Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: LadyGwen92    24/06/2019    1 recensioni
“ Allora? Qualcuno si decide a parlare? Voglio sapere di chi sono queste mutande, e soprattutto perché diavolo si trovano qui, “ disse sull’ orlo di un esplosione atomica.
“Credete che sia divertente, vero? Quando sono entrata stamattina pensavo che ci fosse stato un combattimento o qualcosa del genere” , diede un sguardo significativo alla grande scrivania di legno capovolta accanto ai suoi piedi. Le cartelle e i rotoli che solitamente Shizune catalogava minuziosamente e sistemava con cura sotto la finestra ora giacevano sparsi su tutto il pavimento,contribuendo al caos primordiale presente nella stanza, sulla poltrona blu, anch’essa capovolta, c’erano delle strane chiazze dal colore non facilmente identificabile.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Tsunade, Yamato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“ Esigo sapere a chi appartiene questa?” sollevò la prova incriminante in mano, cercando  di mantenere un tono calmo e distaccato, ma era piuttosto difficile quando erano le sei e mezza del mattino e non avevi ancora potuto bere una sana rigenerante  tazza di caffè.
 
Tsunade abbaiò furiosa contro i poveri malcapitati presenti nella stanza.
 
“ Allora? Qualcuno si decide a parlare? Voglio sapere di chi sono queste mutande, e soprattutto perché diavolo si trovano  qui, “ disse sull’ orlo di un esplosione atomica.
 
“Credete che sia divertente, vero? Quando sono entrata stamattina pensavo che ci fosse stato un combattimento o qualcosa del genere” , diede un sguardo significativo  alla grande scrivania di legno capovolta accanto ai suoi piedi. Le cartelle  e i rotoli che solitamente Shizune catalogava minuziosamente  e sistemava con cura  sotto la finestra ora giacevano sparsi   su tutto il pavimento,contribuendo al caos primordiale presente nella stanza, sulla poltrona blu, anch’essa capovolta, c’erano delle strane chiazze dal colore non facilmente identificabile.
 
 
“ Poi ho trovato queste”, agitò le minuscole mutandine di pizzo rosa shocking che teneva tra le dita sventolandole come una bandiera. “ e non ci è voluto molto per capire” rivolse nuovamente il suo sguardo ai presenti.
 
Con un movimento secco sollevò la scrivania risistemandola nella sua posizione originaria.
“ Ora… o mi dite di chi sono queste  mutande e mi spiegate che cosa è accaduto  qui la scorsa notte o vi spacco la testa seduta stante!”  con un pugno scaraventò il minuscolo pezzo di stoffa  sulla scrivania facendo incrinare pericolosamente  le crepe del legno.
 
Tutti quanti la guardavano in rigoroso silenzio, evitando qualsiasi mossa falsa che avrebbe scatenato l’ira funesta del loro Hokage.
 
“ Io non c’entro nulla con questa storia! “ sparò di getto Rock Lee, non sapendo se era più preoccupato della non tanto velata minaccia di decapitazione o se semplicemente la vista di quelle mutandine lo imbarazzava interiormente.
 
“ Tsunade-sama, il mio pupillo sta dicendo la verità, ieri notte dopo la festa abbiamo deciso di fare una gara  a chi arrivava per primo su una mano sola fino a casa. Ovviamente ho vinto io… il ninja più potente e affascinante del villaggio della Foglia! “ esclamò Gai Maito, alzando il pollice e mostrando un sorriso degno di qualsiasi pubblicità di dentifrici , il tutto accompagnato dalla sua indimenticabile  - a volte agghiacciante- risata.
 
Questo fu la goccia che fece traboccare il vaso. Una vena pulsante si formò sul volto della bionda Hokage. Indicò la porta con l’indice. “ Evaporate! Tutti e due fuori dal mio ufficio, adesso! “ disse al colmo dell’ira e dall’esasperazione.
 
