Mikey Way è sempre
stato il ragazzo strano.
E’ sempre stato il ragazzo che, nascosto dietro
spesse lenti, spacciava
cartoni animati.
Aveva la faccia da angioletto, quando era un ragazzino. Il viso
innocente, i
capelli chiari, il naso fra il libri e gli occhi fra i libri.
Ebbe la sua
prima ragazza a quindici anni.
Si chiamava Alina. Aveva lunghi capelli biondi, che si snodavano sulla
sua
schiena in generose onde, gli occhi color del mare, la pelle rosea,
morbida e
liscia come pesca. Era finlandese.
Mikey la ricordava bene. Con quel suo strambo accento, le parole
distorte.
Tutti la prendevano in giro, ma non lui… affascinato da
quegli occhi ardenti,
lunghe lingue di fuoco blu.
Lui la considerava sua amica, era ovvio, al suo inconscio, che per lui
tutto
era tranne che un amica. Ma lo aveva capito troppo tardi.
Troppo
tardi perché? Vi chiederete
voi, miei cari lettori.
“Mi
trasferisco, Mikey.”, aveva mormorato lei il giorno del
diploma.
“Cosa?”, chiese, invece, lui.
“Mi trasferisco. Torno ad Helsinki.”
E il mondo del povero Mikey crollò. Il pavimento gli
mancò sotto i piedi e
sentì le ginocchia molli. Ogni perse il suo reale
significato. Venne
crudelmente trascinato nel burrone formatosi nel suo petto, risucchiato
da
quella voragine.
Gli anni
successivi per lui furono
terribili.
“Mangia, Mikey.”, ripeteva Donna Way.
“Non ho fame.”, rispondeva, atono, lui.
“Mikey, ascolta tua madre. Ciò che non mangi tu
poi mangio io.”
Donna si voltò verso l’altro figlio, fulminandolo
con lo sguardo, “Taci,
Gerard.”, lo ammonì. Il ragazzo roteo gli occhi e
spari oltre la porta della
camera del fratello minore.
Il tempo
passò e Mikey scoprì a passione per il basso, fu
allora che la sua vita ebbe una svolta. Da ragazzo che lavorava in
libreria
divenne musicista.
Allora voi vi
chiederete: e adesso?
Magari non
troverete logica nella mie parole, ma, amici
miei, pazientante ancora un po’.
“Partiamo
per un tour mondiale!”, esclamò Frank Iero su di
giri, “Volete vedere le tappe?”, chiese in un
gridolino agitando in aria un
pezzo di carta.
Mikey, sorridendo, si alzò dalla poltrona sul quale era
seduto e si avvicinò
all’amico che gli porse il foglio. Con gli occhi,
velocemente, Mikey scrutò il
figlio, poi si blocco.
“Helsinki?”, chiese con voce stridula.
Ebbene si, Mikey
Way sarebbe andato a Helsinki.
Ma non era detto che l’avrebbe rivista. Non era detto che lei
si ricordasse di
lui. Non era detto che lo avesse riconosciuto.
Ma Mikey Way a volte non aveva molta fiducia nelle persone.
Ed ora eccolo,
lì, nel parcheggio dell’hotel con una
ragazza.
“Sarebbe stato impossibile dimenticarti.”, dice in
un sorriso lei.
Lui corruga la fronte, “Davvero?”
“Certo! Per chi mi hai presa, Mikey! Eri il mio
amico.”, aggiunge raggiante.
“Oh. Oh.”, sono
gli unici suoni che riesce
ad emettere.
“E poi mi ero presa una cotta per te.”, ridacchia
Alina.
Mikey sgrana gli occhi, sorpreso, “Sul serio?”,
chiede.
Lei annuisce col capo e lui, imbarazzato china il capo.
“Bhe, eravamo nella stessa situazione.”, ammette il
ragazzo. Lei ridacchia e
lui si bea della sua cristallina risata. Per pochi attimi il suo
sguardo sul
grazioso corpo di Alina.
E’ cresciuta, ora che come lei ha trent’anni. Ha
ancora i capelli lunghi, tanto
biondi da sembrar bianchi. Le fiamme blu ardono ancora sotto sottili e
scure
ciglia. Il corpo snello è coperto da un lungo color cappotto
blu.
“Dai, vieni.”, dice prendendolo sottobraccio,
“Ti offro un caffè. Abbiamo tanto
da dirci Mikey.”, dice in un risolino.
E Mikey col cuore che galoppa, il respiro corto e la gambe molli, si
lascia
guidare da quell’angelo, consapevole che non l’ha
mai dimenticata.
Ed io, nella mia
sfera magica, vedo il futuro, cari lettori…
e so come le loro vite si concluderanno.
Ma… non voglio dirvelo. Vi lascerò col beneficio
del dubbio.
Solo ricordate: l’amore, se sincero, trionfa sempre.
*
Salve
gente.
Allora, non so da quale parte del cervello mie sia uscita questa one,
ma spero,
vi piaccia.
Ovviamente
i personaggi non mi appartengono. Ho cambiato alcune cose nella
biografia di
Mikey, spero non vi dispiaccia.
A
presto, vostra Panda.