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Autore: AleDic    15/06/2019    1 recensioni
[Yorozuya Forever ⎸Movieverse ⎸Hijikata-centric ⎸GinHiji]
Aveva smesso di passare davanti all’agenzia dopo i primi due anni, quando la piaga aveva contagiato e ucciso molti dei suoi compagni, tra cui Saito e Tetsu – tuttavia, aveva continuato a far tenere d’occhio gli altri membri della Yorozuya da Yamazaki.
(Era stato lui a dirgli della tomba. A quanto pare era stata la vecchia locataria di Sakata a farla costruire. Semplice, un pietra scolpita con un nome sopra. Ci andava tutti i mesi, quando visitava quella del marito.
Toshi non si era mai avvicinato).
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Gintoki Sakata, Toushiro Hijikata
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cinque anni troppo tardi

 

 

 

Personaggi: Hijikata Toshirou, Sakata Gintoki
Pairings: con questi due non si può mai sapere
Generi: Angst, Introspettivo
Rating: Giallo
Parole: 746
Avvertimenti: Movieverse, What if, Missing moment
Contesto: film Yorozuya Forever, poco prima che Gin torni alla Joui War
Note d’autore: di ritorno perché Anna mi da prompt malvagi che io, malvagiamente, scrivo. Se volete promptarmi qualcosa anche voi, passate pure dal mio gruppo facebook Di Prompt e altre Follie

 Alla prossima,

Ale

                                         









Non era così che l’aveva immaginato.

Di certo il tempo non gli era mancato – cinque anni e milioni di possibili scenari che aveva passato in rassegna uno a uno (a volte era semplicemente il modo di trascorrere il tempo tra una pausa e l’altra per cercare di liberare Kondo e scoprire qualcosa sulla piaga bianca e come fermarla; a volte gli serviva per non pensare ad altro – alla vecchia baracca della Yorozuya ormai in rovina, ai due ragazzi sempre più distanti, alle condizioni di Otae, al mondo intero che aveva cominciato a cadere in rovina subito dopo la sua scomparsa).

All’inizio non si era mai trattato di nulla di eclatante – quell’idiota si sarà ubriacato così tanto da essere finito in qualche burrone ed essere rimasto incastrato a testa in giù nella pietra; avrà infastidito qualche giovane donna e finito legato a qualche albero a morire di fame; qualche amanto con un bitorzolo viola l’avrà scambiato per un animale selvaggio e avrà deciso di prenderlo nella sua collezione.

Sarebbe stato tipico di quel tipo. Non si sarebbe stupito di nulla.

 

E il tempo aveva continuato a scorrere ad ogni folle e assurda teoria, portandosi via giorni, mesi, anni.

Aveva smesso di passare davanti all’agenzia dopo i primi due, quando la piaga aveva contagiato e ucciso molti dei suoi compagni, tra cui Saito e Tetsu – tuttavia, aveva continuato a far tenere d’occhio gli altri membri della Yorozuya da Yamazaki.

(Era stato lui a dirgli della tomba. A quanto pare era stata la vecchia locataria di Sakata a farla costruire. Semplice, un pietra scolpita con un nome sopra. Ci andava tutti i mesi, quando visitava quella del marito.

Toshi non le si era mai avvicinato).

 

La verità era che credeva che sarebbe tornato.

Alla fine, in un modo o nell’altro, sarebbe spuntato fuori dal nulla così com’era sparito e tutto avrebbe iniziato a sistemarsi improvvisamente nello stesso modo in cui era crollato.

Non se n’era reso conto fino a quel momento, ma anche lui, come tutti, lo stava aspettando.

Si sentiva un vero stupido. Era stato così ingenuo. Sapeva – aveva sempre saputo nel profondo – che l’unico motivo per cui Gintoki non era tornato, era perché non poteva più tornare.

 

Stava passando di lì per caso – aveva finito le sigarette e stava cercando un distributore per comprarne un pacchetto – quando aveva sentito dei rumori provenire dal vecchio terminal. Quando si era avvicinato per controllare, aveva intravisto Shinpachi e Kagura correre sul lato esterno, poi c’era stato un altro rumore dalla parte opposta e una coltre di fumo e macerie era crollata.

Prima ancora di pensare a qualcosa, stava già correndo dentro.

Qualunque cosa si aspettasse di trovarci, di certo non era quello.

 

Gintoki era seduto sulla rampa di scale del vecchio terminal. Era identico a come lo ricordava e, allo stesso tempo, completamente diverso. Indossava una tuta logora, simile a quella degli Enmi, e una serie di segni intricati nero inchiostro veniva fuori dal collo e gli ricopriva il volto. Tuttavia, si rendeva conto Toshi, non era quel cambiamento a farglielo apparire differente: era la rigida immobilità del corpo, il vuoto dentro gli occhi semi-aperti.

Questo era un Sakata Gintoki diverso da quello che aveva conosciuto perché questo Gintoki era ciò che quello nei suoi ricordi, in nessuna delle sue assurde immaginarie teorie, era mai stato: morto.

“Che errore da dilettante, Toushirou. Eppure eri un poliziotto”.

Era semplice. Avrebbe dovuto capirlo subito. Avrebbe dovuto capirlo 5 anni fa.

(E forse avrebbe ancora potuto fare qualcosa. Forse avrebbe potuto…).

«Non so chi tra noi due sia stato il più stupido... se tu, che hai cercato di fare tutto da solo... o io, che credevo che ce l’avresti fatta...»

Le parole riecheggiarono per lo spazio vuoto, quasi a volerlo raggiungere per quanto lontano potesse essere. Il silenzio fu l’unica risposta che ricevette.

 

A quel punto il suo corpo parve riuscire a muoversi di nuovo; si avvicinò a lui lentamente, ogni passo in avanti pesante quanto una corsa contro gravità, tanto che, una volta arrivatogli di fronte, gli sembrò di aver attraverso a piedi quegli interi cinque anni.

 «Sei stato qui per tutto il tempo, non è vero?»

Non sapeva perché continuava a parlargli. Non che si aspettasse una risposta.

(O forse perché tutte quelle che contavano davvero, rimarranno sempre sconosciute).

Allungò una mano verso di lui, insicuro su cosa volesse fare esattamente.

Prima che potesse anche solo sfiorarlo, una luce abbagliante gli avvolse entrambi.

   
 
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