Anche io ti voglio bene.
Quelle fiamme roventi non
erano sufficienti per sconfiggere l’odio e la rabbia che si portava dietro già
da un po’. Neanche quando il suo maestro Jedi gli aveva reciso un arto aveva considerato
l’ipotesi di arrendersi; in lui viveva una Forza superiore, quella della
disperazione.
-
Ahn… no… ahn… -
I suoi occhi azzurri erano
contaminati dal rosso delle ceneri ardenti che, prepotenti, gli avevano
bruciacchiato i vestiti.
- È finita, Anakin! Sto
più in alto di te! –
- Tu sottovaluti il mio
potere! –
- Non provarci… -
-
No… maestro… -
- Tu eri il Prescelto! Era
scritto che distruggessi i Sith, non che ti unissi a
loro! Dovevi portare equilibrio nella Forza, non lasciarla nelle tenebre! –
- Io ti odio!!! –
- Eri mio fratello,
Anakin. Ti volevo bene. – La voce del suo maestro, per la prima volta, gli
sembrò piena di sentimenti. Il suo sguardo, quello di chi spera di non doverlo fare, divenne sofferente mentre
sollevava la spada laser.
-
NO!!! -
Anakin si svegliò di
soprassalto. Aveva gli occhi sgranati e il cuore gli batteva ancora fortissimo
dopo quell’incubo tanto agitato. Era la terza volta che faceva quel sogno e
ogni volta diventava sempre più reale. Faticò nel riprendere piena coscienza di
sé e impiegò cinque minuti buoni per rendersi conto di aver ancora tutti gli
arti a disposizione.
Quando si sentì abbastanza
sicuro da lasciare il letto morbido, si tolse le coperte da dosso e corse in
bagno per darsi una sistemata. Era zuppo di sudore e aveva bisogno di una
doccia fredda prima di andare a scuola.
Si spogliò svogliatamente
degli shorts e dei boxer, e si fiondò sotto la doccia, regolando il getto in
maniera tale che fosse freddo e potente.
Tutte le volte, in quel
sogno maledetto, il suo maestro lo uccideva; sembrava non aver imparato nulla
dalle sue lezioni. Invidiava l’abilità di Obi Wan Kenobi di restare sempre calmo e senza turbamenti di
sorta. A lui bastava quell’incubo per rendere precario il suo equilibrio
mentale. Del resto, non era forse vero il fatto che non aveva imparato a sufficienza?
Si strofinò i capelli
ricci con una grande dose di shampoo che il flusso dell’acqua mandò via in un
lampo. Avrebbe voluto lavasse via anche i suoi brutti pensieri, le sue
preoccupazioni, la sua inadeguatezza, quei perturbamenti
nella Forza.
-
Anakin! –
Il fruscio dell’acqua lo
aiutava a concentrarsi su altro ma non abbastanza da evitare di graffiarsi la
pelle con le unghie a causa del troppo strofinare sotto quella pioggia di acqua
gelata.
-
Anakin, mi senti? –
Il ragazzo uscì dalla
cabina e si avvolse in un accappatoio di spugna più grande di lui; era quello
del suo maestro. Obi Wan
glielo aveva prestato una volta di ritorno da uno stage di Aikido; alcuni
ragazzi, indispettiti da una sconfitta, avevano ridotto a brandelli il suo
accappatoio e lui, una volta fuori dalla doccia, si era ritrovato zuppo d’acqua,
nudo e senza alcunché con cui asciugarsi e coprirsi.
Il maestro Kenobi gli
prestò l’accappatoio che aveva in più e gli aveva detto di tenerselo, che tanto
a lui non serviva. Così aveva fatto e da quel momento
era diventato suo.
-
Anakin Skywalker! –
Il giovane si guardò allo
specchio e si sentì stupido. Il cappuccio gli copriva gran parte della fronte,
divisa a metà da un riccio umido, e le maniche riuscivano a nascondergli le
dita.
Voleva essere un buon
allievo per il suo maestro e desiderava che Obi Wan lo considerasse il
migliore, che potesse vantarsi di avere il discepolo più bravo dell’universo.
Ma, per quanto s’impegnasse, risultava a malapena mediocre.
- Anakin, farai tardi a
scuola! –
Il picchiettio, generato
dalle mani spazientite di sua madre, lo riportarono alla realtà.
- Arrivo mamma, sono
appena uscito dalla doccia! –
- Va bene, tesoro. Ti ho
preparato la colazione. –
Anakin si tamponò i
capelli con il cotone morbido e profumato dell’accappatoio e poi andò in camera
sua per rivestirsi. Il pomeriggio sarebbe andato alla lezione di Aikido e
avrebbe avuto modo di fare colpo sul suo maestro.
***
Il tonfo generato dalla
caduta di Anakin echeggiò nella palestra. Il ragazzo fece fatica a rialzarsi;
aveva battuto la schiena contro un supporto di metallo e, per cercare di fare
attrito, aveva finito per strofinare la pelle dei gomiti sul tatami
appiccicoso. Con il kimono sporco di sangue si rimise in piedi, recuperò la
spada di legno di quercia e mise su un’espressione determinata.
- Sono pronto, maestro. –
- Sei distratto, giovane Skywalker. –
- Sono pronto! – esclamò,
deciso, Anakin. Non poteva, non voleva fare
la figura dello sprovveduto.
L’arroganza del ragazzo fu
premiata dagli occhi gelidi del suo mentore. Anakin riconobbe quello sguardo:
era lo stesso del sogno, piena di delusione e rassegnazione; tuttavia, non fu
abbastanza per trattenersi e, nonostante il dolore, si mise in posizione da
combattimento. Gli altri ragazzi erano rimasti fermi e in silenzio a guardare
la scena.
