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Autore: Atenah    02/07/2019    1 recensioni
One-shot ispirata alla serie "Sherlock, Lupin e io", spoiler per chi non ha letto "Sherlock, Lupin e io - Grande inganno al Royal Hotel"!
Dal testo:
Ad un certo punto Billy si alzò e mi tese la mano che io afferrai e me la baciò con galanteria: “Posso avere l’onore di un ballo?” mi sussurrò.
Io accettai e ballammo a lungo, mi sembrò quasi che la danza durasse quanto la notte intera e quando mi ritrovai a casa sotto le mie coperte sognai degli occhi azzurri di Billy.
Mila × Billy
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui a scrivere di nuovo in questo fandom! Per la precisione nel fandom della mia amata serie “Sherlock, Lupin e io” che da oggi conta ben 21 libri!
E già il nuovissimo 21esimo libro “Grande inganno al Royal Hotel” è uscito proprio oggi e ammetto di averlo divorato in poco più di due ore ed eccomi qui a scrivere un breve one-shot post libro. In realtà era diventata una sorta di tradizione scriverne una dopo l’uscita di ogni libro, ma “Intrigo a Costantinopoli” mi è sembrato avere un finale veramente perfetto e così non ho voluto aggiungere niente. Spero però che possa compensare questa mia breve assenza con questa storia!
Sarebbe bello anche ricevere qualche recensione! Fatemi sapere se vi piace o no il mio testo o qual è il vostro libro preferito di questa serie!
Buona lettura e a sto punto: spoiler per chi non avesse ancora letto “Sherlock, Lupin e io – Grande Inganno al Royal Hotel”!
 
 
 
“Posso avere l’onore di un ballo?”

Quando tornammo a casa dopo la nostra avventura a Weymouth, Briony Lodge mi sembrò più luminosa e accogliente che mai. La consapevolezza del fatto che Theodore Moriarty non fosse un nemico, aveva fatto scivolare un peso dalle mie spalle e sapevo che le interminabili giornate passate a rimuginare sul così detto “erede del Napoleone del Crimine” erano definitivamente finite.
Sapevo che avevo un futuro brillante davanti a me, forse da spia o forse no, ma grazie a Theo avevo imparato che si può sempre cambiare strada, anche all’ultimo e che qualunque cosa serbava l’ignoto della mia vita, avevo le redini del mio destino in mano.
Appena entrammo in casa ci vennero incontro un delizioso odore di carne e verdure rosolate e una Mary, con il grembiule ancora impolverato di farina, che parlava nel suo dialetto incomprensibile, ma che sembrava decisamente felice di vederci.
Billy come al solito ci fece da traduttore e così apprendemmo che la nostra favolosa cuoca aveva appena messo in forno una cottage pie che, a giudicare dal profumo che aleggiava in tutta la casa, sembrava essere veramente deliziosa.
Avemmo appena il tempo di portare le nostre valigie in camera e di darci una veloce rinfrescata, prima di sederci tutti a tavola in attesa del capolavoro della cara Mary.
Il nostro fedele maggiordomo esitò sullo stipite della porta della sala da pranzo finché Sherlock non gli ordinò seccamente di sedersi a tavola con noi. Ciò mi strappò un sorriso: ormai Billy sapeva che faceva parte della nostra bizzarra famiglia e intorno alla tavola c’erano costantemente cinque sedie, comunque rimaneva sempre al suo posto di impeccabile tuttofare finché non gli veniva dato l’esplicito permesso di uscire da quel ruolo.
Quella sera Mary si era davvero superata e la cottage pie risultò essere la migliore che io abbia mai mangiato.
Parlammo del più e del meno e Lupin ci raccontò addirittura di una delle sue avventure molto simile a quelle del “Ladro delle corti”, cosa che fece scoppiare a ridere Irene e alzare una sopracciglia a Holmes.
Dopo un delizioso rice pudding per dessert la serata proseguì con ilarità, anche se evitammo di parlare del caso appena risolta in modo esplicito, dato che sia a me che ad Arséne ed a Billy era chiaro che Irene e Sherlock fossero ancora arrabbiati con loro stessi per aver commesso certi sbagli.
