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Autore: Malasorte    09/06/2019    1 recensioni
Un corsaro leggendario e letale, una fanciulla dal viso d'angelo, segreti sepolti in un lontano passato...
Questa volta Captain Jack Sparrow non si troverà ad affrontare solamente una nuova avventura, ma qualcosa di ben più complesso. Sarà un fantasma uscito dai suoi ricordi a svelare, almeno in parte, il suo nebuloso passato, costringendolo a scelte divise tra orgoglio ed amore.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Breve introduzione alla storia: Quella che vi apprestate a leggere è solo la prima delle 3 parti che compongono la mia saga piratesca dal titolo 'Queen of the Caribbean'.
Questa storia 'The Legend of Badluck' e la conseguente 'The Shadow of the Cobra', sono ambientante nel lasso temporale che intercorre tra i primi due film de 'I Pirati dei Caraibi' mentre la terza e ultima parte 'The Curse of the Red Witch' è ambientata immediatamente dopo la conclusione de 'La Maledizione del Forziere Fantasma', questo perchè essendo per prima cosa una fan assoluta dei film ho preferito mantenere il più possibile inalterate le situazioni mostrateci al cinema limitandomi, a riempire gli spazi vuoti prima e dopo i film.
Ho cercato di attenermi il più fedelmente possibile al carattere dei vari personaggi, ma soprattutto per Captain Jack Sparrow, so di non esservi sempre riuscita e che in alcuni passaggi vi potrà sembrare abbastanza OOC, questo perché nelle mie storie la parte comica è ridotta al minimo e vengono affrontati argomenti come amore, odio, drammi del passato in cui non ci è stato mostrato come Captain Jack potrebbe reagire. Per cui ho dovuto sopperire con la mia fantasia.
Detto questo vi lascio alla lettura del primo capitolo!



 

Queen of the Caribbean - The legend of BadLuck

Capitolo 1

"Due nuovi arrivi: un diavolo e un angelo"

 

Un giovane alto e snello, fasciato in costosi e raffinati abiti maschili di seta nera bordati d'oro, con un capello anch'esso nero a falda larga, di squisita fattura, sormontato da due lunghe e morbide piume rosso sangue, avanzò nel corridoio dalle pareti di pietra, fredde e disadorne, che portava all'ufficio del Commodoro a Fort Charles, con un passo felpato e dondolante molto simile a quello di un felino che segue la sua preda prima di lanciarsi nell'agguato mortale.

Sì fermò davanti alla semplice porta di legno scuro che stava alla sua destra e bussò due volte.

- Avanti! - una calma e controllata voce maschile gli rispose e lui entrò.

- Oh, siete arrivato dunque! Vi aspettavamo solo fra un paio di giorni - Norrigthon si alzò e, con un gesto a cui era avvezzo, si sistemò la giacca blu bordata d'oro della sua divisa, quindi gli si fece incontro.
- Accomodatevi prego. - gli offrì cortesemente indicando la sedia rifinita che stava davanti alla sua scrivania, ma il corsaro non si mosse di un millimetro e l'ufficiale lo squadrò con maggior attenzione. Nel suo starsene immobile nascosto dall'ombra della porta, con il viso semi oscurato dalla tesa del cappello, vi era un che di insolito. Strano.
D'improvviso avvertì un brivido corrergli lungo la schiena.

Decisamente non era un buon segno.

- No, grazie, non è mia abitudine fermarmi più del dovuto. La vostra nuova nave da ricognizione, la Velocity, è ancorata al sicuro giù al molo, quindi se non avete particolari disposizioni per me, mi ritiro. -

- Quanta fretta, milord! Mi era stato detto che non amate perdere tempo e che siete alquanto... sfuggente, ma non credevo fino a questo punto! - gettò una rapida occhiata, a metà tra il perplesso e l'infastidito, alla figura che gli stava davanti.