I due ninja dalla capigliatura  simile a una scodella di ferro scomparvero di corsa, ben felici di essere scampati a gli attacchi isterici di Tsunade. Quella donna poteva essere pericolosa quando voleva, in fondo era una dei tre ninja leggendari.
 
L’umore di quest’ultima era decisamente nero. La mancanza di caffeina le stava tirando brutti scherzi.
“ Shizune dov’è finito Shikamaru con questo cazzo di caffè? Possibile che siete tutti degli incompetenti? È andato nelle piantagioni  a raccoglierlo personalmente?
 
“ Tsunade-sama….io non…” 
 
“ Shizune  non voglio sentire scuse …trovami una tazza di caffè ora! “ si massaggiò stancamente le tempie con le dita. Decisamente troppo stress di prima mattina. Per fortuna nessuno era entrato la notte scorsa per rubare qualche documento importante dentro l’edificio, nessuno era in pericolo di vita e nessuno si era fatto male. Tuttavia entrare dentro l’ufficio dell’Hokage per farsi i proprio porci comodi era una mancanza di rispetto imperdonabile. Se solo avesse saputo chi erano i responsabili, gliel’avrebbe fatta pagare personalmente cambiandogli i connotati a suon di calci e pugni.
 
Shizune stava  già sfrecciando verso la porta quando Tsunade la bloccò. “E porta anche un disinfettate, non ho intenzione di prendere un’infezione. Dio solo sa cosa è successo su questa scrivania.”  Disse incrociando le braccia sotto ai seni prorompenti.
La mora  si riavviò più veloce della luce, ma nel farlo sbatté casualmente la spalla di Yamato.
 
“ Scu- scusami”, balbettò paonazza, sollevando le iridi marroni su di lui. Shizune lo guardò attentamente:
Yamato di certo non aveva una bella cera quella mattina. Il viso era  pallido e  dalla colorazione leggermente verdognola  come il suo gilet, sembrava sul punto di  vomitare  da un momento all’altro. Gi occhi grandi e lucidi incorniciati da profonde occhiaie da far concorrenza a qualsiasi panda.
Beh, pensò Shizune, anche con quell’aspetto cadaverico doveva ammettere che era davvero un gran pezzo di gnocco.
A quel pensiero, se possibile, Shizune arrossì ancora di più, esponendo tutte le tonalità del bordeaux.
 Si guardarono in faccia come due ebeti per un tempo che a lei parve pressappoco  un ‘eternità.
Ci vollero alcuni interminabili secondi perché lui collegasse i suoi due neuroni troppo lenti quella mattina e si decidesse a rispondergli.
“ Tranquilla,sto bene”, disse con voce rauca e secca. Sentiva la gola arida. Gli occhi fissi su quelli di lei, e la stanza che non smetteva di girare. Se era colpa dell’ alcol o del soggetto in questione, a Yamato non era dato saperlo.
 
Tsunade si schiarì la voce riportando entrambi alla realtà. Come se fossero stati colpiti da un immaginaria scossa elettrica, si ricomposero, Yamato distolse lo sguardo, si grattò la nuca e incrociò le braccia al petto.
Shizune con un “ vado”  molto trafelato uscì dalla stanza improvvisamente troppo claustrofobica per i suoi gusti. Una sensazione di sollievo la investì quando si richiuse la porta alle spalle,ben lieta di essere  scampata al terzo grado di Tsunade, e specialmente da lui. Ma non poteva scappare dai suoi pensieri. Oddio…. se ripensava alla notte scorsa…
Forse oltre al caffè avrebbe dovuto cercare uno Xanax per la sua sanità mentale in quel momento.
 
 
 
 
 
 
 
L’aria dentro la stanza tornò a essere satura di nervosismo. Quando la porta si richiuse Tsunade  ne approfittò per tornare alla carica.
 
“ Non ve lo ripeterò un'altra volta, quindi…” Tsunade fece una pausa cercando di mantenere la sua precaria pazienza. “ Se qualcuno di voi sa qualcosa, parli adesso. In fondo tutti voi eravate  alla festa ieri sera, avrete sicuramente visto qualcosa” continuò, massaggiandosi le tempie.
 
