Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |       
Autore: Lory221B    12/06/2019    4 recensioni
Apocalisse mancata, esecuzione scampata, cena al Ritz.
Tutto sembrerebbe andare per il meglio... forse... non proprio.
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap 1 good omens
Il secondo giorno del resto delle loro vite


Cap. 1 - Dove eravamo?

♫ Oh, you're the best friend that I ever had
I've been with you such a long time
You're my sunshine and I want you to know
That my feelings are true
I really love you
Oh, you're my best friend ♫
- Queen -


Crowley si svegliò più assonnato di quando era andato a dormire, almeno sei o sette ore prima.

« Dove eravamo? » chiese al suo riflesso nello specchio « Ah sì, Apocalisse mancata, esecuzione scampata, cena al Ritz »  

Aveva preso questa pessima abitudine umana di dormire ogni tanto e dopo tutto quello che era successo era crollato nel suo letto, nemmeno il tempo di incutere un po’ di timore alle piante che erano rimaste impunite per troppo tempo, mentre era impegnato a salvare il Mondo con Aziraphale.

Non si era mai soffermato a riflettere su questa necessità, assolutamente umana e per nulla demoniaca, di dormire; aveva abbracciato il mondo della pennichella come Aziraphale aveva fatto con quello dei pranzi e delle cenette.

« Aziraphale » ripeté tra sé, come se nominandolo ad alta voce potesse improvvisamente apparire. Era talmente abituato ad avere l’angelo attorno, che la mancanza gli diede uno strano brivido. Non che non fossero stati separati nel corso dei secoli, era un continuo ritrovarsi nei posti più strani.

Ma questa volta era diverso, doveva essere diverso. O quantomeno lo voleva Crowley.

Gli aveva proposto di andare a vivere assieme, quando erano rimasti sulla panchina ad aspettare l’autobus per Londra e lui aveva declinato l’offerta, ancora preoccupato delle rispettive fazioni. Per questo motivo se ne stava solo, nella sua casa, a parlare con il suo riflesso, invece che ridere di qualche stupido trucco di magia di Aziraphale.

« Non è cambiato nulla, sta sempre sulle sue, quel dannat... emh, angelico angelo » Se si aspettava un commento dallo specchio, non arrivò, c’era soltanto l’immagine di un demone parecchio incasinato.

Almeno aveva accettato il passaggio in libreria, pensò tra se, anche se il viaggio era stato piuttosto privo di brio. Nemmeno le note dei Queen avevano risollevato l’umore dell’improbabile coppia.

« Forse non era la canzone adatta » commentò tra se, buttandosi a sedere sulla solita poltrona.

Era infastidito. C’erano poche cose che lo infastidissero davvero; in realtà il suo perenne atteggiamento contrariato era più uno stile che un vero convincimento. Lo infastidiva aver seguito le compagnie sbagliate ed essere “caduto” dal Paradiso - ma questo all’angelo non lo avrebbe mai confessato. Era ancora infastidito per l’infelice idea di introdurre la moda dei pantaloni a zampa, ma quello che più lo urtava era la strana sensazione che provava quando era vicino ad Aziraphale, una sorta di tumulto interiore che non lo lasciava in pace.

Erano rimasti in un imbarazzante silenzio che non era mai capitato in 6000 anni, nella sua dannata Bentley e questo lo infastidiva ancora di più. Beh, forse, a pensarci bene, era capitato già quando l’angelo gli aveva confessato di aver dato via la spada. Aveva balbettato qualcosa prima di dirlo e già all’epoca lo aveva trovato adorabile. Poi, in fin dei conti, era stato un misto tra qualcosa di tenero e stupido, molto diverso dal silenzio che li aveva riaccompagnati fino alla libreria.

Come se entrambi stessero per dire qualcosa ma poi ci avessero subito ripensato.

« È tutto così...ineffabile? » sbottò, lanciando un giornale verso le piante che quasi avevano sperato che il padrone si fosse ammorbidito, preso da pensieri celestiali.
Non era così, non proprio.



