Film > The Avengers
Ricorda la storia  |      
Autore: IrethTulcakelume    25/06/2019    1 recensioni
Attenzione: spoiler Endgame
“Ehi, Cap”, gli disse Rhodey, avvicinandosi a lui. Aveva ancora il viso rigato di lacrime. Anche Steve avrebbe voluto lasciarsi andare, piangere, ma sentiva di non averne il diritto.
“Dimmi” gli rispose, guardandolo con fare interrogativo.
“Questa...” iniziò lui, allungandogli una schedina di memoria, “è per te, da parte sua. Era infilata in uno scomparto del casco, c’era scritto...” la voce gli si spezzò, e Steve fece per avvicinarsi, mettergli una mano sulla spalla, dargli un minimo di conforto, ma Rhodey si scostò, rifiutando il suo aiuto. “Dicevo, c’era scritto per il signor Stelle e Strisce. Tieni”.
Rogers gli porse meccanicamente la mano e Rhodey vi depose la schedina. “Grazie. Tu come stai?”
“Secondo te come sto?” rispose quello sarcastico, tirando su con il naso. “Quel bastardo è riuscito a metterci ko anche... anche da...”
“Va bene così, Rhodey, davvero. Sono stato io stupido a chiedertelo”.
“Già”.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Angolino autrice: dunque, sono ere geologiche che non bazzico su efp e che non scrivo fanfiction. Questa non è nemmeno una fanfiction: è solo uno sfogo, il mio personale addio a Tony Stark. L'ho scritta oggi pomeriggio, un giorno dopo aver visto Endgame... e niente, se qualcuno la leggerà mi faccia sapere che cosa ne pensa :)
Ireth



 


Ciao, Steve



 


E così, era giunto il momento. Aveva cercato di rimandare il più possibile, ma se non l’avesse fatto in quel preciso momento non ne avrebbe più avuto l’occasione: di lì a qualche minuto sarebbe dovuto partire per riportare tutte le gemme nel luogo che spettava loro, quindi doveva sbrigarsi.
Rhodey gli aveva dato quella micro SD subito dopo il funerale di Tony, quella mattina.

“Ehi, Cap”, gli disse Rhodey, avvicinandosi a lui. Aveva ancora il viso rigato di lacrime. Anche Steve avrebbe voluto lasciarsi andare, piangere, ma sentiva di non averne il diritto.
“Dimmi” gli rispose, guardandolo con fare interrogativo.
“Questa...” iniziò lui, allungandogli una schedina di memoria, “è per te, da parte sua. Era infilata in uno scomparto del casco, c’era scritto...” la voce gli si spezzò, e Steve fece per avvicinarsi, mettergli una mano sulla spalla, dargli un minimo di conforto, ma Rhodey si scostò, rifiutando il suo aiuto. “Dicevo, c’era scritto per il signor Stelle e Strisce. Tieni”.
Rogers gli porse meccanicamente la mano e Rhodey vi depose la schedina. “Grazie. Tu come stai?”
“Secondo te come sto?” rispose quello sarcastico, tirando su con il naso. “Quel bastardo è riuscito a metterci ko anche... anche da...”
“Va bene così, Rhodey, davvero. Sono stato io stupido a chiedertelo”.
“Già”.