“ Sakura, tu ne sai qualcosa? Hai idea di chi si possa intrufolato qui dentro?”
 
 
A quella parole, Sakura si irrigidì.
“No Tsunade-shisou, non ho visto nessuno aggirarsi da queste parti ”, disse con il tono di voce più convincente che riuscisse a fare, ma credeva che la voce più alta di qualche ottava la tradisse.
 
Il suo mentore inarcò un sopracciglio. “ Bene”, disse.
 
Bene un corno! Pensò Sakura. Sapeva perfettamente il motivo per cui Tsunade l’aveva convocata quella mattina, tuttavia quando era entrata nella stanza era stata sollevata di vedere che non era l’unica ad essere stata chiamata. Dunque Tsunade non lo sapeva. Con un po’ di fortuna, forse avrebbe potuto farla franca.
Ma non ne era più tanto sicura ora che il suo mentore la stava guardando con sguardo indecifrabile, come se volesse leggerle i pensieri per capire se quello che aveva detto era la verità.
 
Sakura si sentì come un pezzo di ghiaccio pronto a rompersi anche con un leggero alito di vento.
Aveva perso più anni di vita in quell’ultima mezz’ora che in tutte le volte che era stata davvero vicino alla morte in missione.
 
Era come se avesse una freccia luminosa sulla sua testa e un cartellone con su scritto “ Sì sono colpevole. Ho fatto del sesso superlativo sulla scrivania del mio capo la scorsa notte e adesso vorrei solo scomparire nelle profondità dell’oceano.”
O era solo la sua coscienza a farglielo credere.
 
Deglutì dieci ettolitri di saliva e quando Tsunade cambiò lo sguardo ne approfittò per dare una discreta occhiata con la coda dell’occhio all’uomo accanto a lei.
                                                                                                
Era tutto l’opposto di quello che era lei in quel momento. Il suo ex sensei, mano in tasca e viso affondato nel suo inseparabile Icha Icha, era il ritratto della calma fatta persona.
Come poteva rimanere così impassibile? Come poteva leggere e fare finta di niente quando Tsunade stava sbraitando da mezz’ora? Soprattutto quando era consapevole del fatto che era colpa sua?
 
E  come poteva avere voglia di leggere quando la sera prima si era scolato almeno cinque bottiglie di Sakè come fosse acqua fresca?
 
Beh…in fondo stiamo parlando di Kakashi Hatake. La cui emotività poteva benissimo essere paragonata a quella di una scopa.
 
D’impulso le venne voglia di picchiarlo, magari proprio lì, alle sue pudenda.  Perché gli uomini dovevano essere tutti dei  maiali pervertiti? O forse era lei, che aveva avuto la sfortuna di innamorarsi di un pervertito?
Semmai fossero usciti vivi da questa situazione – perché con l’incazzatura di Tsunade non si poteva mai sapere- gliel’avrebbe fatta pagare in qualche modo.
Il fatto che non mostrasse nessun ansia, timore per la situazione era abbastanza da farla andare in bestia. Ma non poteva picchiarlo senza destare sospetti ai presenti.
Se solo non fosse stato così baka! Perché non poteva  tenerlo nei pantaloni per un altro po’?
Sospirò interiormente.
Gli avvenimenti della notte prima presero il sopravvento nella mente di Sakura, iniziando a scorrere veloci.
 
 
Non ricordava quanti Gin alla fragola si fosse scolata alla cerimonia di promozione dei chunin quella sera.
Abbastanza da incasinarle le sinapsi comunque.
Per questo non aveva avuto nulla da ridire quando un Kakashi lievemente brillo si era avvicinato cingendole un fianco e gli aveva sussurrato di aver un  bisogno impellente di fare l’amore con lei.
 