Di certo il Commodoro si era figurato in modo ben diverso il corsaro diventato in pochi anni una vera e propria leggenda vivente, visto che, a quanto si vociferava, nessun pirata aveva mai avuto scampo davanti a lui. Anche per questo era stato ribattezzato 'Malasorte' ed aveva ottenuto, oltre ad un'indiscussa fama, i favori della Corte e la fiducia incondizionata del Re.

Non si poteva dire che avesse un aspetto imponente e di certo era ben più giovane di quello che aveva immaginato in un primo tempo, eppure nella sua freddezza, nei gesti misurati, la voce calma, priva di particolari intonazioni, c'era qualcosa di sconcertante... quasi inquietante.

Da sotto la larga falda del suo copricapo nero, Norrigthon notò un bagliore argenteo ed azzurrino che gli ricordò la lucentezza del metallo, i suoi occhi. Li guardò meglio e vi scorse qualcosa di indecifrabile, erano... spiritati, inutile definirli altrimenti, gli ricordavano storie di demoni e fantasmi.

Sì, quell'uomo non gli piaceva affatto, decise, sembrava un diavolo affascinante e letale appena uscito da un girone dell'inferno e lui dell'inferno negli ultimi mesi ne aveva avuto più che abbastanza!

- Comunque sia, temo di dovervi intrattenere ancora per qualche istante, vi è un incarico speciale apposta per voi. -

Le labbra del corsaro si strinsero impercettibilmente. Un segno di contrarietà?
Il Commodoro non era solito avere a che fare con sottoposti che manifestassero le proprie opinioni riguardo agli ordini.

- Portarvi il Velocity era il mio ultimo incarico, non ve lo hanno comunicato, forse? -

- Prelevare una nave e condurla fino a qui è un incarico del tutto inappropriato per un uomo del vostro calibro, quindi... - fece una breve pausa ed estrasse dal mucchio di carte posate ordinatamente sul semplice scrittoio di legno un documento recante il sigillo reale - … prima di ricevere il vostro congedo ufficiale dovrete portare a termine un certo incarico, come qui riportato.-

Norrigthon porse il foglio a Malasorte e quello lo lesse velocemente - Catturare un pirata... Jack Sparrow. - le labbra gli si distesero in un ghigno quasi inquietante - Deve essere davvero temibile e pericoloso se vi siete preso la briga di richiedere espressamente il mio intervento. -

Lo stava forse provocando?

Il Commodoro scartò rapidamente l'ipotesi, l'altro non poteva di certo conoscere il suo conto in sospeso con quel pirata straccione, barcollante e perennemente ubriaco.

Erano passati ormai più di sei mesi, da quando era riuscito a scampare all'impiccagione e, sebbene lui stesso gli avesse concesso un giorno di vantaggio spinto dalla magnanimità natagli in cuore per non fare torto alla giovane miss Swann, inaspettatamente sua amica, oramai ogni buona intenzione era scomparsa.

Troppe era state le scorribande a cui Capitan Sparrow aveva dato luogo in quel lasso di tempo, e troppe le recriminazione ed i rimproveri che Norrigthon si era sentito rivolgere dai suoi superiori. Così come dalla maggior parte degli altri ufficiali operanti nei Caraibi, tutti stupidi e, ugualmente infastiditi, dalla sua incapacità di fermarlo.

- Non aspettatevi più di tanto, non conta abbastanza per impegnare i miei uomini in una caccia tediosa e snervante che li distrarrebbe da compiti ben più urgenti. - minimizzò – Semplicemente ha portato fastidi e tumulti bastanti per richiedere i vostri servigi. -

- Capisco. - il corsaro ripiegò il documento e lo riconsegnò nelle mani del Commodoro, quindi accennò un breve inchino, gli girò le spalle e aprì la porta.

- Accettate l'incarico? -

- Così pare. - pronunciò prima di chiudersi la porta alle spalle, allontanandosi poi senza quasi far rumore.

 

_____________________

 

Due colpi di battente alla porta di Villa Swann fecero eco all'interno della casa e il maggiordomo, perfetto nella sua livrea rossa ed ocra, si affrettò ad andare ad aprire.

