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Autore: Nazuhi    12/07/2019    1 recensioni
[Questa OS partecipa alla challenge "Verdadeiras Cores" organizzata da charachiel. Il pacchetto scelto è Rosa.]
***
Byron è morto per cause naturali, lasciando l'immensa fortuna nelle mani dei tre giovani figli. Il dolore, per Thomas, è quasi insopportabile; non aveva mai legato molto con il padre, ma avverte la sua mancanza in ogni attimo trascorso tra le quattro mura della villa di famiglia. E' per quel motivo che, quando lo intravede fuori dalla finestra, pallido come un cadavere, il suo primo pensiero consiste nel chiedersi quando abbia perso la lucidità mentale. Il sorriso ferino e bestiale che gli rivolge, però, gli fa nascere il sospetto che sia tutto vero. Forse non se l'è immaginato e suo padre è davvero tornato nel mondo dei vivi. Per rispondere alla domanda convince Ryoga ad aiutarlo in un'impresa rischiosa: introdursi nel cimitero e dissotterrare la tomba del genitore.
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Byron Arclight/Tron, Ryoga/Shark, Thomas Arclight/ Four
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Occhi da cacciatore

 

«Sicuro di volerlo fare, Thomas?» mi chiede Ryoga, sistemandosi il fucile a tracolla.
Mi stringo nel cappotto e rabbrividisco. La notte, oggi, è gelida, molto più del solito. Per un attimo ho l'impressione che sia gennaio inoltrato, invece di maggio.
«Mi prendi per cretino» sbotto. «Non sono un moccioso, cazzarola, e voglio assicurarmi di non essere rimbecillito tutto insieme.»
Ryoga grugnisce qualcosa tra i denti, che non comprendo. Essermelo portato dietro in quel fottuto buco bagnato in mezzo agli alberi non è stata una grande idea, in fondo. Quando è di malumore diventa difficile da gestire e io ho sempre avuto poca pazienza.
«D'accordo, allora dove dobbiamo andare adesso?»
«Non me lo ricordo» gli dico.
«Ma che cazzo! Dai, non dirmi che non ti ricordi dove cazzo è la tomba?» sbotta. Gli scocco una lunga occhiata e scoppio a ridere, beccandomi pure una gomitata nelle costole. «Si può sapere che cazzo hai da ridere? Si tratta di tuo padre, idiota!»
«Scusa… E' che in effetti… Cazzo, me lo sono davvero dimenticato» gli rispondo, tra una risata e l'altra. Ed è vero, non ricordo assolutamente dove cazzo si trovi. Quel cimitero è enorme e la mia attenzione, il giorno prima, era parecchio scarsa. So che non dovrei ridere, però, in fondo si tratta di mio padre e la situazione è già tragica di suo, ma non riesco a farne a meno. Non voglio piangere e, meno che mai, voglio farlo davanti al mio amico. La morte di papà, avvenuta neanche una settimana prima, mi ha scosso molto più di quanto sarei mai disposto ad ammettere. Non gli ero affezionato come i miei fratelli, ma la sua assenza si fa sentire spesso, soprattutto nel cuore della notte. E' come un cappio che si stringe sempre di più intorno al mio collo. Certe volte ho proprio l'impressione di soffocare.
«A volte ho l'impressione che tu sia impazzito» mormora Ryoga, superandomi con un paio di falcate. La canna del fucila brilla alla poca luce della lucerna «Questa storia ti ha dato al cervello, fidati di me. Dovresti farti vedere da un medico.»
«Per farmi misurare il cranio? Se lo facessero scoprirebbero che sono un mezzo matto.»
«Togli pure il mezzo.» Ryoga si sistema il fucile sulla spalla e si stringe nel cappotto zuppo di umidità. «Senti, non ho molta voglia di stare fuori con questo tempo di merda, quindi sbrigati a ricordarti dov'è questa maledetta tomba. Prima l'apriamo, prima torniamo al calduccio.»
«Mi pare dall'altra parte del cimitero» gli rispondo, dopo qualche minuto di riflessione. Un velo di lacrime mi si impigliano nelle lunghe ciglia e mi affretto ad asciugarle con il dorso della mano. Non voglio piangere, l'ho già fatto chiuso nella mia stanza i giorni precedenti e l'ho fatto anche al funerale. Adesso devo solo scoprire se ciò che ho visto due giorni prima sia avvenuto davvero o no. Se papà sia davvero tornato in vita.
Mi incammino tra le tombe coperte di edera, facendo luce con la lucerna. E' una notte di plenilunio e il vento ruggisce tra le fronde degli alberi, scuotendole. Le ombre sono fitte e neanche la fiamma tenue e guizzante della candela riesce a disperderle del tutto. Più di una volta inciampo in qualche radice o nella lapide spezzata di una vecchia tomba appartenuta a chissà chi.