Credendo che volesse andare al suo appartamento, Sakura si stava avviando verso l’uscita ma lui l’aveva bloccata prontamente afferrandogli il polso.
Quel contatto la fece rabbrividire, la sua mano era così calda contro la sua pelle così fredda.
“ Non posso aspettare, ho voglio di te adesso.” Il suo occhio scuro e liquido era bastato per farle sentire le farfalle nello stomaco.
Erano così vicini che  Sakura poteva percepire il suo respiro sul collo, e questo era sufficiente  per mandarla su di giri.
 
Non sapeva se era perché non si vedevano da due settimane o perché Kakashi le ispirava sesso anche se diceva solo “ Ciao”, ma aveva una gran voglia di strappargli quella maledetta maschera e baciare quelle labbra che tanto aveva agognato in quei giorni.
 
Due minuti dopo erano nell’ ufficio dell’hokage. L’unico posto tranquillo lontano dagli schiamazzi e le urla della gente che stava festeggiando al piano di sotto.
La passione era esplosa molto velocemente quando si era ritrovata distesa sulla scrivania con il vestito di seta sollevato fino alla pancia e Kakashi che affondava dentro di lei e le faceva arricciare persino le dita dei piedi per il troppo piacere.
 
“ Ti ho mai detto di quanto mi piace fare l’amore con te”, le disse Kakashi ansante, schioccandole un casto bacio stampo sulla bocca, mentre con la sua mano le teneva il mento.
 
Sakura non sapeva se era l’alcool o l’amore che provava  per lui, ma si sentiva come se vivesse con  la testa staccata dal corpo. Gli sorrise, con il cuore galoppante pieno di emozioni.
 
Avrebbero voluto godersi il loro momento post-sesso ma un tonfo alla porta glielo impedì.
“Credo sia il caso di  andare”,aveva detto Kakashi.
 
“ Chi ha mesciooo quesciaa porta…non c’era…e…oh guarda uno sciattolo rosaa…woow…. carinooo”
 
Una voce ovattata si sentiva dietro la porta. Una voce familiare.
Lei e Kakashi si erano guardati perplessi. “ Il capitano Yamato?” aveva chiesto Sakura.
Kakashi non aveva fatto in tempo a rispondere che la porta si era aperta, rivelando uno Yamato barcollante e ubriaco da far schifo  con in mano una bottiglia di shochu, intento a conversare amabilmente con una pianta di bambù scambiandola per la sua prozia Ginja.
Evidentemente non erano gli unici ad aver bevuto troppo quella sera. Anche se Kakashi era sempre lo stesso.
 
“ Sennnnseiiii…” aveva biascicato mentre il suo equilibro gli tirava brutti scherzi minacciandolo di fargli abbracciare il pavimento.
 
In un attimo e Kakashi era accanto lui per prenderlo sottobraccio. “ Amico penso che per stasera hai bevuto abbastanza”, gli aveva detto,  tentando di prendergli la bottiglia dalle mani.
“ No!” aveva urlato Yamato riprendendosi il suo tesoro per portarlo alla bocca. “ C’è ancora un goccio”.
Kakashi guardava interrogativo il suo amico scolarsi quello che rimaneva dello shochu, forse si stava chiedendo se c’era un qualche motivo di fondo se si era ubriacato, non lo aveva mai visto in quello stato. Chissà magari c’era di mezzo una donna….
 
“Ti porto a casa.” Aveva annunciato “Sei uno straccio” disse guardandolo di sbieco con il suo occhio libero.
 
Yamato aveva protestato e aveva fatto un po’ di capricci come un bambino. Certo, se qualcuno lo avesse visto in quel momento non avrebbe mai immaginato che fosse un pericoloso guerriero Anbu.
 
 
Sakura aveva raggiunto la porta intenzionata ad accompagnarli. Stavano per andarsene quando…
 
“Potete andare mi occuperò io di lui.”
Quella voce era bastata  a far risvegliare Yamato dal suo stato semicomatoso,  come se gli fosse arrivata una secchiata d’acqua gelida addosso.
I suoi occhi già grandi si erano dilatati il doppio quando aveva visto niente meno che Shizune.
 