Sulla soglia l'uomo accennò un inchino mentre due valletti lo superarono, entravano nell'ingresso, portando svariati bauli.
Poco dopo di loro apparve una leggiadra figura femminile dal viso d'angelo, fasciata in uno squisito abito da viaggio verde smeraldo, completo di capellino di paglia decorato di nastri dello stesso verde, sotto il quale erano raccolti con assoluta cura un manto di boccoli rosso fuoco.

La ragazza per qualche istante rimase immobile sulla porta, guardandosi intorno rivelando due splendidi occhi azzurri come il mare dei Caraibi e altrettanto mutevoli ed espressivi, quindi, forse decidendo di aver preso la dovuta confidenza con la dimora in cui si trovava, avanzò nell'ingresso.

- Alexis! Nipote cara, che felicità rivedervi dopo tutto questo tempo! - esclamò il Governatore appena la vide. Le si fece incontro dallo studio, dal quale era uscito richiamato dai rumori della porta, per andare ad abbracciarla affettuosamente.

- Salve zio, vi trovo bene! - rispose lei con un dolce sorriso che incurvò le labbra rosee e piene, lievemente a cuore.

- Avete fatto buon viaggio? Avreste dovuto avvisarmi che il vostro arrivo era previsto per oggi, vi sarei venuto a ricevere al porto! Adesso sarete sicuramente stanca dopo la lunga traversata che avete affrontato da Londra fino a qui. Venite, sedetevi! - senza darle il tempo per ribattere la condusse nella sala che si apriva alla loro sinistra, il salotto privato, e la fece accomodare sul divano di damasco color crema, prendendo posto al suo fianco.

- Zio, non preoccupatevi, la traversata è stata assolutamente tranquilla. Non vi ho potuto avvisare della data, poiché nemmeno io la conoscevo con esattezza, ma sappiate che ero sistemata più che comodamente e il sole brillante dei Caraibi mi ha rinfrancato dei pochi inconvenienti che ho dovuto affrontare. -

- Questo mi rincuora. Figliola, non mi sembra di aver visto la vostra cameriera personale... - l'uomo la guardò per qualche istante, poi inarcò un sopracciglio ed assunse un'espressione corrucciata - Oh, no! Non ditemi che avete fatto ciò che penso! Non avrete attraversato l'Oceano priva dell'adeguato accompagnamento, mi auguro?! -

Domanda inutile, lo sapeva bene, sua nipote, l'Uragano Lexi come l'aveva ribattezzata la sua Elizabeth quando ancora giocavano insieme da bambine in Inghilterra, era sempre stata nota per aver modi non proprio convenzionali.

Ne conosceva la ragione, entrambe le ragazze erano rimaste orfane di madre poco più che in fasce e, con solo i loro padri e le balie a dar loro un minimo di disciplina, avevano ottenuto molta più libertà delle altre giovani.

Inusuale forse, però non si poteva dire che il risultato fosse stato così scadente... magari le due cugine si mostravano eccessivamente indipendenti ed impulsive alle volte, ma erano comunque entrambe ben istruite ed educate.

La giovane appena arrivata si slacciò, con tutta calma, i nastri che trattenevano il suo cappellino e lo posò accanto a sé sul divano, quindi rivolse allo zio un sorriso colpevole quanto divertito.

- Alexis, per l'amor del cielo! Mio fratello, vostro padre, che Dio abbia in gloria la sua anima, si starà rigirando nella tomba! Vi rendete conto a quali pericoli potevate andare incontro? - sbottò allora visibilmente esasperato.

Il Governatore poteva anche scusarla per la sua avventatezza giovanile, ma non prima di un'adeguata ramanzina.

- Suvvia papà, non siate così severo, mi sembra che Lexi stia più che bene! - si intromise, d'un tratto, una voce allegra e squillante che proveniva dall'ingresso della sala, troncando sul nascere i tentativi dell'uomo di impartire un minimo di disciplina.