«Sei sicuro fosse lui?» mi chiede Ryoga, ad un certo punto, rompendo il silenzio che era sceso su di noi. «Magari ti sei sbagliato e l'hai confuso per qualcuno che invece è vivo.»
«Era lui, ti dico, con gli stessi abiti che aveva il giorno in cui l'abbiamo sotterrato, ma erano sporchi di terra ed erba. Ed era pallidissimo in faccia, con delle enormi occhiaie.»
«E ti ha solo guardato?» La sua voce risuona scettica nel ruggito del vento.
«Già. E ha sorriso.»
Rabbrividisco. Il solo ricordo del volto di papà mi accappona la pelle. C'era qualcosa di folle in quel sorriso, qualcosa di animalesco. Cazzo, se è davvero diventato un non-morto dovrei cercare un esorcista per ricacciarlo sottoterra. Dubito che il fucile di Ryoga possa bastare, anche se usa proiettili d'argento; in fondo nessuno di noi due si è mai trovato a dover uccidere un non-morto. Di solito ci chiamano solo per qualche piccolo demone, o qualche mostro strano che mangia i bambini, come le fate. Questa è la prima volta che ci troviamo a gestire qualcosa di simile e non sono per nulla sicuro di riuscirci. Sarebbe potuto andare storta qualsiasi cosa. Cos'è che dice la Bibbia? Merda, non me lo ricordo! Perché non ho prestato più attenzione alle lezioni del diacono, quando ero un ragazzino? Perché dovevo sgattaiolare fuori di casa per dare la caccia alle lumache invece di rimanere in quella fottuta stanza ad ascoltare quel vecchio panzone? Se l'avessi fatto, adesso saprei cosa fare. Forse. Adesso che ci penso sono stato stupido a non aver chiesto a mio fratello di venire con noi. Christopher avrebbe saputo cosa fare, sa sempre tutto anche se non è lui il cacciatore di famiglia. Lui è solo colui che gestisce la baracca e si occupa di trovarci il lavoro, siamo io e Ryoga a portarli a termine. E a discutere con i clienti quando non sono soddisfatti del nostro operato. Come se ammazzare mostri senza distruggere campi o baracche fosse così semplice! Merda, adesso che ci penso non ho mai sopportato quel suo modo di fare a saputello. Bè, adesso che ci penso non coinvolgerlo non è stata una così pessima idea. Il suo modo di fare da saputello è irritante e, comunque, è incapace a difendersi; non ho tutta questa voglia di rischiare la vita per salvare la sua. E poi si tratta di papà; meno sa, meglio è, non ho alcuna voglia di sentirmi dare dello stupido da lui. Lo fa quasi tutti i giorni, ogni volta che torno con qualche ferita – a suo giudizio – di troppo. Come se potessi farci qualcosa se cacciare esseri soprannaturali è potenzialmente rischioso! Non me le vado a cercare, ma spiegarlo a lui è come spiegare a Ryoga come conquistare una donna. Tempo buttato. Ah, giapponesi!
«Ehi! Datti una svegliata!»
Qualcosa di duro mi colpisce sulla nuca, strappandomi dai miei cupi pensieri. Mi volto di scatto e lo fulmino.
«Che cazzo fai?»
«Ti sveglio, idiota» borbotta Ryoga, agitandomi davanti al naso la canna del fucile. «Stavi per cadere in quella buca.»
Mi indica qualcosa davanti ai piedi. Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che se non mi avesse fermato ci sarei caduto dentro. E' profonda un paio di metri, sufficiente per rompersi una gamba o un braccio. Forse è per qualche tomba che deve essere sepolta.
«Bè, grazie» grugnisco. La aggiro e riprendo a camminare in direzione della parte del cimitero dove sorge l'enorme costruzione con la tomba di papà. Quando la raggiungiamo inizia a cadere una pioggia sottile e fitta, che ci impedisce di vedere oltre a qualche palmo dal naso.
«Eccoci qui» mormora Ryoga, sollevando gli occhi sull'arco di ferro che sovrasta il punto in cui è stato sotterrato il feretro. Secondo Christopher, con il passare del tempo le piante che hanno piantato alla base sarebbero cresciute, arrampicandovisi sopra e rendendolo un arco di foglie e fiori. A vederlo adesso è davvero gigantesco, non ricordo affatto che fosse così qualche giorno prima. Forse è la notte a darle un'aura più lugubre, o forse il ricordo di papà che gli sorride dal giardino della villa. Deglutisco e distolgo lo sguardo: vederla mi causa un groppo in gola. Come se la tristezza di quel giorno non se ne sia andata con le lacrime che ho versato, come se fosse diventata un pezzo del mio corpo, una parte di me.