Kakashi  non se l’era fatto ripetere due volte,  mollando Yamato come un pacco postale alla mora di fronte a lui, ben lieto di poter continuare con Sakura da dove avevano interrotto. Quello che era successo prima non era abbastanza quando avevi alle spalle due settimane di astinenza integrale.
Aveva fatto cenno a Sakura di seguirlo, e con un saluto veloce erano spariti dall’edificio dell’hokage.
 
Sakura si era dimenticata di rimettersi le mutande, no che con Kakashi le servivano molto quella notte.
 Ma c’era una cosa che Sakura non aveva notato prima: la scrivania.
Era più che sicura che lei e Kakashi avessero lasciato la stanza perfettamente intatta prima di andarsene, senza lasciare alcuna prova della loro presenza quella notte, come un perfetto shinobi avrebbe fatto.
 
Ciò significava che qualcun altro era entrato dopo che loro se  n’erano andati. Un momento….
 
“…ata a chiamare Naruto?”
 
Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima! Stentava a crederci, ma era probabile che Shizune e Yamato erano sgattaiolati  nell’ufficio di Tsunade.
E a  giudicare dal macello che c’era stamattina non avevano solo parlato.
 
“Ehm ehm”, Kakashi si schiarì la voce.
Sakura si girò a guardarlo perplessa e lui le indicò un punto di fronte a lei.
 Una Tsunade visibilmente adirata le stava tirano uno sguardo omicida. “ Ti ho chiesto, Sakura” scandì bene il suo nome “ Se stamattina sei andata a chiamare Naruto?” pronunciò quelle parole con molta calma, come se parlasse a una deficiente.
 
“ S-si certo Tsunade-shisou” si affrettò a risponderle la rosa. “ L’ho preso a pugni per mezz’ora ma niente, non c’è stato verso di svegliare quella testa quadra. Continuava a parlare nel sogno di strani baci e di quanto trovasse bello un certo lato b” concluse  con un alzata di spalle.
 
“ Se scopro che è stato lui a fare tutto questo casino soltanto per farsi una dannata SCOPATA, giuro che lo ammazzo con le mie mani! “  Quando voleva Tsunade sapeva essere davvero di gran classe come uno scaricatore di porto.
 
La povera Hinata che era stata zitta fino a quel momento farfuglio un “ Oh mio dio Naruto” prima di cadere a terra come una pera cotta.
“ Oh cielo ci risiamo…” , Ino accanto a lei alzò gli occhi al cielo teatralmente.
“Possibile che ogni volta che sente il nome di Naruto deve svenire come una cretina. Insomma non è normale, dovrebbe essere abituata ora che stanno assieme.”
 
“ Ino portala subito in  infermeria”, tagliò corto Tsunade.
 
“Sì Tsunade-sama…comunque volevo dirle che le mutande non sono le mie. Il rosa shocking non sta bene con la mia pelle così chiara e poi,chi indosserebbe mai della biancheria intima così ridicola  ad un appuntamento con uomo? Lo sanno anche le capre che il colore più sexy ed elegante è il nero. Sicuramente appartengono a qualche ragazzetta sciatta e senza nessuno gusto per la moda.
Ad ogni modo per dimenticarsi le mutande, il tipo che era con lei doveva essere uno stallone da urlo, voglio dire, chi riesce a farti dimenticare di indossare le mutande? Sono curiosa di sapere a chi appartengono,” disse Ino parlando a ruota libera.
 
Kakashi casualmente ebbe un colpo di tosse. Sakura  gli rifilò un occhiataccia senza farsi accorgere. Avrebbe voluto picchiare tutti in quel momento, anche il povero Yamato che non c’entrava nulla, Beh, non proprio…
 
L’inquietante  tic all’occhio di Tsunade presagì che la donna stava per avere il ventordicesimo attacco d’ira quella mattina.
Fortuna volle che Shikamaru entrò proprio in quel momento con in mano quello che a gli occhi di Tsunade poteva essere  il paradiso in una tazza.
 
