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Autore: Sonrisa_    15/07/2019    2 recensioni
[Post "La Marionnettiste"]
All’improvviso all’immagine di Adrien si sovrappose quella di Chat Noir e la ragazza ebbe un fremito: anche lui aveva sofferto così tanto quella notte? E come aveva ingoiato quel boccone amaro, sorridendole e affermando che già avere la sua amicizia contava tantissimo per lui? Quale forza possedeva nel cuore il suo Chaton per continuare a comportarsi normalmente con lei?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Tikki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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La fille qu’il aime

 

 
«…la fille que j’aime…»
Quelle parole ebbero un effetto devastante su Marinette che, con gli occhi sgranati, trovò a stento la voce per ripeterle forse nella speranza, presto disillusa, di essere smentita da Adrien.
La corvina si rannicchiò su se stessa per mettere miseri centimetri di distanza tra loro e, pur di non guardarlo, abbassò gli occhi imponendosi di non versare nemmeno una lacrima, non lì per lo meno.
«Uh? Ça va, Marinette?»
No, non stava bene. Non aveva mai provato un simile sconforto in vita sua, si sentiva completamente vuota, spenta. Avvertì la borsetta premere contro la coscia ed immaginò che Tikki stesse cercando di farle sentire la propria vicinanza. Forse fu grazie a lei che riuscì ad affermare, pur con tono lugubre, di essere contenta che fossero amici.
Quell’appellativo le sarebbe mai bastato?
Marinette continuò a tenere lo sguardo rivolto verso il proprio finestrino desiderando di arrivare il prima possibile a casa così da porre fine a quel viaggio troppo difficile da sostenere.
Quando finalmente giunsero dinanzi la boulangerie, Marinette si affrettò a scendere, biascicando un flebile oui in risposta al saluto di Adrien. Era certa che rivederlo l’indomani a scuola sarebbe stato tremendamente duro da sopportare.
Si fermò di fronte la porta d’ingresso del negozio, ma decise di utilizzare l’altra entrata per arrivare nell’appartamento, certa di non poter celare ai propri genitori tutta la tristezza che provava in quel momento dietro ad un falso sorriso.
Salì le scale di corsa, chiudendo la botola della propria camera con un colpo deciso e, continuando a stare in silenzio, recuperò il cellulare dalla tasca dei pantaloni per spegnerlo: voleva stare sola. Le tremarono le dita quando lesse l’anteprima di alcuni messaggi inviati da Alya che chiedeva di raccontarle come fosse andata, alla fine, con Adrien. La corvina l’avrebbe chiamata per parlarne, ma sentiva di non averne le forze, almeno per il momento, quindi lasciò perdere. Forse avrebbe potuto chiederle di venire da lei, la sua presenza l’avrebbe risollevata, ma probabilmente Alya si trovava ancora con Nino e Marinette preferì evitare di disturbarla.
Lasciò il cellulare sulla scrivania con lo schermo rivolto verso il basso e rimase in silenzio, grata che Tikki si stesse limitando ad osservarla senza proferire parola. Credeva che una volta giunta a casa, al riparo nella propria stanza, avrebbe finalmente sfogato il proprio dolore piangendo, ma quella notizia l’aveva svuotata al punto di privarla persino delle lacrime. Si avviò con passo malfermo fino al proprio letto e vi si sdraiò fissando il vuoto. La sua mente le riproponeva a ripetizione il volto di Adrien pronunciare quella fatale frase, quasi come se il suo cervello fosse rimasto lì, a quell’attimo. Avvertì Tikki posarsi sulla mano abbandonata vicino al petto ed iniziare a lasciarle delicate carezze sul polso; stava rispettando il suo volere e non aveva detto nulla, ma pareva volesse farle sentire tutta la sua vicinanza.
Sono qui, non sei sola.
Rimasero così per svariati minuti, poi la piccola volò via dalla mano della sua Portatrice, ritornando dopo qualche attimo con un sorriso amorevole ed un biscotto al cioccolato che si affrettò a spezzare in due per condividerlo con Marinette. La ragazza lasciò una lieve carezza sul capo della dolce kwami e si sforzò di accettare quel piccolo dono per non recarle dispiacere. Messasi in ginocchio si voltò lentamente verso la bacheca in sughero che aveva appeso sopra il letto; aveva evitato di soffermarvisi da quando era arrivata in camera, ma non avrebbe potuto continuare a fingere che non esistesse. Fece vagare gli occhi sulle foto, avvertendo il cuore stringersi in una morsa ogni qualvolta i suoi occhi si posavano sulla figura di Adrien, vero protagonista di quella raccolta. Senza rendersene conto la sua mano sfiorò una fotografia circondata da cuori colorati, le sue dita si posarono sul bordo e, tremanti, parvero volerla tirare via.
Ma Marinette non riusciva davvero a farlo.
Schiuse le labbra e diede voce al motivo della sua sofferenza: Adrien amava un’altra, lei era solo un’amica.
Era un motivo valido per eliminare ogni foto del ragazzo dalla stanza, giusto?
All’improvviso all’immagine di Adrien si sovrappose quella di Chat Noir e la ragazza ebbe un fremito: anche lui aveva sofferto così tanto quella[1] notte? E come aveva ingoiato quel boccone amaro, sorridendole e affermando che già avere la sua amicizia contava tantissimo per lui? Quale forza possedeva nel cuore il suo Chaton per continuare a comportarsi normalmente con lei?
Marinette rimase immobile fino a quando non trovò la risposta che stava cercando, era semplice nella sua complessità.
Chiuse gli occhi respirando profondamente: lei amava Adrien. Era stato inevitabile e le parole di lui non avrebbero cambiato ciò che lei sentiva, ma… ma per amore suo era disposta a fare un passo indietro, anche più di uno se ciò fosse servito ad assicurare la felicità ad Adrien. Se lui amava un’altra ragazza lei si sarebbe fatta da parte e, da buona amica, avrebbe fatto il tifo per lui, limitandosi ad amarlo da lontano, in segreto. Non sarebbe stato facile, ma lei ci avrebbe provato.
«Je suis sûre que la vie réserve bien des surprises, Marinette.»
Marinette ci sperò davvero e si sforzò di credere alle parole di Tikki, mentre, abbandonandosi supina sul letto, avvertiva un pizzico di speranza farsi largo nel cuore.
 
 
 
 

 
[1] “Gelatone”, ma penso sia ovvio.
  
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