«Sicuro di volerlo fare?»
«Sì» gli rispondo, porgendogli una delle due pale che ci siamo portati appresso. «Devo farlo. Voglio controllare che sia davvero lì dentro e che sia davvero morto. Se non lo faccio impazzirò.»
«Potremmo sempre chiedere a un professionista.»
«Siamo noi i professionisti, pezzo di scemo.»
«Certo, e quanti non-morti hai ammazzato fino ad ora?»
Mi stringo nelle spalle e gli regalo un ghigno. «Nessuno, ma solo perché non ce l'hanno mai chiesto. Non è colpa mia se vanno tutti dai preti! Noi siamo bravi quanto loro, no? Anzi, di più! E siamo anche più belli e giovani, e volendo possiamo pure farci pagare in alcolici o donne. Mi pare un buon incentivo.»
«Già, ma padre Durbe ha comunque più successo.»
Sbuffo. «Ovvio, quello non risponde a cazzo di cane alla gente, a differenza tua. Dovresti provare a essere un po' più gentile, sai? E magari sorridere, di tanto in tanto, e fingerti affabile anche con i coglioni che scambiano i conigli per i channeling. Gioverebbe ai nostri affari.»
«Oppure potresti non provarci con tutte le vedove che ti capitano a tiro.»
«Sei veramente un pessimo amico.»
«E tu un pessimo socio in affari.» Ryoga sospira. «Mettiamoci al lavoro, prima che arrivi il guardiano o la polizia. Non voglio finire di nuovo in cella per colpa tua e della tua mente mezza matta.»
«Sei sempre il solito simpatico» ghigno, sferrandogli una pacca sulla spalla. «Dopo questa ti porto al bordello, te lo prometto.»
«Non se ne parla, o mia sorella mi ammazza.»
Mi porto una mano alla fronte, con fare affettato. «Oh cielo, Ryoga» dico, imitando il tono di voce acuto di Rio, «ma perché hai del rossetto sulla camicia? Dove sei stato? Lo sai che in questa casa sono io a portare i pantaloni, vero? E che non puoi fare niente senza il mio permesso, neanche infilarlo nella passera di altre donne?»
«Hai poco da prendere per il culo, tu» sbotta Ryoga. «Tuo fratello fa di peggio.»
Faccio spallucce e ridacchio. «Infatti lo mando in culo senza troppi problemi. Potresti iniziare a farlo anche tu con Rio e farle vedere che sei ancora l'uomo di casa.»
Ryoga mi sferra uno schiaffo sulla nuca. «Mettiamoci al lavoro invece, non abbiamo molto tempo.»
Ci mettiamo al lavoro di buona lena. Iniziamo a spalare via la terra che ricopre la tomba. La pioggia continua a battere incessante, rendendo tutto più difficile e scivoloso. Più di una volta rischiamo di scivolare o di perdere la presa sulla pala. Come se non bastasse la fiammella della candela tremola al vento che penetrava nella protezione di vetro soffiato, facendola ballare. Tutt'intorno a noi vibrano artigli d'ombra e altre creature d'incubo.
Dopo un'oretta di duro lavoro, riusciamo a portare alla luce il feretro. Il coperchio è di marmo bianco, con sopra inciso il nome e la data di morte. E' semplice, come ha deciso mio fratello. Non ci ha interpellati neanche per quella cosa. A me sarebbe piaciuto vederlo inciso su tutta la superficie.
Ryoga mi passa il piede di porco e imbraccia il fucile. Controllo di avere la colt a portata di mano nella fondina e con il colpo in canna, e scendo nella buca. Deglutisco. Siamo finalmente alla resa dei conti, ancora pochi minuti e scoprirò la verità. Ho davvero visto papà o è stata solo un'allucinazione partorita dalla mia mente provata? E' davvero un non-morto o ho solo viaggiato troppo con la fantasia? Magari è il lavoro ad avermi giocato un brutto tiro.
«Io ci sono» mi comunica Ryoga. Il suono del cane che viene tirato e del colpo che va in canna spezza il silenzio. «Puoi procedere. Se c'è qualcosa di vivo, la faccio secco.»
«Certo, basta che non colpisci me per sbaglio.»
«Mi prendi per il culo?» sbotta lui. «Ho una mira di gran lunga migliore della tua, idiota.»
«Mai una parolina gentile, vero?»
«Ovvio. Sei una fottuta palla al piede.»
«Se mi colpisci, ti ammazzo, amico.»
«Certo certo, ora apri quel coso, così ci togliamo il dente e ce ne andiamo a bere al caldo. Inizio ad avere freddo.»
Scrollo le spalle e mi chino sul coperchio. Faccio forza con il piede di porco e dopo vari tentativi riesco a sollevarlo e a farlo scivolare di lato.