Senza esitare la strappò  dalle mani del brillante chunin, portandosela alle labbra per berne il contenuto.
 
Ora poteva ragionare meglio. “ Shikamaru, aiuta Ino a portare Hinata in infermeria”, ordinò lei.
 
Gli occhietti apatici di Shikamaru  individuarono  la sua migliore amica intenta a rigirarsi una ciocca di capelli e un Hinata supina sul pavimento “ Che seccatura” espresse con la stessa vitalità di un bradipo addormentato.
Due persone, un Hinata trascinata come un sacco di patate e un minuto dopo, la stanza era quasi vuota.
Solo in tre  rimasero al cospetto dell’Hokage.
 
Con ultimo sorso Tsunade finì il suo tanto atteso caffè. Poggiò la tazza sulla scrivania poco distante dalle mutandine rosa. Il suo sguardo si soffermò su di loro per una manciata di secondi prima di risollevare i suoi occhi nocciola sulle persone davanti a lei.
 
Sakura voleva morire. O in alternativa anche un mantello dell’invisibilità le sarebbe andato bene. Qualsiasi cosa pur di scappare da quella stanza!
Tesa come la corda di un violino, non riusciva a muovere un muscolo. Ma in fondo di cosa aveva paura? Tsunade non poteva di certo accusarla così su due piedi e senza nemmeno una prova, giusto? Anche se avrebbe potuto  avere dei sospetti su di lei, non c’era mica il suo nome e cognome su quelle mutande. Dunque non aveva di che preoccuparsi.
Se ci fosse stato Kiba e il suo super olfatto di certo non avrebbe avuto scampo, ma per fortuna di Sakura, lui era partito per una  missione tre giorni fa.
Dubitava che sarebbe tornato presto. Con il filo logico di questi pensieri una punta di sollievo la pervase.
 
Sollievo che purtroppo sparì, quando la porta si riapri nuovamente rivelando un sorridente Kiba e uno scodinzolante Akamaru al suo fianco.
 
Sakura dovette trattenersi dal bestemmiare in aramaico antico. Adesso capiva l’espressione “ il buongiorno si vede dal mattino.”  Questa doveva essere sicuramente una giornata di merda!
 
“Buongiorno- oh, ciao Sakura.Maestro Kakashi, capitano Yamato” fece un segno di saluto con la mano. Poi si rivolse alla bionda poggiata sulla scrivania a braccia conserte.
“ Qui c’è il rapporto della missione” gli porse un piccolo rotolo verde.
Tsunade lo prese distrattamente, stava riflettendo su qualcosa, e quando guardò Kiba con uno strano luccichio negli occhi, Sakura capì che stavolta era davvero nella merda.
 
“ Parleremo dopo della missione. Ora,dovresti farmi un favore”, spiegò.
 
“ Di cosa si tratta?” domandò Kiba.
 
Tsunade prese il piccolo pezzo e glielo porse. “ Dimmi a chi appartengono queste?” chiese semplicemente mostrandogli l’indumento.
 
Kiba indietreggiò, stranito e imbarazzato da quella richiesta così assurda. “ Ecco..io ver-“ provò a parlare.
 
“ Dimmi il nome o giuro che ci andrai di mezzo pure tu”, lo minacciò senza tanti scrupoli.
Akamaru guaì e abbassò le orecchie.
 
“Sono l’hokage e i miei ordini non si discutono. Annusa e dimmi il nome, poi te ne potrai andare.”
Kiba non aveva bisogno di annusare, sapeva a chi appartenevano, il suo olfatto era impeccabile.
Ma non voleva che Sakura passasse dei guai perché lui non era riuscito a tenere la bocca chiusa.
 
“ Se posso permettermi, quello che sta chiedendo di fare  a questo povero ragazzo è decisamente troppo imbarazzante, persino per un pervertito come me,” la voce profonda di Kakashi riempì la stanza.
 
“ Sta zitto Kakashi! O ti faccio ingoiare quel dannato libro pagina per pagina!”
 