 
La mattina dopo fu una di quelle quando ci si sveglia completamente riposati e in pace con sé stessi e il mondo e si hanno in testa un mucchio di buoni propositi. Decisi così, tra le calde coperte del mio letto, che d’ora in avanti avrei prestato più attenzione alle lezioni di chimica e che, appena mi fosse stato possibile, sarei andata da Mycroft Holmes a chiedergli se potesse per caso ricavare da qualche parte un indirizzo o un recapito telefonico di Theodore. Mi dissi che gli avrei scritto o telefonato per sapere come procedessero i suoi studi e se sapesse già come raggiungere la luna. Chissà… forse saremo potuti diventare una sorta di “amici di penna”!
Scesi di sotto e mi accorsi che erano già le nove passate! Mia madre e Lupin erano seduti a tavola e si stavano godendo una colazione composta da apple pie, the nero e uova sode. Mi sedetti al mio posto sorridendo e addentai un pezzo della profumatissima apple pie, sentivo una felicità scoppiettante solleticarmi dalle dita dei piedi alle punte dei capelli.
In quel momento arrivò anche Sherlock che ci salutò con un pigro “Buongiorno” e prelevò poi con poche cerimonie l’ultimo pezzo di torta dalle mani di un’Irene esterrefatta. La ringraziò con un sorriso, mentre lei incrociava le braccia sul petto: “Scusami tanto mia cara, ma non potevo certo lasciarmi scappare l’ultimo pezzo di questa apple pie che sembra essere davvero deliziosa! Comunque se doveste avere bisogno di me sono dalle mie api.” disse Holmes sornione prima di avviarsi verso il giardino.
Io e Arséne scoppiammo a ridere e dopo pochi secondo anche l’espressione finemente scocciata sparì dalla faccia di Irene, mentre si univa alle nostre risate.
Verso le undici Billy ci porto sul solito vassoio argentato la posta. In particolare notai un’elegante busta color crema indirizzata a Lupin.
La lesse e il suo sorriso si fece sempre più largo, fino quasi ad arrivare alle orecchie. Ormai la mia curiosità si era risvegliata e vidi che anche Gutsby sembrava chiedersi cosa contenesse la misteriosa busta.
Arséne invece si alzò e si affacciò alla finestra del corridoio che dava sul giardinetto interno, chiamò Sherlock e gli disse di raggiungerci in salotto, poi torno a sedersi sulla sua poltroncina preferita con un sorriso sulle labbra.
Il suo atteggiamento era stato notato anche da mia madre che come me e Billy sembrava ora essere decisamente sulle spine.
Mezzo minuto dopo Holmes fece la sua entrata nel salotto e venne a sedersi con aria interrogativa sul divanetto al mio fianco: “Ebbene?” chiese.
Il suo amico sventolò la busta color crema: “Ebbene signori e signore… ho appena ricevuto un invito da una mia vecchia amica, o meglio conoscente, che ci offre di raggiungerla ad un ballo di beneficenza nella Bloomsbury Ball Room questa sera.” spiegò.
“Non se ne parla.” disse subito Sherlock e fece per alzarsi, ma Lupin e lo fermò: “Devi sapere che i soldi raccolti durante questa serata andranno a due famosi laboratori scientifici in modo da poter sperimentare nuovi metodi di cromatografia e che saranno sicuramente presenti alcuni dei più famosi scienziati dei nostri tempi…”. Sherlock sembrò più o meno persuaso.
“E poi amici miei, una bella festa è proprio ciò di cui abbiamo bisogno per rilassarci un po’!” continuò Lupin.
Irene sembrava perplessa: “Concordo sul fatto che un po’ di relax non ci farebbe di certo male, ma mi interesserebbe sapere chi è questa tua conoscente che è a consapevolezza del fatto che noi tre ci conosciamo…”.
“Si tratta di una mia amica della gioventù: Hilde, ve ne avevo parlato una volta quando eravamo ragazzi o no?” spiegò Arséne e la mia madre adottiva strabuzzò gli occhi: “Bè non sono proprio sicura di voler incontrare questa tua amica.” dichiarò stizzita.
