HOT JAKE
Commento al titolo:
c’è bisogno di ulteriori spiegazioni?
Ennesima
giornata grigia a Forks. La temperatura
è bassa nonostante sia già primavera
inoltrata; il cielo plumbeo pare una cappa di vapore acqueo che occlude tutti i
colori del paesaggio e nasconde quelle poche scie di luce che scendono a terra. Non me ne curo, per oggi: sono con
Jacob, e il sole sembra battere solo in quest’angolo di riserva, filtrando i pochi raggi dritti nel garage del mio amico.
Guardare
Jake al lavoro è estremamente interessante, oltre che divertente: non ho mai
incontrato nessuno che possedesse una tale abilità con le
mani. Qualunque cosa tocchi, funziona. E’ successo anche a me, dovrei
aggiungere: la prima volta che sono venuta qui ero un motore rotto anche io, ed
ecco le costruzioni dei miei pensieri che
cominciano a prendere la giusta
direzione.
-Ormai ci
siamo. I ferri arrugginiti che mi hai portato solo qualche settimana fa
cominciano ad assumere un aspetto diverso: fra poco diventeranno due
meraviglie-
-Non avevo
dubbi che tu ce l’avresti fatta, Jake- rispondo.
- Vedi,
basta solo avere un po’ di pazienza, tutto si aggiusta- risponde piano, poi mi
guarda attentamente negli occhi: credo si stia riferendo a qualcosa di diverso
dei motori. Arrossisco, alzo le spalle come sono solita fare per nascondermi dai
miei pensieri.
Lui lo sa,
anticipa ciò che mi attraversa la mente: mentre passa, mi accarezza la spalla
incurvata e si china sul bancone degli attrezzi. Il calore della sua mano si trasferisce
sulla mia spalla; qualsiasi pensiero
triste o malinconico alberghi nella mia testa viene spazzato via come nuvole
dal vento. Ecco, lo osservo sorridere e mi sento bene.
Jake si
asciuga il sudore dalla fronte lasciando una ciocca di capelli sul collo: la
maglietta di cotone è fradicia e si è
incollata al torace risaltando le linee muscolose del petto e delle spalle. E’
una meraviglia guardarlo.. ed arrossisco di nuovo, questa volta però per
l’imbarazzo. Lui si accorge anche di questo –ovviamente- e sogghigna in
silenzio. E’ cambiato parecchio in questo periodo, ma in fondo è sempre lo
stesso.. solo.. in un corpo diverso.
La sua
natura giocosa e vivace potrebbe stonare su una stazza mastodontica di quasi
due metri su cui troneggiano muscoli da far invidia ad una statua di marmo;
il colore della sua pelle scura, ruggine, risalta sulla maglietta chiara che
fascia stretta il suo busto. Il suo paio di Jeans sformati, sporchi di grasso
d’auto hanno visto tempi migliori, ma su
di lui sembrano un capo alla moda, un
indumento assolutamente normale.
Jacob riprende il suo lavoro, consapevole del
mio sguardo attento su di lui. Il suo sorriso
soddisfatto ne è la conferma.
-Ehi, Bells-
comincia- ti vedo sudare, hai caldo?-
- Certo che
ho caldo Jake, il tuo garage è minuscolo e tu lo riscaldi come una stufa-
-Bhè ,
ultimamente la mia temperatura corporea si è stabilizzata a quarantadue gradi e
mezzo, sai com’è..- ammicca- ormai non
ci faccio più caso. Indossare i vestiti è diventato un optional per me..-
-Me ne sono
accorta..-
-Certo
certo..,-sogghigna compiaciuto,- sai che facciamo ora? Andiamo in spiaggia e ci
facciamo una nuotata!-
-Jake,
dimentichi che siamo in Aprile; io non possiedo il gene speciale del
licantropo.. la minima cosa che può capitarmi è prendermi un bel raffreddore, considerando che potrei
anche morire assiderata-
-Che
esagerata! Oggi si sta bene! In più possiedi una stufetta personale pronta a
riscaldarti.. fidati di me: non sentirai alcun freddo, sarà divertente!-
-Jake..-
-Ti fidi di
me?- mi sussurra roco, chinato sul mio viso. Il suo sguardo espressivo, dritto
nel mio, è carico di tenerezza e determinazione. I suoi occhi luminosi diventano
due soli neri che si incendiano e bruciano dentro i miei.
