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Autore: MichBlackRoyal    21/06/2019    1 recensioni
"La verità, padre, è che ad andare in frantumi non è stato quello stupido vaso: è stato il mio animo."
Il giovane Kira Hiroto (Xavier Schiller in Ares) trova il coraggio di scandagliare le profondità del suo animo e delle sue emozioni e di scrivere una lettera al tanto odiato, ma al contempo amato, padre, Kira Seijirou (Astram Schiller).
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[Il tutto è ambientato nell'universo della nuova serie di Inazuma Eleven, ovvero Inazuma Eleven Ares. Dal momento che nella lista dei nomi dei personaggi di IE di EFP non sono ancora presenti i nomi dei personaggi introdotti nella nuova serie, troverete il nome di Xavier/Hiroto. Difatti in Ares il nome europeo di Kira Hiroto è Xavier Schiller. Il vecchio Xavier Schiller (Kiyama Tatsuya, il ragazzo dai capelli rossi), invece, prende il nome di Hunter Foster. Faccio questa precisazione al fine di chiarire alcuni dubbi e di rendere più semplice la comprensione del testo.]
Buona lettura!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kira Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A mio padre.

Imprigionato nella soffocante vastità di quella villa signorile sperduta nel verde nulla, una semplice finestra mi separava dal folle sogno di quei ragazzi che tanto amavate. Null'altro. Semplicemente del fragile ma spesso vetro incastrato in quelle mura dai colori vomitevoli che io colpivo, colpivo incessantemente con l'irrefrenabile desiderio di abbatterle utilizzando tutta l'ira e la disperazione che ribollivano incandescenti nel mio corpo, goccia dopo goccia, fino a prosciugarle del tutto. Ma non lo capivate, eh, padre? Non ci arrivavate, vero? Hah, figuriamoci. Certe domande potrei anche evitare di porle. Siete sempre stato un uomo impegnato, dopotutto.

Sapete che vi dico? Quella rabbia frustrata non si addiceva proprio all'unico figlio legittimo di Kira Seijirou, il grande e super impegnato presidente della Kira Company. L'uomo più buono del mondo, vero? Quello dall'espressione sempre così disgustosamente gentile, quello sempre affettuoso e premuroso nei confronti degli orfanelli della Sunshine Academy, che trattava come se fossero dei principi, come se fossero... i suoi figli.

No, quella frustrazione rabbiosa non si addiceva per nulla al piccolo Kira Hiroto, chissà poi come faceva il gracile corpo di quel ragazzino dimenticato a contenerla, eh? Ve lo siete mai chiesto? Certo che no, ma vi capisco: eravate oberato da impegni gravosi. E d'altronde, un figlio di papà ha sempre a disposizione tutto ciò di cui ha bisogno, vero? Non gli manca mai nulla. Eppure...

Sapete cosa mi fa più incazzare, padre? Voi, il vostro silenzio ostinato velato di indiscrezione e mera gentilezza, l'assenza di sguardi reciproci tra noi due. Non ho la minima intenzione di suscitare la vostra insulsa pietà con queste parole, è la pura verità, perciò non osate minimamente compatirmi. Non l'avete mai fatto!

Quel giorno, attraverso quel fragile ma spesso vetro incontrai il suo sguardo cristallino immerso nel rosa vivo del suo viso. Sai bene di chi parlo: Kiyama Tatsuya, il tanto amato Principe della Eisei Gakuen. – "Hiroto, mi è venuta un'idea: parteciperemo insieme al Football Frontier e diventeremo i più forti campioni del Giappone!" – Il ragazzino dai capelli rosso fuoco si rivolse a me pronunciando queste parole con un tono inspiegabilmente concitato e felice, il suo sguardo vivace e spensierato contro il mio ostile e adombrato. Come invidiavo i suoi sogni da buono e bravo ragazzo. I miei sogni s’erano putrefatti nel vuoto. Poi arrivaste voi: – Papà! – esclamò il... giovane Principe. Papà... e non aveste occhi che per lui. Lo rimproveraste dolcemente per essersi allontanato dal campo da gioco. Papà, eh?

Iniziai ad odiare quel bambino dai capelli rosso fuoco quando voi gli rivolgeste lo sguardo più dolce che io abbia mai visto dipinto sul vostro volto. L'ennesima ferita inflitta spietatamente e silenziosamente nel mio animo perennemente solo destinato a marcire in quella maledetta insicurezza che decisi di seppellire nell'egoismo e nella superbia di cui faccio oggi orgogliosamente sfoggio. È questo ciò che oggi mi rende l'invincibile Signore del Goal. Avete letto bene, padre: sono un Dio, ora, e il passato non mi tange più! Sono un Dio, Il Dio del Calcio, il Dio il cui impeccabile modo di giocare nacque come prometeica ribellione alla gravosa sofferenza che permeava la sua infanzia vissuta incarcerato in una casa appariscente ma paurosamente vuota. Mai un gesto affettuoso, mai una parola dolce mei miei confronti: solo la vostra assenza.