Capii di chi stavano parlando. Irene mi aveva raccontato di come in una delle loro grandi avventure da ragazzi, Lupin aveva raccontato di una ragazzina conosciuta in viaggio con il circo di suo padre e sapevo anche che da questo racconto era nato un piccolo litigio nel Trio della Dama Nera e che i due grandi amici di Irene erano andati a scusarsi con lei nel pieno della notte entrando dalla finestra della sua camera.
“Se Irene non viene, credo che le farò compagnia qui a casa.” disse invece Sherlock, sperando forse di trovare un’altra scusa per non andare a questo ballo.
Gli occhi del cosiddetto “Ladro Gentiluomo” erano però fissi suo mia madre che era ancora ferma e imbronciata a braccia conserte, increspò le labbra: “Non sarai mica gelosa, Irene?” la canzonò sorridendo.
“Sognatelo!” rispose lei a tono, ma io in realtà sapevo che da ragazzina si era invece proprio ingelosita a causa di questa Hilde.
“E comunque, amico mio, Irene avrà bisogno di un accompagnatore, dato che io accompagnerò Hilde.” disse poi Lupin, rivolto a Holmes.
Non sembravano esserci più scuse e in verità l’idea di un ballo di beneficenza mi eccitava abbastanza, solo che…
Arséne sembrò leggermi nel pensiero. “Ah e ovviamente anche te sei invitato come accompagnatore della nostra giovane Mila!” esclamò, voltandosi verso Billy.
Era una mia impressione o un tocco di rossore si era posato sulle guance del nostro maggiordomo?
Gutsby tossicchiò: “Io… ecco… non so signor Lupin…” articolò. In quel momento capii: un ballo di beneficenza richiedeva un abbigliamento ricercato e Billy sicuramente non possedeva qualcosa del genere.
Anche sta volta però Arséne sembrava aver già capito: “Ovviamente avrai bisogni di degl’abiti adeguati, ma credo che troverò sicuramente qualcosa di adatto nei miei armadi!” lo rassicurò.
 
Pranzammo tardi quel giorno e così decisi di iniziare a scegliere cosa mettermi subito, dato che l’appuntamento alla Bloomsbury Ball Hall era alle 06.00 P.M. e volevo concedermi il tempo di un bagno caldo e di sistemarmi i capelli in santa pace.
Così mi ritrovai a fissare per una buona mezzora il mio armadio aperto, senza sapere cosa indossare. Forse il vestito lilla, o era troppo poco elegante? Avevo anche il mio vestito da gran dama color tortora e decorato con cristalli, ma quello mi sembrò più che eccessivo.
Sobbalzai quando sentii bussare alla porta della mia camera e fece capolino Irene. “Allora hai già deciso che vestito mettere?” mi chiese sorridendo.
Io sospirai e scossi il capo: “La verità è che non sono mai stata ad un evento del genere e non ho un’idea di che cosa sia appropriato…” ammisi.
Per fortuna mia madre si offrì di darmi una mano e così mi propose un semplice ma elegantissimo vestito di un azzurrino chiaro che combaciava perfettamente con i miei occhi. L’avevo comperato qualche mese prima da Fortnum & Mason, ma non avevo ancora avuto occasione di indossarlo: mi sembrò perfetto!
Dopo un lungo bagno fra tante bolle di sapone, mi dedicai all’acconciatura che avevo deciso di farmi. Dovetti tentare ben tre volte, prima che mi sembrasse venuta bene e infine la decorai con una spilla di minuscoli zaffiri e turchesi.
Per ultimo misi il vestito e mentre lasciavo scivolare la stoffa sulla mia pelle, mi sentivo come in una delle fiabe che si raccontano ai bambini.
Alzai lo sguardo sullo specchio e sorrisi, mi sentivo bella e forse addirittura un po’ attraente. Era una sensazione fantastica.
Solo quando scesi giù per le scale e vidi il nostro tuttofare insieme a Sherlock e Lupin ad aspettarmi, mi resi veramente conto che Billy era il mio accompagnatore! Il mio cuore accelerò d’improvviso e sospetto di essere anche arrossita, ma per un attimo mi persi in quegli occhi azzurrissimi che mi guardavano con ammirazione, come per dirmi silenziosamente che ero bella. Anche Arséne si complimentò per la mia apparenza e Sherlock si limitò a regalarmi uno dei suoi rari mezzi sorrisi.