«Ma che cazzo…!» esclamo.
«Cosa?» grida Ryoga allarmato. «Cosa c'è? Cazzo, Thomas, rispondimi! Devo sparare?»
«No» mormoro, senza riuscire a distogliere gli occhi dal velluto con cui era stata rivestita. Avvicino la lucerna al feretro e il rosso cupo dell'imbottitura si incendia. «E' vuota… Il corpo di mio padre non c'è.»
«Come sarebbe a dire?» Ryoga si sporge dal bordo della buca, ma senza scendere giù. «Ne sei sicuro?»
«Ne sono sicuro, che cazzo! Ho ancora due occhi funzionanti, sai? Non c'è niente, qui, è completamente vuota.»
«Allora è davvero un non-morto» dice lui, dopo qualche secondo di silenzio. «Però non capisco come lo sia diventato. L'avete fatto battezzare, no? In teoria non dovrebbe essersi trasformato.»
«Ha ricevuto tutti i sacramenti, compresa l'estrema unzione. La tomba è stata benedetta, come il feretro e il suo corpo. Non può essersi trasformato in alcun modo, che io sappia.»
«Ci sfugge qualcosa… Forza, esci di lì. Mettiamo tutto a posto e andiamocene. Forse tuo fratello conosce la risposta. Se ne sta sempre immerso in quegli stupidi libri, qualcosa la saprà per forza.»
Con il cuore gonfio di sofferenza e tristezza, mi affretto a rimettere il coperchio al suo posto. Dentro di me avevo sperato fino all'ultimo che papà fosse davvero dentro la tomba, che ciò che avevo visto fosse stato davvero frutto di follia o del dolore per la perdita. Mi ero sbagliato, ciò che avevo visto era reale, papà è davvero uno di quegli stessi mostri che io e Ryoga uccidiamo per guadagnarci da vivere. Prima o poi dovrei ucciderlo, ma dentro di me continuo a sperare di non doverlo fare davvero. Di avere un'altra alternativa. L'idea di dover impugnare la mia colt e sparargli al petto mi fa venire la nausea. Non voglio ucciderlo, è sempre papà.
Ryoga mi tende la mano e mi aiuta a uscire dalla buca. La ricopriamo in fretta, lavorando in silenzio e senza lamentarci della pioggia che continua a battere impietosa.
«Andiamo» esclama lui, non appena abbiamo finito. «Questo posto mi sta facendo venire i brividi.»
«Anche a me. E inizio ad avere bisogno di un bicchiere di whisky e un paio di tette generose.»
«Siamo in due.»
«In tre» dice una voce glaciale alle nostre spalle.
Ci voltiamo all'unisono e perdo qualche anno di vita. Davanti a me si staglia papà, il volto cereo e cerchiato di nero, con gli stessi abiti con cui l'abbiamo seppellito sporchi di terra ed erba. Fa un sorriso sghembo, innaturale, e una strana luce gli attraversa le iridi.
«Io però prendo un bel bicchiere di sangue, ragazzi. Magari il vostro.»
Un colpo di fucile sovrasta qualsiasi altro rumore, persino il ruggito del vento. Le mani di Ryoga si stringono intorno al mio braccio e pochi secondi dopo mi ritrovo a correre in mezzo alle tombe e agli alberi del cimitero. Nelle mie orecchie continua a echeggiare lo sparo, insieme al ringhio ferino di papà. Non è morto, lo so, ma non possiamo restare lì. Dobbiamo ripiegare al sicuro e riorganizzarci. Dobbiamo parlare con padre Durbe e anche con mio fratello. Qualsiasi cosa sia diventato mio padre è pericolosa per tutti quanti, non solo per noi due. Rabbrividisco: per un attimo ho l'impressione di avere ancora quello sguardo folle puntato sulla schiena.

Occhi da cacciatore.

***
Nda: Vi lascio un paio di spiegazioni per evitare di incorrere nell'ira di una certa moglie >.> Dunque, non so se è chiaro (ma spero di sì), ma la fic è ambientata in un imprecisato periodo vittoriano in un ipotetico paese europeo. Ryoga e Thomas sono cacciatori di mostri, Chris gestisce la parte amministrativa. Nella fic in questione Byron è morto di cause naturali e si è tramutato in un non-morto. Non si tratta di uno zombie, ma piuttosto di una specie di vampiro (tipo i draugr). I channeling, invece, sono creature fatate irlandesi che si dice rapiscano i bambini e li sostituiscano con i figli deformi delle fate. I nostri due eroi cacciano di tutto, anche se non hanno mai avuto a che fare con creature potenti come i non-morti. Durbe, nella fic, è un prete esorcista specializzato nella caccia ai mostri.

  
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