Tendere
la mano
Tendere la mano.
Sembra un
gesto banale, ma le persone che l’hanno vista avvicinarsi a
loro la pensano
diversamente.
Draco
Malfoy, infatti, guardava quella mano pallida davanti a se. Sembrava
affascinato da quelle dita lunghe e affusolate e dal lieve tremolio che
le
muoveva.
La
fissò per
molto tempo, quasi ipotizzato. I suoi occhi freddi come il ghiaccio e
del
colore dell’argento più puro si sbarrarono.
Una crepa si
formò nella maschera che Draco aveva costruito, subito
seguita da un’altra e un’altra
ancora. Ben presto non rimase più nulla di quel ragazzo
altezzoso e arrogante.
C’era solo un ragazzino dall’aria smunta e spaurita
che implorava un aiuto che
non sperava di ricevere.
Continuava a
fissare quella mano in un modo reverenziale, come se fosse
l’unica cosa che lo
teneva ancora in piedi.
Quella mano
non si mosse, attendendo un rifiuto o un’accettazione senza
nessuna fretta.
Rimasi immobile. Solo un leggero tremolio dimostrava la sua
realtà e non un’allucinazione
prodotta da un disperato bisogno di aiuto.
Tutti i
muscoli di Draco si irrigidirono rispondendo ad un inconscio timore del
biondo.
Aveva paura che quella mano fosse solo una beffa e che, quando avesse
cercato
di prenderla, questa si sarebbe spostata distruggendo anche la
più piccola
speranza che gli rimaneva. Non osava rischiare, aveva già
sofferto troppo. Non
voleva rimanere bruciato ancora giocando con il fuoco.
Alzò
il
volto verso il proprietario della mano. Era un ragazzo alto e smilzo
con un
paio di occhi verdi che ti penetravano l’anima. Solo un paio
di occhiali li
dividevano dal mondo esterno, preservandone il candore. I suoi capelli
perennemente spettinati gli davano un aria dolce, da cherubino.
«Perché?»
quell’unica parola singhiozzata sbloccò
quell’attimo di silenzio assoluto.
Nulla cambiò nel ragazzo che tendeva la mano. Il suo sguardo
dolce rimase
incollato sul suo viso emanando un calore fin ora sconosciuto a Draco.
Il moro non
rispose. Si chinò arrivando allo stesso livello del biondo e
gli sorrise. Portò
la mano al suo volto e gli sfiorò delicatamente una guancia
asciugando parte
delle lacrime.
Una marea di
emozioni investì Draco in quel momento. Dolcezza, amore,
speranza, diffidenza,
vergogna, vendetta,odio, calore, vita. Quella che sentiva
più di tutte, però,
era la gratitudine.
Il moro si
scostò un po’ e ritorno a tendere la mano a Draco.
Questo, con uno slancio di
improvvisa e disarmante sicurezza, la prese.
Un brivido
gli percorse tutta la spina dorsale, facendogli chiudere gli occhi per
un
secondo travolto dalla forte sensazione.
Si
sentì
sollevare e una mano si posò con delicatezza sul suo fianco.
Qualcosa di
terribilmente caldo gli avvolse la schiena e un altro brivido lo
costrinse ad
appoggiarsi contro il ragazzo che lo sorreggeva.
Un dolce
profumo lo avvolse, inebriandogli i sensi e lasciandolo stordito.
Aprì gli
occhi e trovò davanti a se quelli dolci e pieni di speranza
del moro.
«Perché
lo
fai Potter?»
Harry
sorrise e ancora una volta non disse niente. Si limitò a
stringere di più il
ragazzo, accostandolo al petto e trasmettendogli tutto il calore che
poteva
dargli.
«Preferirei
se mi chiamassi per nome, Draco» quella voce così
soave ridestò il biondo che
si era rilassato tra le braccia della sua nemesi. Era strano che
proprio il
ragazzo che diceva di odiare, quello con cui aveva lottato per tutti
quegli
anni, fosse anche l’unico che fosse riuscito a superare la
sua barriera e ad
aiutarlo.
«Va
bene,
Harry» quelle poche parole sancirono un patto che nessuno dei
due poteva ancora
comprendere a pieno e che avrebbe portato non poche svolte, nella vita
dei due
giovani.
Se non si è capito io adoro Draco e questa coppia (anche se
non è molto esplicita nella shot) è una delle mie
preferite.
Pentesilea