I taste you on my
lips and I can’t get rid of you
[Gli Occhi del Predatore]
Cross my heart and hope to die.
Burn my lungs
and curse my eyes.
I've lost control and I don't want it
back.
I'm going numb,
I've been hijacked.
Panic at
the disco, “Nicotine”
La
prima volta che l’aveva visto, in televisione poco prima della partita contro
la Gemini Storm, Shuuya non
avrebbe scommesso un soldo bucato sulle sue capacità – e si è dovuto ricredere
esattamente dieci minuti dopo aver formulato quel pensiero, perché Fubuki Shirou, con la sua aria
abbacchiata e scialba e innocua ha avuto sugli alieni lo stesso effetto
distruttivo di un tornado: come il pallone si era fermato accanto al suo piede,
l’aria abbacchiata e scialba e innocua era scomparsa lasciando spazio a… A
qualcosa di diverso, quasi spaventoso ma allo stesso tempo elettrizzante.
Si muove
sul campo come se sapesse di avere già la vittoria in tasca, Fubuki Shirou, come un predatore
che si diverte a guardare la sua preda esalare agonizzante gli ultimi respiri
prima di mangiarla— e poi, come per magia, le spalle si incurvano, il tono
della voce si abbassa e Fubuki Shirou
sembra più un cucciolo bastonato e abbandonato che il temibile Lupo dei Ghiacci
di cui parlano tutti.
Shuuya
davvero non riesce a capirlo. Come non riesce a capirlo nemmeno ora che l’ha
incontrato di persona – e sembra ancora più innocuo di quanto avesse creduto,
mentre sente su di sé i suoi occhioni grigi, sgranati e terrorizzati. Capisce
cosa succede quando Kidou risponde alla sua domanda
prima ancora che possa porla e gli spiega del delicato e barcollante equilibrio
tra Atsuya
e Shirou e
di come sia andato logorandosi fino a disintegrarsi.
«Non so chi ti risponderebbe, se gli parlassi adesso.- commenta
il loro regista, le braccia incrociate al petto. –Ma sono convinto che la tua presenza qui potrebbe aiutarlo.»
E Shuuya ci prova: sa di non essere per niente bravo in queste cose, Endou è molto
più portato di lui, ma fa del suo meglio cercando allo stesso tempo di non mettergli
pressione. Perché c’è qualcosa che spinge Shuuya a
fare di tutto per aiutarlo – qualcosa che nemmeno lui riesce a definire, forse
è qualcosa in quei suoi occhi grandi e tristi, di quel grigio così particolare
perché quando li ha visti la prima volta, in televisione, pensava fossero
azzurri come il cielo in quelle belle giornate d’inverno senza nuvole mentre
adesso sembrano più simili ai nuvoloni grigi nei giorni di pioggia e…
…e
deve seriamente darsi una regolata, o Kidou
probabilmente lo appende da qualche parte a testa in giù e fa finta di
dimenticarsi dove l’ha lasciato.
Shirou
stringe piano la sciarpa candida tra le dita, come se stesse raccogliendo tutto
il coraggio che possiede— si solleva sulle punte dei piedi, piega leggermente
la testa di lato e lo bacia. Ha le labbra fredde, Shuuya
lo constata con una manciata di istanti di ritardo, quando Shirou
si sta già allontanando, il pallore del suo viso che accentua ancora di più il
rossore sugli zigomi e sul naso e qualche parola balbettata con un filo di voce.
A Shuuya viene da sorridere, perché è veramente
impossibile non trovarlo tenero come un cucciolo in questo momento, e gli
stringe piano una mano nella propria e si piega un poco per baciarlo di nuovo –
e capisce che non sono solo le labbra a essere fredde, tutto in Shirou è freddo come il ghiaccio: dalle mani, sottili e
delicate, che gli sfiorano piano la nuca e il collo causandogli tanti brividi
incontrollati alla pelle che sente scorrere sotto le dita, dai polsi alle
spalle fino ai fianchi— e sente le sue mani tuffarsi trai
suoi capelli e le unghie corte e mangiucchiate conficcarsi senza pietà nella
pelle, che insieme a un dolore improvviso al labbro inferiore e al gusto
ferroso di sangue sulla lingua riesce a spiazzarlo quel tanto che basta da
farlo finire a terra con Shirou arpionato addosso.