Non fraintendetemi, padre, non voglio compensare quanto perso con delle stupide scuse né con un quantomeno futile abbraccio tra padre e figlio volto a riconciliare un tacito conflitto che è sempre esistito e che, da parte mia, non ho intenzione di chiudere. Mi contraddico, dite? Non sembro più lo stesso ai vostri occhi? Coraggio, domandatevi perché. Perché non mi rimproveraste quando mandai in frantumi quel vaso? 

La verità, padre – ve la ringhierei addosso, a discapito di una qualsivoglia inesistente dignità – è che ad andare in frantumi non è stato quello stupido vaso: è stato il mio animo. Mille pezzi acuminati si sono sparpagliati disordinatamente sul terreno: paradossalmente seppi ricomporli soltanto camminandoci sopra, da solo, contro ogni dolore e sofferenza. Kira Hiroto ora è questo: un mosaico di frantumi intrisi di sanguinante desolazione, eteree lacrime e cieco orgoglio. Kira Hiroto adesso non guarda più al ripugnante, remoto passato. Kira Hiroto guarda al futuro, protetto da un’invalicabile cortina di ferro.

 

Avrei però voluto abbracciarvi un’ultima volta, padre, ma il tempo scorre inesorabilmente per raggiungere la sua tragica fine.

 

Ti voglio bene, papà.

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Il ragazzo posò la penna. Un’impercettibile lacrima gli solcò silenziosamente il volto per poi cadere sul foglio ingiallito sbiadendo così la parola “papà”, quella parola tanto disprezzata eppure così amata. Un ghigno si dipinse sulle sue labbra: – Ironico finale per un Dio – commentò sardonico.

Il giovane calciatore posò il capo sul tavolo, abbassò le palpebre appesantite dal Sonno e sospirò.

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*Angolo dell'autrice(?)*:
Possibile che io sia in grado di commuovermi rileggendo i miei stessi testi – pur essendo scritti in un modo appena decente? Vi dono volentieri la mia maledetta sensibilità *sparge la sua sensibilità al pubblico(?)*.
Ciancio alle bande, passiamo ad argomenti più seri. Aaah, piccolo Hiroto, vorrei donarti tutto l'affetto che non ti è mai stato dato. Oh, ma aspettate, dico le stesse cose ad ogni personaggio a cui mi affeziono. Cosa? Vi state chiedendo come faccio ad affezionarmi a personaggi così problematici (Hiroto, Kageyama Reiji/Ray Dark...)? Good question. Ad ogni modo credo di possedere l'incredibile capacità di scovare (*coff* od inventare *coff*), nel passato di ogni personaggio, tragedie immancabilmente dolorose e drammatiche – anche quando queste non vengono affatto descritte nell'anime, nel manga, nel film o nel libro in questione. Insomma, che gioia! Signor Arthur Schopenhauer, ha trovato un degno successore capace di percepire sofferenza ovunque, siate fiero della sottoscritta. (Si vede che fra poco più di una settimana dovrò affrontare l'orale della maturità? Credo di no).
Ma torniamo al "piccolo" Signore del Goal. Credetemi, ragazzi, io ho provato con tutta me stessa a tentare di descrivere questo personaggio all'apparenza così insignificante e sbruffone, ma in fondo così complesso e tormentato. Hiroto non è un personaggio per nulla semplice, anzi... Sono letteralmente anni che analizzo, sotto ogni suo aspetto, il tema del rapporto padre-figlio (non solo negli anime, ma anche nei libri) e, non posso negarlo, ho fatto fatica ad addentrarmi nei meandri della relazione che c'è tra Hiroto e suo padre. Entrambi sono dei personaggi così sfuggenti che sembra praticamente impossibile riuscire a captare i loro reali sentimenti. Hiroto, poi, è un ragazzo dalla personalità così particolare... Possiede così tante sfaccettature che probabilmente non riuscirò a comprendere neanche fra cent'anni. O forse sono io che sto sproloquiando e fantasticando in maniera del tutto esagerata sulle personalità di individui che nemmeno esistono.
Comunque sia, spero davvero di essere riuscita a scrivere qualcosa di decente. Ho voluto rendere giustizia a questo personaggio così amato dai fan della nuova serie principalmente per l'aspetto fisico trasformando in parole la profonda inquietudine che da sempre tormenta le profondità più recondite del suo animo, sebbene Hiroto abbia sempre tentato di nasconderla dietro a un atteggiamento fiero e, come scrive lui nella lettera, egocentrico.
Coraggio, Hiroto, so che riuscirai ad abbattere quell'invalicabile cortina di ferro eretta apposta per nascondere le tue fragilità pur
rimanendo il famoso ed inimitabile Goddo Sturaiku. Ti vogliamo bene <3

Un grazie a quelle anime pie e temerarie che sono arrivate a leggere fin qui. Voglio bene anche a voi <3

   
 
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