Poi scese Irene e per un paio di secondi trattenni il fiato. Era come una dea nel suo abito color smeraldo, non troppo elaborato, ma di una finezza unica. Forse non era Afrodite pensai, ma sicuramente Atena: la bella dea della guerra e della sapienza. I suoi capelli lunghi appena fin sotto l’orecchio non erano acconciati, ma portava una collana dalla sottile catena d’oro, arricchita con uno smeraldo.
Quando arrivò in fondo alle scale ci regalò un sorriso quasi timido. “Irene, mia cara, questa volta ti sei superata! Sei bellissima!” la elogiò Lupin a bocca aperta. Sherlock sembrò essere d’accordo: “Sei uno splendore.” le disse e per un momento gli occhi di mia madre si fissarono nei suoi. Non capii esattamente perché, ma mi sembro che un ricordo lontano passasse per le loro menti.
Già da lontano si vedevano le luci della Bloomsbury Ball Hall e all’entrata ci venne incontro una donna bionda leggermente paffuta, ma con un sorriso splendido sulle labbra. Hilde era fasciata in un abito color magenta, sicuramente opera di uno stilista o di un sarto particolarmente bravo. Mi sembrò un po’ fasulla ma infondo simpatica. Dopo le presentazioni, durante le quali Irene non degnò Hilde di un sorriso, ci addentrammo nella grande sala luminosa.
C’erano abbastanza tante persone, molte delle quali tenevano in mano un bicchiere di spumante e chiacchieravano a bassa voce.
Sherlock sembrò trovare due uomini poco più giovani di lui e mi parve che parlassero di scienze, cosa che sperai risollevasse almeno un po’ il suo animo.
Billy mi offrì il braccio ed io accettai diventando rossa come le fragole più mature. Finimmo per sederci su alcune sedie che erano state poste lungo i lati della hall, mentre sorseggiavamo del cidre che ci era stato offerto.
Mi costrinsi a smettere di guardare Billy sottecchi e perciò osservai mia madre chiacchierare con una suonatrice dell’orchestra.
Sospirai: “Irene è proprio bellissima!” dissi, sentendomi un po’ orgogliosa di essere sua figlia.
Mi voltai e mi ritrovai lo sguardo incatenato nell’azzurro più profondo, quando Billy mi prese la mano: “Anche tu sei splendida!” mi disse mentre osservava la mia mano nella sua e passava leggermente il suo pollice sul dorso della mia.
Ciò che feci dopo mi costò un’immensa quantità di coraggio, ma quando gli posai un bacio sulla guancia e lui mi guardò come un tesoro, mi dissi che ne era valsa la pena.
Poco dopo l’orchestra iniziò a suonare e si diede inizio alle danze.
Arséne e Hilde furono una delle prime coppie a ballare, ma poco dopo se ne aggiunsero molte altre.
Mia madre venne verso me e Billy e ci sorrise senza dire nulla, ma i suoi occhi erano ancora pieni di quella felicità particolare.
Dopo un po’ Sherlock ci raggiunse e tese una mano ad Irene lanciandole un’occhiata che sembrava voler dire “Non ti chiederò se mi concedi questo ballo”, lei accettò guardandolo negli occhi mentre sorrideva un po’ maliziosa.
Li osservai mentre ballavano e notai il sorriso compiaciuto di Irene quando notò che molti sguardi erano puntati su di lei piuttosto che su Hilde.
Ad un certo punto Billy si alzò e mi tese la mano che io afferrai e me la baciò con galanteria: “Posso avere l’onore di un ballo?” mi sussurrò.
Io accettai e ballammo a lungo, mi sembrò quasi che la danza durasse quanto la notte intera e quando mi ritrovai a casa sotto le mie coperte sognai degli occhi azzurri di Billy.
 
 
Se volete vedere il vestito di Mila:
http://http://www.homestudiorecording.it/images/category_3/FRACOMINA%20Abiti%20AZZURRO%20ABITO%20LUNGO%20
TINTA%20UNITA%20CON%20CORPETTO%20IN%20PIZZO%20
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Se volete vedere il vestito di Irene:
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