Non
ha bisogno di molto per capire che qualcosa è cambiato: percepisce la tensione
nell’aria, che improvvisamente sembra diventata più opprimente, mentre tutto
sembra immobile e il peso misero di Shirou gli
schiaccia lo stomaco.
Ha
la certezza che qualcosa sia cambiato quando riesce a guardarlo negli occhi: le
pozze placide di mercurio liquido sono sostituite da due schegge dorate,
affilate e penetranti; Shuuya si sente scrutato fin
nell’animo, da quegli occhi, come messo a nudo.
Deglutisce
a vuoto. -…Shirou?-
-Nah, persona sbagliata- Shirou si
lecca il labbro superiore, sorridendo fino a scoprire i canini. Anche la voce è
diversa: è più alta ma roca, sembra un ringhio. –Ti credevo più sveglio, grande campione.-
Shuuya
inspira lentamente, a occhi chiusi, la risposta pronta sulla punta della
lingua— quando apre gli occhi, Shirou sta ancora ghignando,
imponendosi su di lui in una lotta di sguardi. Ed eccolo, chiaramente visibile
nel giallo dei suoi occhi, lo sguardo del predatore che sta per mangiare la sua
preda.
-Shi… - sta per chiamarlo, ma Shirou
è più veloce.
Si avventa
sulla sua gola e lo morde.
Shuuya apre
di scatto gli occhi e il fiato gli si ferma in gola, rilassandosi quando si
rende conto che in fondo si era trattato soltanto di un incubo – un incubo
molto strano, deve ammettere, chissà cosa voleva significare…
-Goenji?- Fubuki lo chiama piano, con un sussurro, come se avesse
paura di disturbare. –Va tutto bene? Ti agitavi… -
–Tranquillo,
solo un brutto sogno.- Shuuya
cerca di sorridergli. –Scusa se ti ho svegliato.-
Fubuki
scuote piano la testa. –Ero sveglio… -
Shuuya non
ci crede, vista la sua espressione assonnata, ma fa finta di non notarlo.
-Beh,
è presto, proviamo a dormire almeno qualche ora.-
appoggia di nuovo la testa al vetro del pulmino, osservando di sottecchi Fubuki rannicchiarsi sul sedile accanto a lui.
Quando
è sicuro che gli stia dando la schiena, Shuuya può
lasciare andare il respiro che stava trattenendo: per un attimo, nello
sfarfallare delle sue ciglia, ha creduto di aver rivisto gli occhi del
predatore.
D.D.A.: Deliri Dell’Allergica perché quando i pioppi
smetteranno di pollinare, la Maki potrà smettere di
vivere di antistaminici e scrivere qualcosa di decente
Io… non so cosa
dire?
Non voglio
passare come la solita scaricabarile lo sei, Maki, stfu
ma la colpa di tutto questo è di Nico. Lo giuro: se lui non mi avesse che erano
uscite due nuove stagioni io non sarei nemmeno tornata in questo fandom [in cui non ho mai scritto, per vostra fortuna. Questa
volta vi è andata male, scusate] e non mi sarei riguardata le vecchie stagioni.
Perché la Maki
è molto old-fashioned e quando fanno un reboot/remake/una nuova versione di qualcosa rimane sempre
molto scettica e va prima a riguardare/rileggere la vecchia versione. Ammetto che
graficamente mi piace parecchio, ma a livello di trama in certi momenti lascia
molto a desiderare… E quindi eccomi qui a scrivere GouFubu,
gli originali GouFubu [in cui Shuuya
è… particolarmente ooc, chiedo umilmente perdono]
così, tanto per. Perché mi mancavano, credo. Boh, magari scriverò anche sulle
stagioni nuove, chi lo sa, per adesso non vi tedio più e mi eclisso nel mio
angolino in attesa di essere pestata a sangue per questo scempio.
Se vi ha
trasmesso qualcosa, che sia amore, odio, felicità, sollazzo o l’arteriosclerosi
galoppante come il mio prof di Diritto&Economia,
non esitate a farmelo sapere!
Maki