A differenza di Crowley, Aziraphale aveva passato il tempo sveglio in libreria, cercando di occupare la mente in attività che non comprendessero sentimenti contrastanti per quello che era stato o avrebbe dovuto essere, il suo nemico, o in qualunque modo si potesse definirlo.

La cena al Ritz era stata perfetta e poi un strano silenzio, per niente da Crowley.

Una brava persona e un bastardo che vale la pena conoscere” si erano detti prima di brindare e prendere a parlare delle solite sciocchezze. « Che bella coppia di esseri celestiali » commentò con un’alzata di sopracciglio, mentre rideva nervosamente.

Non aveva ancora riflettuto su cosa volesse dire non dover dipendere più da Gabriele e gli altri angeli. Ma poi, era davvero così? Prima o dopo avrebbero smesso di essere arrabbiati e avrebbero iniziato a far finta che nulla fosse successo e sarebbe ricominciato tutto da capo.

I suoi pensieri confusi furono interrotti verso le 8 del mattino dall’arrivo di un fattorino pronto a consegnare un mazzo di fiori.

« Per me? » chiese emozionato. Non aveva mai ricevuto dei fiori e quelli erano splendidi e curati. Non conosceva il loro linguaggio ma era certo che quelle margherite e quei tulipani sussurrassero qualcosa di romantico.

Una strana sensazione lo invase, gli venne in mente quel curioso modo di dire umano “farfalle nello stomaco”  che lo aveva sempre fatto sorridere, perché non riusciva a figurarsi una cosa del genere. Gli sembrava quasi demoniaca l’idea di insetti che si agitavano all’interno del corpo.

Ora, invece, sapeva cosa si provava e ne era entusiasta.

Stava forse diventando ogni giorno più umano e meno angelo?

Allegro prese il bigliettino che accompagnava le margherite e i tulipani e il sorriso svanì in un secondo, assieme a tutte le farfalle.

I fiori erano di Anathema Device, un ringraziamento per il giorno del Giudizio mancato. Anche se in realtà non c’era granché da ringraziare, era lui che doveva ringraziarla per il libro delle profezie di Agnes.

Sconsolato mise quei fiori traditori in un vaso, non avrebbero dovuto appartenere a un’americana in velocipede, era convintissimo che li avesse mandati Crowley.

Ma in effetti, perché avrebbe dovuto farlo? Sì, aveva salvato i suoi libri durante la seconda guerra mondiale e la sua testa dalla ghigliottina in Francia, senza contare, recentemente, la vicenda di Satana, ma mandare dei fiori era eccessivo.

"Fiori", non gli era mai capitato in 6000 anni. Stava decisamente diventando più umano.

Non pensò a Crowley mentre spolverava le mensole e non pensò a lui tutte le volte che qualcuno entrava nel negozio alla ricerca di qualche libro che non gli avrebbe venduto, non si sarebbe mai separato dalle sue rare prime edizioni. Non pensò a lui nemmeno quando agguantò al volo la cornetta del telefono dopo un solo squillo, per scoprire che era un call center dislocato in India che cercava di vendergli un nuovo abbonamento telefonico.

Proprio quando, finalmente, era riuscito a concentrare i suoi pensieri su qualcosa che non fosse il demone con gli occhiali da sole, troppo preoccupato dal tizio con i baffi a manubrio che si stava aggirando attorno alla prima edizione della “Guida galattica per autostoppisti”, Crowley apparve in libreria.

Non era proprio apparso, era entrato nel negozio dalla porta come qualunque cliente, ma Aziraphale era rimasto talmente sorpreso che, dallo spavento, aveva lanciato in aria una pila di libri che stava difendendo dai temibili clienti.

« Siamo un po’ nervosi, angelo? » fece Crowley, chinandosi per raccogliere alcuni dei libri che erano finiti a terra. Mentre li impilava sul bancone, Aziraphale notò che anche la Guida Galattica era improvvisamente apparsa tra quei libri mentre l’uomo con i baffi a manubrio, che poco prima stava sfogliando avidamente le pagine scritte da Douglas Adams, si agitava smarrito, perplesso per come il libro non si trovasse più tra le sue mani.

« Ho notato che lo fissavi con preoccupazione » fece Crowley e anche se non poteva vedere i suoi occhi dietro gli occhiali da sole, Aziraphale era sicuro che ne avesse strizzato uno.