- Lizzy! Cuginetta! - Alexis si alzò di scatto e corse ad abbracciarla, quasi non notando l'attraente e aitante giovanotto dai capelli biondo scuro che le stava a fianco.

- Sei la solita impulsiva Lexi, non mi hai neanche dato il tempo di presentarti Will! - rise Elizabeth e si girò verso di lui.

- Will, lei è Alexis Swann mia cugina, Alexis lui è William Turner il mio... fidanzato - accennò con un lieve rossore sulle guance.

Il ragazzo, ormai uomo, come mostrava il suo fisico scattante e slanciato, plasmato dal suo duro lavoro di fabbro e dai giornalieri allenamenti con la spada, fece un perfetto inchino e baciò la mano che Alexis gli tese, come era consuetudine.

- Lieto di conoscervi, miss Swann. - scandì con un sorriso, osservando la nuova arrivata di cui Elizabeth gli aveva cominciato a raccontare solo negli ultimi mesi.

- Il piacere è mio, William. - rispose cordiale - Fra non molto saremo parenti, quindi ritengo più appropriato che mi chiamiate per nome, proprio come io ho già fatto con voi. Ad essere del tutto sinceri trovo noiosi e beh... fastidiosi certi inutili convenevoli! - concluse mentre uno dei suoi sorrisi sbarazzini le si dipingeva sul volto facendole guadagnare un'altra occhiata corrucciata da parte dello zio.

- Come preferite mis.. Alexis, allora voi chiamatemi semplicemente Will! - fu pronto ad accettare lui suscitando la sorpresa della fidanzata che, per ottenere lo stesso favore, aveva dovuto penare non poco.

- Bene, ora che le dovute presentazioni sono state fatte, Elizabeth, credo sia meglio che tu accompagni Alexis nella sua stanza, di sicuro desidera cambiarsi e ristorarsi un poco. - propose il Governatore alzandosi a sua volta.

- Sì, padre. Will... -

- Non ti preoccupare Elizabeth, ho del lavoro da terminare, ci vedremo questa sera a cena. - il giovane le diede un casto bacio sulla guancia, quindi si avviò alla porta con passo sicuro, recuperò il cappello che un valletto gli porse, calcandoselo in testa, e se ne andò.

- Beh, vieni Lexi ti faccio vedere la tua nuova stanza, è proprio accanto alla mia e sono certa ti piacerà! - la cugina la seguì su per lo scalone, decisamente ansiosa di rimanere un po' sola con lei e magari farsi raccontare di persona tutto ciò che si era persa in quei dieci, lunghissimi, anni di lontananza.

Certo, Lizzy era stata estremamente diligente nell'inviarle almeno due lettere ogni mese, per raccontarle tutto ciò che le accadeva, ma non poteva essere paragonato al piacere di esserle di nuovo vicino di persona, unite proprio come lo erano state durante l'infanzia. Almeno fino al giorno in cui Lord Wheatherby non aveva ricevuto l'incarico di Governatore della Giamaica e tutto si era, inevitabilmente, concluso.

Inutile crogiolarsi nei rimpianti, c'erano una miriade di cose che Alexis era impaziente di chiedere alla cugina. Le sue ultime lettere erano state assolutamente strabilianti, facendole nascere in cuore una curiosità senza eguali.

La cugina le aveva raccontato una storia a dir poco incredibile, fatta di antiche maledizioni, scheletri immortali, battaglie per terra e per mare, rapimenti e, addirittura, un'evasione e una scampata impiccagione!

Dal canto suo Lexi l'avrebbe preso solo come un bello scherzo se non fosse stato che, proprio qualche istante prima, aveva avuto il piacere di conoscere uno dei principali protagonisti di quelle vicende così rocambolesche.

Sì, decise, avrebbe conosciuto ogni minimo dettaglio sulle peripezie di Elizabeth, del suo attraente fidanzato e di un briccone di pirata chiamato Jack Sparrow!

 

Continua...

 

 

 

   
 
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