Si fermarono nel prato davanti alla casa di lei, bloccando lo slancio di un salto appena in tempo. Erano distratti. Dess lasciò la sua mano. Jonathan si schiarì la voce. << Ehm, a domani, allora. >>
<< A domani. >> ripetè lei, ammiccando. Poi, a sorpresa per entrambi, lui la prese per le spalle e premette le sue labbra su quelle calde di Dess. Lei si sentì schizzare dritta verso le stelle.
<< Wow. Ho la sensazione che questo non fosse un esperimento. >> commentò infine lei, quando lui la lasciò andare. Le sorrise. << Non sarò proprio un genio in matematica e scienze, ma di solito quando une sperimento va bene lo si ripete per assicurarsi che il risultato non sia stata una coincidenza. >>
<< E questa è stata una coincidenza? >>
<< No. Esame superato in pieno. Ma ehm..preferirei non dirlo a Jessica. >>
<< Scherzi? Nessuna arma anti-oscuro è preprata per affrontare la sua ira. Ho le labbre cucite. >>
<< Allora, a domani. Stavolta per davvero. >> ripetè lui, chinandosi a darle un ultimo bacio. Poi si voltò, spiccò un salto potente e scomparve alla vista della ragazza. Dess sospirò fra sé. Due tridecalogili non richiesti le si erano appena presentati davanti.
<< Innamoramento. Ha tredici lettere. E anche clandestinità. Qualunque cosa voglia dire. >> scrollò le spalle, osservando il punto dove lui era sparito. << Questa è una coincidenza. >>
Si voltò, spalancò la porta di casa e marciò verso la sua stanza a passo svelto. Non era successo nulla. Nulla, come sempre. O forse sì? Dopotutto, anche apprezzamento aveva tredici lettere. Tre parole su tre, esattamente come le volte che si erano baciati. Quante possibilità c'erano che un esperimento conseguisse lo stesso risultato tre volte di fila per pura casualità? A volte era davvero difficile ignorare l’ovvio. Senza contare che Jessica non l’avrebbe mai scoperto, perché ufficialmente non c’era nulla da scoprire. E lui era così carino…

Ok, effettivamente non so perché l’ho scritta, considerando che Dess e jonathan non sono i miei personaggi preferiti(e considerando che nei discorsi di Dess ho dovuto mettere qualche frase a discapito di un mio certo personaggio preferito, per mantenerla almeno un po’ IC), però eccola qua. Non so come mi è venuta, perciò vi supplicherei di commentarla…per favore! Tanto cosa vi costa? Se la leggete, potete scrivermi se vi fa schifo o vi piace, no? Sprecate al massimo un minuto e mi fate felice…
Be’, ciaociao!

   
 
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