Skywalker faticava a restare in piedi ma la combo fatale di vanità, orgoglio e volontà gli vietò di
demordere. Attese un cenno dal suo maestro che non dovette faticare per
batterlo: non riuscì a fare mezzo passo e finì col cadere a terra.
- Alzati, Skywalker! – gli ordinò Kenobi.
Anakin ci provò ad occhi
stretti per l’imbarazzo di quella caduta ma non riuscì a mettersi in piedi. Avvertiva
un forte dolore lombare che non gli permetteva di restare in posizione eretta
troppo a lungo e cadde di nuovo due secondi dopo.
- Ho detto alzati, Skywalker! – ripeté il maestro. Obi
Wan sapeva benissimo che Anakin non era in grado di
mettersi in piedi ma voleva impartirgli una lezione diversa, qualcosa che
andava oltre le sue abilità di aikidoka.
Quella scena di ripeté più
volte, sotto lo sguardo attonito degli altri allievi.
- Maestro Kenobi, -
intervenne una ragazzina. Aveva i capelli castani raccolti in due trecce e
guardava la scena preoccupata.
- Dimmi, Amidala, - le
concesse Obi Wan con tono
gentile.
- C-credo che Skywalker si sia fatto male, forse è per questo che non
riesce ad alzarsi… -
- Lo so benissimo,
Amidala. Ma Anakin non sa ancora capire quando poter oltrepassare i limiti e
quando, invece, fermarsi per imparare a migliorarsi. –
- Io ce la faccio ad
alzarmi, - urlò Anakin, con gli occhi gonfi di collera. Fece leva con la sua bokken e si mise in piedi. Era ancora
barcollante e gli tremavano anche le braccia. Non poteva fare la figura del
debole, soprattutto dopo che perfino Padme Amidala,
una scialba ragazzina, lo aveva difeso.
Doveva essere il migliore,
quello più apprezzato, il più forte, il più amato da tutti ma soprattutto
voleva l’ammirazione del suo maestro.
Stavolta non attese alcun
cenno e si lanciò all’attacco, sguainando la spada. Un dolore acuto, però, gli
trafisse la schiena e, ad occhi chiusi, cadde nuovamente per terra con un
tonfo.
***
- Come sta? –
- Il ragazzo se la caverà.
Lei è? –
- Obi
Wan Kenobi, sono il suo maestro… l'ho portato io in
ospedale! –
- Ha avuto una contusione
al coccige che ha causato una lieve infiammazione. Diciamo che la questione più
grave è la frattura del braccio destro ma, se resta a riposo e segue la terapia
senza obiezioni, tornerà come nuovo in meno di un mese! –
- La ringrazio dottore! –
- SI figuri! La famiglia è
stata informata? –
- Sì, ho provveduto a
contattare sua madre, arriverà qui a momenti. –
Il medico sorrise gentile
prima di lasciare la camera asettica e Obi Wan si avvicinò al letto dove riposava Anakin. Il maestro non
aveva avuto modo di togliere l’hakama da dosso
per l'urgenza di accompagnare il ragazzo in ospedale. Anakin fece uan smorfia dolorante e aprì gli occhi di scatto,
risvegliandosi dal sonno. Non riconobbe il posto in cui si era ritrovato e fece
per alzarsi, quasi volesse fuggire, ma una forte pressione lo costrinse a
restare steso: era il braccio del maestro Kenobi.
Il ragazzo lo guardò
accigliato. - Ce la faccio ad alzarmi. –
- Devi riposare, Anakin.
Non puoi farcela in queste condizioni. –
- Lei sottovaluta la mia
potenza! –
- Smettila con questa
storia, Anakin! Sei stato un mio kohai anche prima che diventassi un maestro. Ti conosco da quando avevi dieci anni e
giocavi con i robottini. Sei come un fratello per me, Anakin. –
- Non provarci ad
addolcire la pillola in questo modo! L’ho visto, sai? Tu preferisci Padme a me! Ho visto come la guardi, solo perché lei ti
ascolta non vuol dire che io non… non valga! –
- Smettila! Lo sai che ti voglio
bene più che ogni altro lì dentro, e proprio perché è così non posso far vedere
che sei il mio preferito. –
- Non è vero! Tu non… non…
-
Sì bloccò. Gli venne in
mente quello stupido sogno che riguardava l'incapacità di comprendere cosa gli
accadeva intorno e chiuse gli occhi rilassandosi sul letto d'ospedale, senza
aggiungere altro. Del resto, “doveva
portare equilibrio nella Forza, non lasciarla cadere nelle tenebre”.
- Tua madre arriverà a
momenti, - aggiunse Obi Wan
prima di mettersi in piedi e raggiungere la porta.
- Maestro Kenobi, - chiamò
il ragazzo a voce bassa. Non aveva aperto gli occhi ma percepiva la presenza del suo mentore. - Anche io ti voglio bene. –
***
The N. side
Ebbene sì,
con mooolto ritardo ho scoperto il bellissimo mondo
di Star Wars. Non mi sento ancora ferrata da poterci
scrivere delle belle fan fiction, ma, in onore del mio compleanno (che è oggi,
quindi tanti auguri a me), ho deciso di uscire dalla mia “comfort zone” e mettermi
d’impegno per scrivere in un nuovo fandom.
Vi lascio
il link della scena
da cui ho preso ispirazione!
Per
spoiler, info, chiacchiere e insulti prego visitare la mia pagina facebook!
Grazie a tutti coloro che apprezzeranno o che, pur non
facendolo, sono arrivati fin qui. Vi ricordo che questa storia partecipa alla challange “look at the mirror” del gruppo Boy’s love su
facebook.