E ora eccolo lì, il grande eroe, Captain America, che tremava come una foglia di fronte a una schedina SD. L’appartamento in cui aveva vissuto durante i cinque anni dopo lo schiocco di dita di Thanos era finito in cenere durante lo scontro finale, così come la maggioranza degli edifici lì intorno. Avrebbe preferito un po’ più di privacy, ma non potendo fare altrimenti aveva chiesto qualche minuto prima a Bruce un palmare e, seduto su una panchina in riva al fiume, inserì quella maledetta micro SD.
“Ciao, Steve”.
Mise in pausa. No, così non andava affatto bene, non poteva crollare dopo le prime due parole. Non è così che si comporta un soldato.
Oh, ma chi voleva prendere in giro? Iniziava già a sentire caldo alle tempie, le prime lacrime affiorare come quando aveva visto il suo corpo in fin di vita spegnersi tra le braccia di Pepper. I suoi occhi vuoti.
Il guaio era che Steve sapeva perfettamente che, dopo aver guardato quel video, avrebbe desiderato evitare la sua morte. Stava per fare un viaggio nel tempo, non ci sarebbe voluto poi tanto a impedirgli di fare quello che aveva fatto. Magari avrebbe potuto sacrificarsi al suo posto.
Ma sapeva fin troppo bene di non poterlo salvare. Non più. Non poteva rischiare di creare danni irreparabili all’universo intero solo per riportare in vita il suo amico. E che diritto aveva, poi, di chiamarlo amico? Non si erano rivolti la parola per anni, che cos’era tutto quel sentimentalismo?
Schiacciò nuovamente play. Tony voleva che lui ascoltasse quel messaggio, almeno questo glielo doveva. “Come te la passi? Spero che tu non abbia fatto troppo la femminuccia piagnucolona”. Vai a quel paese, Stark. “In realtà spero che tu non debba guardarlo, questo video. Sai, ho appena registrato quello per Pepper e Morgan, magari ci saranno anche Rhodey e Happy. Cazzo, spero che nemmeno loro lo abbiano ascoltato. Spero che nessuno veda mai questa roba. Ma sto divagando”. Nel video, Tony si interruppe per qualche secondo, come se stesse cercando le parole. Steve stava sudando freddo.
“Ho paura. Ho una fottuta paura, Capitano, ho paura di non riuscire a salvare l’universo, che tutta questa cosa del viaggio nel tempo vada storta, anche se l’ho progettata io, quindi ovviamente andrà alla grande, io sono il migliore”. Quell’ultima frase riuscì a strappare una risata strozzata al Capitano, che sollevò gli occhi al cielo per poi riportarli subito sullo schermo del palmare. “Ho paura di non rivedere mai più mia moglie e mia figlia. Lei è tanto dolce, sai? Ma ha lo stesso piglio deciso di Pepper. E ha solo cinque anni!”
Restò di nuovo in silenzio per qualche attimo, in cui Steve fissò lo sguardo nei suoi occhi, e gli sembrò di vederlo lì, davanti a sé. Maledetto bastardo egocentrico. “Ma non è per parlarti della mia bambina che sto registrando questa cosa. È perché... ti devo delle scuse. A te, e anche a Bucky, per le questione dei... miei genitori. A lui però falle tu da parte mia, io non credo di essere in grado”.
Oh, no, non ti azzardare a farmi piangere, credo che potrei spaccare a pugni questo palmare al posto della tua faccia. “So che non è stata colpa sua, e neanche tua, ma avevo bisogno di qualcuno da accusare per non essere mai riuscito ad avere un vero rapporto con mio padre, e Braccio Meccanico Barnes mi ha dato il pretesto perfetto, solo che tu poi ti sei messo a difenderlo. So che è stupido e infantile, ma avrei voluto qualcuno che mi dicesse che avevo ragione a essere infuriato con l’assassino dei miei genitori, solo per poterlo contraddire e fare la parte del magnanimo, sai che ho sempre avuto una certa passione per la teatralità”. Quelle ultime parole le pronunciò ridacchiando amaramente, per poi tornare a rabbuiarsi. “Ma non è andata così, e ho permesso al rancore di crescere. Ho permesso alla mia rabbia di smantellare gli Avengers, e mi dispiace, anche se ora forse è un po’ tardi per le scuse”.
“Perché queste cose non me le hai dette in faccia invece di urlarmi contro, eh? Che cosa ci voleva, Stark?” disse Steve con rabbia, sbattendo i pugni sul legno della panchina con tanta forza da rischiare di fracassarla. “Quindi, spero che le accettiate” proseguì Tony nel video. “In fondo, sono morto per il bene dell’universo, non merito forse un po’ di compassione?”
Sentì la tensione sciogliersi, mentre dietro all’autoironia che regnava sovrana in quel messaggio – che aveva regnato sovrana nella vita di Tony Stark da quando lo conosceva – scorgeva un uomo terrorizzato. Altro che uomo di ferro, quello che stava registrando quelle parole sembrava un uomo di carta velina, pronto a sfaldarsi alla minima folata di vento. Paradossalmente, non l’aveva mai visto così umano quanto in quel momento, in una registrazione salvata su una micro SD.