- Certo che
mi fido di te, ma rimani comunque un folle squinternato!-
Lui scoppia
in una risata sonora, poi mi prende per mano e mi accompagna fuori. Sudo
ancora, sono arrossita e balbetto quasi: chissà, forse la temperatura esterna
mi rinfrescherà le idee..
La spiaggia
è deserta, pare abbia aspettato il nostro arrivo: dalla coltre di nubi arriva
una folata di vento che muove le ombre e scopre un sole giocoso e tiepido:
Jacob alza gli occhi sorridendo, poi si volta:
-Che ti
avevo detto? Giornata perfetta per una nuotata! – Dai , muoviti lumacona, prima
che quelle nuvole tornino sulla
spiaggia! –
Lascia la
mia mano solamente per sfilarsi la maglietta, poi si riavvicina a me e mi spinge verso la riva.
Ci tuffiamo
in acqua correndo e ridendo come due
bambini: gli spruzzi mi rabbrividiscono
per un istante solo, perché subito dopo sono circondata da due spalle bollenti
che mi immergono sotto il blu dell’oceano.
Aveva
ragione Jacob, come sempre: non sento freddo, se lui è con me. Le onde che
arrivano sono enormi e si infrangono su di noi che giochiamo a rincorrerle e a
scansarle. Tutto è bianco, tutto è luce che si confonde fra la schiuma del mare
e i riflessi dorati del sole sull’acqua.
Osservo
Jake: i suoi capelli corvini luccicano alla sole e le gocce di mare che
scendono sul suo torace risaltano il colore caldo della sua pelle. Lui ride
mentre scuote le ciocche ribelli incollate sul viso ed io mi sento avvampare. Di nuovo. Come è
possibile che io non provi brividi di freddo immersa nell’acqua gelida ?
Ma, soprattutto,
come mai non mi ero mai accorta di quanto fosse bello il mio amico?
Torniamo
sulla spiaggia stretti per mano, dove Jake mi butta scherzoso sulla sabbia.
-Bells,
tutto bene? Senti freddo?- Si avvicina e mi stringe fra le sue braccia senza
aspettare una mia risposta. Lui lo sa.
Il suo viso
chino su di me oscura la luce e i suoi
capelli, come tendine di seta, mi scendono sul viso.
Jake mi
guarda e smette di ridere, il suo sguardo si fa più profondo e per un attimo mi
spaventa: ci leggo dentro troppe emozioni.
-No Jake,
non ho freddo. -
Jake non
risponde, ma sorride felice, uno di quei sorrisi che incendiano le nuvole. Non
c’è bisogno di spiegazioni fra noi.
So che
basterebbe poco: basterebbe alzare il collo, carezzare la sua schiena,
stringere le sue braccia, tracciare il contorno del suo viso così vicino al mio
con la punta delle dita.. vorrei
chiudere la sua bocca carnosa nella mia. Lui aspetta che il segnale che legge nei miei occhi si
trasformi in azioni; lo so che sa
perfettamente ciò che provo ora, ed è sicuro di quello che prova lui.
Mi stringerebbe la nuca a mai aperte aggrovigliandomi i capelli bagnati fra le sue
dita e con un sospiro di piacere mi avvinghierebbe al suo petto nudo. La sua
bocca dapprima dolce ed esitante si
farebbe esigente e piena di richieste silenziose; solo pochi centimetri di
cotone fradicio incollati ai nostri corpi dividerebbero quella bramosia
crescente.
Sarebbe
tutto perfetto: il caldo del suo sguardo lucido è carico di domande ma è anche
completo di risposte tacite: lui sarebbe la risposta.
Per un
istante penso a tutte queste cose, sperduta nel nero bruciante dei suoi
occhi ed avvolta dal suo odore di
muschio e di salsedine; il suo sorriso luminoso mi squarcia gli angoli d’ombra nella mente.
-Non ho più
freddo, Jake- riesco solo a rispondere.
Giornata
strana a Forks: sebbene questo angolo di mondo sia conosciuto per il suo
costante tempo atmosferico piovoso e freddo, oggi è sceso un sole caldo e
luminoso. Chissà, potrei anche cominciare a crederci sul serio agli incantesimi
ed alle favole. Potrei ricominciare a credere in qualsiasi cosa, se il mio sole
riscalda solo me.