Di nuovo le farfalle si stavano agitando.

« Perché oggi vendi? Credevo evitassi di dare via i tuoi libri »

« Ogni tanto devo sacrificarmi e venderne qualcuno. Non devo attirare l’attenzione »

« Dei demoni? »

« Peggio, del fisco » rispose e Crowley rise. Già una volta avevano discusso su quale delle due fazioni avesse inventato le tasse, ma nessuno dei due riusciva a ricordarselo.

La risata si spense quando il suo sguardo fu attirato da qualcosa di nuovo che stonava completamente con la libreria.

« Fiori? Chi te li ha mandati? Ti sei messo a flirtare? » chiese ad un tratto, osservando il mazzo curato, riposto in un vaso celeste. Era davvero tentato di incenerirlo con uno schiocco ma non poteva rischiare che la libreria prendesse nuovamente fuoco.

« Lo sai che non faccio queste cose »

« Quali cose? »

« Flirtare »

« No, infatti, lasci che lo facciano gli altri » rispose abbassando la voce, come se fosse possibile non sentirlo.

L’angelo, che lo aveva sentito benissimo, aprì più volte la bocca per dire qualcosa, in una perfetta imitazione del primo pesce creato da Dio il quinto giorno; anzi, in un’imitazione ancora più perfetta dei pesci che fissavano l’Arca di Noè, chiedendosi se qualcuno si fosse preoccupato del fatto che non occorresse salvare due coppie di ogni pesce, perché sarebbero sopravvissuti tutti nell’acqua, durante il diluvio.

« Quindi siamo disoccupati secondo te? » Aziraphale cambiò discorso e sapeva che, dietro quegli occhiali scuri, Crowley stava disapprovando il suo patetico tentativo di comportarsi come nulla fosse.

« Per il momento, in futuro chissà. Non credo dovremmo preoccuparcene, agli umani le preoccupazioni fanno venire le rughe a noi solo un inutile prurito »

« Quindi potremmo… » Aziraphale non era sicuro di come volesse finire la frase, non era nemmeno certo di perché l’avesse iniziata. Voleva proporre qualcosa sull’onda di un improvviso entusiasmo, in alcun modo correlato con la sensazione di farfalle che vorticosamente giravano nel suo stomaco.

« Angelo, la suspense mi sta uccidendo. Cosa potremmo? »

« Andiamo al cinema! Non andiamo dal 1895 »

Crowley lo guardò perplesso, non si era aspettato una simile proposta.

« Sei audace, Angelo » commentò sarcastico, guadagnandosi un’occhiataccia « Già, quella volta che la gente era fuggita dal cinema perché pensava che il treno sarebbe uscito dallo schermo, quel 1895? »

« Già »

« Lo avevi pensato anche tu, stavi cercando di bloccarlo con un miracolo »

« Beh, non potevo sapere che quei Lumiere fossero così ... imprevedibili »

Crowley rise, perché era stato lui a suggerire ai Lumiere quel primo particolare “film”; aveva immaginato la reazione degli umani, sarebbe stato troppo per loro e la paura era una di quelle cose che un demone amava. Un lieve senso di colpa lo aveva invaso in quel 1895, quando Aziraphale aveva davvero creduto possibile che un treno uscisse dalla parete e per un attimo aveva stretto la sua mano angelica attorno al suo braccio.

Un angelo che cercava protezione in un demone.

Era sicuro che sarebbe finito con un ala spezzata a correre dietro a un angelo, invece non aveva perso nemmeno una piuma, solo qualche ammaccatura qua e là.

« E va bene, cinema sia »


**** * *****
Angolo autrice
Ma ciao! Come avrete notato ci sono dei riferimenti a fatti successi soltanto nella serie e non nel libro. Se EFP creerà una sezione ad hoc per il telefilm sposterò questa storia.
Nel frattempo, grazie per essere arrivati fino a qui. Mi sono tuffata in questo nuovo fandom e spero di aver mantenuto il tono “leggero e brillante” della serie e del libro.
Grazie ancora, al prossimo capitolo



   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: Lory221B