“Sei una brava persona, Steve Rogers. È vero quello che ti dissi cinque anni fa: avevo un disperato bisogno di te. Di quello che tu rappresentavi per la squadra. Quando sono rimasto bloccato con baby Spider-man, Mago Merlino e tutti quei delinquenti spaziali su Titano, ad aspettare che arrivasse Thanos, ho pensato tutto il tempo: se solo il Cap fosse qui, lui sì che riuscirebbe a gestire questa banda di scalmanati. Sei sempre stato in grado di infondere fiducia alla gente, e di farti rispettare. Perfino io, che pure ti do sempre contro, un po’ ti rispetto. Ma solo un pochino, non montarti la testa.
“È vero che avevo bisogno di te, ma non era compito tuo venire a cercarmi. Ero io nel torto, e ci avrei messo due secondi a scovarti, in qualsiasi nascondiglio tu ti fossi andato a cacciare con Braccio Meccanico, Nate e l’Uccellaccio. Senza offesa. Per l’Uccellaccio”.
A sentir nominare Natasha, a Steve si strinse il cuore. Lei non aveva neanche avuto il tempo di lasciare un messaggio, nessuno si aspettava che non sarebbe tornata – neanche lei. E poi, non glielo aveva mai detto, ma anche lui aveva sentito la sua mancanza durante quegli anni. A volte cadeva nello sconforto, uno sconforto che sicuramente Tony sarebbe riuscito a cancellare con qualche battuta al vetriolo o con una delle sue solite idee geniali. Insieme formavano una gran bella squadra, ma l’aveva realizzato solo quando si erano ritrovati nel New Jersey del 1970 a trafugare le particelle Pym e il Tesseract. Ci aveva – ci avevano – messo decisamente troppo tempo, e ora il loro dannatissimo tempo era scaduto, e Tony era morto.
“Però devo ammettere che quella barbetta incolta ti stava bene, Nate mi ha fatto vedere una foto oggi. Ti sei ispirato a Thor o non vedevi un rasoio da una settimana?”
Senza un particolare motivo, si mise a piangere. Lacrime silenziose, non un gemito o un singulto. Solo lacrime, che gli rigavano le guance e andavano a ricadere sulla divisa. Come se quell’ennesima frecciatina gli avesse fatto capire che non ne avrebbe più sentite, di frecciatine. Non una singola battuta sarcastica uscita dalla bocca di Anthony Edward Stark. E quella consapevolezza lo colpì come un pugno in faccia.
Iron Man era morto, e non sarebbe mai più tornato indietro. Come aveva potuto permetterlo?
Quasi l’avesse sentito (più probabilmente, conoscendolo abbastanza bene, aveva previsto che avrebbe pensato una cosa del genere), Tony proseguì: “Non è colpa tua se… è successo quello che è successo. Tu avrai sicuramente fatto del tuo meglio, come al solito: muscoli e integrità morale, ecco di cosa è composto Steve Rogers. E un gran cuore. Ora sono serio, Steve: tu hai una possibilità di mettere a posto la tua vita, di essere finalmente felice. So che ai tuoi tempi – oddio che frase da vecchio, lo sai che sei veramente vecchio, Cap? – c’era una ragazza… Martha? Mary? Oddio non mi ricordo, in questo momento mi sfugge il nome”.
“Peggy, idiota. Margaret, Peggy” lo corresse Steve, come se, dall’altro lato dello schermo, Tony potesse sentirlo.
“Comunque si chiamasse, vai da lei. Tanto sicuramente affideranno a te le gemme per riportarle dove devono stare: quando avrai finito, vai da lei. Se stai guardando questo messaggio, vuol dire che io non potrò invecchiare con Pepper, non potrò vedere mia figlia crescere, andare a scuola, fidanzarsi, andare ai Prom come quel ragazzetto, Peter. Non potrò salutare nemmeno Peter”.
E invece l’hai salutato, stronzo. Peter l’hai salutato, è a me che non hai detto nemmeno un misero ciao, pensò. Almeno il piccolo Spider-man era riuscito a dire a Tony che avevano vinto, che ce l’avevano fatto. Che lui ce l’aveva fatta.
“Tu invece sei vivo, e sarai imbottito di cellule Pym. E giuro che se provi a fare l’eroe e a provare a salvarmi, o a sorvegliarmi nel passato tipo angelo custode al posto di goderti la vita che meriti con la donna di cui ti sei innamorato, ti maledirò per tutta l’eternità dall’aldilà. Sempre che esista un aldilà”.
Dopo che ebbe pronunciato queste parole, rimase in silenzio a fissare la telecamera. Steve pensò che il video fosse terminato e stava per disinserire la schedina, quando Tony riprese a parlare.
“Cazzo, Cap. Spero davvero che tu sia vivo. Non sarebbe proprio giusto se fossi morto anche tu. Meriti di uscire vivo da tutta questa faccenda. Io in fondo ho sempre avuto, come dire, degli istinti vagamente suicidi. Forse mi sento ancora in colpa per tutte quelle armi, sai, è morta un sacco di gente per colpa mia. Finalmente avrò la mia possibilità di redenzione davanti agli occhi del mondo!”
Stupido, stupido Stark. Il mondo ti ha già perdonato la prima volta che l’hai salvato. L’unico che non è ancora riuscito a perdonarti… sei proprio tu.
“Ma adesso, credo proprio che il mio tempo sia scaduto. Domani ci attende una grande giornata, voglio essere fresco come una rosa”
Invece Steve sapeva perfettamente che Tony non sarebbe riuscito a chiudere occhio quella notte. Nessuno di loro l’aveva fatto, e come avrebbero potuto?
Tony portò due dita alla fronte, parodiando un saluto militare con quel suo solito sorrisetto stampato sulle labbra.
“Ci vediamo all’altro mondo, Capitano”.








 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: IrethTulcakelume