Kakashi sospirò e affondò le mani nelle tasche per nulla intimorito dalle minacce della bionda.
 
“ Allora? “ trucidò Kiba con lo sguardo.
 
“ Le mutande sono di-“
“ Sono le mie! Sono mortificata Tsunade- shisou!” Sakura pronunciò quelle parole  tutte d’un fiato, sentendo l’imbarazzo arrivarle fino alle orecchie.
Dire che l’Hokage era furibonda non rendeva giustizia.
 Emise un urlo così forte da far impallidire persino Kurama e diede pugno megagalattico sulla scrivania che era un miracolo che il pavimento non era crollato sotto i loro piedi facendoli arrivare direttamente al piano terra.
 
Nel farlo, un cassetto della scrivania si aprì e qualcosa di trasparente e lucido non sfuggì all’occhio attento dell’hokage.
 
“ Sakura.”  Chiamò,voltandosi verso di lei con in mano una familiare bottiglia vuota di shochu.
 
“ Hai una spiegazione anche per questa?” chiese con una calma che non le apparteneva.
 
La vista di quella bottiglia era troppo per le povere viscere di Yamato, il quale non ci pensò due volte a vomitare anche l’anima, ovviamente, sulle scarpe di Kakashi.
 
Sakura fece una smorfia di puro disgusto, non poteva sopportare nemmeno lei stessa quando vomitava, figuriamoci qualcun altro e per di più di prima mattina.
Kakashi leggermente esasperato si spalmò una mano sulla faccia, maledicendosi e chiedendosi perché ieri sera non se n’era rimasto sul divano a leggere Icha Icha.
 
“ Bene.” Squittì Tsunade con aria sadica. “ Per punizione, tutti e tre non verrete retribuiti per le prossime dieci missioni”, esordì soddisfatta. Lo trovava un modo perfetto per fargliela pagare.
 
“ Ma io non ho nulla a che fare con questa storia”, disse Kakashi con l’aria più innocente possibile e la sua solita faccia da schiaffi.
 
“ La tua faccia è già abbastanza da  ritenerti colpevole! Ringrazia che  lascio intatti i tuoi gioielli di famiglia. E ora sparite! Sho Sho, non voglio vedere le vostre facce per i prossimi tre mesi!”
Kakashi preferì non controbattere. Se c’era una cosa che aveva imparato nel corso degli anni era che le donne avevano sempre ragione.
Il povero trio sfortunato, si incamminò verso l’uscita con aria mogia. Beh, almeno la loro testa era salva e avevano tutte le ossa apposto, poteva andare peggio…
Yamato rantolò sofferente mentre si teneva la pancia. Era sicuro di aver rimesso anche un pezzo di bile.
 
“ Capitano Yamato, forse ha bisogno di una lavanda gastrica”, Sakura fece un sorriso tirato.
 
                                                               +++
 
 Un lampo biondo fece il suo ingresso nella stanza, quasi scaraventando la porta con la sua rocambolesca entrata.
 
“ Mi aveva mandato a chiamare? Che cosa è successo?”
 
“ Niente di preoccupante, puoi tornare a casa.” La donna dietro la scrivania gli sorrise angelica.
 
Naruto era confuso. Perché lo aveva chiamato? E perché c’era del vomito nell’ufficio dell’hokage?
 
 
Shizune gli passò accanto con il disinfettante in mano. Alla fine aveva deciso di aspettare che le acque si fossero calmate prima di rientrare, conosceva bene Tsunade e la sua rabbia pericolosa.
Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lei.
Gli angoli della sua bocca si incresparono in un sorriso furbetto.
 
“ Ah, dimenticavo. Shzune?”
 
“ Sì?”
 
“ Pulisci anche il vomito del tuo ragazzo,grazie”, disse tornando a timbrare documenti, e ignorando Shizune che era diventata  una statua di sale.
 
 E cosa si aspettavano?
Non per niente lei era il quinto hokage.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: LadyGwen92